Interview with Marta Papotti

Title

Interview with Marta Papotti

Description

Marta Papotti (b. 1937) remembers the bombings of Turin and how she and her family dashed to the shelter in the basement. Reminisces over the sense of community and describes people reciting the rosary or just chatting. Describes how her father the owner of a confectionary firm went every night to the site of the company as to deal with incendiaries. Mentions 'Pippo' and blackout precautions after curfew. Gives a brief account of the dreadful journey to Cavagnolo where they spent the last years of the war as evacuees.

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00:03:35 audio recording

Rights

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Contributor

Identifier

Memoro#463

Transcription

MP: Io sono Marta Papotti sono nata l’11 luglio del 1937 e in una famiglia molto serena e eravamo tre fratelli, più uno più vecchio di me e uno più giovane, quello più giovane è nato nel ’42 e qui mi allaccio subito al, al periodo che era un periodo terribile che noi abbiamo vissuto inizialmente qui a Torino sotto i bombardamenti con questo mio fratello di nome Marco che era molto piccolo e andavamo sempre su e giù nei nei rifugi e come quando venivano giù le bombe e ringraziavamo dio che eravamo ancora vivi, si recitava il rosario, si parlava, era diventata così una forma di eh eh compagnia con le altre persone della casa e ci trovavamo sotto. Poi, dato che ci sono stati dei bombardamenti tremendi, allora mio papà ha comperato una casa di campagna a Cavagnolo.
[part missing in the original file]
MP: Eeeh dunque in via Miglietti e poi in via Principessa Clotilde, angolo via Saccarelli.
Unknown interviewer: Zona San Donato.
MP: Zona di San Donato ecco. E qui ci sono stati dei bombardamenti terribili, mio papà aveva una industria dolciaria e anche questa è stata bombardata e semidistrutta. E lui tutte le sere andava a togliergli gli spezzoni che buttavano questi aerei per non che pigliasse fuoco tutto, e l’ha fatto per tanto tempo. Poi ci sono stati dei bombardamenti terribili e allora, con tanti morti qui a Torino, anche per la zona di piazza Statuto, la zona di Porta Palazzo. Eeeh dunque quando arrivavano gli aerei dei nemici eeeh che venivano a bombardare suonava l’allarme e allora tutti correvamo in cantina e se andava bene si veniva fuori quando era finito.
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MP: Io capivo che, io ancora adesso ho dei ricordi perché passava un aereo che si chiamava Pippo e faceva [long droning sound] era un ricognitore e io questo rumore ce l’ho ancora adesso a volte di notte nella testa, anche se avevo solo cinque anni, perché era un ricognitore e passava [long droning sound] e allora la gente diceva ‘Ecco passa Pippo’. E poi avevamo dovuto oscurare perché c’era il coprifuoco, e allora abbiamo dovuto oscurare tutte le finestre, le porte con quella carta blu tipo quella della pasta, perché una volta c’era la pasta che veniva dal meridione gli spaghetti così erano arrotolati in una carta blu, erano lunghi così erano così, era così, e allora prendevamo questa carta degli spaghetti che era blu che era spessa e coprivamo tutti i vetri perché alle 8 di sera non si doveva vedere nessuna luce questo appunto perché non venissero a bombardare, ecco perché non vedessero le luci. Poi dopo noi ci siamo andati da Torino e ci siamo trasferiti e, io ricordo mia mamma forse perché me l’ha sempre raccontato, un viaggio spaventoso, con questo bambino mio fratello che aveva quaranta giorni in carrozzina, su un trenino della SATTI che eravamo pigiati come le acciughe e ogni tanto ci fermavamo sotto i bombardamenti. Però anche lì a Chivasso ci fu un bombardamento terribile che però non ci ha presi e come dio vuole siamo arrivati a Cavagnolo, e a Cavagnolo io ho vissuto tutta l’epoca della guerra fino al ’45 – ’46.

Citation

“Interview with Marta Papotti,” IBCC Digital Archive, accessed March 29, 2024, https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/collections/document/314.

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