Interview with Pietro Cosma

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Interview with Pietro Cosma

Description

Pietro Cosma (b. 1927) remembers the bombings of Milan and recollects two wartime anecdotes: the execution of a man in front of his home and Benito Mussolini’s corpse on public display in Piazzale Loreto. Describes wartime hardships: losses; food shortages; sleeping in a roofless house under the rain. Comments on the difference between the received narrative on the resistance and what he eye-witnessed, stresses the number of eleventh-hour partisans, describes the shift in perception after the end of the conflict, and mentions the ambiguous attitude towards war remembrance. Recalls being accused by his fellow workers of being a fascist.

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00:10:24 audio recording

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Contributor

Identifier

Memoro#5868

Transcription

PC: Quella per esempio di Piazzale Loreto e dei partigiani ce l’ho impressa proprio come una cosa che prio che. Ma mi ricordo proprio i particolari dietro la finestra con le serrande un po’ perché se ti sparano dentro e ti vedono non so. Io ho sentito tutto, ho sentito ma non ho visto niente. [part missing in the original file] c’erano dei conoscenti che avevano la casa in via Della Doria e sull’angolo di via Palestrina secondo piano e lì ho visto, ho visto, ho sentito il camion quando portavano i partigiani in Piazzale Loreto perché da lì dove ero io erano sì e no cento metri. [part missing in the original file] le dirò una cosa che si era fermato proprio questo, non lo so cos’era un camion, non lo so, c’erano dentro questi [part missing in the original file] partigiani che poi hanno fucilato. E si vede che uno è scappato, si è fermato lì [part missing in the original file] so che è stato fucilato uno di questi, è stato fucilato proprio lì davanti alla porta dove abitava [part missing in the original file] eccetera, noi eravamo dietro alla finestra, ma io ragazzino insomma non è che [part missing in the original file] il camion si è fermato e [part missing in the original file] abbiamo sentito delle mitragliatrici ma la cosa è finita lì. La mattina tutta la gente che correva, c’erano questi partigiani. Invece quando [part missing in the original file] è stato portato Mussolini, sempre lì nello stesso posto io non c’ero. Ero ritornato nella casa dove ero prima, in via San Martini al 23, che era abbastanza vicino anche questo [part missing in the original file] scene ho visto solamente il duce per terra. Tra l’altro li ho schiacciato anche una mano perchè all’inizio c’era gente che si accalcava ed era uno proprio lì davanti e era, il corpo era davanti e praticamente la gente ti buttava addosso perchè tutti volevano vedere [part missing in the original file] ho rischiato di morire sotto i bombardamenti perchè mi trovavo in Piazza Loreto [part missing in the original file] andato per prendere dei colori perchè allora mi era venuta la mania della pittura [part missing in the original file] sentivo delle mitragliate a mezzo metro ma una cosa strana perchè non capivo cos’era, cioè al momento non si capiva poi è suonato l’allarme sono andato in corso Buenos Aires e volevo entrare in una cantina [part missing in the original file] in un rifugio [part missing in the original file] ma lì di rifugio non ce n’era, finiva [part missing in the original file] allora ho detto qui [part missing in the original file] se viene giù una casa e ho attraversato, sono andato dall’altra parte [part missing in the original file] come ho attraversato la strada dall’altra parte quella casa che ero stato prima era andata giù [part missing in the original file] a vivere a Milano non era tanto facile. Il bombardamento dell’agosto del ’43, ogni bombardamento [part missing in the original file] mille morti ogni bombardamento a Milano, eh. Non c’è mai la commemorazione. Ci sono la commemorazione delle Fosse Ardeatine, ci sono le commemorazioni, per esempio di Gorla, dei bambini di Gorla che sono morti tutti nella scuola e c’erano allora delle persone che difendevano perchè gli antifascisti difendevano gli Alleati, i liberatori che se loro facevano queste cose purtroppo la guerra l’abbiamo voluta noi [part missing in the original file] io non ero, non ero d’accordo [part missing in the original file] vede in quel periodo ero [part missing in the original file] dicevo qualcosa del genere passavi per fascista, fascista alla mia età non lo potevo essere [part missing in the original file] sul libretto di lavoro c’era [part missing in the original file] cioè sei iscritto al Partito Nazionale Fascista? No. Sei iscritto al Sindacato Fascista? No. Hai fatto la Marcia su Roma? Sui libretti di lavoro naturalmente sono tutti stampati alla stessa maniera. [part missing in the original file] da Geloso sono entrato lo stesso, cioè voglio dire, non mi hanno richiesto nessuna tessera [part missing in the original file] ecco una cosa che mi ha segnato molto [part missing in the original file] quando lavoravo da Geloso, io ero amico con tutti, ero ragazzino, e c’era uno che reparto verniciatura che era fascista eh ma si parlava di tutto meno che non, mi interessava, data l’età. Quando è finita la guerra questo faceva parte non so di quelli che vanno in giro ma è una bravissima persona cioè vista così non … se abbia combinato cose. Allora volevano sapere da me, mi hanno fatto l’interrogatorio, i miei amici, amici, quelli che si lavorava assieme mi hanno puntato il mignolo [part missing in the original file] e niente, mi hanno fatto un interrogatorio per sapere se io sapevo qui, sapevo là, ma cosa, se quello faceva delle cose le veniva a dire a me, mai più, e anche lì ho avuto dei problemi. Sono passato per fascista. Poi data la faccenda che sono stato per andare a vedere ero perseguitato antifascista, mi hanno mandato dei regali e compagnia bella. Da una parte io, ecco la situazione ed erano momenti brutti, io se non era per mia mamma che era anziana, mia mamma, mia zia che praticamente col poco stipendio che prendevo sarei venuto via appunto per l’umiliazione per le cose che ho avuto dentro lì. Era stato un periodo brutto [part missing in the original file] in tempo di guerra siamo venuti a Milano per comprare del materiale, portando olio perchè l’olio era una cosa, è come, era come un lingotto d’oro eh portare l’olio era, potevi ottenere qualsiasi cosa [part missing in the original file] e vedo il piazzale della stazione a un certo tratto vedo un signore con un soprabito e mi domanda cosa ho nella borsa, avevo appunto l’olio e a momenti mi arresta e lì veramente e mi ha detto di non farlo più, ha visto come ero spaventato, ha visto che praticamente ero ragazzino e mi ha lasciato perdere perchè erano quelli che controllavano appunto chi faceva la borsa nera. [part missing in the original file] Poi sono ritornato a Milano come le dicevo proprio per i bombardamenti [part missing in the original file] si parlava dello sbarco. Incominciavano a dire se poi arrivano gli americani, arriva la cosa, a Milano non ci ritorniamo più e allora visto che lì era peggio che stare a Milano in tempo di guerra praticamente siamo ritornati là, e siamo arrivati giusti giusti per i bombardamenti [part missing in the original file] ho perso tanti amici sotto i bombardamenti [part missing in the original file] era molto facile alla mia età lasciarsi convincere a fare delle cose che poi erano i grandi sa che ti mandavano a fare delle cose che non dovevano fare questi ragazzi [part missing in the original file] io abitavo in una via dove, praticamente alla stazione centrale, dove ce n’erano di cotte e di crude. Io ho visto i fascisti, ho visto i partigiani, e se devo essere sincero ho visto più cattiverie fatte dagli anti che da questi. Purtroppo quelli hanno perso la guerra, sono state delle carognate perchè come dico io ero un candidato ad andare in Germania come ostaggio dunque se è uno che deve parlare male sarei io però c’erano delle bravissime persone sia da una parte che dall’altra. Io ho conosciuto degli amici che poi sono stati capi, dato la mia età, sono stati capi partigiani però delle persone veramente degne, sono persone veramente, insomma che hanno tutto, intelligenti, oneste. Poi c’erano i delinquenti, i delinquenti c’erano da tutte le parti. Io ho conosciuto delle persone che sono andate in Germania perché hanno rubato, tempo di guerra sono ritornati indietro come eroi, come martiri e compagnia bella. Insomma purtroppo la guerra non ci dovrebbe mai essere perchè più che una guerra quella è stata una guerra civile. [part missing in the original file] una volta mi ricordo si era fermato un camion dei partigiani, era pieno di partigiani. Tra l’altro persone che conoscevo che sono andati a fare i partigiani il giorno prima. Però avevano la voglia di fare i liberatori, non so. E niente, scendevano, tutti armati di cosa quello mi ha fatto impressione, pistole, bombe a mano, tra l’altro ne hanno dato un paio anche a me [part missing in the original file] alla portinaia, la signora Maria perché le portinaie tutte Marie, se c’era qualcuno da sistemare, cioè da [part missing in the original file] c’era veramente paura da andare in giro perché una mirtagliata, una sparata [part missing in the original file] durante queste cose l’hanno ammazzato, si vedeva, era una persona, poi era vecchio coi capelli bianchi, solamente perchè il figlio era non so alla Decima Mas e allora non ha detto dov’era il figlio hanno ammazzato lui una roba così insomma [part missing in the original file] senza casa, senza coso, si andava a mangiare nelle scuole poi la scuola il giorno dopo non c’era più perché andava giù delle bombe allora se ne cercava un’altra. Ho dormito tre giorni in, due o tre giorni adesso non mi ricordo, sui marciapiedi della Via San Martini, quelli lì proprio alla Stazione Centrale perché con le case che bruciavano e compagnia bella non c’era mezzo e stavamo lì. Mangiare qualche maniera, insomma anche quelli che erano al fronte hanno fatto una vita ma anche noi in città specialmente i ragazzini ne hanno sofferto tantissimo. E quelli che hanno avuto i ricordi come i miei. Magari quelli che erano in campagna che hanno vissuto cose per cui non c’erano queste cose sono venuti a Milano dopo ma io che proprio in quel periodo ero a Milano e ho sofferto veramente la guerra, la fame. Sa quante volte sono andato a letto con la fame e ti svegliavi con la fame. Con la casa mezza bombardata, che il tetto veniva giù acqua dappertutto. Ogni tanto mi svegliavo di notte che mi cadeva l’acqua in faccia perché era un’altro. Avevamo messo tutti pentolini sembrava una sinfonia che suonava. Poi quando sentivi la nota stonata era perché non c’era il pentolino e andava sul pavimento o se no mi veniva in faccia. Purtroppo si viveva in questa maniera qui [part missing in the original file] è stata una brutta avventura veramente, dei brutti ricordi, ecco. Adesso è tutto bello. Vede, i giovani al giorno d’oggi, quando io parlo dico ai miei figli ma avanzi la roba tu non sai in tempo di guerra ‘eh, papa’ e mia moglie ‘ma sì sempre le stesse cose che dici hai detto mille volte’ ho detto. Vorrei far capire ai giovani cos’era ma bisogna, queste cose devono essere fatte sulla propria pelle.
Unknown inteviewer: Vissute!
PC: L’esperienza personale, l’esperienza degli altri non insegnano niente.

Citation

“Interview with Pietro Cosma,” IBCC Digital Archive, accessed April 26, 2024, https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/collections/document/413.

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