Interview with Lucia Muratori

Title

Interview with Lucia Muratori

Description

Lucia Muratori recalls her early life in Bologna in the family of a well-off foundry owner. Stresses that she had less traumatic war experiences compared to many other people at that time, the only disturbing episode being eye-witnessing the killing of a fascist. Narrates how her father moved all the family to different accommodations in the countryside, such as Vignola and Marano sul Panaro. Recalls how partisans were hidden in the hills and fascists tried to capture them. Stresses that her father hated fascists and explains how they ruined the life of her best friend. Recollects the daily rushes to shelters, tempered by lack of danger awareness owing to her young age. Remarks how difficult it was for her attending primary school and the efforts undertaken to graduate after the end of the war. Describes the gruesome sight of children with face injuries living in an institution nearby her school. Recalls the liberation of Bologna, the Germans on the run and the arrival of the Allies. Mentions post-war vendettas and the acts of revenge on women who had allegedly had affairs with Germans, who had their heads shaved. Remembers how life slowly went back to normal, even though Bologna was partially destroyed and many people were forced to sell off their belongings to survive. Emphasises her bafflement when she realised the Allies were at the same time the liberators and those who dropped bombs on innocents.

Creator

Date

2016-11-30

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00:47:00 audio recording

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Contributor

Identifier

AMuratoriL161130

Transcription

GF: Buongiorno Lucia.
LM: Buongiorno.
GF: Allora le chiedo se mi può raccontare cosa faceva prima della guerra, dove si trovava, la sua famiglia cosa faceva.
LM: Io abitavo in via degli Orbi, allora si chiamava Orbi, adesso eeeh Turati, via Turati, il nome dopo la guerra è venuto fuori Turati. Ehm sono nata lì e ho abitato lì fino a che avevo dodici tredici anni, la guerra l’ho passata praticamente, il mio recapito era in via degli Orbi. Ma poi come han cominciato, come han cominciato a avere già ehm dei subbugli, delle cose che non andavan bene eeeh, mio padre avendo una fabbrica, una fonderia, ecco e i tedeschi cominciavano a reclutare i posti che potevano essere utili a loro, perché erano eeeh, non, mi padre ci portò via da Bologna. Ecco, io mi ricordo, io non ho avuto dei traumi lì perché ancora Bologna era normale, non c’erano ancora arrivati i bombardamenti, non c’erano, era, era una Bologna, sì, vedevi della gente che non era, però era, il vivere era normale. Da lì noi siamo andate a Vignola. Vignola è un paesone bello, grande, vivibile e molto, ehm ricco direi, ricco. Mio padre aveva il, un, un come posso dire, come si chiamava, una, una specie di di roba che lui con quella contrattava per anche il mangiare: il carburo, ecco si chiamava carburo, il carburo. Con questo carburo che, che lui gli serviva lui in fabbrica ma però se l’era tirato dietro, con quello lui mercanteggiava, ha mercanteggiato un po’ a Vignola, per, per perché per poter mangiare, per star bene, perché effettivamente noi dei gran problemi non ne abbiamo avuto lì. Poi è passato un anno, un anno e mezzo e lì è cominciata di nuovo l’invasione dei tedeschi ed i, noi eravamo quelli che venivamo fuori dalla nostra città, han cominciato allora a indagare, e cominciavano a portare via dei giovani per mandarli in Germania, non ci portavano via noi però, eravamo ragazzine, però non si sapeva mai, mio padre da lì ci cominciò a sbattacchiare da un’altra parte, cioè a Marano sul Panaro, in una casa di campagna dove stavam bene, ecco l’unica, e mangiare benissimo perché i contadini eran bravi, l’unica cosa che mi ricordo, che mancava lo zucchero. La cosa che era rimasta sempre, lo zucchero non, era una cosa che era sparita. E lì si stava bene. Lì avevamo, c’erano, venivano sempre dal paese, Marano, perché noi eravamo un po’ fuori, tutti i tedeschi che ci controllavano, controllavano la vallata. Però non erano tedeschi, erano ragazzi austriaci, che la la Germania li aveva, facevan parte della loro, ed erano ragazzi che erano anche dei buoni ragazzi, non erano cattivi, praticamente non dico quasi compagnoni con noi lì. Però, arrivò, solo che anche lì tutta la, la gioventù, veniva, andavano sui colli, diventavano partigiani, perché se no i tedeschi li portavano via e una sera arrivarono le SS e cosa fece? Fece una retata e li ammazzò tutti, fecero una carneficina. E da lì, dopo un po’, mio padre ci portò via anche da lì perché era già pericolosa la zona, era già invasa, perché era tutta la collina che era, c’era tutta, i partigiani da tutte le parti, e quello, a loro eh va detto questo? Dopo, da lì noi venimmo giù da là, andammo a Villa Commi, Villa Commi è qui su, una grande villa che stemmo anche lì, altro pezzo, altro periodo, e noi vedevano Bologna tutta mitragliata, bombardata. Vedevamo da lassù i famosi bengala, che davano la luce da lassù, le tiravano, lo si vedeva, Bologna era illuminata praticamente. E lì i tedeschi mitragliavano e, e bombardavano ehm. Poi dopo c’è stato l’armistizio, la storia di Badoglio, ma Mussolini da una parte, e gli americani che arrivavano dall’altra parte, sbarcarono in Sicilia in eeeh, però, e dicevamo ‘Beh adesso verrà anche a noi che staremo bene, e non’, e venne anche una, un, avevano messo un detto cioè, Bologna era diventata ‘Città Bianca’, che tu potevi tornare, tornare a Bologna, perché non avrebbero bombardato, invece a la rovescio i, gli, i tedeschi, gli inglesi, gli americani fecero delle, facevano delle stragi, addirittura. E, infatti c’era questo famoso Pippo che alla sera, lui veniva a vedere tutto, cosa, dov’erano messi i tedeschi praticamente, tutte le guarnigioni tedesche, e questo è durato fino a, noi da lì, che eravamo in via Giuseppe Petroni, da lì andammo dieci giorni dentro Palazzo Fantuzzi e da lì vedemmo, sentimmo i, la ritirata dei tedeschi che da lì andavano verso per andare al Brennero, e dall’altro, la mattina dopo gli americani che alla rovescio venivano dall’Adriatico. E questa è praticamente è tutta la storia della guerra che io ho passato, è stata, sembra strano perché, ecco, cosa che tu adesso leggerai quel foglio, tutte le varie ehm, per esempio a, a Villa delle Rose, a villa, c’erano tutti i rifugi sotto, e noi si andava, quando si era qui a Bologna, si andava sotto a questi rifugi, come Palazzo Fantuzzi era diventato un rifugio, sì hai capito? Questa e un po’ ci sono, adesso, tu potrai trovare, se riesci a trovare quel libro, quel libro ti dà tutte le date veramente, che poi sono date, sai, di gente che come noi, ecco ci chiamavano gli sfollati e noi i tedeschi li chiamavamo i tugnin, pensa i tugnin ‘Arrivano i tugnin’. Era un modo dialettale delle campagne per non dire i tedeschi, i tugnin, pensa te, e questo è tutta la storia del praticamente, gente che è morta, perché ne è morta tanta, gente che, e più che altro c’erano le famose retate, dei dei ragazzi. Ecco i ragazzi, che venivano, gli uomini che venivano, e c’erano anche, io mi ricordo questo, anche le donne, certe, ce n’erano lì da noi in via degli Orbi, molto belle, che andavano coi tedeschi, che dopo, come finita la guerra, i partigiani le hanno rasate a zero tutte, io me le ricordo, sì questi son tutti ricordi della guerra. Però essendo io giovane, sinceramente, e avendo mio padre delle possibilità, non ho passato delle cose traumatiche che, ecco che ti rimangono. Una cosa però me la ricordo bene: c’è stata, noi eravamo, io abitavamo [sic] in Giuseppe Petroni, all’angolo di Giuseppe Petroni con piazza Aldrovandi, c’era un cartolaio e io da, venni su, a prendermi per andare a comprarmi un quaderno, quando esco, sentii un gran busso, uno sparo e un fascista mi si, gli spararono e mi cadde ai piedi, e me lo, quello me lo ricordo bene, e delle persone adulte mi presero per di qua e mi scaraventarono dentro una porta perché dopo che succede questa cosa qui spariscono tutti. E infatti tutti, un deserto, e, e me lo ricordo bene questo qui che gli spararono, non so dopo se ha trovato chi l’abbia sparato, però questo è stato un avvenimento, quando eravamo in Bologna ‘Città Bianca’ ecco. Eh non so se può interessare, questo è tutto quello che ti posso dire di, di quello che è successo della guerra, ecco, io non te lo so dire, se vuoi qualcosa sapere di più, se posso ricordarmi, hai capito.
GF: Allora torniamo un attimo all’inizio.
LM: Dimmi.
GF: Eeeh mi ha detto che suo padre, subito.
LM: Sì.
GF: Quando ha capito che era scoppiata la guerra vi ha portato via.
LM: Portato via, infatti, chi poteva ci portavano via, eravamo i famosi sfollati da tutte le parti.
GF: E come vi ha spiegato questa cosa?
LM: Mah non ti dico che non è neanche da dire che delle grandi spiegazioni, ecco proprio sinceramente non me le ricordo [emphasis]. Forse, o mia madre l’ha cercata di metterla in bene, che andavamo in villeggiatura, non me, perché io avevo sette anni, otto anni, mia sorella ne aveva nove, nove e mezzo, la mamma della Costanza, non so se conosci Costanza e Margherita, che sarebbero le, e poi eeh quell’altra mia sorella ne aveva dieci, undici, hai capito? Ecco, loro probabile che qualche domandina gliel’avran fatta. Io me la ricordo vagamente, hai capito, sì, da dire che, che, non è stato un trauma. Ecco onestamente, perché poi tra l’altro a Vignola eravamo in una casone [sic] enorme che, dove mettevo la, c’era sopra, non so che stavan [?] sotto, sopra tutti i gambi in prosciutti, io me lo ricordo tutti, e era un seccatoio dove seccavano i prosciutti. Quindi non ci mancava né il mangiare né il cos, ecco. Lui c’era ce l’ha portata forse, c’avran, eravamo poi ragazze, delle gran cose ehm, delle pretese non ne avevamo, e delle, e poi Vignola era un bel paesone, è un bel paesone [emphasis], ricco, le ciliegie le avevamo sotto casa quindi [laughs] sì hai capito? Son cose così, quello che ti posso dire è così.
GF: Riuscivate a continuare ad andare a scuola?
LM: Sì, ho fatto la metà, metà, sì, l’ho fatta metà, la prima l’ho fatta a Bologna e la seconda mi ha iscritto, solo che anche lì c’era un, delle scuole, delle maestre non c’erano, c’erano. Sì le elementari mie son state un caso disastroso, veramente, tanto che allora si dava l’esame di, al quinto, eh, per poter andare alle medie e mio padre mise l’ultimo anno dentro dalle suore, per poter riprendere se no l’esame non riuscivo a darlo, ecco, perché non sapevo un accidente ecco, tutto lì, hai capito? Sì le scuole erano un po’ un disastro. Ma leggendo invece quel libro che me lo son letto un pochino, quella gente lì, e non è andata via molto, è stata a Bologna proprio, quello lì che ha scritto il libro, e lui parla delle scuole, ed è tutto di Bologna, e della scuola lì, mezza là, mezza lì, sì, quindi qualcosa di Bologna, ma quello dev’essere più grande, parla delle medie, delle, hai capito? Quindi, si vede che in fondo qualche scuola era aperta, hai capito? Non, non è che era chiuso tutto, e non, non c’erano. Ecco, c’era il rischio che bombardavano, che dopo bombardando l’han buttate giù, e allora andavano da un’altra parte, così, ecco tutto, tutto lì.
GF: E si ricorda la prima volta che ha sentito le bombe?
Lm: Beh sai io le, più più che altro il le bombe le ho sentite molto quando eravamo a Villa Commi, più perché da Vignola tu non le sentivi, a Marano non le sentivi, potevi sentire che poteva essere delle gran mitragliate quasi, quello è diverso. Le bombe le ho sentite quando ero a Villa Commi, che vedevi Bologna illuminata e tutta bombardata, che poi lì non si sapeva bene se erano i tedeschi o gli americani o che cosa, o chi era, o gli inglesi, hai capito? Perché era già diventata, era già avanti, era già il ’43, hai capito era già, tutto quello che ti posso dire, quello, quello me lo ricordo, sì, che non era una gran cosa, perché avevi sempre poi paura eh, perché ecco lì parla, parla di quel libro parla, non so quanti allarmi c’erano al giorno, e era un allarme che si si, uno dietro all’altro eh, si susseguivano uno dietro all’altro, conclusione tu venivi fuori poi ricominciava perché arrivava, un altro stormo di aerei, che non sapevano di che razza era, ecco lì dice spiega così, spiega.
GF: E lei se li ricorda gli allarmi?
LM: Io sì. Me li ricordo che andavamo a quello di Villa delle Rose, e quello di villa, quella vicina, come si chiama villa, beh adesso non mi viene, che, che è stata, per andare su a Casalia, c’è quella, quella, Villa Spada, Villa Spada, ecco lì il gran rifugio era sotto Villa Spada, e lì andavamo quando suonava si correva a Villa Spada, chi era a Bologna hai capito? Ma ce n’erano un po’. Quello era un rifugio fatto bene perché i rifugi poi la gente se li beccava, le cantine, sotto cantine che se se scendeva giù andava giù tutto, non è che che si salvava qualcuno, e invece quelle lì di Villa Spada per esempio era fatte bene, sì, hai capito? Ehm, son andati sotto proprio al terreno ecco, lì ci si poteva forse saltar fuori, ecco, hai capito?
GF: Mi può raccontare cosa faceva dentro il rifugio?
LM: Mah il rifugio sai, si trovavan poi a gruppi di bambini. Ecco perché era questo il discorso, mal che vada, io chi potevo vedere la più agitata agitata di tutti era mia madre, perché lei, mio padre era più fifone, mia madre era quella che teneva organizzato tutto sia il mangiare, perché le provviste. Tu andavi dentro, dovevi, praticamente, a casa aver, sempre la roba pronta per il rifugio, eh era tutto lì, perché al rifugio ci si ammassava tutti e quindi tu non sapevi esattamente se era freddo, se era caldo che, la stagione, la cosa, ecco, quello lì, però, come tutti, ecco vedi io posso essere un’interlocutrice non, ma non è neanche questione di obiettiva, ma di, che non ho avuto dei traumi per cui ecco che mi è rimasta nella guerra da non vivere dopo, perché c’è gente che ha perso tutta la famiglia, la casa, ha perso tutto, è probabile che, è vero? La vita dopo l’han vista in maniera diversa, è vero? Ecco, io ti dico quello che, che mi è rimasta, io me la ricordo benissimo, la ritirata, che eravamo dentro a Palazzo Fantuzzi, eravam tutti svegli e sentivi proprio i tedeschi, sai che hanno, avevano quel modo di marciare, ecco, tutta la notte che loro, ma in silenzio, andavano via senza fare rumore, cioè loro, sentivi i cingolati, i cosi, dietro loro, quelli me li ricordo benissimo, come una cosa che, e la mattina dopo, che poi aspettavamo, sentì, sentì arrivare, che arrivavano, dicevano ‘Stanno arrivando gli americani!’ che c’erano poi, da noi sono stati molto ehm, potrei dire anche forse molto buoni, non me lo ricordo perché noi abbiamo il famoso Cimitero dei Polacchi, perché i polacchi ci sono molto stati da noi, per avere il cimitero nostro, si vede che per aprire ehm il, il fronte tedesco che era, era la linea, la linea, aspetta come si chiama? Aspetta aspetta che te lo dico perché te l’ho anche scritto [unclear]: Linea Gotica. I tedeschi, ecco, han tenuto per un anno e più, la linea famosa Gotica, per non far venire su i tedeschi ehm, gli americani e gli inglesi, questa famosa Linea Gotica me la ricordo quella lì, hai capito? E loro infatti hanno, son stati qui parecchio i tedeschi. Questo è tutto, tutta la, ci saranno anche della gente che, come ti torno a dire non saprei neanche se, che che posso dirti di gente che conosco, che possa dirti delle cose di più che, che sono ancora al mondo, perché mettiamoci anche quella dentro, io ho 82 anni ma ce n’è anche di 90 ecco, non so come siano come testa, però, hai capito? Dimmi, chiedimi quello che vuoi, quello che so te lo dico.
GF: Prima mi ha detto che nel rifugio c’erano tanti bambini.
LM: Sì, sì, sì.
GF: E giocavate?
LM: Sì, giocavamo.
GF: Che emozioni provavate.
LM: Facevamo, mah, sai più che altro mi ricordo, o chi si portava dietro le bambole, sai allora si faceva, si scambiavano le bambole, i vestitini così. Dei maschi io, ecco, io non mi ricordo neanche dei maschi sinceramente, mi ricordo di bambine, noi poi eravamo in tre, e praticamente facevamo, eravamo noi, e poi praticamente, quelli della strada, del vicinato, che anche loro piombavano dentro ste’ rifugi, perché poi è così, sì un rifugio grosso era lì ehm, era il più grande che c’era, hai capito? Di altri qui in Saragozza non te lo so dire, perché via degli Orbi, via Turati, lo sai tu qual è via Turati? Eh, via Turati tu venivi su e facevi un po’ di portico e, e dopo c’era villa, la villa, vicino a Villa delle Rose ecco, e sotto avevano fatto questo rifugio, enorme. Adesso lì c’hanno, è quella villa che c’hanno tutti gli arazzi, c’hanno le cose, che è una biblioteca bella, grande, lì c’è, ehm l’hanno adibita così dopo, adesso, ci vanno anche a studiare, lì i ragazzi ci vanno dentro, sì è bella molto.
GF: E quando il bombardamento finiva che uscivate dal rifugio e tornavate a casa come procedeva la vita?
LM: Procedeva po’ così, sai, praticamente ecco, come ti torno dire, noi ragazzi la prendevamo così, erano gli adulti che dovevano ricominciare a rimettere assieme o il pranzo o la cena o, o prepararsi per il prossimo allarme, allora correre via un’altra volta con la roba più pesante più leggera, c’era sempre questo, questo fattore ambientale che, hai capito, da dover ehm essere sempre a posto per, eravamo anche piccoli, che non ci prendevamo qualcosa, hai capito? Ecco le cose erano un vivere, un cercare di un vivere meglio possibile, i nostri genitori cercavano, ecco e noi essendo in fondo piccole e non è, ringraziando iddio non esser successo niente, eh è tutto lì, i genitori li avevamo, i nonni pure, e quindi non è che avevamo visto delle grandi, ecco il primo morto che proprio ho visto cadermi ai piedi è stato quando ho visto che non so come, ci davamo un nome ai, ai, quelli lì tutti fascisti che giravano, che facevano poi la guardia per Bologna, ma non me lo ricordo, come mi ricordo bene i tugnin che noi chiamavamo i tedeschi, perché per non dire i tedeschi, i campagnoli dicevano ‘Arrivano i tugnin’, quello me lo ricordo, hai capito?
GF: E si ricorda in casa se parlavate di chi vi stava bombardando, chi era che vi stava bombardando? Cosa pensavate di chi vi stava bombardando?
LM: No, più che altro la cosa che ci, che dopo quando, misero via Mussolini, venne Badoglio, ci fu tutto il compromesso eeh, dicevamo ‘Eh vengono gli americani, gli inglesi, adesso finisce la guerra, andremo bene’. invece cominciò il massacro, alla rovescio, perché chi ci bombardava erano gli americani e gli inglesi. Naturalmente c’era tutta la contraerea tedesca, però chi ci bombardava che arrivavano delle, proprio, come posso dire, tu vedevi d’argento, questi aerei che ce n’erano, sembravano tanti uccelli uno vicino all’altro, hai capito? Ecco, quelli erano, erano americani o inglesi, ecco, hai capito? E quelli ah, ci bombardavano, che hanno ecco, hanno quasi distrutto Bologna loro proprio, quindi noi eravamo ecco lì rimani, non capivi bene, ma noi ci spiegavamo fino a un certo punto, non è che andavamo molto a fondo alla cosa, però adesso a pensarci era così la storia. E non capivi anche, adesso, pensandoci non capivi, che loro che ci avrebbero dovuto salvare, ci ammazzavano loro, beh e allora? Non capivi il ragionamento, chi è che discuteva, chi chi dava l’ordine di fare ste lavori, hai capito ecco. Lì cera un po’ di, adesso a pensarci di più, se tu pensi ai ragionamenti dico beh han fatto la guerra, dici beh allora? Noi che eravam tanto eeeeh, erano loro che ci dovevano mandar via i tedeschi per darci la liberazione, e poi, invece i tedeschi han resistito all’attacco, la Linea Gotica famosa ha resistito moltissimo.
GF: E che emozioni provava nei confronti di chi la stava bombardando, si ricorda? Se magari i suoi genitori le dicevano qualcosa.
LM: Ma sai. I miei genitori erano molto impauriti, mio padre, mia madre, per quello che ci scaraventavano di qua e di là, perché se non fosse stato per quello stavamo a casa in via Turati, hai capito? Invece era sempre, come veniva il discorso, ecco la campagna era un pericolo allora andiamo a Villa Comi, da Villa Comi andiamo a Bologna perché dicevano era Città Bianca, dentro alle mura, perché Città Bianca veniva dentro alle mura, e non avrebbero più i tedeschi fatto niente. E invece, alla rovescio dopo avevamo gli americani e gli inglesi che ci bombardavano, quindi non è che avevamo avuto dei grossissimi vantaggi, hai capito? Allora, allora, che Bologna venne distrutta quasi quasi completamente lì, quasi più che dei tedeschi, son stati gli americani e gli inglesi ecco. Questo è un po’ tutta, e dopo, dopo si è ripresa la vita, anzi, dopo dopo quando avevamo gli americani c’era festa da tutte le parti, ballavano da tutte le parti, io mi ricordo in piazza Volta, sai dov’è piazza Volta? Ecco, lì tutte le sere ballavano, noi mio padre non ci faceva neanche uscire di casa, però io mi ricordo che sentivamo tutta la strada e tutta eeeh ballavano, tutti erano fuori a ballare.
GF: Si ricorda quindi il giorno della liberazione.
LM: S! Me lo ricordo bene, quando arrivarono, guarda mi ricordo benissimo per San Vitale, tutte queste grandi jeep, con tutti questi negri cos, bianchi, rossi, gialli, eh e la gente che urlava, che veniva fuori dappertutto, lì alle due torri eh, il, la strada degli ebrei, eh anche quello, per esempio anche lì, ecco lì le cose, che io avevo delle ragazze amiche che erano ebree, lì ci fu anche lì un fuggi fuggi, e molte le portarono anche via le portarono, sì quella lì fu la cosa. Perché in Saragozza c’è un palazzo che era chiamato ‘il palazzo degli ebrei’ che è [emphasis], adesso non so se tu, vicino quasi alla porta, alla porta Saragozza, c’è quel quel, la Metro, cos’è quella lì, ecco quel palazzo vicino, grosso lì era il palazzo degli ebrei, vedi le cose che ti vengono poi in mente, e lì lo rastrellarono tutto e lo presero i tedeschi, quello, quel palazzo lì. Come Villa Benni, Villa Benni bellissima, era stata requisita dai tedeschi tutta, dopo venne requisita dall’Aeronautica Militare Italiana, Americana dentro, perché è molto bello Palazzo Benni, ecco questo è.
GF: E aveva delle amiche che erano, abitavano.
LM: Sì perché io ho fatto il boy scout, son stata nel boy scout e nelle boy scout andavamo a fare i gemboli [jamboree], andavamo a fare delle cose dentro Villa Benni, perché c’eran delle, il padre di queste mie amiche erano generali e avevano la possibilità di andar dentro, e Villa Benni l’ho vista sì ci andavo, era era un po’, ma molto bella proprio, ecco, adesso non so come sia. No adesso fanno dei pranzi però, perché so che c’è andata anche la Francesca mia, mia figlia, che han fatto, fanno delle cose, degli avvenimenti, l’hanno messa come a fare dei dei dei party, delle cose così ecco.
GF: E dopo che è finita la guerra la vostra vita com’è che, è cambiata? E se è cambiata, come?
LM: Mah è tornata, ha cominciato, mio padre ha cominciato a riaprire la sua fonderia, dopo ha cominciato che l’ha spostata, ne ha comprata, ne ha fatta un’altra in via Porrettana, e noi siam andati ad abitare in via Porrettana che avevo già dieci undici anni dove eh. Eh mah io dopo ho dovuto recuperare praticamente dell’ignoranza che avevo, hai capito, dentro le suore, le Canossiane, me le ricordo in, Andrea Costa, c’era il coso delle Canossiane e e lì mi diedero da poter portare, dar l’esame, se no non riuscivo a dare. Poi ho fatto le medie, dalle Domenicane, che era in Saragozza. Ecco queste, ma dopo sai, praticamente, trovando la scuola, noi poi, io avevo in via Turati c’era proprio la scuola lì in via Turati, il Bombicci si chiamava, si chiamano ancora le Bombicci, e lì, dai l’esame, ho dato l’esame di quinta ecco.
GF: E la sua opinione col tempo rispetto a chi vi bombardava è cambiata? Oppure no.
ML: Non, non ti posso dire perché, non è che io, non ho avuto dei traumi per cui capisci, dopo, prima non ho mangiato, dopo ho mangiato, ecco forse lo zucchero che non ho trovato [laughs] ma di altre cose non è che abbiamo avuto dei grossi traumi per, per bravitù [sic] di mio padre, ecco perché con tutte le sue conoscenze ci ha potuto sbattacchiare da tutte le parti ecco, chi non l’ha potuto, è probabile che ecco, nel libro lì dice, che dei loro amici vicino sono morti sotto i bombardamenti, eh, queste cose, chi è rimasto a Bologna, potevi scansarli come ci potevi rimanere sotto, ecco, è tutto lì, ecco e quello lì, quel ragazzo lì che anche loro erano andati sfollati a Minervio, che è un paesino qui vicino. Più o meno chi poteva si trasferiva in campagna in casa di contadini, e così, fin che poi anche lì non ti beccavano i tedeschi, che li avevano poi sfollati, capivano benissimo, e quindi diventavano cattivi, un po’, ecco.
GF: E cosa provava verso i tedeschi?
LM: Mah come gli SS avevi paura, come quei ragazzi che come ti dico, che li ho avuti molto, quelli lì erano compagnoni con noi ed erano ragazzi austriaci, anche loro stessi erano, non erano contenti di far la vita che facevano, cioè di essere messi sotto, perché loro praticamente facevano solo la guardia così ma non facevano altro. Quando arrivavano le camionette degli SS quelli anche loro forse avevano paura, hai capito non era una cosa molto, però è passata anche questa insomma, son passati degli anni eh, eh.
GF: E con i fascisti invece?
LM: Bah sai mio padre l’aveva a morte, quindi, era un argomento, tu pensa che la mia più grande amica, che adesso poverina sta poco bene, suo padre era console in Albania e lei venne, è venuta praticamente in Filippo Turati da Salò, perché lei dall’Albania è andata a Salò, e l’hanno, è scappata via con il vestito che aveva addosso, ed è venuta in Filippo Turati che aveva dei parenti lì, e lei, però non, è una ragazza molto intelligente, molto in gamba, non ha mai parlato di fascismo eh, perché, anzi una volta disse che gli avevano rovinato la vita, lei disse, ed è una ragazza che ha studiato qui a Bologna, è in gamba, tutto, però, sta storia del fascismo, che i suoi fratelli erano diventati grandi fascistoni, gli avevano rovinato la vita, lei l’ha sempre detto, sì hai capito? Non è che, c’era chi era contento e chi forse non era contento per niente, come mio padre, non era contento per niente ecco, lì era una cosa che uno lo doveva, non lo so se chi si buttava nel fascismo non aveva nient’altro da poter migliorare, credeva di migliorare la vita, hai capito? Perché i tempi quando è arrivato prima Mussolini diceva delle gran cose. Io mi dicordo che anche mia madre, davano la fede alla patria, questo mi viene in mente, anche mia madre dava alla, ha dovuto dare la fede alla patria, sì queste cose qui capito, di grandi cose, c’è gente che invece era convinto, tutti con la camicia nera, che giravano ste ragazzini.
GF: E suo padre cosa diceva?
LM: Ah mio padre, guarda, stava solo zitto, perché li bisognava solo stare zitti. Aveva la, mi ricordo che aveva una macchina, l’Augusta, che l’aveva messa dentro non so dove tutta, tutta coperta, perché ci, portava via tutto, quello che potevano portare lo portavano via. E poi il brutto era questo, perché loro, quando più portavano avanti con gli anni, ‘42, ‘42 ’43 in cominciavano gli americani a bumbardare [sic] la Germania, quindi loro avevano bisogno di ragazzi, e tutti, dai quindici anni in avanti, li prendevano tutti e li portavano in Germania a lavorare, hai capito? E allora, gli uomini e i ragazzi sparivano tutti, questa, queste me le ricordo, perché anche su in campagna, la figlia, il figlio della contadina, quelli lì vicino erano tutti spariti.
GF: E suo padre invece era rimasto a Bologna.
LM: Era rimasto a Bologna, lui girava per vedere, ma sinceramente, veniva avanti indietro, perché allora c’era anche il trenino che portava da Bologna a Vignola, in tutti i modi son stati anni, che non posso dire brutti terribili, no! Perché l’abbiamo passata, forse perché era anche incosciente, l’età cretina forse non so [laughs] capito dei gran barlumi di intelligenza forse non c’era, non te lo so dire, eravamo in mezzo alle bestie, giù fuori avevamo tutto quello che volevamo a Vignola, perché Vignola è un paese, era un bel paese ricco, adesso è un po’ che non ci vado però era bello come paese, ecco, tutto quello che ti posso dire è molto poco, poverona, però è questo, questa è la storia che un po’ chi poteva, come noi, per esempio mio marito, io poi l’ho conosciuto dopo, è logico, anche loro erano stati sfollati in campagna, un po’ tutti a Bologna chi poteva andava via, hai capito?
GF: Si ricorda se ha conosciuto dei partigiani in quegli anni?
LM: Sì, io in campagna c’erano, i figli dei contadini si sapeva che erano tutti partigiani, che arrivavano, che loro venivano giù a prender da mangiare a, e lì ci fu una spiata senz’altro, perché andarono, arrivarono le SS di notte e fecero una retata, ne ammazzarono un macello. Sì, quello me lo ricordo, perché loro, è logico, stavano sulle colline eh, però dovevano mangiare, ecco e allora i contadini eh eh erano anche loro figlio cosa, del, avevano tutto quello che potevano dargli e glielo davano, ecco. No, i partigiani erano, loro ci credevano, quelli che proprio ci credevano ecco, il discorso è quello. Ci sarà stato anche quello fetente che ci credeva il giusto, ma normalmente chi si buttava lì ci credeva, se no non ci sarebbe messo a, va bene che non c’era una grande scelta eh, ecco, o tu ti mettevi a fare il fascista o facevi il partigiano, non c’era micca, da da scegliere eh, ecco, lì ti dico, fino alla fine lì poi sai, alla fine della guerra, c’è stato tanta, come posso dire, tanta vendetta. Ce n’è stata, perché ogni tanto si sentiva che veniva ammazzato questo, quello, quell’altro, che senz’altro erano dei, quelli che, erano fascisti, allora dopo si sentivano in dovere, in diritto quasi di sopprimerli, ecco, quello c’è stato dopo. Come ti dico le donne venivano pelate e cos, ecco, delle cose di questo genere ci sono state, sempre molto nascoste però c’erano.
GF: E lei se ne ricorda, ne parlavate a casa di questa violenza?
LM: No, anzi assolutamente, mio padre, era una cosa che dovevamo dimenticare ecco, lui mi ricordo ancora che dopo, alla fine, per poterci far studiare, e non so da chi l’avesse trovata “L’enciclopedia dei miei ragazzi”, che erano dodici libri ma usati, non so da dove casa [sic] li ha tirati fuori e, e ci portò questi libri per studiare. Ecco questi sono tutti ricordi che vengono da dopo fuori, che sai, vendevano, chi vendeva una cosa, chi vendeva anche il vasellame, chi vendeva i piatti, i cos, perché gente che doveva ricominciare a vivere che forse non aveva niente, quello che che era rimasto. Io me lo ricordo anche che era una famiglia ricca, gente che stava bene in Saragozza, che sua madre, la incontrai una volta, che portava, vendeva tutto il suo ehm servizio di porcellane, questo e quell’altro, andava a venderlo al, come si chiamano, quelli lì che riciclavano la roba. Ecco, e di queste situazioni ce n’erano tante eh, sì il fatto di riprendere la vita, se tutto, non hai più niente, hai voglia te, cioè se non hai più niente neanche di soldi, perché lì di soldi non ce n’erano, in tutti i modi, vedi la vita è ripresa. Anzi dopo, c’è stato un anno o due che sembrava che tutto procedesse a me velocemente capito di ripresa, perché anche noi stesse dopo si andava alle medie, io le suore Domenicane, mia sorella l’altra parte, sì tutti lo han fatto questa cosa qui, hanno ripreso la loro, chi poteva ha ripreso la loro vita, hai capito? Certamente che la guerra per tanta gente, oh, è stata, Bologna era distrutta eh, si completamente, in tutti i modi.
GF: Si ricorda quando, dopo che la guerra è finita, quando è tornata a Bologna, com’era Bologna?
LM: Ah Bologna, ti dico, noi ci faceva girar poco mio padre perché era tutta, era tutta sgangherata, praticamente, tu, via Garibaldi, via Rizzoli, via cosi era tutto, non so come sia rimasta in piedi la Torre degli Asinelli e la Garisenda, quello è stato il miracolo di Bologna, perché il resto, tanti palazzi erano andati giù, delle case antiche, ecco, il borgo di via Pescheria, via cos, quello era rimasto, perché poi non è stato restaurato era poi, è rimasto così da allora, non è stato tanto bombardato. Ma attorno ehm, il Galvani, dal Galvani, dal cos eeh, e io me lo ricordo ancora che lì in via, io sono andata, ho fatto le magistrali in via Orfeo, in via Borgolocchi, che c’eran le suore del Sacro Cuore. E andavam lì, c’è un palazzo dove venivano fuori tutte le mattine, noi entravamo da una parte, in via, con i ragazzi che erano stati bombardati e erano tutti stati ehm ciechi e tutti con il, bombardati in faccia, era una cosa impressionante, io me li ricordo, quelli me li ricordo bene, che venivano in fila e venivano a scuola, venivano da via Castiglione e lì c’è proprio un palazzo, una casa, un palazzo dove curano questi ragazzi del, che venivano dalla guerra, dalla guerra, ciechi e tutti con con della roba che sembravano delle cose verdi, tutte verdi in faccia poverini, quelli quelli me li ricordo, son le cose che ti ricordi dalla guerra, ecco, i disastri della guerra, perché anche questi qui erano dei morti che giravano poverini, perché erano veramente un disastro a vederli, facevano anche fa, sì loro non si vedevano poveroni ma noi che li vedevamo erano, facevano anche un po’ impressione poverini. Ecco queste sono le cose più o meno, hai capito?
GF: Io la ringrazio signora Lucia per questi suoi ricordi che sono stati super interessanti e super importanti, le volevo chiedere se magari voleva aggiungere un’ultima cosa prima di concludere.
LM: No io ti, come ti ho detto prima, la delusione grande può essere stata questa: cioè noi per degli anni siamo dovuti correre da tutte le parti per, per praticamente tirarsi, scansarsi dai tedeschi e quando senti dire che stanno arrivando gli americani, che sono giù in Sicilia poi passeranno, arriveranno in Calabria e su, e vengono eeeh, e poi invece ti vedevi degli stormi enormi di di aeroplani che ti bombardavano giù, allora? E tu dicevi ‘E allora? Cos’è, che armistizio che cosa ci danno?’. Quest’altri bombardavano, di sotto mitragliavano, quegli altri bombardavano, Bologna che si era un pochino salvata è andata, sì invece di migliorare è andata distrutta completamente, è andata distrutta, ecco. Questo è il finale vero che è stata la guerra praticamente, dopo sono arrivati, li abbiamo presi a braccia aperte, senz’altro, tutto quel che vuoi, però quel periodo lì non è stato dei, dei migliori, io non lo so chi lo avesse deciso, perché io non me ne intento, però e tu dicevi ‘Beh e allora?’
GF: Provavate rabbia nei loro confronti?
ML: Ma neanche perché poi, non so come posso dire, non, erano situazioni così ingarbugliate così, mmm come posso dire, strane [emphasis] anche strane potrei dire, perché lì c’erano tutti questi accordi a livello politico, a livello eeeeh, che alla fine non so che, che merito poi ci possono aver dato, hai capito? Eh, perché poi oltretutto se tu ci ragioni adesso, lì ci hanno portato via tanto i tedeschi, io non lo so se ci hanno risarcito perché non voglio sapere di politica, non me ne frega, se ci hanno resergito [sic] dei soldi di quello che ci hanno rotto, gli americani idem con patate, conclusione che chi ci abbiam rimesso siamo stati solo noi, perché in fin dei conti anche adesso teniamo le basi americane, inglesi qui in Italia, ne abbiamo giù: Sigonella eh, a Vicenza, ci sono, tutte, tutte le basi, non lo so, serviranno, non ne ho una idea guarda alla fine non te lo so dire ecco. Però oh, questa è stata la, tutta la sinfonia come ti dico della tragedia, ecco, come quella mia amica che suo padre era console e lei è venuta, non ha avuto una vita facile dopo, ricchissima prima, però lei aveva la mia età quindi quando è venuta a Bologna ne aveva dodici e dopo sì, praticamente il padre, i genitori, il padre l’avevano messo in carcere, quindi eeh, sì non è, era tutto molto, hai capito? C’erano vendette, cerano delle grandi, dei delitti, veramente, ecco questi ci sono stati veramente dopo, di gente che, che aveva mal che vada con quello che forse non centrava niente, ecco, com’è sempre stata e come sarà sempre, quindi,
GF: Che opinione s’è, fatta, s’era fatta lei su queste violenze dopo la guerra?
LM: Mah sai io, sinceramente non, posso dire obiettivamente che non ne ho avute neanche, ecco non posso dire, ho avuto dei grandi, aperture no, perché badavo, ero talmente somara che ero di, che avevo abbastanza da dover studiare per poter arrivare a prendere questo diploma per poter far le medie, se no ero bloccata ecco, più che altro quello perché alle elementari, che sono basilari, perché io ho fatto le magistrali quindi so benissimo che le elementari son basilari, e io non le avevo praticamente fatte in quella, ecco, mezzo di una classe, mezzo di un’altra, per cui le analisi logiche, grammaticale erano uno scherzo ecco, vero? Il finale è questo qui.
GF: Io la ringrazio moltissimo.
LM: Ma scherzi?! Ti posso dar da bere, qualcosa?

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Greta Fedele, “Interview with Lucia Muratori,” IBCC Digital Archive, accessed June 22, 2024, https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/collections/document/251.

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