Interview with Gavino Pala

Title

Interview with Gavino Pala

Description

Gavino Pala reminisces about his childhood in Sardinia, describing schooling and paramilitary training. Recollects the 17 May 1943 Alghero bombing, explaining how part of the population had left the city the day before and slept among olive trees, following hearsay about the imminent attack. Explains how authorities delayed the deployment of civil defence squads and sent instead secret service officers to find out who started the rumours. Maintains that Father Schirru manned a clandestine radio station and was informed in advance by the Allies. Explains how the primary target was the nearby military airfield but the German radar at Punta Giglio gave the alarm, the attack was contrasted by heavy anti-aircraft fire, and bombers headed to Alghero as a target of opportunity. Describes the ensuing widespread damage; mentions the black market and evacuation. Describes properly designed underground shelters, consisting of a network of tunnels divided into various subsections, in order to mitigate the effects of a direct hit. Recounts the story of a fellow citizen who was posted in Bordeaux as submariner, opted to join the German forces after the fall of the fascist regime, and ended up at Omaha beach during the Normandy landings. Speaks favourably of some well-mannered Luftwaffe officers who spent their free time reading Latin books in his school library. Mentions his friendly relationships with British personnel, despite having being bombed by the Allies, and recounts a post-war reunion with one officer. Elaborates on the bombing war pointing out his fatalistic attitude.

Creator

Date

2018-03-05

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00:39:47 audio recording

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Contributor

Identifier

APalaG180305
PPalaG1801

Transcription

SU: Sono Stefano Usai per l’International Bomber Commando Centre, stiamo intervistando ad Alghero il Dott. Pala Gavino in data 5 Marzo 2018, è presente durante l’intervista il Sig. Pala Giovanni. Buongiorno Sig. Pala, mi può raccontare come viveva la sua famiglia prima della guerra e come cambiò la vostra vita durante il conflitto?
GP: Allora, prima della guerra eravamo nove fratelli, mio padre era direttore didattico, capo di istituto qui, dal ’39 dal 1939, mia madre insegnante elementare, io frequentavo il ginnasio. Non frequentavo il liceo, perché il liceo, Alghero non c’era liceo, il liceo l’ho frequentato, lo frequentai a Sassari dopo il ‘43 quando conseguii la maturità, la maturità, cioè no la maturità, il diploma di licenza ginnasiale, finito.
SU: [chuckles] Quindi, quando iniziò la guerra ci furono dei cambiamenti rispetto, rispetto a prima?
GP: Quando iniziò la guerra, io ero già al ginnasio, ricordo i bombardamenti dell’aeroporto, gli allarmi, si andava ci si rifugiava, come rifugio antiaereo c’era la torre di Sulis, tutta la scuola andava li. Poi la notte del, poi il bombardamento più grave lo abbiamo avuto, c’è stato qualche mitragliamento su barche di pescatori, periodo precedente, magari erano dei ricognitori che volevano seminare il terrore, ma il bombardamento principale è avvenuto il 17 maggio del 1943, lo ricordo benissimo perché le scuole in tempo di guerra chiudevano il 15 maggio, il 15 maggio abbiamo dovuto… abbiamo chiuso il liceo, il ginnasio pardon, abbiamo chiuso il ginnasio e come dire, la promozione dalla quinta ginnasio alla prima liceo classico ed eravamo il giorno successivo, cioè il 16 ed il 17, eravamo degli studenti sbandati, cioè già con la licenza ginnasiale in tasca ma gironzolavamo per la città e ricordo questo particolare che il giorno del bombardamento, il giorno precedente il bombardamento, che è avvenuto il 17, il 16 passeggiavamo sul lungo mare e abbiamo visto tre navi che sottocosta andavano verso il sud e abbiamo pensato, probabilmente stanno portando dei rinforzi, la prima sembrava un motopeschereccio/guardiacoste, le altre due erano navi oneraiche [onerarie] e andavano verso il sud, verso la Tunisia dove c’erano gli ultimi… gli ultimi… gli ultimi difese… gli ultimi, sì gli ultimi combattimenti…
SU:Sacche di resistenza…
GP: Le ultime sacche di resistenza italiane! Questo il giorno prima il 16, il 17 mattina abbiamo salutato, ci siamo salutati perché alcuni di questi rientravano a Cagliari, erano figli di, erano due… uno/due, due nostri colleghi, uno di sicuro un compagno di scuola della quinta ginnasio era nipote di un ufficiale dell’esercito, Cagliaritano, che viveva qui e quindi gli ha, l’ufficiale ha fatto venire questo suo nipote per poter frequentare il liceo, il ginnasio, il liceo ginnasio qui ad Alghero. Bene, il 17 che era il 17 Gennaio, il 17 pardon, il 17 Luglio al mattino, noi abitavamo in la via principale via Sassari, al primo piano, abbiamo visto una fiumana di persone che passavano andando verso la campagna, con materassi, cuscini, coperte e ci siamo meravigliati, ho detto “cosa?’. Allora abbiamo chiesto “Che cosa?’, “Devono bombardare ad Alghero’. La mattina si è sparsa la voce che avrebbero bombardato Alghero la notte e la maggior parte della popolazione, soprattutto i più, i più indigenti, ecco i più poveracci con coperte e materassi andavano a dormire negli oliveti.
È stato un, mio padre era capo, aveva la scuola, ma dice “ma questi sono tutti matti, sono fuori di testa loro’, comunque mio padre era in lezione didattica al palazzo delle elementari attuale, che ha costruito mio nonno oltretutto, era il 1902-1903, ed ad un certo punto abbiamo visto il segretario politico, allora si chiamava così il segretario responsabile del partito nazionale fascista, il segretario politico, il podestà, il podestà era il sindaco di allora, il Vescovo Monsignor Sciuchini, li abbiamo visti in via Sassari andare verso le campagne accompagnati da dei vigili urbani per convincere la popolazione a rientrare, perché si era sparsa la voce che Alghero l’avrebbero bombardata la notte. E’ una cosa stranissima, poi a cose fatte abbiamo capito come cosa era successo e c’è tutto un romanzo, c’è da parlare per settimane. Comunque, rientra la popolazione e la notte suona l’allarme, come suona l’allarme immediatamente abbiamo sentito le bombe, no, prima andava suonato l’allarme, ma l’allarme dopo i primi scoppi, dopo un po’ hanno, abbiamo sentito le esplosioni delle bombe e diverse bombe sono cadute vicino a casa nostra e c’era la palestra dove adesso c’è quell’edificio commerciale, la palestra delle scuole elementari, li c’erano i cosi, i ricoveri antiaerei, fatti abbastanza bene, cioè la bomba doveva cadere sul ricovero altrimenti perché erano, erano praticamente dei tunnel scavati a zigzag con all’interno paraschegge per cui nell’eventualità che una bomba fosse caduta sul… sul rifugio, sul ricovero antiaereo avrebbe al massimo ucciso quelle poche persone c’erano sul posto e le altre si sarebbero salvate. Diverse bombe sono cadute li in palestra, senza conseguenze per le persone. È successo questo, che in Sardegna c’era allora il CAT, Corpo Aereo Tedesco, ad Alghero, Alghero era un ottimo, c’era un ottimo aeroporto, da qui partivano gli aerei Italiani e Tedeschi per bombardare Gibilterra, era il… era un grosso campo, un campo di aviazione molto importante e quindi hanno cercato gli Inglesi… gli Inglesi, gli Inglesi bombardavano di notte e gli Americani bombardavano di giorno.
Questi dopo il tramonto, abbiamo sentito queste prime bombe e l’allarme, questi aerei inglesi hanno cercato di entrare nell’aeroporto per bombardare l’aeroporto cioè hanno lanciato, lanciavano delle bombe, non bombe gigantesche ma bombe di piccolo, di piccolo e medio calibro per distruggere gli hangar e gli aerei a terra. Come si dice, l’aeroporto c’era la difesa aerea tedesca, la contraerea tedesca, non ricordo come si chiamasse non era CAT, vabbè , i Tedeschi avevano, l’aeroporto era gestito da Italiani e Tedeschi, cioè Italiani e Tedeschi ed i Tedeschi hanno provveduto alla difesa contraerea dell’aeroporto e questo lo abbiamo visto a distanza di anni e avevano creato tutto intorno all’aeroporto una barriera di pezzi di artiglieria contraerea e durante quando c’è stata l’incursione degli… degli Inglesi i Tedeschi erano già avvisati perché avevano sull’estremità di Punta Giglio un… un radar, noi non sapevamo niente, noi Italiani, non sapevamo cosa fosse neanche un radar neanche un idea. Quindi avevano già captato l’arrivo di questi Inglesi e quando sono arrivati sull’aeroporto hanno trovato una una muraglia di fuoco contraereo, gli ha impedito non solo, non un solo aereo inglese anche salendo di quota a lanciare una bomba dentro l’aeroporto e come succede in tutti in tutti… in tutti… in tutti i raid militari una volta che gli aerei, gli aerei militari aerei, una volta che gli aerei partono con delle bombe assolutamente non devono ritornare con le bombe a bordo perché è pericolosissimo, quindi devono con le buone o con le cattive sganciare le bombe su un altro obiettivo. Quindi anziché sganciarle in mare come facevano, hanno fatto altre volte, gli Inglesi erano più parsimoniosi, le bombe che non sono riusciti a lanciare sull’aeroporto perché c’era la contraerea la CAT, no corp… , sapevo il nome della… la flak, credo fosse la flak, flak la contraerea Tedesca, la flak glielo ha impedito e le bombe le hanno lanciate sulla città, sulla città ed hanno fatto un disastro, hanno centrato la cattedrale, hanno distrutto…, hanno centrato la il seminario, hanno centrato il palazzo vescovile, hanno centrato la chiesa di San Michele, sembrava c’è l’avessero con le chiese.
Quindi questo è il coso del bombardamento, quindi l’indomani mattina siamo andati in giro a vedere un po’, io ho visto proprio davanti, nel tratto di Alghero è pratico lei si? Ecco tra il mercato di Alghero e le scuole elementari costruite da mio nonno ai primi del ‘900 , c’era l’asfalto e io ricordo che la mattina che trovavamo i proiettili delle mitragliatrici che avevano segnato sull’asfalto una tratteggiatura una ticchettatura, ta, ta, ta, ta, e abbiamo girato, siamo andati a vedere, c’era in via Carlo Alberto, c’erano montagne di detriti, case accatastate cioè. Comunque l’indomani mattina, che è la cosa più allucinante, il prefetto, il prefetto di Sassari anziché mandare squadre di, c’era la… come cavolo si chiamava… UNPA, l’UNPA era una specie di organizzazione civile che dipendeva dal prefetto, Unione Nazionale Protezione Antiaerea dove c’erano volontari e non volontari che andavano ad operare dove era successo un bombardamento, per… per tirare fuori le salme e se possibile salvare prima i vivi e poi i morti.
Quindi la cosa allucinante è stata che l’indomani mattina, il prefetto al posto di mandare squadre dell’UNPA a liberare i morti o gli agonizzanti sotto le macerie, ha mandato dei funzionari degli agenti del controspionaggio per capire chi avesse sparso la voce la mattina che Alghero sarebbe stata bombardata la notte. Ed è una notizia confermata dai fatti. Io poi ho avuto, adesso non so se faccia bene o male a dirlo ma, io avevo io ho fatto il ginnasio ad Alghero, l’assistente… l’insegnante di religione del ginnasio era Schirru, il fratello di quello che era stato fucilato perché aveva tentato di assassinare Mussolini, tutto il resto della famiglia di questo Schirru aveva chiesto perdono a Mussolini e avevano chiesto di cambiare cognome, questo invece che era un dritto e la pensava come il fratello assassinato fucilato, si è fatto prete senza avere vocazione, come prete lui era intoccabile e questo per la cronaca, dopo il bombardamento noi siamo andati via, finito insomma quando poi c’è dopo l’armistizio siamo rientrati e ad Alghero, l’Aeroporto di Alghero era importantissimo perché partivano gli aerei inglesi ed americani dall’ aeroporto di Alghero per bombardare i pozzi petroliferi in Romania, Ploesti, era più comodo farli partire da Alghero che non dalla Francia, la Francia la Francia era occupata dai Tedeschi, che non dalla Sicilia, quindi l’Aeroporto di Alghero era utilissimo per questo e c’erano ufficiali dell’aeronautica inglese, ufficiali dell’aeronautica americana.
Guarda caso io noi abitavamo in via Sassari n. 8, in via Sassari n. 6 abitava cioè la porta dopo abitava Don Schirru, il mio insegnante di religione e regolarmente non appena arrivati gli Americani e gli Inglesi, tutte le sere c’era la camionetta inglese davanti alla casa di questo Schirru, scendevano gli ufficiali a parlottare con lui. Niente di improbabile, questo è una supposizione mia ma condivisa da tanti altri, niente di improbabile che Don Schirru, che era notoriamente antifascista, avesse nella… era pieno di quattrini, aveva comprato delle campagne, avesse qualche ricetrasmittente in campagna dove avesse saputo, questo lo dicevano tutti non ero… dove saputo con certezza che la notte avrebbero bombardato Alghero. Quindi questo ha sparso la voce e la popolazione stava, è andata, molti sono rimasti in campagna dopo che sono andati via, per paura delle bombe, quelli che sono tornati sono rimasti sotto sotto le macerie. Sono rimasti più uccisi dalle case vecchie che crollavano sotto le bombe che non dalle bombe stesse. E questo lo abbiamo notato noi, che questi ufficiali inglesi dell’aeronautica veniva che venivano a prendere lezioni di italiano da mio padre, gli ho raccontato l’episodio di mio fratello Tony, Antonio, sistematicamente tutte le sere, avevano una macchina loro, si fermavano a casa, via Carlo Alberto... via Sassari n. 6 dove abitava Schirru e salivano li a parlottare e a complottare. Questo è il bombardamento di Alghero, poi noi l’indomani abbiamo, mio padre allora, autocarri non ce ne erano erano solo gli autocarri militari, c’erano stati requisiti, hanno preso dei carri a cavallo, delle tumbarelle le chiamano così e hanno caricato i mobili essenziali e ci siamo trasf… e siamo sfollati a Villanova anche perché c’era il rischio il pericolo che i bombardamenti una volta iniziati continuassero, ecco.
SU: Lei in prima persona, da ragazzo come ha vissuto il bombardamento?
GP: Io l’ho vissuto così con un senso di, il bombardamento abbiamo sentito prima l’esplosione delle prime bombe poi ha suonato la sirena e ci siamo messi dal al piano terra come consigliato, piano terra nella famiglia, presso la famiglia che abitava al piano terra, sotto gli architravi, finestre chiuse, porte aperte per evitare che l’esplosione e abbiamo aspettato la fine del bombardamento, che poi è stato un bombardamento lunghissimo ad ondate successive, hanno bombardato hanno scaricato le bombe sulla città, le bombe destinate all’aeroporto, io ho visto le bombe alcune bombe inesplose li in palestra l’indomani ed erano bombe di piccole, non lo so bombe d’aereo di queste dimensioni qui con gli alettoni o i governali non so come si chiamino, la.
SU: Mi raccontava prima invece del rapporto che aveva con gli aviatori tedeschi, che erano di stanza ad Alghero e quello successivo invece con gli aviatori inglesi da settembre in poi.
GP: Con gli aviatori inglesi io ero già, con gli aviatori inglesi erano gentili soprattutto con noi con mio padre perché mio padre gli insegnava a parlare l’italiano e mio fratello Antonio quando i due ufficiali inglesi lasciavano la macchina davanti a casa, saliva sulla jeep e la metteva in moto.
SU: Quindi non c’era mai stato un sentimento di, come dire, rabbia nei confronti delle stesse persone che avevano bombardato la città?
GP: Ma certamente non c’era simpatia ma era la guerra, non, cioè c’era un, non c’era dell’odio, c’era una specie di odio contro la fatalità contro il destino anche perché, adesso questo non so se interessi, noi io sono stato fortunato che sono nato ad ottobre, ad Alghero vigeva la leva di mare quindi i marinai andavano in marina a 18 anni, anzi l’esercito a 18 anni in tempo di guerra, in marina andava a 17 anni, io sono nato ad ottobre, marina partivano a 16 militare, tant’è vero che ho avuto in cura io quando ero in urologia, uno che un mio coetaneo del ’27 nato a gennaio, adesso non so se interessi ma è storia.
SU: Sì, sì
GP: L’ho visitato, ho raccolto la storia… questo è un mio coetaneo, non gli ho detto niente, si io sono ferito malattia muta, io sono ferito in guerra, gli ho detto “in guerra ha toccato qualche esplosivo?’ “No no Io ero in guerra in guerra’ ed io “come in guerra?’ si ha detto “Perché sono Algherese e sono nato a febbraio e sono partito nel ’43 in marina’ e allora gli ho detto “racconta, io sono coetaneo’ ho detto “coetaneo?’ [GP] “Sì’ ho detto “di Alghero?’ “di Alghero’ ‘e non è partito?’ “no io sono nato ad ottobre’, perché l’armistizio è avvenuto a settembre “lei è stato fortunato’ mi ha detto, dottò. Comunque mi ha raccontato di questo, adesso non so se ti può interessare perché questa è, questo aveva una ferita alla gamba, zoppicava, mi ha detto “Noi al momento dell’armistizio eravamo nei…’ era nei sommergibili, in genere i, gli ultimi arrivati, le reclute della marina soprattutto provenienti da zone di mare li mettevano come come mozzi nei sommergibili perché erano più piccoli si muovevano meglio negli anfratti, era nei sommergibili nell’atlantico. Nel golfo di Biscaglia c’è una, Bordeaux mi sembra ci fosse, una base fortissima, Bordeaux dove c’erano una decina di sommergibili Italiani e questo questo posso dirlo perché me lo ha raccontato lui e mi ha detto “E li sono stato ferito con durante bombardamenti Americani ad una gamba, ferito dopo l’armistizio eh’ e ho detto “Come dopo l’armistizio?’ “Eh Dottò’ mi ha detto “Al momento dell’armistizio ci ha chiamato all’adunata il, l’ammiraglio l’ammiraglio in capo ci ha inquadrati “Ragazzi noi ci troviamo, io ho giurato fedeltà al Re, sono monarchico sfegatato però sua maestà il Re Imperatore purtroppo da questo da questi guai non ci può togliere, io ho deciso per me, ognuno di voi decida per se, se aderire alla Repubblica Sociale o se considerarci prigionieri di guerra, i Tedeschi non ci considerano prigionieri di guerra, ci considerano internati’ ha detto “e ci manderanno sapete dove? Sul fronte russo a scavare trincee, se e quindi quelli che si salvano dalle bombe o dai bombardamenti Russi, sovietici e vengono catturati, i Russi li passano immediatamente per le armi, li fucilano subito perché, quando sanno che siamo Italiani li fucilano, perché dice voi state collaborando coi Tedeschi quando il vostro governo ha già…’ ha detto “ma qui siamo come prigionieri di guerra’ erano le mansioni che svolgevano i prigionieri di guerra quella di scavare trincee, picco pala e carriola, ha detto “Io ho giurato fedeltà al Re, per l’Imperatore Re Imperatore’, ha fatto si è fatto un panegirico del Re, ha detto purtroppo ha fatto questa scelta, lui ha fatto questa scelta io faccio la mia scelta, ognuno di voi è libero di scegliere ha detto “Se aderiamo ai Tedeschi avremo il riconoscimento come militari, qualunque cosa ci succeda anche a distanza, siamo sempre feriti di guerra e abbiamo diritto alla pensione, se invece decidiamo di aderire al governo Badoglio ci mandano, faremo una brutta fine’ e dice li ho detto “Abbiamo i sommergibili Italiani li, qui voi continuerete a combattere con la bandiera Italiana col fascio littorio in mezzo’ e mi ha detto “Io ho accettato e sono rimasto ferito e avevo la pensione di guerra come armacorp ‘e mi ha detto che nello sbarco in Normandia, quando è stato lo sbarco in Normandia, mi ha detto una spiaggia, la spiaggia di Omaha mi sembra dove gli Americani sono stati messi male, è stata la spiaggia dove rischiavano, dice mi ha detto lui, non lo dice nessuno mi ha detto “Dottò nella spiaggia di Omaha dove gli Americani rischiavano di essere buttati in mare li, c’erano 2500 marinai nostri Italiani nelle forze armate tedesche’ che erano suoi colleghi li alla base di Bordeaux che avevano accettato facciamo i militari riconosciuti dal punto di vista anche dalla convenzione di Ginevra, portavano l’uniforme e ha detto “Ce sono, gli Inglesi gli Americani avrebbero perso l’unica spiaggia di Omaha dove stavano, stavano andando male proprio per merito del degli Italiani che, i marinai Italiani’. Questo me lo ha raccontato uno, uno che ho medicato. Bene questo, per inciso, io sono un po’ confusionario parlo un po’ di qua un po’ di là.
Poi quindi questo, uno di questi ufficiali inglesi che venivano ad imparare l’italiano da mio padre, gli faceva lezioni, quando venivano portavano tavolette di cioccolato come per i ragazzi, oh io ero il primo di dieci figli, c’erano nove fratelli c’erano da sfamare. Tavolette di cioccolato, biscotti, razioni K ecc…. Questo ufficiale inglese parlava nelle sue lettere, scriveva al in famiglia che aveva trovato una famiglia molto numerosa dove c’era un figlio, che uno di questi che si chiamava Tony e li aveva accompagnati per vedere la città. Era senza far niente mio fratello, Antonio era del ’30 quindi aveva 3 anni in meno di me, io facevo il liceo a Sassari e lui con questi qui per due anni e dice che questi sono venuti, questi Inglesi son venuti per vedere la sua la tomba del figlio, il posto dove è caduto il figlio su Monte Doglia, hanno in base alle leggi inglesi sulle onoranze funebri ai caduti hanno riportato la salma in Inghilterra e hanno chiesto al maresciallo Baita, il comandante alla stazione dei carabinieri di Alghero che, oltre tutto curiosa la cosa, era consuocero di mio padre, perché una figlia del maresciallo Baita aveva sposato Antonio / Tony e quindi hanno chiesto al maresciallo Baita di, che volevano salutare questa famiglia di cui il loro figlio negli scritti ne parlava diceva un gran bene, una famiglia numerosa un capo di istituto e il maresciallo “Quello è mio consuocero’ ha detto “Sì, sì’ allora questi Inglesi avevano, non sapevano dire una parola di Italiano niente solo inglese e avevano un interprete uno che faceva l’interprete, sono venuti hanno salutato mio padre son venuti hanno voluto vedere la casa che che lui gli descriveva, lo studio dove mio padre gli insegnava l’italiano a questi a questi due ufficiali inglesi e poi volevano vedere se potevano salutare Tony, Tony Tony mio padre gli ha detto “Mio figlio è a Cagliari sta facendo l’università in ingegneria’, sia ha fatto dare si han fatto dare l’indirizzo, sono andati a Cagliari, hanno trovato mio fratello Antonio l’hanno inviato a cena, un pranzo hanno fatto un pranzo nel miglior ristorante di Cagliari e l’hanno salutato con baci e abbracci pregandolo di andare a trovarli, gli han dato l’indirizzo per andarli a trovare in Inghilterra. Poi mio fratello ha pensato a laurearsi e poi a svolgere, adesso non per vantarmi ma mio fratello era un intelligenza superiore alla media, Antonio, si è laureato in ingegneria a Cagliari senza incozzi e senza…, è diventato l’ingegnere, il direttore del più grande acquedotto d’Italia, l’acquedotto del Flumendosa. Eh l’acquedotto l’ha condotto mio fratello Antonio era il direttore del, quando è andato in pensione, il direttore dell’acquedotto del Flumendosa.
Quindi mio fratello non c’è potuto andare in Inghilterra a trovare i familiari di questo Tony, di questo ufficiale inglese.
SU: Mi raccontava invece prima, che durante l’intervista non lo abbiamo detto, degli aviatori invece tedeschi, che mi diceva erano comunque delle persone molto acculturate.
GP: Gli ufficiali, gli ufficiali ecco questo particolare, gli ufficiali mentre i militari tedeschi come diceva Hitler avevano tutti, il soldato di fanteria aveva il bastone di maresciallo nello zaino, questa battuta se la ricorda si? Cioè per dire uno, un soldato purché valoroso se valoroso, coscienzioso, con senso del dovere e con spirito di ingegnosità e spirito di sacrificio poteva diventare generale, da soldato poteva diventare generale. Per l’aeronautica non era così, non c’era l’ignorante che potesse diventare pilota di aerei, era un pilota di aereo che aveva una sua preparazione, una sua cultura, una sua esperienza, fondamentali. Quindi, questi ufficiali che venivano da noi per Algh… al ginnasio erano persone coltissime, venivano a consultare testi latini del ginnasio, nella cui biblioteca allora c’era stata la, era la biblioteca del ginnasio era ricchissima perché con la legge Sicardi, quelle che hanno espropriato i beni della chiesa tutta la biblioteca dei, dei dei dei padri, della chiesa di San Michele, era passata era incamerata nel ginnasio per evitare che venisse buttata via. Mia nonna per esempio, nonna Sotgiu, la chiesa di San Michele non la chiamava la Chiesa di San Michele, lei parla Algherese, sì? Ecco diceva, la chiesa del collegio, la chiesa del collegio, perché c’era il collegio dei Gesuiti. Mia nonna, la chiesa del collegio, collegio San Michele e la piazza del ginnasio dove c’è scritto piazza del ginnasio era la piazza del collegio, mia nonna chiamava la piazza del ginnasio piazza del collegio, quindi c’era questo e quando c’è stato con la legge Sicardi, credo siano state le leggi che hanno incamerato i beni della chiesa, c’era questa biblioteca dei sacerdoti, dei dei Gesuiti di San Michele e ad un certo punto, parte li avranno distrutti e parte li hanno messi nella biblioteca del ginnasio e quindi c’erano dei testi latini interessantissimi, ecco perché questi ufficiali tedeschi nelle ore libere venivano ad aggiornarsi, chiedevano il permesso ed erano correttissimi. Altro poi non, altre domande da fare ?
SU: No, in realtà no, se voleva aggiungere qualche altro particolare su quel periodo, se si ricorda ad esempio, avevate problemi ? Era cambiato qualcosa nel mangiare, nel reperire alcune particolari cose, difficoltà in generale?
GP: Il mangiare c’era la fame, chi ci ha tolta la fame sono stati i nonni degli Spanedda di qua, che avevano il mulino e questo ogni tanto buscava 1 o 2 Kg di semola di grano messa da parte e andavo io con la la borsa da studente, studente al ginnasio quarto, terza quarta e quinta ginnasio, con questa borsa e mi metteva dentro un sacchetto con 3 Kg 4 Kg di semola ed era la cena per tutta la famiglia. Il padre è stato, il signor Spanedda, non mi ricordo il nome, bravissimo eh. Questo particolare, poi altre volte riuscivamo attraverso, mia madre riusciva ad avere attraverso amicizie eccetera del grano, del grano 5 Kg di grano per volta, io avevo l’abbonamento ferroviario perché viaggiavo a Sassari, ero iscritto alla prima alla prima liceo poi alla seconda poi alla terza liceo e andavo con la sera andavo con la mia borsa da studente con i miei 5 Kg di grano ad Olmedo, scendevo li andavo da delle maestre elementari e lasciavo la borsa li, queste la prendevano e la portavano dallo dal nipote del loro padrone di casa che aveva un frantoio, aveva un mulino, macinava questo grano si tratteneva la crusca e mi dava 5 Kg o 6 Kg, forse mi dava 3 kg e mezzo di farina e con quella facevamo il pane.
SU: Va bene.
GP: Erano anni di fame!
SU: Grazie, no dica dica.
GP: No no, sto pensando, a pensarci bene sono uno dei pochi superstiti e a 90 anni non sono tutti che sono arrivati. Sì, altro è stato, mi ricordo questo anche che dopo i 16 anni, vediamo ’43, dopo i 15 anni si entrava nella premilitare, un addestramento premilitare, moschetto ’91 di quelli a baionetta reclinabile ed eravamo andati nel marzo, febbraio, marzo, febbraio marzo del ’43 a Sassari per 5, 4/5 giorni alloggiati in una la cosiddetta caserma Bruno Mussolini sono andato, di Sassari è pratico? La chiesa di San Giuseppe c’è l’ha presente? Di fronte ci sono delle scuole, quella era la caserma dell’Opera Balilla, l‘hanno trasformata in scuola, c’era un salone c’era… abbiamo siamo rimasti alloggiati li e poi andavamo alla colonia 9 maggio, lo sa dove è a Sassari la colonia 9 maggio ? Andando verso Sorso, lasciando la città ad un certo punto si entra in un una vecchia colonia, era la colonia 9 maggio, adesso non so come la chiamino, hanno aperto la strada di questa cosa, era una colonia dell’Opera Balilla dove, facevamo i tiri abbiamo fatto i tiri con il moschetto ’91, però erano pallottole da esercitazione, davano il contraccolpo sulla spalla molto più delicato e dolce che non la pallottola. E ricordo quel particolare li, che rientrando i da premilitari, i più grandi della premilitare ricordo cantavano questa “E se vengono in Sardegna romperemo culo e fregna’ questa battuta cosi, era fra le tante canzoni, avevamo 15 anni, si 15 i 16 li ho compiuti ad ottobre dopo l’armistizio e mi è andata bene.
SU: Va bene, grazie mille.
GP: Se ha qualche altra domanda.
SU: No, in realtà abbiamo affrontato le principali tematiche.
GP: L’ho annoiato anche troppo.
SU: No, no, la ringrazio ancora.
GP: La mattina, la mattina del 18, la mattina successiva, Pippo Ruchi che poi è diventato medico a Cagliari, ottimo medico, il figlio era il nipote di quell’ufficiale.
SU: Ah sì, sì.
GP: Era ospite, doveva partire a Cagliari ed ha trovato la stazione ferroviaria bombardata e mi ha raccontato poi, ci siamo sentiti per telefono o per lettera che hanno preso la stazione, han preso il treno all’altezza della chiesa di San Giovanni, c’è l’ ha presente? Quindi la stazione arrivava, il treno arrivava davanti davanti all’asilo infantile, gli ho chiesto come hai fatto? Mi sono dovuto portare il bagaglio, valigie ed altre cose sino alla, oltre la chiesa di San Giovanni a piedi perché la stazione era dissestata, avranno bombardato anche la stazione, avevano bombardato dappertutto. Bene, Giovà chiedi a mamma se ha qualcosa da offrire.

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Stefano Usai, “Interview with Gavino Pala,” IBCC Digital Archive, accessed April 26, 2024, https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/collections/document/8278.

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