Interview with Marisa Bianchi

Title

Interview with Marisa Bianchi

Description

Marisa Bianchi remembers her wartime years at Sesso, a rural hamlet in the Reggio Emilia province. Stresses the abundance of locally farmed food and emphasises how billeted German troops were friendly and supportive, even if she and her family had to work for them. Recalls "Pippo" coming over every day at the same time. Curses it for the fear it caused and describes two episodes connected with its menacing presence: being machine-gunned while working and the sight of her house under attack, an incident in which a relative died as the consequence of emotional shock. Explains her revulsion of Fascists, feared for their brutality and recollects the killing of her cousin on the last day of war. Describes wartime episodes: Fascists executing four partisans and torturing suspects; Germans shooting people on the Crostolo bank; a young worker being shot by mistake for carrying a bundle mistaken for a bomb. Recalls providing accommodation to evacuees from Reggio Emilia and the widespread enthusiasm at the end of the war.

Date

2017-09-12

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00:33:09 audio recording

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Contributor

Identifier

ABianchiM170912

Transcription

FC: Questa intervista è condotta per l’International Bomber Command Centre. L’intervistato è Marisa Bianchi. L’intervistatore è Francesca Campani. Siamo a Sesso, provincia di Reggio Emilia, è il 12 settembre 2017. Possiamo cominciare. Allora, la prima domanda che ti faccio è cosa ti ricordi di quando eri piccola, cioè.
MB: Avevo otto anni allora, ero piccola davvero.
FC: Cosa faceva la tua famiglia? Dove vivevi? Avevi fratelli?
MB: Vivevamo sempre a Sesso, fratelli non ne ho perché c’ho una sorella.
FC: Ecco.
MB: Eravamo, stavamo vendemmiando, arriva Pippo e noi giù, tutti nel fosso, gaemo un fosso. Ha cominciato a mitragliare, ha tagliato tutte le gambe degli scaletti. Per fortuna che c’era la bonifica che ha riparato le schegge. Se non morivam tutti quanti, da bom. Eh ohi. E poi abbiamo avuto anche che na volta han preso, ste Pippo, la bonifica, sai c’eravamo la bonifica in fondo ai nostri campi, l’avevamo presa per la stazione, per la ferrovia che era dietro la casa dell’altro contadino. Han mollè na bomba, guarda, non ti dico, ah, è successo la malora, tutti i vetri crollati.
FC: Della vostra casa.
MB: Tutti, anche quelli dell’altro contadino, davvero c’era venuto un buco che l’era enorme.
FC: E voi dove vi eravate nascosti?
MB: Noi eravamo nascosti in casa, dove che possiamo nascosti? Non c’avevamo mica il rifugio o cose del genere.
FC: Non ce n’erano lì?
MB: No, in campagna cosa vuoi che sia. Mamma mia, Gesù, e poi noi abbiamo avuto i tedeschi in, sai che, tu a Sesso non ci sei mai stata. E’ dove abitavamo prima, adesso è un casino che non si capisce più niente, ma avevamo un bosco.
FC: Ah.
MB: E la sera erano tutti messi coi carri armati, le camionette, tutti sotto lì. E avevamo i comandanti che allora vivevano nella villa e i soldati vivevano su nel fienile. [unclear] sta mattina doveva fare il pane. Davano la roba a loro, eh. La farina, portavano tutto facevano presto loro! Andavano a casa dei contadini, prendevano quello che volevano. E star matene e sai come fa il pane che c’era la, daghe l’amleri in poche parole. E io che, ero già, avevo già la lingua lunga allora, volete il pane? Giù alla mattina alle cinque a gramolare, [unclear] pan. [unclear] E il [unclear] c’aiutavo io ma loro s’arrangiavano sai. No eh guarda, noi li abbiamo avuti per quaranta giorni però son stati perfetti eh, a posto. Solo un giorno che due hanno cominciato a litigare e a sparè in elta e il comandante le [unclear] li ha spediti tutt via, li ha spediti in guerra, al fron in poche parole.
FC: Ah.
MB: Se no guarda, è solo che dopo, quando sono partie il 24 di aprile che sono poi morti tutti al Po, perché loro credendo di essere al Po, di essere già fuori ma è mort tutt al Po, eh. Marino ha preso via la scala del fienile, guai a chi va su. Sono venuti i carabinieri, hann raccolto due ceste così di bombe a mano, proiettili, sai, loro dormivano su nel fienile.
FC: E non c’erano più però. Erano scappati.
MB: No, no, erano già andati.
FC: Il 24.
MB: Il, loro sono andati via il 24. Pensando che, di arrivare al Po e di essere già fuori. Invece i mort nel Po. Han detto, eh, perché ovviamente, al Po non ci sono stata comunque l’han detto. Fat na brutta fine. Però erano maledetti. Nel senso che loro andavano nel confronto degli altri. E serviva la carne, andavano a prendere dal contadino un vitello senza pagarlo. Lo uccidevano nel nostro prato, ed era pena quel giorno, ma guarda un po’ che roba. Noi non abbiamo mai fatto la fame perché c’hann sempre dato tutto. Io ho fatto la cresima che quelle fotografie lì le deve avere ancora tua madre, che una volta la rileghi e ci porto vi l’album perché mi ha promesso che me le stampava e non me le ha ancora stampate.
FC: Va bene.
MB: Fatto la cresima. Sai quante scatole di cioccolata? Loro avevano la cioccolata in scatola i tedeschi.
FC: Eh. E te le hanno date?
MB: Orche!
FC: Perché sapevano che avevi fatto la cresima.
MB: Che ho fatto la cresima, la cresima.
FC: E quindi loro.
MB: No, no, guarda, son stati buoni, buoni, mai successo niente. Solo un giorno sti due cretini han litigato, uno ha sparato in alto.
FC: E ce n’erano di partigiani lì intorno? Ti ricordi qualcosa?
MB: Ma io ho ott’ann, cosa vuoi che mi ricordi?
FC: Ah non lo so, magari.
MB: Mi ricordo che dicevano che si erano nascosti nei campi e me sai, a otto anni che cavolo vuoi che sapessi. Io mi ricordo quelli lì i tedeschi perché avevo sempre avu per ca’ per quaranta giorni. Se no i partigiani sapevo che c’erano però a Sess non so mia se n’era, se c’erano a Sesso proprio, mah non lo so, quello non lo so.
FC: Ma, ehm, ti chiedo questa cosa qua. Ti ricordi quando è iniziata la guerra proprio? Cioè prima non c’era la guerra e dopo è iniziata.
MB: E dopo c’era la guerra.
FC: Ti ricordi quel momento lì? Cosa facevi? Andavi a scuola?
MB: Andavo a scuola, sì, sì.
FC: Dove andavi a scuola?
MB: Allora, avevano occupato la scuola. Allora mio padre e degli altri papà han preso su in soffitta in casa di un contadino, ci si portava la mattina con due pezzi di legno per uno per scaldarsi. E così che noi non abbiamo perso l’anno, hai capito? E quelli che non sono venuti hanno perso l’anno. Nella scuola con due pezzi di legno per uno, poi c’erano una di quelle stufette sai la Becchi come si chiamavano sì, la Becchi e noi li avevamo in casa la Becchi. C’erano nelle camere ve’. Era la villa padronale, c’era una nella camera della nonna, una, meno che nella mia e di tua madre. Alla mattina, se ti alzavi la notte a far la pipì, era ghiacciata, ve’. Era, perché noi avevamo proprio la camera a nord. Di andare a dormire col prete poi tiravi via, andavi sotto. Invece nella camera della nonna e quella della Iona c’era la Necchi, la Becchi, quelle stufette sai a piani.
FC: E a scuola parlavate della guerra?
MB: Oh, chi si ricorda.
FC: Non ti ricordi?
MB: Non mi ricordo.
FC: E se, non so.
MB: Mi ricordo solo che mi portava il papà con la bicicletta in canna, e che c’era sta borsa con due pezzi di legno da portare per scaldarci lassù perché eravamo su in soffitta. Però la guerra chi se la ricorda più. Sai, a parte che ero piccola, perché è finita la guerra che nel ’40?, ‘45, mi sono del ‘36, fa un po’ te i cunt, avevo nove anni.
Fc: Eh beh, però mi stai raccontando delle cose.
MB: Sì, ho capito, però certe cose non te le ricordi. Per esempio nella notte, la notte del 23-24, c’hann detto i tedeschi: ‘andate via, in mezzo alla campagna!’. Siamo andati a casa di un contadino, noi e tutta la famiglia intorno. Alla mattina il nonno voleva andare a vedere perché sai c’era le mucche da mungere così. Invece Nino, il figlio della Wilma, ha detto ci vado io perché vado più svelto a correre. L’hanno ucciso poco distante da casa.
FC: Chi l’ha ucciso?
MB: I tedeschi e i fascisti di Sesso.
Fc: Ah ecco.
MB: Sì, è il 24 aprile. E Il 25 ghe stè la liberazion, e lui avev disdott ann. Diciotto anni aveva. A fam, no zio ci vado io che corro corro più veloce, faccio prima ad andare a vedere cosa c’è. Loro erano già partiti, tutti quanti, le rivè a un poc distan da ca non so quanto. La casa più vicino l’hanno visto quando l’hanno ucciso. L’hann fatto mettere in ginocchio e [mimics shooting noise], gli hann sparè. E pensa che c’era uno di Sesso, che sua figlia abita sopra tua mamma, nell’attico. E una volta ha trovato la mamma di quella ragazza lì, lei è già morta perché aveva un tumore al seno, e ora ci siamo trovati lì giù, io c’ho chiesto delle sue figlie perché andavamo a scuola assieme con una cosa. La disi: ‘cosa vuoi che ti dica?’, la disi: ’è proprio vero’, la dis che le malefatte dei vecchi si sono rivoltate contro i figli. C’era morto già la figlia lì, morto il figlio con un tumore,
FC: Mamma mia.
MB: Sì, proprio mamma mia.
FC: Ehm, volevo provare a richiederti ancora se ti ricordi altre volte che è venuto Pippo, cioè cosa si diceva di Pippo?
MB: Quando arrivava Pippo tutti sparivano, sparivano tutti quanti.
FC: Veniva tutti i giorni?
MB: Tutti i giorni passeva su ma tanta [unclear] ciapè Pippo, ti dico. Sì, sì, guarda che una volta, non so della via, ha buttato delle bombe dove, e a noi ci sono crollati tutti i vetri un’altra volta. C’era la Lidia, la figlia della Ione, la sorella della Mirella, aveva avuto la difterite ed era già in convalescenza, lo spavento, la paura, l’è morta sul colpo. Aveva cinque anni, sì. Sai che solo la Mirella, ce n’erano già morti due, e tre con la Lidia ne g’avu quattre. Perché una era nata quando sono nata io, io sono nata la mattina e lei era nata al pomeriggio di sette mesi solo che in quei tempi lì! E sì, Pippo l’era maledetto eh. Non ti so dire se era inglese o se era americano, ste Pippo.
FC: E tu lo sapevi perché faceva così?
MB: Ma cosa pe de che, faceva, passava e mitragliava.
FC: Cosa pensavi di Pippo?
MB: Ciapa tante [unclear], ho pase tante di quelle paure a noi, sai c’avevamo il portico prima della stalla e c’eran le arcate. Le avevamo riempite tutte di paglia, le balle sai. L’ha fat na mitraglieta, per fortuna che non hanno preso fuoco. Aveva riempito le balle di proiettili. E quand [unclear] sai Marino le apriva poi dopo, poi si usavano, no, saltavano fora come i cosi.
FC: I proiettili.
MB: Sì. Che lur sa chissà cosa si credeva che fossero, c’era, sai nelle arcate tutte ste balle di paglia. Bel Pippo!
FC: E quindi cosa, cosa facevate quando arrivava Pippo?
MB: Eh, ci si nascondeva dove si poteva.
FC: E ti avevano spiegato cosa fare?
MB: Si andava in cantina, si scendeva nei posti più chiusi. Non c’era un rifugio, non c’era niente e non. E infatti i tedeschi avevano messo tutte le balle di, di paglia contro le finestre dentro per paura che Pippo passasse e mitragliasse. E la mess tutte le balle di paglia.
FC: E passava di giorno o di notte Pippo?
MB: Passava a qualunque orario, non c’era preoccuparsi, mattina, pomeriggio, notte.
FC: Tutti i momenti.
MB: E la notte, caro mio, si metteva la luce si metteva sopra perchè sta su un po’ unita perché le vedeva lui quelle luci accese di notte. C’era così, la vita là di quei tempi lì.
FC: E quando stavate nascosti, no?
Mb: Eh.
FC: Cosa facevate? Come passavate il tempo?
MB: A parlare.
FC: Parlare. Anche te.
MB: Sì eh.
FC: E c’erano altri bimbi?
MB: Sì, c’era altri bimbi, quelli di quella signora che abitava nel nostro cortile, ma sì ma si univa tutti eh. Mamma mia.
FC: E facevate dei giochi per distrarvi?
MB: No, no, no, stavem tut là, a tremare dalla paura perché.
FC: Avevate paura?
MB: Ah Madonna, se avevamo paura. Perché aveva fatto, buttato ste bombe nel prato di quell’altra famiglia che aveva preso la ferrovia per la bonifica. [unclear] un buso enorme. E sai, se ti buttano una così sulla casa, [makes a whistling sound]. Ma quella volta lì, quella mitragliata degli scaletti, tut dentro al foss.
FC: Eravate tutti a vendemmiare.
MB: Tutti a vendemmiare eravamo.
FC: E come avete fatto a capire che era.
MB: Allora, sintu arriver e allora giù, tutti nel fosso.
FC: Tutti nel fosso.
MB: E lui ha cominciato a mitragliare, a tagliare tutte le gambe degli scaletti. E per fortuna che poi dopo le schegge si sono fermate contro il coso della bonifica perché noi eravamo più bassi e la bonifica era più alta. Si fermedi tutti là, se no. E per fortuna che nel fosso non c’era acqua, perché sai era uno di quei fossi che si riempivano d’acqua, eravamo in settembre. L’acqua non c’era più, ma che usavano a annaffiare tutti i campi, tutti i cosi. Guarda che l’altro giorno venivo da casa da Reggio con Rico e [unclear], Rico, ti ricordi te, ma le e fa Rico, hai ancora in mente? Oh, se l’ho ancora in mente, porca miseria, altroché. La paura!
FC: Quella storia qua.
MB: Sì, quella storia lì della vendemmia e degli scaletti. E dopo [unclear] fer tutti i gambe nuve di scalette eh. Quelle cose lì, se, adesso non lo so ma se le ricordava anche tua mamma, tua nonna, la Laura.
FC: E tu te lo ricordi cosa faceva la Laura? Cosa, te la ricordi la Laura a quei tempi lì?
MB: La Laura aveva dodici anni più di me sicché lei aveva già più di vent’anni.
FC: E anche lei si nascondeva dove andavi tu?
MB: Anche lei. Sì, no, quando arrivava Pippo erano tutti unì, nelle cantine, nei posti, chissà, forse si pensava che fossero più sicuri, mah. Meno che nelle stalle perché le stalle sai eh, sono tutte esterne e ci si andava nelle cantine perché erano in mezzo alla casa, insomma, erano più. Beh sì, i tedeschi hanno proprio così.
FC: E i fascisti invece, cioè, ce ne giravano un po’? Li hai conosciuti,
MB: I fascisti erano schifosi.
FC: Te li ricordi?
MB: Sì che me li ricordo. Noi avevamo il cortile che guardava dritto alla cooperativa di Sesso. Noi sentivamo gli urli di quelli che torturavano, i fascisti.
FC: E cosa facevate, niente?
MB: Te fa [unclear]? Te scoltè o ti tappavi le orecchie. C’è uno che c’hann levato proprio tutte le unghie, tutti gli urli e poi l’hann stirato.
FC: Col ferro.
MB: Sì, col ferro. In cooperativa a Sesso.
FC: Tu sapevi, ti, tu cosa pensavi quando eri piccola di queste cose qua? Cioè, cosa.
MB: Che erano schifose.
FC: Sapevi che era, capivi perché c’era questa guerra, come funzionava la guerra?
MB: Capivi, capivi che c’era la guerra e basta.
FC: Nessuno ti aveva spiegato?
MB: No, neanche a scuola.
FC: Neanche a scuola. Non se ne parlava.
MBV: Eh, sì, sì! Noi sì, sentivamo urlare, gli urli, sai te tira via le unghie. Poi l’hann stirato bene poverino. Poi dopo sono andati nel prato, di quelli che ghe hann buttea la bomba. Ne hanno ucciso diciotto.
FC: Nello stesso posto dove era caduta la bomba?
MB: Sì, pochino più spostati ma i hann mazzè tutt.
FC: Perché?
MB: Erano partigiani proprio.
FC: Erano partigiani.
Mb: Tutti Manfredi, Miselli, tutti.
FC: E questo aereo che ha sganciato questa bomba, no?
MB: Era Pippo.
FC: Era Pippo, ma ne ha sganciate delle altre di bombe?
MB: Ne ha sganciate, non so dove, più in un altro posto ma sa sgancià solo quella lè.
FC: Solo una.
MB: Solo una. Mitragliet, quante mitragliet non so quante ne ha fatte, però una bomba l’ha butta sol quella lè. Finì la guerra dopo sono andati a riempire il buco, sai, tutti i contadini si sono uniti con cariole, con badili per riempire ste bus chel so mia quant temp e g’hann mess. Sì, n’è bella storia l’è quella li va’. Davvero eh. Noi al 25 aprile eravamo tutti nella curva di Sesso, sai, quando c’è la curva lì e g’era la co, la come si chiama, la bilancia quel che ci davano i carri a pesare, e riveva i american, venivano tutti da Cadelbosco. Insomma per noi venivano da Cadelbosco, poi non so da dove venissero. Comunque, mamma mia.
FC: E cosa successe il 25 Aprile?
MB: Niente, tutti a batterci le mani, contenti, perché eran sparì i tedeschi e ghe iera i americani.
FC: E gli americani cosa facevano?
MB: Niente, andavano, sono andati tutti a Reggio.
FC: Ah, sono solo passati.
MB: Sono solo passati.
FC: Non si sono fermati?
MB: No, no, no, no. Sono solo passati. Gli americani sono solo passati poi si sono fermati a Reggio. Si sono fermati a Reggio ma un giorno o due, poi sono proseguiti per Modena, Bologna, tutt.
FC: E quindi dopo che sono andati via i tedeschi dalla casa,
MB: Sì, sì.
FC: Voi siete rimasti lì?
MB: Sì, sì, noi siamo rimasti lì.
Fc: E cosa, come è funzionato il dopo? Cioè.
Mb: Eh, dopo ha ripreso la vita di prima di, che scoppiasse la guerra. Noi siamo rimasti nella villa perché eravamo nella casa vecchia. La padrona, lei è andà da stè a res, e noi avevamo preso la villa. C’era quattro camere da letto. Eran me, tua mamma e la Mirella, che dormivamo nella camera più fredda. E poi c’era la nonna e Marino in un’altra e l’altra l’aveva affittata a due sposini che erano poi i figli di quelli poi che erano venuti ad abitare nella casa vecchia. Poi anche lì si è ripreso la vita di prima.
FC: Tu hai ripreso ad andare a scuola?
MB: Eh sì, dopo a scuole s’è liberede. Allora ti voglio chiedere se sei fidanzata?
FC: No. [laughs] No, vedi che non è qua.
MB: Ah non, ah avevo sbagliato dito.
FC: Sì, sì, sì. Bene, allora, c’è qualcos’altro che ti viene in mente della guerra, qualcosa che mi vuoi raccontare?
MB: No, non mi
FC: Qualche emozione? Qualche, non so, qualche episodio legato, non so, a degli amici?
MB: No, sai com’è, eravamo.
FC: A cosa trovavate da mangiare?
MB: Ah noi, noi non abbiamo mai fatto la fame, no. Sai, i contadini non hanno mai fatto la fame. I contadini c’avevano tutto, i polli, conigli, c’avevamo tutte le uova. Fatto la fame erano quelli che. Guarda che hanno ucciso un ragazzo, ecco, quello, un ragazzo che andava a lavorare alla Reggiane allora. Era un fratello di una mia amica. Aveva sotto il braccio, aveva una mela e un cono, un pezzo di pane, era il suo pranzo. L’han sparè perché [unclear] gli una bomba sotto la braccio.
FC: E dove gli hanno sparato?
MB: A Sesso.
FC: Chi?
MB: I tedeschi.
FC: Così?
MB: Era il suo, il suo pranzo era, una mela e un pezzo di pane.
FC: Andava verso le Reggiane.
MB: Andava verso le Reggiane.
FC: Prima che le bombardassero quindi.
MB: [unclear]
FC: Quindi tu i bombardamenti che ci sono stati a Reggio di grossi non te li ricordi?
MB: No, non me li ricordo quelli lì, no.
FC: Non ne hai neanche sentito parlare, all’epoca?
MB: No, proprio no.
FC: Era proprio distante.
MB: Noi abitavamo a Sesso, sapevi quello che succedeva a Sesso. Fuori.
FC: Ah, beh, sì.
MB: So che hanno bombardato Reggio però non. Insomma, noi eravamo troppo lontani da Reggio. Hanno ucciso altre persone sull’argine del Crostolo, che andavano a lavorare anche loro a Reggio e facevano l’argine del Crostolo perché eran fuori nella via principale che [unclear] e li han ammassè sull’argine del Crostolo.
FC: Sempre i tedeschi.
MB: Sì. I fascisti hanno ucciso quegli altri quattro lungo la nostra strada. Facevi la curva e li hanno uccisi lì [unclear] la mateina.
FC: C’era la nonna che mi ricordo che mi diceva che a un certo punto c’era un morto. Avevano trovato un morto. Tu non te la ricordi questa cosa qua? Che in un fosso, in un angolo, da qualche parte, a Sesso hanno trovato sto morto, questa cosa non te la ricordi.
MB: Non me lo ricordo. Mi ricordo Nino, figlio della Wilma, il fratello di Enrico, che l’hann trovato in un fosso, in mezzo alla campagna, che l’hann massè lì. Disdott ann.
FC: Sarà quello lì.
Mb: Però altri non mi ricordo. Sai poi sono passati tanti anni che poi le cose.
FC: No, no, ma va bene. A noi, a me interessa sapere cosa ti ricordi. Cioè, non.
MB: Sì, no, ho capito ma certe cose poi dopo ti passano dalla mente, non te le ricordi più.
FC: Sì, sì, lo so.
MB: E’ passè per la miseria, sessantacinq’ann, ottant’ann, eh.
FC: Eh!
MB: Ti ricordi quello che hai vissuto in casa tua, avevi vissuto intorno, hai capito?
FC: Eh, quello, quello, quello a me interessa. Sì.
MB: Mamma mia.
FC: E tua mamma? Non ne hai parlato di lei? Come,
MB: Chi?
FC: La mamma.
MB: Ah, mia mamma? Ah, mia mamma era addetta al forno lei. Faceva.
FC: Era addetta al forno.
MB: Al forno, [unclear] pan per i tedeschi.
FC: E anche prima quindi lei faceva il pane spesso.
MB: Sì, noi l’abbiamo sempre fatto in casa il pane. Mi e me sorell [unclear] la mattena, una [unclear] gramler, eh sai,
Fc: Cosa vuol dire esattamente gramlere?
MB: Allora, c’è un’affare lungo così. C’è un’asta che lì ci va, ci va, perché alla sera lo mettono nella malia, poi lo mettono con il coso, mamma mia come si chiama, aiutami te,
FC: Il lievito.
MB: Il lievito. La farina, lo impastano, poi lo lasciano lì tutta la notte, poi la mattina lo prendono, poi lo mettono sotto a ste aste. Poi ce n’era, andava su poi giù veniva un bastone c’erano due maniglie e lì lo gramolavi. Ciameva gramlera.
Fc: Lo schiacciavi.
MB: Schiacciavi e mia madre era lì che lo girava, lo rigirava.
FC: Ah, lo rimpastava e dopo.
MB: Sì, sì, lo rimpastava tutto.
FC: Ah.
MB: Poi dopo c’era da fare il pane. Poi dopo che aveva finito di fare, di aver cotto il pane, facevamo il gnocco.
FC: Ah.
MB: Col bastone, bei [unclear] di rame.
FC: Ah. Col lardo?
MB: Col lardo, eh. E veniva buono, eh.
FC: [laughs]
MB: Quello me lo ricordo.
FC: Quello sì, eh.
MB: Sì.
FC: Eh. Ma non c’era, visto che voi stavate bene, insomma, che avevate da mangiare, non c’era gente che veniva lì e vi chiedeva da mangiare? Non c’era qualche sfollato?
MB: Ma noi. Eh, ce li avevamo gli sfollati.
FC: Ah, raccontami un po’ degli sfollati.
MB: Eh, gli sfollati non hanno mai patì fame perché casa dei Bianchi, non era problema. Avevamo la.
FC: Da dove venivano questi sfollati?
MB: Da Reggio.
FC: Da Reggio. E cosa dicevano loro?
MB: Che cosa vuoi che dicessero?
FC: Come erano? Chi erano? Grandi? Vecchi? Piccoli?
MB: No, no, non avevano, no, non erano vecchi perché c’era un signore che aveva un bambino piccolo, quel ga avu du, tre anni. Era coi parenti, ve’! Non eran, parenti della nonna. Stavano, dormivano nel garage.
FC: Dormivano nel garage. Quindi erano solo due?
MB: Marito e moglie con due bambini.
FC: Ah. E quanto tempo sono stati lì?
MB: Ah, fino alla fine della guerra.
Fc: Da quando, te lo ricordi?
MB: Ah, non me lo ricordo. Sono venuti a chiedere se c’era ospitalità, allora li hann messi lì.
FC: E quindi il bimbo piccolo più o meno aveva la tua età, o era più piccolo?
MB: No, era più piccolo di me.
FC: Era piccolino, piccolino. Ah, ok, ok.
MB: Sì, aveva due o tre anni, era piccolino. Invece la figlia, la figlia era più grande, forse la figlia avrà avuto qualche anno in meno di me. Comunque, ste [unclear] fin la fin de la guerra.
FC: Non ti ricordi se facevate dei giochi insieme, quali tipi di giochi facevi?
MB: Facevano la settimana, nascondino, tutte quelle cose lì. Perché poi sai non c’era tanto da giocare ve’, perché abbiamo avuto tanto tempo i tedeschi in cortile.
FC: I tedeschi non vi facevano giocare?
MB: Noi ci stavamo alla larga intanto. Perché per quanto non fossero gentili e carini, ie fem paura. E poi, ghe sempre Pippo sopra la testa.
FC: E quindi andavate a nascondervi.
MB: [unclear], mamma mia Pippo! Se avesse preso metà deigli accidenti [unclear]. Ma non so se era inglese o se era americano quel Pippo lì!
FC: Però sapevi che era uno buono o era uno cattivo? Cioè,
MB: Chi? Pippo?

FC: Pippo.
MB: L’era cattiv!
FC: Era cattivo.
MB: Perché dove si trovava buttava giù, mitragliava, la malora!
FC: Eh, però lo sai che gli inglesi e gli americani in teoria erano quelli buoni.
MB: In teoria non te lo so dire.
FC: No?
MB: Non te lo so dire.
FC: Erano i tedeschi quelli cattivi.
MB: Non so dire se era tedesco o se era inglese o americano. So che’l mitraglieva, butteva le bombe. Quando è crollato i vetri, che è morto pure la Lidia non so se è stato verso Verona, o più in qua di Verona, crolle, e ha bombardato proprio. [unclear] buttà zò una bomba un bel po’. E’ crollà tutti i vetri, lei dalla paura che ha avuto è ndeda. Era già in convalescenza. E ha avuto la difterite. [unclear] adesso eh. Aspetta che vado ad aprire un po’ il coso anche perché c’abbiamo ste zanzariere. E non passa l’aria.
FC: Va bene, io, intanto guarda, finiamo l’intervista perché secondo me se non ti, ormai non ti ricordi più niente.
MB: Ormai non ricordo più niente. No va bene, sai, caro mio.
FC: Va bene così.
MB: Ero piccola io.
FC: Hai detto delle cose interessanti comunque. Va bene. Va bene. Grazie mille allora.
MB: Niente. Grazie di che cosa? Sono cose di quelle cose che a rivangarli ti vengono in mente ancora, capisci?
FC: E certo, è per quello infatti che, funziona così l’intervista. Quindi questa cosa, ti ricordi ancora quelle sensazioni lì?
MB: Sì.
FC. Te li ricordi come se.
MB: Sì, sì, come se fosse successo oggi, o ieri. Mi ricordo poi quelle degli scaletti. Ti dico che l’altro giorno venivo a casa da Reggio con Rico. Allora gli dico, Rico ti ricordi quando eravamo a vendemmiare a dis, fa lo te lo ricordi ancora? La miseria, se me lo ricordo ancora. Sì, sì altro ché se me lo ricordo. E l’episodio che mi è rimasto più in mente capisci, che e quello lì di avere i tedeschi per quaranta giorni nel cortile. E nonostante che non fossero gentili, guarda che venivano, uccidevano il bestiame, ci portavano sempre la carne in casa, ve’. E che pena. Si guarda che un contadino lavora tutto l’anno poi van là e prendon su vitelli, prendon su una mucca, per mangiare loro non chiedevano il permesso, sai! E gnanca pagheve il [unclear].
FC: Però ne davano un po’ anche a voi.
MB: Sì, sì, sempre.
FC: E sai perché?
MB: Non so, si vede siamo loro ospiti e insomma. C’era poi, avevano il calzolaio, il sarto. Il calzolaio soleva scarpi a tutt, anche a noi.
FC: Tra i tedeschi? C’erano il calzolaio, il sarto.
MB: Il sarto, sì, sì.
FC: E faceva.
MB: Eh sì, ci solava le scarpe a tutti [laughs], sì, sì.
FC: Ah. Vedi. E c’erano altre figure tipo quelle.
MB: No, non mi ricordo, c’era, faceva da mangiare
FC: Eh, c’era un cuoco?
MB: C’era un cuoco.
FC: Quindi cucinavano loro per, loro?
MB: Sì, sì, cucinavano loro.
FC: Voi facevate solo il pane.
MB: Noi facevamo solo il pane. La prima, mi ricordo sempre che la prima volta che abbiam tirato fuori il pane, sai, il pane caldo, il profumo, venivano davanti ai vetri, mammi, mammi, chiamavano mammi. E allora dopo loro l’han chiesto, i capi l’han chiesto e me go det: ‘sì, ma vi alzate voi alla mattina a venire a gramler’, perché [unclear] assieme, lui si faceva il pane ogni otto giorni.
FC: Avevate il lievito, quello che.
MB: Ah, non te lo so dire che lievito che c’era.
FC: Quello che si teneva lì e poi lo rimescolavi con la farina e poi lo tenevi da parte.
MB: Sì, sì, sì, da parte, prendevi una madia , se c’era una madia che dentro era vuota, c’era quello che si faceva il pane, si impastava il pane.
FC: Ma che pane era? Era bianco o era scuro?
MB: No, era bianco, era buono. Altro che il pane d’adesso. E avevamo imparato anche a fare il pane, ve’. Con le manine. Adesso non sarei neanche più capace perché ciò questo e questo che sono dita a scatto.
FC: Ah, eh vabbè.

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Francesca Campani, “Interview with Marisa Bianchi,” IBCC Digital Archive, accessed April 19, 2024, https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/collections/document/743.

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