Interview with Anna Maria Guglielmi

Title

Interview with Anna Maria Guglielmi

Description

Anna Maria Guglielmi (b. 1940) recalls one of the first memories of her childhood when the siren sounded and she found herself in crowded shelter. She describes wartime anecdotes: drinking wine from a demijohn found in the attic; an encounter with two Polish soldiers who gave her chocolate; and an attempt to steal olives from the pantry.

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00:06:10 audio recording

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Identifier

Memoro#5275

Transcription

AMG: Il primo ricordo è correre al rifugio, ero fra le braccia di una prozia eeeh suonò suonò la sirena dell’allarme eravamo in via Acclavio a Taranto e la zia cominciò a correre ma mia mamma la raggiunse e mi prese fra le sue braccia e scendemmo in questo rifugio, forse avevo due anni, era tutto un muro strano, c’era tanta gente, questo il primo ricordo che ho del passato.
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AMG: L’arrivo dei polacchi, perché io ero a casa dei miei nonni paterni, nello stesso palazzo abitava eeh tutta tutta la famiglia della nonna materna e c’era una mia pro cugina, perché era cugina di mio padre, quindi era molto più grande di me, e che era stata incaricata di riportarmi a casa da mamma che stava con i nonni materni. Mentre percorrevamo, lei mi prese per mano eccetera, percorrevamo corso Umberto fino all’ angolo di via Acclavio per arrivare a casa dove stava mia mamma, due polacchi, ma io ero piccolina quindi i due, mia cugina non era molto alta ma insomma, questi erano altissimi, mi ricordo queste divise blu e questi caschi bianchi che dicevano ‘Noi buoni polacchi non fare male’ io questo, è un ricordo così. Arrivammo davanti alla casa, siccome c’era la porta a vetri, era un piano terra, e il nonno l’aveva presa per correre, il rifugio era a poca distanza, proprio sullo stesso marciapiede, l’aveva presa apposta per mia mamma, insomma c’era anche mia zia la sorella, la moglie del fratello di mia mamma, e correva, arrivammo di corsa, mia cugina mi teneva stretta stretta stretta la mano, arrivammo là, mia mamma vide questa scena e venne ad aprire, e loro si volevano entrare anche loro in casa, si avvicinavano dice ‘Noi buoni polacchi, buoni polacchi dare cioccolata’.
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AMG: Sempre durante la guerra, ma avevo cinque anni, c’era, il cos’era D’Agostino non mi ricordo che cosa fosse, erano amici dei miei genitori, il papà era, non so se un giudice, non mi ricordo che cosa, furono trasferiti, dovevano dovettero andare via da Taranto per, non so adesso i motivi non li ricordo, però per non fare occupare la casa loro, siccome noi vivevamo con i nonni, pregarono mio padre e mia madre di andare a vivere in casa da loro. E quindi noi ci trasferimmo in questo appartamento in via Di Palma, ed era una bellissima casa, molto grande, infatti delle stanze noi non le aprivamo neanche insomma, usavamo la cucina, nella cucina, c’era una scala in legno che portava alla mansarda diciamo così, alla alla parte superiore dove c’era, la casa era quasi ricoperta da tutto questo piano rialzato, e lì c’erano le provviste e c’era una damigiana di vino che era alta quando me praticamente, io riuscii a togliere il tappo e infilavo il dito e me lo succhiavo, era un vino rosso. Quando scesi, mamma vide, perché io c’avevo i miei giochi lì su quindi andavo a giocare, loro erano tranquilli, quando scesi mamma dice che vide che barcollavo un pochino, e di là si accorsero dall’alito probabilmente si accorsero che io, non che mi fossi proprio sbronzata perché non ero riuscita a bere, però ciucciandomi il dito, insomma un po’ di vino lo avevo preso.
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AMG: E come un’altra volta invece che eravamo sfollati a Lizzano e io ricordo ci fu una nevicata e e io giocavo sul terrazzo con la neve, c’avevo la paletta, tutte le cose piccoline eccetera, poi rientrando in casa, ma questi sono ricordi così proprio, dietro, nella camera da pranzo, c’era come un un come devo dire un riquadro, dove si accedeva a uno, uno un ripostiglio, ma non aveva la porta, aveva solo una tenda. In questo ripostiglio c’erano i fichi secchi, le damigiane con le olive, eccetera. A me piacevano molto le olive, allora per infilare la mano in quelle damigiane che hanno la bocca un po’ larga diciamo ma poco, non la bocca stretta stretta, mi riempii la mano, la manina di olive, e volevo ritirarla fuori, ma naturalmente col pugno chiuso non riuscivo a tirarla fuori, cominciai ad urlare, mi dovettero far lasciare le olive diceva ‘Apri la mano’ diceva mia mamma ‘Lascia andare le olive’.
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AMG: Sempre a Lizzano un giorno avevo perso la mia piccola scopa, non la trovavo perché la, avevo la scopa piccolina, la palettina tutte le cose come ce le aveva mamma grande, io ce le avevo piccole, e mi ricordo che camminando per il corso, non so se era il corso, si arrivava in una piazza dove c’era la caserma dei carabinieri mi pare.
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AMG: E dice che a un certo punto mi sono avvicinata ai cancelli e ho chiesto ai carabinieri, alle persone che erano lì, militari che erano lì ‘Ate isto a mia copa?’ [laughs].

Citation

“Interview with Anna Maria Guglielmi,” IBCC Digital Archive, accessed November 15, 2024, https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/collections/document/300.

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