Interview with Luciana Cella Guffanti
Title
Interview with Luciana Cella Guffanti
Description
Luciana Cella Guffanti (b. 1932) describes the role played by officers of the Unione Nazionale Protezione Antiaerea during the bombings of Milan, especially when they had to persuade reluctant people to go to the shelters. She describes an occasion when the alarm sounded, and she and her friend were prevented from entering an already overcrowded shelter and had to cross the vast Piazza della Repubblica which was being strafed.
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Format
00:02:30 audio recording
Rights
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Identifier
Memoro#591.html
Transcription
LG: C’erano le persone che si chiamavano dell’UNPA.
[part missing in the original file]
LG: Ecco c’era un corpo di volontari chiamato UNPA, che avevano una fascia così con su questa sigla, adesso non ricordo cosa volesse dire, ad ogni modo facevano come la protezione civile, se per esempio la casa era crollata e c’era bisogno di andare sotto per tirare fuori delle persone, di scavare, di fare delle cose, loro intervenivano. E ogni caseggiato aveva il capofabbricato. Il capofabbricato che aveva il compito, il dovere di far uscire tutti dall’appartamento, no? Certi invece non volevano ‘Io muoio qua nella mia casa, non voglio andarmene, piuttosto che fare la morte del topo voglio morire nel mio appartamento’. Però loro avevano proprio, anche litigando dovevano farli andare fuori, farli andare al rifugio ecco.
[part missing in the original file]
LG: Le porte erano, beh, quando si doveva andare ovviamente si entrava, no? Però di giorno, a me personalmente era capitato, avevano una capacità di tante persone.
Unknown interviewer: Eh quello signora [?].
LG: Più di quel numero non potevano ospitare, per sicurezza, per tante cose, e una volta io e con le mie amiche eravamo, bigiavamo scuola [laughs] eravamo in una fiera sui bastioni di Porta Venezia, e quando è successo, come si chiama, l’allarme, siamo scesi sulla Vittorio Veneto, lei conosce magari, insomma Vittorio Veneto, lì c’era la capienza di quarantatré persone e a noi non c’han fatto entrare, allora abbiamo dovuto attraversare tutta piazza della Repubblica che è una delle poche piazze di Milano grandi, no? Per arrivare dall’altra parte perché noi stavamo a Porta Nuova in quel momento, ormai io ero già via da qua, e dopo poco è successo che hanno mitragliato un uomo che era col cavallo, e hanno ammazzato anche il cavallo, che era col carro che passava dalla piazza, perché l’aereo era venuto giù e, questo era di pomeriggio che è successo. Perché non potevano ospitare tutti quelli che passavano, se c’era un rifugio piccolo limitato, più di quello non poteva.
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LG: Ecco c’era un corpo di volontari chiamato UNPA, che avevano una fascia così con su questa sigla, adesso non ricordo cosa volesse dire, ad ogni modo facevano come la protezione civile, se per esempio la casa era crollata e c’era bisogno di andare sotto per tirare fuori delle persone, di scavare, di fare delle cose, loro intervenivano. E ogni caseggiato aveva il capofabbricato. Il capofabbricato che aveva il compito, il dovere di far uscire tutti dall’appartamento, no? Certi invece non volevano ‘Io muoio qua nella mia casa, non voglio andarmene, piuttosto che fare la morte del topo voglio morire nel mio appartamento’. Però loro avevano proprio, anche litigando dovevano farli andare fuori, farli andare al rifugio ecco.
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LG: Le porte erano, beh, quando si doveva andare ovviamente si entrava, no? Però di giorno, a me personalmente era capitato, avevano una capacità di tante persone.
Unknown interviewer: Eh quello signora [?].
LG: Più di quel numero non potevano ospitare, per sicurezza, per tante cose, e una volta io e con le mie amiche eravamo, bigiavamo scuola [laughs] eravamo in una fiera sui bastioni di Porta Venezia, e quando è successo, come si chiama, l’allarme, siamo scesi sulla Vittorio Veneto, lei conosce magari, insomma Vittorio Veneto, lì c’era la capienza di quarantatré persone e a noi non c’han fatto entrare, allora abbiamo dovuto attraversare tutta piazza della Repubblica che è una delle poche piazze di Milano grandi, no? Per arrivare dall’altra parte perché noi stavamo a Porta Nuova in quel momento, ormai io ero già via da qua, e dopo poco è successo che hanno mitragliato un uomo che era col cavallo, e hanno ammazzato anche il cavallo, che era col carro che passava dalla piazza, perché l’aereo era venuto giù e, questo era di pomeriggio che è successo. Perché non potevano ospitare tutti quelli che passavano, se c’era un rifugio piccolo limitato, più di quello non poteva.
Citation
“Interview with Luciana Cella Guffanti,” IBCC Digital Archive, accessed November 14, 2024, https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/collections/document/226.
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