Interview with Lidia Barberis

Title

Interview with Lidia Barberis

Description

Lidia Barberis (b. 1934) remembers her early life in Turin and Piedmont, under the constant threat of bombing. She describes her father being taken away by the SS, the daily chores and a precarious trip by horse-drawn cart. She also describes the postwar period as full of joy and anticipation.

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00:07:14 audio recording

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Identifier

Memoro#Bombe-a-Torino_2.html

Transcription

LB: Dobbiamo parlare del passato. E non è una cosa tanto tanto semplice. Anche perché difficilmente i giovani capiscono quello che noi abbiamo passato, trascorso. Soprattutto la mia generazione che ha passato il periodo maledetto della guerra, ed ero giovane all’epoca, cioè ero piccola, più che giovane.
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LB: Negli anni ‘43, nacque tra le altre cose la mia sorellina.
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LB: E mio papà cercava di fare il possibile per darci da mangiare, perché non si trovava nulla, la bambina era piccola piccola quindi.
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LB: Io andavo a scuola dalle suore del paese dove ero.
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LB: E poi, c’è stato un periodo che la bimba, la mia sorellina si è anche ammalata quindi bisognava darle il primo, il primo latte della stessa mucca, insomma che la mamma, mi obbligava, beh non c’era papà a casa quindi doveva farlo io, mi obbligava andare prima della scuola a prendere il latte per la bimba, che se no aveva mal di pancia, aveva. Allora, io, nove anni, prima di andare a scuola, partivo con la mia bicicletta e andavo, la chiamavano Nona Baila, la baglia [sic] del mio papà che aveva una cascina e che ci aiutava, ci dava anche qualcosa da mangiare, eccetera, a prendere questo latte e [laughs] facevo quattro o cinque chilometri in bicicletta, nove anni eh ricordatevi [emphasis]. Arrivavo alla cascina, solo che, per entrare nella cascina c’erano [laughs] due oconi.
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LB: Comunque queste oche mi correvano dietro e mi mordevano il culo.
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LB: Al che la nonna, la nonna Baila mi dice ‘Ma fatti furba, ma vai a slegare il cane quando arrivi’. E così allora, così feci, e questo episodio insomma finì perché Fido, il cane, correva dietro alle oche e io potevo andare a prendere il latte.
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LB: Passato un certo periodo di tempo, insomma, sempre nello sfollamento, la sottoscritta doveva dare l’esame della quinta elementare e le suore me lo fecero fare in quarta elementare.
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LB: Dal paese che era Osasco di Pinerolo dovevamo andare a Pinerolo per dare l’esame perché lì non c’era la scuola.
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LB: E allora le suore organizzarono il trasporto di questi bambini che dovevano dare l’esame d’ammissione a Pinerolo e ci fecero viaggiare molto comodamente con due panche su an tamagniun [carro agricolo], al dis io [sic], trainato dai cavalli [laughs] e siamo andati a Pinerolo a dar l’esame.
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LB: E poi successe che, con i tedeschi, partigiani, tutte queste cose che eccetera.
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LB: Un bel giorno arrivano le SS e bussano alla porta di casa mia prelevano mio padre e lo portano sulla piazza del paese e la sottoscritta, siccome urlavo, mi portano, mi portano anche me su al paese nella piazza e vedo che mettono uno a destra uno a sinistra, uno a destra uno a sinistra. Insomma a un certo punto mio padre lo liberano, però da quel momento papà non voleva più stare lì e abbiam deciso di tornare a Torino.
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LB: Torino era mezza bombardata.
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LB: Non si trovava tanto da mangiare, si mangiava quello che, c’era la tessera annonaria, c’era il pane, non c’era, ecco perché dico che papà ha fatto di tutto per sempre portarci il pane, almeno il pane.
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LB: Posso ringraziare mio padre, non ho mai mangiato il pane nero, ho sempre mangiato il pane bianco perché papà riusciva in qualche modo a procurarselo e si mangiava come si poteva, insomma a quel periodo. E però c’era il fattore scuola, e c’erano ancora i bombardamenti. Quindi io ho iniziato a fare le medie.
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LB: Papà mi ha iscritto a Torino, quindi a volte prendevo il tram, dovevo andare a scuola, trovavi, arrivava un bombardamento, tutti giù dal tram, cerca. Erano periodi.
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LB: Fino agli anni ‘45 che poi c’è stata la Liberazione. Comunque, eri a scuola e veniva, suonava l’allarme e bisognava scappare. Finisce il periodo maledetto, arriva la Liberazione e allora.
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LB: C’è stata più libertà, c’è stata più, la gente sta tutta allegra, si ballava nei cortili delle case, non come oggi che sono pieni di parcheggi, di macchine eccetera, quindi eravamo tutti allegri contenti, ehm ti trovavi nel cortile anche noi adolescenti, stavi anche a chiacchierare, a giocare ehm, a scambiarti le idee, così come.
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LB: La festa è durata parecchi, parecchi diciamo mesi, perché ti trovavi, ehm intanto potevi accendere la luce non dovevi, perché durante la guerra c’era l’oscuramento, quindi a una certa ora dovevi tirare giù le persiane, e non far vedere la luce, e quindi avevi molta più libertà.
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LB: E poi intanto sono cresciuta e quindi ho dovuto, ho smesso di andare a scuola, ho iniziato le scuole superiori poi non volevo più studiare, allora il papà mi ha detto, allora vai a lavorare.

Citation

“Interview with Lidia Barberis,” IBCC Digital Archive, accessed November 14, 2024, https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/collections/document/225.

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