Interview with Eraldo Bessone

Title

Interview with Eraldo Bessone

Description

Eraldo Bessone (b. 1925) remembers the bombing of the Borgo San Paolo neighbourhood in Turin and how, due to the extensive damage it suffered, people started calling it the 'Stalingrad neighbourhood'. He also describes how the extensive damage led to an evacuation. He goes on to recall the daily trip from Turin to a village 30 kilometres outside the city, where he and his family stayed each night.

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00:03:18 audio recording

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Identifier

Memoro#199

Transcription


EB: E poi dopo quello si son seguiti altri cinque bombardamenti, ho detto il 18 novembre, dal 18 novembre a mi pare al 20 dicembre, cinque bombardamenti tutti su borgo San Paolo, almeno quasi tutti su borgo San Paolo.
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EB: Qualcuno diceva perché arrivano gli aerei da una certa pista, prendono per riferimento la basilica di Superga e sganciano sapendo che borgo San Paolo magari è un borgo di industrie no? Quindi possono colpire, ma erano voci, io non so poi se erano vere, il fatto è che i primi cinque bombardamenti hanno avuto prevalenza su borgo San Paolo. Di fatti in quel tempo lì il borgo San Paolo lo chiamavano il borgo Stalingrado, perché era il tempo in cui c’era la battaglia di Stalingrado in Russia, i tedeschi l’avevano circondato e l’avevano ridotta in macerie. Perché quella battaglia lì è costata almeno da quanto dicevano le cronache è costata un milione di caduti eh, fra tedeschi e russi in quella zona lì, una cosa tremenda. E borgo San Paolo l’avevano battezzato borgo Stalingrado proprio perché in quell’epoca lì era ridotto simile a Stalingrado.
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EB: Però dopo quell’esperienza lì, appena dopo quell’esperienza lì è iniziato lo sfollamento generale eh perché la gente che veniva a vedere in che condizioni erano ridotte le case, perché fino ad allora, le bombe che colpivano le case come le ho detto, portavano via il tetto, magari gli ultimi alloggi in alto però chi era nei rifugi non subiva danni. Invece da quella sera lì le case che erano state colpite erano crollate giù fino alle cantine eh, di palazzi interi di cinque o sei piani cadevano atterra rasi al suolo praticamente. E quindi non c’era più, non c’era più scampo a stare nei rifugi quindi sfollamento generale, come abbiamo fatto anche noi. Il giorno dopo siamo andati al paese di mia madre che era lontana una trentina di chilometri da Torino, abbiamo noleggiato un carro, poi siamo no, l’abbiamo fatto venire a Torino il giorno dopo, caricato le cose più utili che ci servivano per pernottare in quel paese e così è iniziato lo sfollamento, quindi tutti i giorni e tutte le sere c’era il via vai di andata e ritorno coi tram per andare alla stazione del trenino, prendevamo un trenino che andava a Saluzzo, e però eravamo in un paese a 30 chilometri da Torino quindi si partiva intorno alle 7 da Torino, si arrivava al paese alle 8, 8:30, un’ora e mezza per fare 30 chilometri eh, e poi il mattino alle cinque e mezza la sveglia per prendere il trenino per ritornare a Torino e poi il tram per ritornare al lavoro e insomma una vita del genere.

Citation

“Interview with Eraldo Bessone,” IBCC Digital Archive, accessed December 9, 2024, https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/collections/document/75.

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