Interview with Eraldo Bessone

Title

Interview with Eraldo Bessone

Description

Eraldo Bessone (b. 1925) remembers the bombing of Turin, 18 November 1942, the first intense attack after a series of operations which caused limited alarm and little damage. He gives a vivid and emotional account of the destruction of a nearby military warehouse, explaining how the blast wave damaged his family home. He describes heavy pieces of metal railing piercing the walls, as if they were bullets, and recalls how they spent the whole night cleaning up glass shards from shattered windows.

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00:04:23 audio recording

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Identifier

Memoro#198

Transcription

EB: La mia vita è stata così la parte più, quella che si ricorda di più, anche se talvolta a malincuore, è la parte della guerra, che è stata traumatica è vero. Si son vissuti dei momenti tragici. Io sono nato a Torino, appunto nel ’25 e quindi della guerra ho subito per esempio i bombardamenti perché non tutti quelli che non abitavano a Torino, non tutti hanno sofferto queste peripezie. Invece questo è toccato anche a me, anzi. Quando è iniziato, quando sono iniziati i grandi bombardamenti su Torino, ricordo la data, era il 18 novembre 1942 e proprio dove abitavo io, abitavo in Borgo San Paolo a Torino, in Corso Ferrucci angolo Via Virle, una casa grossa. Proprio quella sera lì il primo bombardamento non, quando è suonato l’allarme, l’allarme aereo siamo scesi nei rifugi ma senza preoccupazione perchè di solito i bombardamenti che erano stati fatti in precedenza erano di poco conto, arrivavano uno, due aerei, tre aerei, così, sganciavano bombe che se colpivano le case portavano via il tetto e magari l’ultimo piano ma se uno era nei rifugi non succedeva niente. Poi d’altra parte non erano frequenti, magari a distanza di mesi sì c’era un’allarme così ma non si soffriva in particolare. Invece quella notte lì sono arrivati proprio le fortezze volanti e noi proprio nella nostra casa, forse penso sia forse la prima bomba che è caduta su Torino, è caduta proprio di fronte a casa nostra, diciamo un centinaio di metri, forse meno. È caduta su un magazzino militare e si era in cantina, improvvisamente è mancata la luce e uno scossone come un terremoto dalle volte, dal pavimento si è sollevata una nube di polvere che si faceva perfino fatica a respirare. Bimbi che gridavano, donne che gridavano, piangevano, insomma una cosa indescrivibile, era la prima volta che accadeva. E per fortuna la casa non ci è crollata in testa, però è stato una vicenda che, sa, e poi con le pile cosi si è fatta un po’ di luce, si è fatto il possibile per calmare la situazione, poi si sono udite altre esplosioni ma molto più lontane e poi dopo all’incirca un ora il cessato l’allarme siamo usciti, per fortuna siamo riusciti ad uscire di casa, abbiamo visto quel era successo cioè di fronte a noi era caduta la bomba sul magazzino militare, l’aveva distrutto praticamente e la nostra casa è stata colpita dalle schegge delle bombe. Pensi che le schegge, a distanza diciamo pressapoco di cento metri, le schegge sono arrivate dove avevamo noi la camera c’era il balcone, balcone in ferro con quelle, insomma quelle cose in ferro spesse almeno un centimetro le schegge ci hanno tranciato due di quelle cose qui e hanno perforato il muro della casa, tanto per dire la violenza di questi, di queste cose. E noi il resto della serata l’abbiamo, anzi il resto della nottata.

Citation

“Interview with Eraldo Bessone,” IBCC Digital Archive, accessed December 10, 2024, https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/collections/document/340.

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