Interview with a survivor of the Karigador bombing
Title
Interview with a survivor of the Karigador bombing
Description
The interviewee recalls the day when he and his cousin plundered a ship with a cargo of furniture, clothing and foodstuffs, which was moored at Karigador. He describes how the harbour was suddenly bombed and strafed. He recalls how they hid behind a hedge and realised that the bombs did not hit the ship but the shoreline, leaving a large hole in the sand. He mentions nuns from a nearby convent looking for wounded or dead people. He also talks of a group of partisans showing up at his home, asking, aggressively, for men ready to join the resistance movement, and describes how his father, his uncle and a friend remained hidden while the partisans ransacked the house for items of clothing.
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Date
2016-08-08
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00:09:53 audio recording
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Rights
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Identifier
AAn00659-160808
Transcription
Pietro Commisso: Sono Pietro Comisso e sto per intervistare [omitted] per l’archivio dell’International Bomber Command Centre. Siamo a Monfalcone, è il 08 08 2016. Grazie [omitted] per aver permesso questa intervista. Sono presenti Pietro Commisso e [omitted]. Prima di cominciare, vorrei farle alcune domande per essere sicuro che questa intervista venga registrata come desidera. È d’accordo che la sua intervista venga conservata presso l’Università di Lincoln, esclusivamente per scopi non commerciali, che l’università di Lincoln ne abbia il copyright e infine essere liberamente accessibile in qualsiasi formato per mostre, attività di ricerca, istruzione, e come risorsa online?
Bombing survivor: Sì
PC: È d’accordo che il suo nome venga pubblicamente associato all’intervista?
BS: No
PC: È d’accordo di essere fotografato per l’archivio digitale dell’International Bomber Command Centre?
BS: No, no, no.
PC: Ehm, mi dica qual è il suo ricordo più vecchio riguardante i bombardamenti aerei della seconda guerra mondiale.
BS: Dunque, sé una mattina, ‘desso non me ricordo proprio il giorno naturalmente, sarà stà aprile, penso così, circa no, eh [pause] mio zio coso mi ha detto che giù, in Carigador si chiama il posto, ghe sé una nave tedesca che sé piena di de robe dentro, de mangiare, de letti, tavole, e materas, di tutte le cose immaginabili, era dento di tutto insomma. Poi, sono ‘ndato giù in strada, era un mio cugino, li ho detto se mi porta giù con la bicicleta, perché io non, per forza non avevo la bicicleta [laughs], me ga portà giù, se vemo trovado là, eh, via le scarpe, i pantal, le braghe insomma, i pantaloni, semo ‘ndati a portar fora la roba di, tutte le robe, però era un pericolo [emphasis] naturalmente che venivi i apparecchi, esatto. Abbiamo messo due mie cugine di, come se disi, se le vedi magari i apparechi che vien lì: tut un momento le comincia a ziga’: ‘Aiuto, apparechi, apparechi!’. Scampa fori naturalmente de coso che era l’omo là per portar fora le cose, no, dunque, vignindo fora me son messo un bel ciodo sul, sul coso che era una tavola, che era una tavola, dà un scosson, e siamo ‘ndat, era un mio amico, ‘desso non me ricordo gnanca il nome, e siamo ‘ndati una siepe, semo nascosti là; passa il primo, era quatro, quatro caccia naturalmente, l’ha comincià a bombardar, bombardar e mitragliar, naturalmente no; te digo come te disevo prima anche, a non so, due, tre metri via de noi, era ste bombe che, che passava, iera, i fazeva dei solchi veramente, guarda, de veder, sì sì iera pericoloso veramente. Bon, finito il tutto [pause], siamo ‘ndati a per portar via non so, mi pare le scarpe, i pantaloni, le bombe sono cascate non sulla bar, sulla nave, sul, sul, come si disi?
PC: Bagnasciuga.
BS: Sul bagnasciuga no, pantaloni, no sé scarpe, no sé niente, tutto perso [laughs], e dopo siamo ‘ndati via naturalmente, che sé vegnudi, poco via che iera, che iera i frati ‘ndai da là, di Carigador, sé vignudi là a veder se sé qualcuno ferìo, morti naturalmente per, nissuno, tutto a posto, e te digo, el primo, el primo coso, bombardier, gà comincià: ‘Booom!’, bombe, te schizzava, te vedevi tutto, e mitragliava naturalmente; il secondo pure, il terzo uguale, il quarto uguale. Il quarto, i sé ‘ndadi via, basta, finito tutto. Dopo cossa volessi dir ‘ncora?
PC: Quale potrebbe essere la sua esperienza in quanto bambino, ragazzo?
BS: Sì bambino, tredici anni, cosa vuoi.
PC: La sua, la sua esperienza, anche con i suoi coetanei, lei mi diceva che, c’era la vedetta, c’era, riguardo i bombardamenti c’è anche altri ricordi? Come l’ha, come l’ha vissuta, la, la, questo pericolo dei bombardamenti?
BS: L’ho vissuta male, guarda veramente male, perché era il periodo che era, de note iera [pause], come se ciama?
PC: I partigiani.
BS: I partigiani, naturalmente, e di giorno i tedeschi e coso, ma gavemo passà guarda [sigh]. Ho pasado male, veramente, iera stai bruti quei anni là, ma molto bruti, molto molto, eh sì [pause]. Cosa dovessi dir ancora?
PC: Durante gli allarmi cosa succedeva?
BS: Dunque, guarda, come allarmi là da noi no esisteva perché iera il paese piccolo che si chiama Fiorini, che son nato in Fiorini io, allarmi no i ‘iera. Iera altri, me ricordo bene anche un altro coso, che poco via da ‘ndo che son nato mi, anche i ga butà giù i tedeschi un apparechio, inglese naturalmente, semo ‘ndati là a veder se era bulloni de coso, a veder, iera morto il pilota che iera, coso [unclear], un periodo molto brutto, eh!
PC: Fasso un’ultima domanda: dopo tutti questi anni che sé passadi, come la se pone nei confronti de, questi fatti insomma, questo pericolo che veniva dal cielo? Nel fatto de esser l’obbiettivo, esser stado l’obbiettivo de un, de un attacco aereo proprio.
BS: [sigh] Cossa devo dir?
PC: Come che la sé, cossa che la pensa de questo fatto?
BS: Bah, il fatto iera che iera molto brutto quei anni là, molto brutti, perché de giorno, ripeto, iera i tedeschi, il periodo ’40, ’41, ’42, ’43, coso, de noto, e de note i, i partigiani.
PC: Go capìo.
BS: Che i sé vignudi anche a casa mia, se pol dir, posso dir questo?
PC: Sì.
BS: Alora, spetta, sé una sera, ‘na note, sé vignudi i partigiani naturalmente, a casa mia. Batti la porta, ‘Chi sé?’, ‘Partigiani’, mia mama sé ‘ndada a aprir naturalmente, perché se no, ehi. Dise ‘Qua sé gente, dove sé i omeni?’, ‘ E perché?’ la ghe dise, ‘Perché i deve vignir con noi.’, ‘Mah, guardi, i omeni no i sé parché de giorno i sé i tedeschi che i ga fatto restrell, restrellamento, i se ga sconto; eh, no savemo n’altri dove che i sé’; perché mio papà, mio zio e un altro signor iera sconti in un, fa conto una parete così, da l’altra parte g’era l’altra familia, iera fatto un coso, così un, come se disi, come, grande come l’assensor dentro…
PC: Un nascondiglio.
BS: Esatto, un nascondiglio, te capissi però ‘l nascondiglio iera basso no, e iera mess un casson di farina, paria che roba; alora, sé vignui dentro, me ricordo benissimo, sé vignudi in camera mia, che mi dormivo con mio nono, sé vignudi, bon, butar via le coperte naturalmente visto che son fioi, mio nono vecchio naturalmente, sé andai in un’altra camera, ‘Dove i sé i omeni?’, ‘No i sé’ ghe ga dito mia moglie, ga dito, cioè la prima camera iera un mio zio, ghe ha dito ‘No sé meio che no ‘ndedi dentro perché ‘l sé un pochetin matto, sé meio’, che no iera vero niente, fortuna che no i sé ‘ndadi dentro, bon: ga visità dapertuto, i sé ‘ndadi , in soffitta coso, una casa grande de tre piani, ga visità de tuto, i sé ‘ndai in soffitta e dentro i ga trovà giacchettoni, roba, i ga portà via tutto, giacche, camice, tut i ga portado via. Quei iera, Madonna! Eh sì!
PC: D’accordo, io la ringrazio e, per la testimonianza.
BS: Quei tempi de coso, te digo mi, guarda che iera, iera molto brutti! Cos’ che me ga tocà a mi. Quasi meio che me ne stago zito, no digo niente.
PC: La ringrazio.
BS: Sì.
PC: La ringrazio per l’intervista.
Bombing survivor: Sì
PC: È d’accordo che il suo nome venga pubblicamente associato all’intervista?
BS: No
PC: È d’accordo di essere fotografato per l’archivio digitale dell’International Bomber Command Centre?
BS: No, no, no.
PC: Ehm, mi dica qual è il suo ricordo più vecchio riguardante i bombardamenti aerei della seconda guerra mondiale.
BS: Dunque, sé una mattina, ‘desso non me ricordo proprio il giorno naturalmente, sarà stà aprile, penso così, circa no, eh [pause] mio zio coso mi ha detto che giù, in Carigador si chiama il posto, ghe sé una nave tedesca che sé piena di de robe dentro, de mangiare, de letti, tavole, e materas, di tutte le cose immaginabili, era dento di tutto insomma. Poi, sono ‘ndato giù in strada, era un mio cugino, li ho detto se mi porta giù con la bicicleta, perché io non, per forza non avevo la bicicleta [laughs], me ga portà giù, se vemo trovado là, eh, via le scarpe, i pantal, le braghe insomma, i pantaloni, semo ‘ndati a portar fora la roba di, tutte le robe, però era un pericolo [emphasis] naturalmente che venivi i apparecchi, esatto. Abbiamo messo due mie cugine di, come se disi, se le vedi magari i apparechi che vien lì: tut un momento le comincia a ziga’: ‘Aiuto, apparechi, apparechi!’. Scampa fori naturalmente de coso che era l’omo là per portar fora le cose, no, dunque, vignindo fora me son messo un bel ciodo sul, sul coso che era una tavola, che era una tavola, dà un scosson, e siamo ‘ndat, era un mio amico, ‘desso non me ricordo gnanca il nome, e siamo ‘ndati una siepe, semo nascosti là; passa il primo, era quatro, quatro caccia naturalmente, l’ha comincià a bombardar, bombardar e mitragliar, naturalmente no; te digo come te disevo prima anche, a non so, due, tre metri via de noi, era ste bombe che, che passava, iera, i fazeva dei solchi veramente, guarda, de veder, sì sì iera pericoloso veramente. Bon, finito il tutto [pause], siamo ‘ndati a per portar via non so, mi pare le scarpe, i pantaloni, le bombe sono cascate non sulla bar, sulla nave, sul, sul, come si disi?
PC: Bagnasciuga.
BS: Sul bagnasciuga no, pantaloni, no sé scarpe, no sé niente, tutto perso [laughs], e dopo siamo ‘ndati via naturalmente, che sé vegnudi, poco via che iera, che iera i frati ‘ndai da là, di Carigador, sé vignudi là a veder se sé qualcuno ferìo, morti naturalmente per, nissuno, tutto a posto, e te digo, el primo, el primo coso, bombardier, gà comincià: ‘Booom!’, bombe, te schizzava, te vedevi tutto, e mitragliava naturalmente; il secondo pure, il terzo uguale, il quarto uguale. Il quarto, i sé ‘ndadi via, basta, finito tutto. Dopo cossa volessi dir ‘ncora?
PC: Quale potrebbe essere la sua esperienza in quanto bambino, ragazzo?
BS: Sì bambino, tredici anni, cosa vuoi.
PC: La sua, la sua esperienza, anche con i suoi coetanei, lei mi diceva che, c’era la vedetta, c’era, riguardo i bombardamenti c’è anche altri ricordi? Come l’ha, come l’ha vissuta, la, la, questo pericolo dei bombardamenti?
BS: L’ho vissuta male, guarda veramente male, perché era il periodo che era, de note iera [pause], come se ciama?
PC: I partigiani.
BS: I partigiani, naturalmente, e di giorno i tedeschi e coso, ma gavemo passà guarda [sigh]. Ho pasado male, veramente, iera stai bruti quei anni là, ma molto bruti, molto molto, eh sì [pause]. Cosa dovessi dir ancora?
PC: Durante gli allarmi cosa succedeva?
BS: Dunque, guarda, come allarmi là da noi no esisteva perché iera il paese piccolo che si chiama Fiorini, che son nato in Fiorini io, allarmi no i ‘iera. Iera altri, me ricordo bene anche un altro coso, che poco via da ‘ndo che son nato mi, anche i ga butà giù i tedeschi un apparechio, inglese naturalmente, semo ‘ndati là a veder se era bulloni de coso, a veder, iera morto il pilota che iera, coso [unclear], un periodo molto brutto, eh!
PC: Fasso un’ultima domanda: dopo tutti questi anni che sé passadi, come la se pone nei confronti de, questi fatti insomma, questo pericolo che veniva dal cielo? Nel fatto de esser l’obbiettivo, esser stado l’obbiettivo de un, de un attacco aereo proprio.
BS: [sigh] Cossa devo dir?
PC: Come che la sé, cossa che la pensa de questo fatto?
BS: Bah, il fatto iera che iera molto brutto quei anni là, molto brutti, perché de giorno, ripeto, iera i tedeschi, il periodo ’40, ’41, ’42, ’43, coso, de noto, e de note i, i partigiani.
PC: Go capìo.
BS: Che i sé vignudi anche a casa mia, se pol dir, posso dir questo?
PC: Sì.
BS: Alora, spetta, sé una sera, ‘na note, sé vignudi i partigiani naturalmente, a casa mia. Batti la porta, ‘Chi sé?’, ‘Partigiani’, mia mama sé ‘ndada a aprir naturalmente, perché se no, ehi. Dise ‘Qua sé gente, dove sé i omeni?’, ‘ E perché?’ la ghe dise, ‘Perché i deve vignir con noi.’, ‘Mah, guardi, i omeni no i sé parché de giorno i sé i tedeschi che i ga fatto restrell, restrellamento, i se ga sconto; eh, no savemo n’altri dove che i sé’; perché mio papà, mio zio e un altro signor iera sconti in un, fa conto una parete così, da l’altra parte g’era l’altra familia, iera fatto un coso, così un, come se disi, come, grande come l’assensor dentro…
PC: Un nascondiglio.
BS: Esatto, un nascondiglio, te capissi però ‘l nascondiglio iera basso no, e iera mess un casson di farina, paria che roba; alora, sé vignui dentro, me ricordo benissimo, sé vignudi in camera mia, che mi dormivo con mio nono, sé vignudi, bon, butar via le coperte naturalmente visto che son fioi, mio nono vecchio naturalmente, sé andai in un’altra camera, ‘Dove i sé i omeni?’, ‘No i sé’ ghe ga dito mia moglie, ga dito, cioè la prima camera iera un mio zio, ghe ha dito ‘No sé meio che no ‘ndedi dentro perché ‘l sé un pochetin matto, sé meio’, che no iera vero niente, fortuna che no i sé ‘ndadi dentro, bon: ga visità dapertuto, i sé ‘ndadi , in soffitta coso, una casa grande de tre piani, ga visità de tuto, i sé ‘ndai in soffitta e dentro i ga trovà giacchettoni, roba, i ga portà via tutto, giacche, camice, tut i ga portado via. Quei iera, Madonna! Eh sì!
PC: D’accordo, io la ringrazio e, per la testimonianza.
BS: Quei tempi de coso, te digo mi, guarda che iera, iera molto brutti! Cos’ che me ga tocà a mi. Quasi meio che me ne stago zito, no digo niente.
PC: La ringrazio.
BS: Sì.
PC: La ringrazio per l’intervista.
Collection
Citation
Pietro Commisso, “Interview with a survivor of the Karigador bombing,” IBCC Digital Archive, accessed December 12, 2024, https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/collections/document/519.
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