Interview with a survivor of the Villanova Marchesana bombings
Title
Interview with a survivor of the Villanova Marchesana bombings
Description
The interviewee recalls how he moved from Libya to Italy and lived for some years in various camps in Napoli, Marina di Massa, Trento, San Remo and Massa Lombarda. He describes a three-day bombing raid in Napoli where he managed to hide in a church and was then tasked with clearing up shell splinters. He remembers fascist political indoctrination and military training.
Creator
Date
2017-05-20
Language
Type
Format
00:11:19 audio recording
Publisher
Rights
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Identifier
AAn01023-170520
Transcription
EZ: Sono Elena Zauli e sto per intervistare [omitted], siamo a Villanova Marchesana ed el 20 Maggio 2017. Ringraziamo il signor [omitted] per aver concesso questa intervista. Presente e' il nipote [omitted].
La sua intervista registrata diventerà parte dell’archivio digitale dell’International Bomber Command Centre, gestito dall’Università di Lincoln e finanziata dall’Heritage Lottery Fund. L’università s’impegna a preservarla e tutelarla secondo i termini stabiliti nel partnership agreement con l’International Bomber Command Centre.
Signor [omitted] vuole raccontarci la sua esperienza legata ai bombardamenti aerei di cui lei è testimone.
Informant: Allora ero in quella colonia, la colonia come c’è scritto lì e non so se sia stato il mese di ottobre o di novembre preciso, comunque noi bambini eravamo lì in questa colonia, una notte sarà stato, alle ore forse 3 e mezza, le 4 non, non avevamo mai sentito un colpo di cannone niente, in quel momento un grun baleno pim pum pam tutte le contraeree che sparavano agli aeroplani, che questi aeroplani dicevano che erano partiti da Malta, dall’isola di Malta, erano venuti a bombardare Napoli allora non erano formazioni grandi, mi sa dodici, quindici aeroplani. Siamo rimasti al buio, noi bambini lì sentire ste robe ci siam messi tutti sa, in disperazione, allora perché eravamo in quattro fratelli, e ne avevo uno che aveva cinque anni, e uno che ne aveva sei anni. E allora cominciammo tutti a chiamarsi, chiama qui, e le vigilatrici che erano non avevano una torcia in mano niente, una disperazion! Fatto sta che insomma mi sa, trovammo una scala secondaria, sa porta’ tutti in chiesa sempre lì, e il coso, l’allarme è durato tre ore e mezza. Allora, anche sa che la notte indietro può darsi che vengono allora mi sono messo d’accordo coi miei fratelli, quanto senti i primi colpi, di trovarsi di un punto, avevamo destinato un punto, io andavo là e loro [unclear] parla’ più calmo.
EZ: Non si preoccupi.
I: Allora la seconda notte, eeeh la stessa più o meno, con un pam [?] allora io sono partito, sono andato là in quel punto, che ero d’accordo coi mie, ci siamo trovati tutti, tutti hanno trovato i suoi fratelli perché noi eravamo in più di uno, e siamo andati a fare lo stesso percorso per quella strada in chiesa. Poi c’è stata la terza notte e ho detto ‘Ancora?’, e infatti c’è stata anche la terza notte, sempre il solito più o meno orario, arrivavano questi aeroplani che almeno ci hanno detto che venivano dall’isola di Malta perché Malta era inglese e [coughs] e son venuti la notte, allora la mattina le schegge, le cose, i proiettili della contraerea quando scoppiava faceva schegge tant’era che c’era tante schegge no? Di questa, allora noi bambini ci hanno mandato con le secchie, coi secchi, un secchio si capisce, a raccogliere le schegge perché le dovevano mandare in fabbrica per fare ancora dei, [unclear] e queste secchie di di schegge e dopo le mandavano via. Allora adesso ca son, ma non si poteva vincere una guerra quando avevamo bisogno di raccogliere anche le schegge ecco. E io ho fatto solo [unclear] siccome che lì eravamo proprio attaccati con la colonia, attaccati al mare c’erano tante imbarcazioni e allora han pensato di mandarci via da lì, si han sposta’, ci an manda’ a Marina di Massa, mi pare provincia Apuania, Marina di Massa ecco, e siam anda’ lì e lì non avia più di problemi insomma, allor, devo continuare?
EZ: Sì.
I: Lì a siamo stati lì quattro, cinque, sei mesi e poi siamo stati spostati a Trento sul monte Bondone, Candrielli [Candriai] Trento monte Bondone. Dopo lì, sa ogni tanto ste province i doveva campa’, che cè era una spesa mantenere tutti questi, e allora lì quando andavamo a mangiare, c’era un direttore, allora si mettimo a due file indiane era lungo il tavolo e si faceva cantare la canzone ‘Fischia il sasso, il nome del’ [unclear] l’avrà sentito parlare della canzone ‘Fischia il sasso, il nome squilla, del ragazzo dei Portoria’ e cantavamo quella canta, lì fino a che arrivaveno davanti al piatto. Quel direttore lì, sa quando a volte, allora gh’era al fasisom, pareva lu ‘Dietro front!’ e tu tornav’ in drio. E allora noialtri capì che dovevamo cantare ‘Fischia il sasso’ in una maniera, e allora seduti si mangiava. Lì siamo rimasti lì fino, dunque a in montagna forse settembre perché ha cominciato a nevicare a far freddo e sera e si han manda’ a San Remo, all’Hotel Duca, al Grand Hotel Duca d’Aosta, a San Remo. Allora lì intanto lì gh’arrivò nel ’41 sì e è passata e prima del 1941, la fine del ‘41, allora la guerra non andava tanto bene, andava sempre più male, allora tutti i bambini della classe del ’26 e del ’27 che erano lì ci hanno mandati, staccati da lì perché a turni [unclear], quasi prossimi soldati avevamo quindici anni, e sono venuto tutto a Massa Lombarda in provincia di Ravenna, vicino a Lugo [pause] ecco, e lì c’era un centro di tutti i bambini della classe del ’26 e del ’27, ci hanno dato tutti il nostro fucile, fucili buoni anche, erano quelli che avevano la baionetta innestata che li adoperava i carabinieri, e fasemo la guardia come i militari insomma ecco, fasemo. E quando [unclear] che se portavano al cinemo, al cinema, qualche sera, andren fora [laughs] e poi, e allora gh’era uno cal diseva, ‘Manganel!’ e gli altri tutti in coro ‘Attenti il manganel, l’Italia è lunga assai, i moschettieri avanzano e non si ferman mai’. E quel paese lì era un paese di, di tanti socialisti, ma son tanti, almeno si diceva che lì il socialismo, prima. E quando sentiva noialtri cantare capiva che eran ancora bambini [?] e per le feste di Natale, così e tutte quando eeeh venivano le famiglie a prenderci per andare a mangiare a casa sua e io sono andato a mangiare da una famiglia di un certo Orsini Luigi, sempre che lì erano, ecco no mi interrompa quando.
EZ: Le faccio una domanda, eeeh durante tutti questi trasferimenti altre occasioni di eeeh assistere o di trovarsi comunque in mezzo a bombardamenti li ha più avuti?
I: No, non ne ho più avuti. Allora lì intanto siamo arrivati lì siamo, eeeh siamo arrivati nel ’42, sempre lì. In Libia era stata persa recuperata era stata recuperata per la seconda volta e allora i miei, i miei genitori hanno deciso di venire in Italia, perché là, perché dopo, con la terza era ritirata [laughs].
EZ: E le chiedo di ripetere se è possibile perché prima me lo ha detto al di fuori dalla registrazione, eeeh come mai lei si trovava in una colonia, esattamente dove si trovava quando eeeh si è trovato in mezzo al bombardamento di cui ha parlato prima.
FL: Sì, a Trento, no no, voglio dire a Napoli.
EZ: Ecco se può spiegare come mai era Napoli, come c’era finito, mi farebbe.
FL: No trasferito edunque ravamo, all’arrivo, quando siamo, dalla Libia, la prima colonia è stata Cesenatico, poi dopo lì Cesenatico, quando fino settembre ottobre è cominciata la stagione, ian pensa’ da mandarci che g’ha anca un clima diverso a Napoli, e siam anda’ a Napoli. Ma non so per quale motivo proprio preciso per col che e lì, e lì quindi abbiamo perché, gli aeroplani allora non avevano una gran autonomia da andar per esempio fino a Roma, potevano da Malta, dicevano ah io non so, che potevano arrivare fino a Napoli.
EZ: Esattamente di quelle notti dove lei è rimasto al buio, ehm ha qualche ricordo particolare, qualche evento che è successo particolarmente in quei momenti?
I: Oh sì, disperazione, tanta disperazione, specialmente la prima sera, la prima notte insomma, a gh’era una colonia con tutte vetrate no? Gheran propria [?] e le schegge che quando cadeva e picchiava anche in ste vetrate, e allora ste vetrate wrooom giù le vetrate, eeeh insomma a gh’era un caos, [unclear] chi l’è la fine del mondo.
EZ: E la mattina dopo, eeeh non siete stati trasferiti, siete comunque rimasti lì.
I: No, dopo tre notti, loro sono venuti tre notti una dietro l’altra, poi sono venuti pure al mar [?], non subito, eh dopo poi sai [unclear] tutto, ecco.
EZ: Qualche particolare di quel, di quei momenti?
I: No dopo i trasferimenti, siamo venuti [?] a Massa Lombarda, noi facevamo istruzione con questo, ed era la casa, a g’ho la fotografia anche, dopo la vag a tor, fotografia del, era la vecchia Casa del Fascio, andare a Massa Lombarda una volta c’era un arco, lì appena fuori lì dall’arco noi eravamo, adesso non c’è più quell’arco, ecco, e l’era la Casa del Fascio e lì venivano allora, quelli che avevano diciotto anni, quelli che erano, andavano a fare, al sabato andavano a fare il premilitare, e allora io mi ricordo che a gh’ira ste premilitari, la guerra andava male e cercavano dei volontari. Allora c’era un gerarca fascista non so chi fosse e lui chiamava questi diciottenni che erano, e gli chiedeva se voleva andare via a militare, volontari eh, tutti ghe disevano [unclear] e allora dai uno da due ‘Ma, ma perché’ forse in quel paese lì era forse era anche un paese più socialista, allora [?] ‘Perché non vuoi andare a difendere la patria?’ a dis ‘A mì, a son mì e me mama solo’ e allora questo gh’ha dato un sleppun un dritto uno rovescio ‘E la patria non è tua mama?!’.
EZ: Bene noi la ringraziamo dell’intervista che ci ha concesso.
La sua intervista registrata diventerà parte dell’archivio digitale dell’International Bomber Command Centre, gestito dall’Università di Lincoln e finanziata dall’Heritage Lottery Fund. L’università s’impegna a preservarla e tutelarla secondo i termini stabiliti nel partnership agreement con l’International Bomber Command Centre.
Signor [omitted] vuole raccontarci la sua esperienza legata ai bombardamenti aerei di cui lei è testimone.
Informant: Allora ero in quella colonia, la colonia come c’è scritto lì e non so se sia stato il mese di ottobre o di novembre preciso, comunque noi bambini eravamo lì in questa colonia, una notte sarà stato, alle ore forse 3 e mezza, le 4 non, non avevamo mai sentito un colpo di cannone niente, in quel momento un grun baleno pim pum pam tutte le contraeree che sparavano agli aeroplani, che questi aeroplani dicevano che erano partiti da Malta, dall’isola di Malta, erano venuti a bombardare Napoli allora non erano formazioni grandi, mi sa dodici, quindici aeroplani. Siamo rimasti al buio, noi bambini lì sentire ste robe ci siam messi tutti sa, in disperazione, allora perché eravamo in quattro fratelli, e ne avevo uno che aveva cinque anni, e uno che ne aveva sei anni. E allora cominciammo tutti a chiamarsi, chiama qui, e le vigilatrici che erano non avevano una torcia in mano niente, una disperazion! Fatto sta che insomma mi sa, trovammo una scala secondaria, sa porta’ tutti in chiesa sempre lì, e il coso, l’allarme è durato tre ore e mezza. Allora, anche sa che la notte indietro può darsi che vengono allora mi sono messo d’accordo coi miei fratelli, quanto senti i primi colpi, di trovarsi di un punto, avevamo destinato un punto, io andavo là e loro [unclear] parla’ più calmo.
EZ: Non si preoccupi.
I: Allora la seconda notte, eeeh la stessa più o meno, con un pam [?] allora io sono partito, sono andato là in quel punto, che ero d’accordo coi mie, ci siamo trovati tutti, tutti hanno trovato i suoi fratelli perché noi eravamo in più di uno, e siamo andati a fare lo stesso percorso per quella strada in chiesa. Poi c’è stata la terza notte e ho detto ‘Ancora?’, e infatti c’è stata anche la terza notte, sempre il solito più o meno orario, arrivavano questi aeroplani che almeno ci hanno detto che venivano dall’isola di Malta perché Malta era inglese e [coughs] e son venuti la notte, allora la mattina le schegge, le cose, i proiettili della contraerea quando scoppiava faceva schegge tant’era che c’era tante schegge no? Di questa, allora noi bambini ci hanno mandato con le secchie, coi secchi, un secchio si capisce, a raccogliere le schegge perché le dovevano mandare in fabbrica per fare ancora dei, [unclear] e queste secchie di di schegge e dopo le mandavano via. Allora adesso ca son, ma non si poteva vincere una guerra quando avevamo bisogno di raccogliere anche le schegge ecco. E io ho fatto solo [unclear] siccome che lì eravamo proprio attaccati con la colonia, attaccati al mare c’erano tante imbarcazioni e allora han pensato di mandarci via da lì, si han sposta’, ci an manda’ a Marina di Massa, mi pare provincia Apuania, Marina di Massa ecco, e siam anda’ lì e lì non avia più di problemi insomma, allor, devo continuare?
EZ: Sì.
I: Lì a siamo stati lì quattro, cinque, sei mesi e poi siamo stati spostati a Trento sul monte Bondone, Candrielli [Candriai] Trento monte Bondone. Dopo lì, sa ogni tanto ste province i doveva campa’, che cè era una spesa mantenere tutti questi, e allora lì quando andavamo a mangiare, c’era un direttore, allora si mettimo a due file indiane era lungo il tavolo e si faceva cantare la canzone ‘Fischia il sasso, il nome del’ [unclear] l’avrà sentito parlare della canzone ‘Fischia il sasso, il nome squilla, del ragazzo dei Portoria’ e cantavamo quella canta, lì fino a che arrivaveno davanti al piatto. Quel direttore lì, sa quando a volte, allora gh’era al fasisom, pareva lu ‘Dietro front!’ e tu tornav’ in drio. E allora noialtri capì che dovevamo cantare ‘Fischia il sasso’ in una maniera, e allora seduti si mangiava. Lì siamo rimasti lì fino, dunque a in montagna forse settembre perché ha cominciato a nevicare a far freddo e sera e si han manda’ a San Remo, all’Hotel Duca, al Grand Hotel Duca d’Aosta, a San Remo. Allora lì intanto lì gh’arrivò nel ’41 sì e è passata e prima del 1941, la fine del ‘41, allora la guerra non andava tanto bene, andava sempre più male, allora tutti i bambini della classe del ’26 e del ’27 che erano lì ci hanno mandati, staccati da lì perché a turni [unclear], quasi prossimi soldati avevamo quindici anni, e sono venuto tutto a Massa Lombarda in provincia di Ravenna, vicino a Lugo [pause] ecco, e lì c’era un centro di tutti i bambini della classe del ’26 e del ’27, ci hanno dato tutti il nostro fucile, fucili buoni anche, erano quelli che avevano la baionetta innestata che li adoperava i carabinieri, e fasemo la guardia come i militari insomma ecco, fasemo. E quando [unclear] che se portavano al cinemo, al cinema, qualche sera, andren fora [laughs] e poi, e allora gh’era uno cal diseva, ‘Manganel!’ e gli altri tutti in coro ‘Attenti il manganel, l’Italia è lunga assai, i moschettieri avanzano e non si ferman mai’. E quel paese lì era un paese di, di tanti socialisti, ma son tanti, almeno si diceva che lì il socialismo, prima. E quando sentiva noialtri cantare capiva che eran ancora bambini [?] e per le feste di Natale, così e tutte quando eeeh venivano le famiglie a prenderci per andare a mangiare a casa sua e io sono andato a mangiare da una famiglia di un certo Orsini Luigi, sempre che lì erano, ecco no mi interrompa quando.
EZ: Le faccio una domanda, eeeh durante tutti questi trasferimenti altre occasioni di eeeh assistere o di trovarsi comunque in mezzo a bombardamenti li ha più avuti?
I: No, non ne ho più avuti. Allora lì intanto siamo arrivati lì siamo, eeeh siamo arrivati nel ’42, sempre lì. In Libia era stata persa recuperata era stata recuperata per la seconda volta e allora i miei, i miei genitori hanno deciso di venire in Italia, perché là, perché dopo, con la terza era ritirata [laughs].
EZ: E le chiedo di ripetere se è possibile perché prima me lo ha detto al di fuori dalla registrazione, eeeh come mai lei si trovava in una colonia, esattamente dove si trovava quando eeeh si è trovato in mezzo al bombardamento di cui ha parlato prima.
FL: Sì, a Trento, no no, voglio dire a Napoli.
EZ: Ecco se può spiegare come mai era Napoli, come c’era finito, mi farebbe.
FL: No trasferito edunque ravamo, all’arrivo, quando siamo, dalla Libia, la prima colonia è stata Cesenatico, poi dopo lì Cesenatico, quando fino settembre ottobre è cominciata la stagione, ian pensa’ da mandarci che g’ha anca un clima diverso a Napoli, e siam anda’ a Napoli. Ma non so per quale motivo proprio preciso per col che e lì, e lì quindi abbiamo perché, gli aeroplani allora non avevano una gran autonomia da andar per esempio fino a Roma, potevano da Malta, dicevano ah io non so, che potevano arrivare fino a Napoli.
EZ: Esattamente di quelle notti dove lei è rimasto al buio, ehm ha qualche ricordo particolare, qualche evento che è successo particolarmente in quei momenti?
I: Oh sì, disperazione, tanta disperazione, specialmente la prima sera, la prima notte insomma, a gh’era una colonia con tutte vetrate no? Gheran propria [?] e le schegge che quando cadeva e picchiava anche in ste vetrate, e allora ste vetrate wrooom giù le vetrate, eeeh insomma a gh’era un caos, [unclear] chi l’è la fine del mondo.
EZ: E la mattina dopo, eeeh non siete stati trasferiti, siete comunque rimasti lì.
I: No, dopo tre notti, loro sono venuti tre notti una dietro l’altra, poi sono venuti pure al mar [?], non subito, eh dopo poi sai [unclear] tutto, ecco.
EZ: Qualche particolare di quel, di quei momenti?
I: No dopo i trasferimenti, siamo venuti [?] a Massa Lombarda, noi facevamo istruzione con questo, ed era la casa, a g’ho la fotografia anche, dopo la vag a tor, fotografia del, era la vecchia Casa del Fascio, andare a Massa Lombarda una volta c’era un arco, lì appena fuori lì dall’arco noi eravamo, adesso non c’è più quell’arco, ecco, e l’era la Casa del Fascio e lì venivano allora, quelli che avevano diciotto anni, quelli che erano, andavano a fare, al sabato andavano a fare il premilitare, e allora io mi ricordo che a gh’ira ste premilitari, la guerra andava male e cercavano dei volontari. Allora c’era un gerarca fascista non so chi fosse e lui chiamava questi diciottenni che erano, e gli chiedeva se voleva andare via a militare, volontari eh, tutti ghe disevano [unclear] e allora dai uno da due ‘Ma, ma perché’ forse in quel paese lì era forse era anche un paese più socialista, allora [?] ‘Perché non vuoi andare a difendere la patria?’ a dis ‘A mì, a son mì e me mama solo’ e allora questo gh’ha dato un sleppun un dritto uno rovescio ‘E la patria non è tua mama?!’.
EZ: Bene noi la ringraziamo dell’intervista che ci ha concesso.
Citation
Elena Zauli, “Interview with a survivor of the Villanova Marchesana bombings,” IBCC Digital Archive, accessed December 8, 2024, https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/collections/document/329.
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