Interview with Mario Cocco

Title

Interview with Mario Cocco

Description

Mario Cocco (b. 1938) remembers the torpedoing of the Tirso dam, emphasising its beauty and meaning as an engineering marvel. Describes how a torpedo net prevented three torpedoes from reaching their target. Gives a detailed account of the bombing of the Tirso secondo salto power station on 26 March 1943 and mentions how the same aircraft bombed the Santa Chiara dam. Describes black-out precautions, Carabinieri manning an outpost, and a First World War veteran on sentry duty. Mentions the bombing of Cagliari and Busachi.

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00:04:45 audio recording

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Contributor

Identifier

Memoro#4056

Transcription

MC: È come perdere una fetta di un qualcosa di affettivo che hai vissuto da ragazzino perché è un’opera intanto molto bella, è irripetibile anche se sembra che sia vuota ma quella lì si è visto anche dei siluri che sono stati fermati per fortuna, è stata silurata la diga, sì, sì, nel ’42 e meno male che allora avevano previsto una rete metallica che ha attraversato tutto il lago, diciamo a cento metri dallo sbarramento, hanno calato questa rete a maglie pesanti, diciamo sull’ordine di 20-30 mm di maglia, di diametro e veniva, ed è stata tenuta galleggiante da dei grossi fusti in ferro lunghi due metri per 80, un metro, vuoti, quindi galleggiavano e tenevano questa rete protettiva. Perché la diga era uno dei bersagli della guerra. È stata bombardata, quindi è stata silurata e i siluri, cosa, uno c’era alla stazione Santa Chiara, la parte meccanica, vuoi mettere l’ogiva con l’esplosivo. Quindi uno si impennato, si è immerso, si è inabissato e quindi deve essere andato a finire là, non è esploso; uno credo rimasto nella maglia della cosa e uno ha sbagliato direzione, è rimasto, tant'è vero sono venuti gli artificieri da Cagliari che avevano fatto il loro lavoro, quello lì ha salvato la diga altrimenti non lo so. Invece il bombardamento del 26 maggio del 1943 è stata bombardata la Tirso secondo salto con due bombe o tre, una è caduta a pochi metri dallo sbarramento, a quindici metri dal tetto della centrale c’era mio padre e una guardia, un mutilato della ‘15-18, dì, veramente. Poi lo stesso aereo è salito su a Santa Chiara e ha sganciato diverse bombe, una è andata a finire su di un arco della tredicesima pila che si vedeva da poco anche se e per fortuna non è entrata dentro nel tegolone perchè se sfonda il tegolone il resto lo fa l’acqua, questa è il concetto, il cosa. Quindi questa diga è rimasta come un simbolo, ha resistito alle bombe e poi non ha resistito alla nuova che è stata annegata.
Unknown interviewer: Che è stata sommersa.
MC: Che è stata sommersa. Non c’era illuminazione diciamo anche noi qui in paese sopra la luce delle porte mettevamo un pannello di iuta, un qualcosa per non vedersi la luce dalla, dall’esterno perchè gli aerei passavano anche di notte, eravamo in guerra, Cagliari è stata distrutta, Busachi ha avuto tre bombe, è morto anche un bambino appena nato, mezzo rione è stato beccato dalle bombe. E quindi la diga... Tutt’al più c’erano un servizio di vigilanza in prossimità del ponte, proprio per vedere se arrivava degli estranei, insomma delle cose, delle persone sospette per mettere bombe qualcosa del genere oltre che c’erano i carabinieri, là c’è la caserma tutt’ora anche se adesso, carabinieri li ho conosciuti anche io, facevano servizio nella caserma e varia
UI: Suo padre che lavoro faceva?
MC: Mio padre faceva il turbinista era nella sala macchina è stato prima alla diga al primo salto poi ha terminato al secondo, nella dighetta di Busachi, lui è andato in pensione a 65 anni nel ’68. Era del ’03, quindi con 35 anni regolari di lavoro.

Citation

“Interview with Mario Cocco,” IBCC Digital Archive, accessed April 23, 2024, https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/collections/document/324.

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