A survivor of the Voghera bombings (informant A)

Title

A survivor of the Voghera bombings (informant A)

Description

The interviewee reminisces about her wartime experiences in the Voghera countryside, at the time when her three brothers where enlisted and how difficult it was for her parents to run the farm. She remembers how she narrowly escaped an aircraft trying to machine gun her, by covering herself with a blanket and throwing herself into a ditch. She then describes the bombing on Voghera on 25 August 1944 and recalls how she was at home with her sister-in-law when the alarm sounded three times - the signal for imminent danger. She dashed outside, trying to stop people pilfering fruit at her parent’s farm, as they routinely did during alarms. She recollects the aftermath of the attack, with hundreds of dead and injured people and stresses the fact that Voghera was a local railroad hub with a significant military presence, thus a legitimate target. She recalls a report of five people dying on the last day of war, killed by a bomb dropped by “Pippo”. She describes shelters dug in the ground, by country people, and protected by hay bales and compares these makeshift solutions with proper shelters in urban areas. She stresses the fact that the bombing war has haunted her for the rest of her life and of still being scared by the droning sound of aircraft at night.

Creator

Date

2017-04-19

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00:13:25 audio recording

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Identifier

AAn00976-170419

Transcription

FA: Eeeh, signora [omitted] vuole raccontarci cosa si ricorda dell’esperienze vissute durante gli ultimi due anni di guerra a Voghera?
GB: Sì, volentieri potrei raccontare qualcosa anche magari dei primi mitragliamenti che sono successi.
FA: Certo.
GB: Nel ’41, ero ancora piccolina avevo solamente sei anni, eeeh il primo, il primo mitragliamento su Voghera credo che sia stato fatto nel mese di maggio o giugno, mi trovavo in mezzo ai campi, perché i miei genitori erano agricoltori e praticamente sono arrivati questi caccia e mi hanno, praticamente ero vestita di rosso e allora per paura che mi, mi mi vedessero meglio perché essendo giorno a volo radente diciamo, eeeh mi hanno coperta, buttata in un fosso e coperta per far si che non, non colpissero insomma. Ecco ricordo che c’è stato la sventagliata va beh comunque, non è, per noi non è successo niente. Mentre invece nell’agosto del ’40 ricordo molto bene, sì va beh le incursioni aeree che sono succedute nel ’44 le ricordo tutte, però quella del 20, del 25 cos’è, il 25 di agosto, lo ricordo bene perché l’ho, l’ho visto dal, l’ho visto io con i miei occhi da un rifugio che era stato costruito in mezzo in, in nella campagna e quindi ero seduta all’esterno un po’ all’esterno, quindi ricordo molto bene le bombe che sono scese e che hanno colpito la la città. Il perché lo ricordo anche molto bene è perché la mia famiglia aveva una cascina dall’altra parte della città, io abitavo di qui verso la parte di via Verdi, adesso è inutile dirlo loro perché non conoscendo, comunque abitavo dalla parte di via Verdi la cascina invece l’avevamo oltre, verso già Torremenapace in quella zona. Allora i miei genitori con mio fratello erano andati a lavorare dalla parte di là, io invece ero a casa con mia cognata che era di La Spezia e ricordava molto bene ed era sempre molto terrorizzata quando sentiva l’allarme.
FA: Certo.
GB: Perché ricordava molto bene il bombardamento del mare subito a La Spezia. Quindi io ero lì in mezzo al al, ero lì in mezzo adesso non racconto chi era perché, non è non, lo registra? No allora no eh [laughs], perché c’eran le pesche e con l’allarme c’era una fabbrica di, un cappellificio e tutti gli operai uscivano e naturalmente scappavano in mezzo alle alle piante e rubavano le pesche. Allora io ho detto a mia cognata ‘Senti tu stai qui ma io vado a vedere perché così almeno mi vedono non portano via le pesche insomma eh!”.
FA: Certo.
GB: Cercavo di [laughs] va beh, ecco perché anche oltretutto ho assistito poi un po’ al bombardamento e mi, per concludere, nel senso che, eh l’allarme è stato dato ed era un allarme che praticamente c’erano diversi tipi di allarme che non ricordo quanto erano, perché se era uno solo non era proprio importante, forse non so se erano tre colpi forti per dire perché eran fatti, ancora oggi ricordo il rumore del degli aerei, dei bombardieri, io mi sveglio di notte, e c’è un aereo di quelli da da carico che volano leg, adagio, lenti e proprio quel whooo whooo mi mi, sto ancora male adesso, pensi quanti anni sono passati, eppure però, ho mi, ho ancora proprio il ricordo nitido di questi aerei che andavano, che passavano che andavano e poi dicevano che andavano a bombardare la Germania o altri posti. Comunque per tornare al, al ’44 ho visto proprio tutte le bombe scendere, ho visto proprio le bombe scendere, e eeeh siamo rimasti divisi come dico, e infatti i miei, i miei parenti i miei genitori e mio fratello erano preoccupatissimi perché avevano paura che avessero colpito la nostra parte noi altrettanto non, mentre invece poi abbiamo saputo che praticamente era il centro che era stato colpito, e i miei genitori sono poi arrivati a casa alle dieci, dieci e mezza di notte perché questo bombardamento è stato fatto verso le quattro del pomeriggio, adesso, più o meno.
FA: Quindi in pieno giorno.
GB: In pieno giorno, in pieno giorno, eeeh ed è di lì che abbiamo saputo appunto che c’erano stati 187 morti, eeeh tantissimi 200 e più feriti, ehm quindi insomma è stato per, un bombardamento proprio veramente disastroso diciamo. Che qui attorno c’erano stati altri bombardamenti anche a Pavia, aveva avuto un bombardamento ma, molto importante ma però con pochi morti, qui invece la gente era andata tutta in cantina, si erano rifugiati in cantina e quindi, poi c’è stata gente per esempio, conosco un signore che la mamma ha perso un occhio, eeeh non vede più da un occhio, poi gente che è rimasta invalida, che è rimasta invalida. Mi dispiace che sia mancato un signore da poco tempo, in cui praticamente aveva perso papà e mamma eeeh e lui, e lui insomma, quindi conoscevo tante persone dell’epoca che, adesso ormai purtroppo praticamente. Questa questa signora di, la mamma di questo signore praticamente adesso è un po’ fuori di testa e quindi praticamente magari non ricorda neanche bene o quello che dice poi.
FA: Certo, quindi un fatto che ha segnato la città insomma.
GB: Sì ah insomma un fatto che ha segnato molto ma molto la città, perché veramente ha proprio distrutto quasi tutto, pensi che la qui la caserma la metà è stata è andata distrutta, mio marito che abitava qui a cento metri da qui praticamente si sono trovati, lo spostamento d’aria, un tedesco da qui è finito nel portone, dentro il portone ed è morto. Quindi, il bombardamento è stato importantissimo, ecco cioè molto devastante.
FA: Molto violento sì.
GB: Molto forte. È stato colpito anche l’ospedale e quindi non so, ecco è tutto quello che posso dire ecco, non è molto.
FA: Certo, ha memoria anche di bombardamenti seguenti a questo? Ce ne sono stati altri?
GB: No, ce ne sono stati qualcun’altri, si va beh ricordo nel, nel ’40, al 25 di aprile del ’45 quando il famoso Pippo, che di notte girava e se vedeva le luci lanciava il razzo, lanciava si, non è, non si dice razzo.
FA: Sì spezzoni.
GB: Gli spezzoni. Lanciava gli spezzoni, me lo ricordo perché è stato, anche questo io non, non l’ho vissuto per il fatto che era di notte ma mia mamma me l’ha sempre raccontato molto e tutto, è stata, ha colpito, la famiglia, una nostra famiglia amica e la gente finita, finita la guerra ha sentito Pippo sono andati sulla porta, loro per far festa, lui ha lanciato lo spezzone, è caduto sul cornicione di un palazzo e praticamente in una, cominciato, non mi viene la parola, il cemento armato, ha picchiato sul cemento armato del del muro, son partite le schegge e ne son morti cinque, e con sei o sette feriti, quindi praticamente, ma rimasti invalidi, eh! È morta la, una mamma che lei era terrorizzata dai bombardamenti e in questo bombardamento in cui io ho visto e che posso raccontare, lei col bambino valigia in mano da una parte e bambino per mano dall’altra, come sentiva l’allarme, dentro nel rifugio.
FA: Nel rifugio.
GB: Perché era terrorizzata, poveretta aveva ragione perché realmente poi c’è rimasta, perché quella notte lì è stata colpita da una scheggia alla giugulare e in un attimo se ne è andata.
FA: Prima ha parlato di di rifugi, avevate un, ha detto un rifugio in campagna?
GB: Sì ma era fatto nella terra viva eh. Era nel terreno vivo e poi c’era dentro tutte le balle di paglia in cui ci si sedeva sopra.
FA: Quindi sostanzialmente una buca.
GB: È una buca, una buca, sì.
FA: Che era una pratica comunque diffusa, ho sentito in.
GB: Sì, sì, anche noi l’avevamo, l’avevamo fatto anche noi perché dicevano che bisognava averlo però noi non ci siamo mai andati dentro, perché mio papà l’aveva fatto in un punto un po’ troppo umido e allora andar là dentro si stava proprio male male. Solo che tante volte invece, avevamo, anche questo me lo ricordo eeeh per esempio avevamo fatto, eeeh avevamo battuto il grano, il coso, c’erano tutte le balle di paglia, e le balle di paglia erano state messe in modo che facesse da rifugio, facesse da rifugio, quello lì mi ricordo che sono, che anche lì mi sono rifugiata una volta in seguito a un bombardamento, o a un mitragliamento ecco.
FA: Certo.
GB: Adesso, ma però per dire non mi ricordo né la data, né niente. Di questo ho proprio memoria perché è quello che mi ha impressionato più di tutti ecco diciamo.
FA: Quindi anche insomma, essendo, nonostante fosse una bambina, si ricorda le impressioni.
GB: Sì avevo nove anni, ‘che son del ’35 quindi avevo nove anni, e quindi lì, mi ricordo già un po’ di più anche insomma forse, poi, nel senso che la mia famiglia praticamente io avevo tre fratelli e tutti e tre i fratelli erano militari, erano in guerra ecco, due però avevano avuto la fortuna di rimanere qui in Italia, uno in Marina a La Spezia, che questa mia cognata e l’altro invece era nell’aviazione ma era nel, non come aviatore ma come aviatore, aviazione di terra, cioè.
FA: Personale militare di terra.
GB: Sì, personale di terra eeeh a Parabiago, quindi era vicino a casa, mentre invece l’altro mio fratello purtroppo no, purtroppo dopo aversi fatto, dopo essersi fatto l’Africa ha fatto, ah l’Africa in dal ‘40 al ’41 poi è tornato a casa perché aveva preso la scabbia e non l’han più rimandato in Africa quando è finita la convalescenza che è guarito, non l’han più mandato in Africa, ma è andato in Grecia, dalla Grecia poi praticamente stavano rientrando in Italia e invece di entrare in Italia è andato in con, nel ‘43 è andato a finire nel campo di concentramento e quindi dal 1939 è tornato a casa 1945 a settembre. Questo, ha avuto fortuna di tornare a casa.
FA: Certo.
GB: Tutto lì, però cioè eravamo anche un po’ diciamo sotto pressione come famiglia, i miei genitori erano sotto pressione perché praticamente con tutta la campagna da curare tutto, non avevano, se lo dovevano fare loro due.
FA: Certo.
GB: Perché non avevano nessuno.
FA: Certo.
GB: Han sequestrato i camion ci han messo i camion praticamente che non si potevano più adoperare, perché han tolto le ruote per far si che non lo adoperassero, li avevano messi, cioè erano dentro nei nei garage e praticamente avevano messo su sotto i, la la per tenerli su han fatto i muri le pile di mattoni e poi dopo c’han tolto i.
FA: Certo, quindi un, avrei un’ultima domanda, quindi insomma Voghera era abbastanza frequentata dalle incursioni aeree.
GB: Sì sì poi, no no ma perché, perchè avevamo anche praticamente come sa, a parte il fatto la caserma, che senz’altro era importante per dire, perché c’era tanti soldati, però le incursioni aeree ce ne sono state parecchie ecco ma per ricordare però perché era dovuto soprattutto al fatto del nodo ferroviario, perché come nodo ferroviario era molto importante, perché praticamente distruggere i due ponti voleva dire eliminare il contatto, in modo di poter cos, quindi niente, tutto lì. Io non ho solo ricordato questo perché è quello che ricordo di più che è anche quello che fa fatto più morti.
FA: Più danni certo.
GB: Più danni.
FA: Va bene allora la ringraziamo per questa intervista.
GB: Ma si immagini

Citation

Filippo Andi, “A survivor of the Voghera bombings (informant A),” IBCC Digital Archive, accessed November 7, 2024, https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/collections/document/7852.

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