Interview with Francesco and Maria Gigliola Rapozzi

Title

Interview with Francesco and Maria Gigliola Rapozzi

Description

Francesco and Maria Gigliola Rapozzi remember wartime life in Monfalcone. They recollect the day the shipyard was engulfed in flames after a severe bombing raid and mentions the high number of casualties among civilians. They remember various stories: their life as evacuees, an aircraft hit by anti-aircraft fire, an aircraft falling into the Isonzo river after the crew had bailed out, and the frightening presence of "Pippo". They recall the day when, just as a magician's show was about to commence, a bombing raid started and people dashed to the shelter,Two of the victims of this event were acquaintances. They recall a bombing raid when they couldn’t find the house keys and saw target indicators falling on the town. They remember the Germans retreating at the end of the war, having completely destroyed the shipyard.

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Date

2016-10-19

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00:18:57 audio recording

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This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.

Contributor

Identifier

ARapozziF-MG161019

Transcription

PC: Sono Pietro Commisso e sto per intervistare Rapozzi Francesco e Rapozzi Maria Gigliola. Siamo a Monfalcone, è il 19 ottobre 2016. Grazie Francesco e Maria Gigliola per aver permesso questa intervista. Sono inoltre presenti all’intervista Gianmaria Bugato. La sua intervista registrata diventerà parte dell’archivio digitale dell’International Bomber Command Centre, gestito dall’Università di Lincoln e finanziato dall’Heritage Lottery Fund. Prima di cominciare, la prego di rispondere alle seguenti domande, in modo da essere certi che questa intervista venga registrata secondo i suoi desideri nonché in accordo con le condizioni poste dai nostri finanziatori. È d’accordo che la sua intervista sia conservata in perpetuo come documento liberamente accessibile al pubblico da usarsi per mostre, attività di ricerca, istruzione, nonché come risorsa online?
FR: D’accordo.
MGR: D’accordo.
PC: Sia resa possibile, sia resa disponibile al pubblico mediante una licenza Creative Commons attribuzione non commerciale, indicata come CC-BY-NC il che significa che non potrà essere usata a scopi commerciali?
FR: Sempre d’accordo.
MGR: Sì.
PC: Sia attribuita a lei?
FR: Sì.
MGR: Sì.
PC: Acconsente a concedere all’università il copyright del suo contributo per l’impiego sotto qualsiasi forma ed è consapevole che ciò non preclude il suo diritto morale ad essere identificato come esecutore ai sensi del copyright, design and patents act del 1988?
FR: Non coscrisco la domanda ma sono d’accordo.
MGR: [laughs] Anch’io.
PC: Acconsente di essere fotografato per il Bomber Command Digital Archive?
FR: Grazie, no.
MGR: No, no, che no I se spaventi [laughs].
PC: Grazie possiamo cominciare. Allora, se vi parlo dei bombardamenti aerei di Monfalcone, qual è il ricordo che vi suscita questa domanda?
FR: La fotografia più importante?
PC: Il primo, il primo ricordo.
FR: Mmh. Dunque, noi abitavamo dentro l’attuale recinto del cantiere, mio padre era medico di fabbrica eccetera, ci siamo spostati prima dei bombardamenti, e la casa in cui abitavamo, una gran, c’erano tre palazzi praticamente, il secondo era il nostro, in frazione del palazzo, è saltato, quindi noi non abbiamo perso assolutamente niente, ci siamo trasferiti più distanti, vicino all’albergo impiegati. Una delle fotografie de tre che mi restano e che è il primo bombardamento, [pause] noi abitavamo a cento metri dal, dall’anticrollo dell’albergo praticamente: sentito l’allarme, alzati, rappezzati eccetera, siamo andati nel, nell’anticrollo; le due femmine, mia madre e la Lilli sono passate, io e mio padre eravamo più indietro e siamo passati attraverso la vetrata dell’albergo che saltava. Quindi l’unico ricordo importante, diciamo, è questo. Quindi, poi, niente, dopo successi, non c’erano rifugi ancora praticamente, dopo avevano fatto quei rifugi a cupola, no, quello in cui andavamo noi era davanti al vecchio cimitero, e in un bombardamento x poi sono arrivati tanti feriti dentro, ecco, e io ero ragazzino, queste cose le ricordi. Questo, terza fotografia, dopo un bombardamento, siamo andati in valle, viale San Marco a vedere [laughs], curiosi, e c’era, avevano colpito il cantiere ovvi, era quello lo scopo chiaramente, e c’erano delle fiamme enormi coi gabbiani che vol, che giravano, no, sono quelle cose che ti restano fotografate, e qui finisce praticamente [laughs].
MGR: A proposito delle fiamme.
FR: [unclear], no.
MGR: No, no, decisamente no.
FR: Mi e mio padre sicuramente sì.
MGR: Sì, ma, mio ricordo che i tedeschi prima di andar via avevano bruciato tutte le o navi, o che avevano in porto.
FR: Motozattere.
MGR: E siamo andati su in terrazza, su, a vedere, e le fiamme che ricordo io sono.
FR: Ecco, Via Bolo, Via Bologna dove abitavamo dopo, sì, vicino all’albergo impiegati, aveva una terrazza in alto, ecco, sì ma non c’entrano i bombardamenti, e io da su ho visto nel, penso sia stato il 1° maggio, comunque il 30 aprile, un treno che andava verso Gorizia e che veniva bombardato dai mortai probabilmente, no, e si è fermato, quindi i tedeschi che andavano via si sono fermati, basta.
MGR: Noi poi siamo.
FR: Ma non c’entra niente coi bombardamenti questo chiaramente.
MGR: No no, ma noi siamo ‘ndati sfollati all’Isola Morosini fino.
FR: [unclear].
MGR: Fino al 1943. L’8 settembre, guerra finita [laughs], torniamo a casa; torniamo a casa e sul ponte di Pieri c’è stato quell’episodio che eravamo noi col carro che faceva un rumore terribile perché c’eran quei san pietrini, soli, è venuto questo aereo così, l’han colpito, io ho visto, lui non ha visto, e i paracadutisti che si son buttati e l’aereo che è cascato nell’Isonzo, che era quasi asciutto; quando siamo arrivati in fondo i tedeschi hanno preso me [ghigno], ‘l carro, e c’hanno messo nella casetta da dove bomb, tiravano, come si chiama? Contraerea, della contraerea, ecco. E quindi dopo siamo arrivati a casa e ci siamo fatti tutti i bombardamenti che han fatto, là non c’era niente [laughs] da Isola Morosini, no, eh.
PC: Francesco, tu, quando abbiamo parlato assieme prima, mi raccontavi del, dei giochi che facevate, del fatto che quasi ti eri divertito durante i.
FR: Sì, sì beh avevo tredici anni, quindi è un’età, ho visto morire un tedesco, faceva la curva davanti l’albergo impiegati in moto, è andato contro il recinto, sì stupidaggini, ecco, no, che non c’entrano niente coi. Ah, un’altra cosa forse, così, che c’entra coi, relativamente coi bombardamenti, da Isola Morosini venivo in bicicletta a Monfalcone, tredici anni, e c’erano quei buchi, quei anti, gli antischegge dei tedeschi, no, due metri circa, profondo uno, largo cinquanta centimetri, passava un aeroplano, mi son messo lì, ed è caduto giù il serbatoio ausiliario, no, che quando cade non sai cosa succe, è caduto a pochi centinaio di metri, ecco, ma quando vedi sta roba che vien giù, sì [laughs].
MGR: [laughs] Si è divertito un poco meno [laughs].
FR: Ho apprezzato il fatto ecco, diciamo così.
MGR: E tu, e lui si ricorda del, del, come si si, sotto così, era sotto una cantina, sotto all’albergo mio.
FR: ‘ndati in cantina, un anticrollo, no.
MGR: Un anticrollo.
FR: [unclear].
PC: Com’era, com’era allestito dentro? Cosa c’era nel rifugio anticrollo?
FR: Niente: una stanza con un, con degli, con dei sostegni per il tetto, qualche panca.
MGR: Ma papà gaveva fat anche a casa, in cantina.
FR: No.
MGR: Aveva messo pali, qualcosa.
FR: No.
MGR: No?
FR: In Via Roman no, sicuram.
MGR: No, no in Via Roman.
FR: Ma dall’altra parte forse, ma in Via Roman no, certamente no, proprio perché avevamo sto, possibilità vicina.
MGR: Sì, sì, vicino.
PC: Ma comunque vi portavate dietro dei.
MGR: Mah.
PC: La coperta, qualcosa?
MGR e FR: No, no.
MGR: E però il papà che non aveva le, le chiavi, c’aveva le chiavi del portone, ma la prima notte, prima notte che l’allarme era sul bar impiegati quindi era come averlo in casa, non trovava, e c’erano i, quelle, come si.
FR: Bengala.
MGR: Bengala, ecco, che venivano giù [laughs] e ti sembrava di essere proprio sotto ai [laughs], co’ ste luci, co’ la pila.
FR: No, ecco, per dire che erano molto attenti , no, perché prima di bombardare illuminavano tutto, quindi, sì, facevano le cose.
MGR: E noi eravamo lì che ci si, almeno io.
FR: Seriamente, seriamente mi sembrava.
MGR: Mi sentivo proprio presa di mezzo perché papà co’ la pila [divertita], che cercava la chiave del portone, e questi ‘ti ti ti ti’, sembrava.
FR: Un po’, un po’ d’emozione nel mezzo sicuramente.
MGR: Sì, sì, ecco.
FR: Chiaro.
MGR: Perché non trovava ‘l, e dopo andavamo dove c’era l’alber, proprio di fronte al cimitero, dove ci son le scuole medie adesso, c’era questo bunker e io ho vissuto parte [laughs] della mia vita lì dentro, perché suonava qualche volta suonava l’allarme, poi c’era il cessato allarme e venivi a casa eccetera, ma comunque d’estate [unclear]
FR: Ah ecco, grato, grato ai tedeschi, eheh tedeschi, agli inglesi, io facevo, dunque nel ’44, facevo le scuole medie non so se, no, sì le medie, no so se la terza o la seconda, è stato un lungo periodo tutta l’estate, sì primavera, in cui andavamo a scuola un giorno a settimana e alle nove di mattina di solito suonava l’allarme.
FR e MGR: [laughs]
FR: Meraviglioso! Ecco, uno dei ricordi felici. [laughs]
MGR: No, io ero in terza elementare e si andava a scuola così, anche a giorni alterni quando capitava, però sì, non ero [laughs] tanto che andavo volentieri, ecco, non facevo, lui era il più grande [laughs].
FR: No, guarda, mi la scuola la sé sempre stada contraria.
MGR: Sì ecco, mi son diventada maestra però [laughs].
FR: Mi go comincià ad odiar le monighe del asilo, quindi te ga voia.
MGR: Sé morta.
FR: Ben fatta! [laughs].
MGR: [laughs] L’Alma Fides sé morta.
PC: Una domanda per Maria, mi raccontava del, del bombardamento di, del mago Delfo.
MGR: Sì, ecco, c’è di domenica, era proprio per i bambini, naturalmente ‘vevo sette anni io, accompagnati, a me aveva accompagnato la ragazza che avevamo, e a un dato momento si è sentito ‘Vuoo vuoo’, che era un rumore che quando ancora passavano quelli aerei che andavano a bombardare in Jugoslavia, [laughs] ti ricorda sto rumore, e son sal, son ‘ndata fuori, son passata tra le gambe e ho cominciato a guardare sti aerei, e loro ‘Uh, caccia, caccia! Uh non c’è pericolo’, e son partita: son arrivata prima in un bunker che era quasi vuoto, dove c’eran due feriti con schegge, tutti sporchi di sangue e non so la, la gravità ma comunque da vedere per me è stata.
FR: Beh ma se i sé arrivai fin in rifugio.
MGR: No ma iera seduti su, distesi su le panchette che iera lì. E dopo ho tagliato da, vicino, perché ‘l , per arrivare verso ‘l pol, ‘l campo sportivo son arrivata nel bunker dove c’era la mamma, papà era dentro in cantiere, e noi andavamo sem, perché c’era una parte sopra e una parte sotto, sopra non c’era più posto e son ‘ndata sotto, sicché mia mama non sapeva che io ero lì, era un po’ in pensiero e ‘l papà anche, ecco. E questo è un ricordo, e l’altro, quello del primo bombardamento, che è caduto proprio di fronte, dove ci sono le scuole “Sauro” adesso, in un campo di patate, e siccome l’entrata del bunker, un corridoio così, poi c’era, andava da fuori a dentro, poi c’era una porta che entravi proprio, venivan tutto lì.
FR: I sé vicini, no, no i sé entrate con.
MGR: Questo faceva ‘l giro d’aria, e dopo veniva dentro, quando siamo usciti nel corridoio, e c’eran tutte patate [emphasis and laugh], perché è cascata la bomba in un campo, tutto patate e terra, mi ricordo. E poi, il papà, uscendo proprio non so in che occasione, e gli è arrivata davanti, così era, che ‘l gaveva sul caminetto, una specie di, pff, mezza bomba, no so.
FR: ‘Na spoletta.
MGR: ‘Na spoletta forsi, che gli è caduta proprio davanti e che l’ha messa [laughs], mi ricordo, lì per dire quel.
FR: Se sé l’ogiva [unclear] la spoletta.
MGR: Sì, ‘se mi cascava in testa’.
FR: No, non sapevo questa.
MGR: No? Ah sì.
FR: Non apprezata.
MGR: La iera, la iera sul cainetto verde, ‘n entrata là.
FR: Quella iera tedesca allora che ‘l tirava su?
MGR: Eh sì, probabile, sì. E poi ‘n’altra cosa che ricordo, che Capodanno bisognava, perché come i tedeschi tiravano verso le finestre, e noi camminavamo sotto così, piccolini, con le luci, sempre con le finestre con la carta blu, e dopo quando sono arrivati gli americani noi ci siamo trovati.
FR: Neozelandesi.
MGR: Neozelandesi primi, sì, e anche indiani.
FR: Sì.
MGR: Perché avevano la cucina da una parte di casa nostra e nel campetto di fronte, dove c’è una scuola, un asilo, la mattina si ci siam svegliati e c’eran tutti questi coi carri. E anche la liberazione dei gli ugo[unclear].
FR: Sì, beh.
MGR: Coi carretti.
FR: Nel campo davanti appunto c’erano tre o quattro quadricanne, no, quelli da venti millimetri tedesche, tiravano da bassi.
MGR: Sì, sì.
FR: Perché non andavano da alti, ‘ndavano da bassi, relativamente bassi.
MGR: Sì, sì.
PC: Avrei ancora una domanda per Maria, sempre riguardo il bombardamento di Delfo: mi parlavi dei tuoi compagni di classe.
MGR: Sì, sono morti due, ecco, e una era proprio amica, abitava di fronte alle case nostre, è morta lei e la mamma, perché la mamma l’aveva accompagnata; dopo siamo andati a scuola un paio di giorni dopo, e abbiamo messo i fioretti sul banco, e sono i primi due morti che ho visto io; sta bambina era vestita col vestito da comunione, presumo, perché , e la mamma aveva un abito lungo celeste che, sono ‘ndata dentro e sono venuti fuori, perché non era proprio uno spettacolo [laughs]. Ma tanti [emphasis] bambini sono morti, sì, arrivavano proprio perché. Questo era nella sede dell’albergo operai, sotto nel salone dell’albergo operai, quindi papà era vicino, eh sì.
PC: Ancora una domanda per Francesco, riguardo, sempre riguardo al rifugio: mi parlavi di giochi che facevate dentro, che scherzavate, ridevate, che, che?
FR: Solite stupidaggini dei bambini, ecco, niente di, la pallina tirarsi addosso, cose del genere, niente di particolare.
PC: Ho capito. D’accordo, avete qualche altra, qualche altro ricordo che.
FR e MGR: No.
FR: Ecco, no. Notizia: che a un certo momento verso l’ultimo, penultimo bombardamento, tanti cantierini sono andati verso la pista, c’era la pista davanti alla vela praticamente, no, e ne sono morti parecchi, ma non visti, sentito dire, ecco.
MGR: Sì, sì perché prima [unclear].
FR: Sbagliata la direzione diciamo.
PC: Ancora una domanda per Maria: mi parlavi dell’aereo caduto nell’Isonzo.
MGR: [together] Quello di. Sì, sì. Io no, l’ho visto ma ci è passato proprio sopra eh, perché sarà cadu, è caduto tra, tra ‘l ponte della strada a quello della ferrovia, quindi in uno spazio relativamente.
FR: Ah fra i due ponti?
MGR: Sì. Relativamente bre. Fatto ‘boom’, il suo solito tiro, e dopo di qua son venuti dalla parte verso il paese, son venuti giù questi due.
FR: [unclear].
MGR: Però no, io non li ho visto, e non so che gli avessero sparato addosso o robe del genere, no. Perché poi quando siamo arrivati in fondo lui è saltato per conto suo, a me mi ha preso, [laughs] ficcato dentro la, non mi ricordo altro. Però lo era, eravamo e c’han detto se siamo matti, perché questo signore, la mamma ha detto ‘Ma cosa fa? Si fermi!’ ‘Ehhh se mi fermo è ancora peggio perché siamo sul ponte, via avanti’ [laughs].
FR: Sì fermarsi in mezzo no iera una bona idea.
MGR: No.
FR: [laughs].
MGR: Sì, perché faceva un rumore, iera, c’eran quei san pietrini e poi avevamo le, io e la mamma eravamo davanti.
FR: Iera probabilmente i carri co’ le rode de ferro.
MGR: Co’ le rode de ferro, sì.
FR: E io co, col.
MGR: Col cerchio, sì, e conigli. Tutti immobili però, perché avevamo masserizie varie [laughs], e siamo arrivati a casa tutti contenti che eravamo ‘rivati a casa [laughs]. E poi mi ricordo un’altra cosa, quando eravamo nella casa dentro al cantiere, che loro sono andati al rifugio, perché iera qualche rifugio vicin el teatro. Sì ecco.
FR: Sì, no me ricordo.
MGR: L’ubicazione, perché eravam piccoli. E io, papà e l’infermier Battilana, che era col papà, siamo andati nella garitta, che c’era proprio attaccata nell’infermeria, e là eravamo in tre [laughs]; loro eran tranquilli.
FR: Dio bon, iera quattro posti nella garitta, non di più.
MGR: Sì, sì, ecco. Coper, con le coperte perché avevo la febbre.
FR: Vista, vista [unclear]co’ ‘e garitte, sé ancora che gira, no?
PC: Una è ancora.
FR: Sì.
PC: In via Bonavia proprio.
MGR: Sì, sì. La, quela di notte, naturalmente di notte perché [laughs].
FR: No, gli inglesi iera sempre vegnui de notte.
MGR: E Pippo poi, e Pippo che c’era, c’era questa ragazza che avevamo, che era friulana, e non sapeva né leggere né scrivere, e dormiva sulla cameretta su, e questo Pippo lo sentiva da su [laughs], che passava, [laughs] correva giù come una matta, perché era sempre presagio brutto quello di vedere, perché venivano, non so se uno ‘veva idee che non so qualcuno ha detto quel signore che c’eran tre, quattro Pippi, non so, ma venivano sempre a dare uno sguardo prima di bombardare, no, e quindi il giorno dopo, due giorni dopo, ci si poteva aspettare le bombe, sì. E proprio lei era qua quando ha fatto quello, quello delle patate, e non sapeva leggere e c’era scritto ‘Gesù mio, Misericordia’ e lei ha detto ‘Oddio’, ha imparato a leggere [laughs], non potevo capire come avesse detto sta roba che era scritta là.
PC: Signori Rapozzi io vi ringrazio per l’intervista, grazie mille.
FR: Bon finito perché i ricordi erano proprio.
PC: No no erano interessantissimi.
FR: Minimi.
PC: Interessantissimi, grazie mille.
MGR: Posso offrirte un caffè? Qualcosa?
PC: Va ben d’accordo.
MGR: Ecco. E ti te bevi caffè?
FR: No, no, non m’interessa grazie.
MGR: Ti te bevi caffè?

Citation

Pietro Commisso, “Interview with Francesco and Maria Gigliola Rapozzi,” IBCC Digital Archive, accessed April 26, 2024, https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/collections/document/403.

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