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Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Bottani, Paolo
Description
An account of the resource
One oral history interview with Paolo Bottani who recollects wartime experiences in Milan.
The collection was catalogued by IBCC Digital Archive staff.
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0
International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
Bottani, P
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2016-12-02
Transcribed audio recording
A resource consisting primarily of recorded human voice.
Transcription
Text transcribed from audio recording or document
EP: Come prima domanda le chiedo di cominciare da prima della guerra, prima che cominci il conflitto, eeh mi racconti un po’ della sua famiglia, eeh dove eravate e di che cosa si occupavano i suoi familiari.
PB: Sì eh prima della guerra naturalmente ero piccolino quindi la memoria un po’ un po’ un po’, un po’ annebbiata diciamo così. Però mi ricordo bene che la mia famiglia era una famiglia di operai, eeh immigrati, mio papà proveniva dalla provincia di di Piacenza e mia mamma dal cremasco, eeeh erano operai purtroppo mio papà viveva un momento difficile per le sue idee politiche, non voleva iscriversi al partito fascista che era per la maggiore a quei tempi e non gli davano il lavoro perché lui non era iscritto al partito, quindi questo m’è rimasto impresso benché piccolino, perché la famiglia di conseguenza ne ne soffriva. Mia mamma invece era volgitrice di motori elettrici alla Ercole Marelli di Sesto San Giovanni. Avevo una sorella che era impiegata presso una ditta di cosmetici, la Beiersdorf. Ecco questo è quello che mi ricordo del periodo anteguerra. Nel 1940 poi, mi hanno iscritto alla prima elementare come tutti i bambini ed ho frequentato qui a Precotto la prima classe, elementare. Mi ricordo che eravamo tanti bambini, oggi si lamentano delle classi affollate, noi eravamo in quaranta, quindi la maestra della quale mi ricordo il nome, Angela Arpiani, era una brava signora torinese e ci aiutava parecchio perché eravamo abbastanza discoli eh: che i genitori al lavoro, noi eravamo a casa da soli, non c’erano le badanti o le babysitter o, eravamo in giro per le strade, qui a Precotto era una zona rurale, c’erano campi, e noi ci ci divertivamo ad andare per i campi. Quindi la prima e la seconda elementare direi che, essendo pure in guerra, perché la guerra è cominciata nel ’40, non abbiamo subito parecchie eh diciamo difficoltà, a parte la faccenda di mio papà che non lavorando era costretto a fare dei lavoretti così un po’ in nero, si dice oggi, per poter portare a casa qualcosa, e poi aveva l’orto che lo lavorava e ci dava la possibilità di, di vivere ecco. Il brutto comincia verso la fine del ’42 l’inizio del ’43, cominciarono i bombardamenti, cominciarono le difficoltà della vita. Ecco lì ho cominciato a mettere nella mia mente le difficoltà proprio, di vivere, molti disagi come per esempio il freddo, la paura, il freddo la paura, e la fame, e la fame, cominciava a scarseggiare il cibo. Il freddo era terribile perché difficilmente avevamo la legna per bruciare, andavamo in giro a raccogliere qualche pezzettino di albero, di di ramo rotto degli alberi, portarlo a casa noi bambini per poter scaldarci, però era la fiammata del momento e quindi il calore era molto, molto scarso. Poi eeeh i geloni: col freddo la conseguenza logica per noi bambini erano i geloni sulle mani sui piedi, eeeh oggi non vedo più i bambini con i geloni, ma io mi ricordo facevano male, molto male questi geloni. Specialmente quando la mamma ci lavava, ci faceva il bucato come si dice nel mastello in casa, eeeh i geloni venivano fuori, col calore, un dolore immenso proprio. Poi c’era la paura del, dei bombardamenti delle sirene: ecco io una cosa che ancora ho in mente adesso quando sento una sirena, scatta dentro di me come una una un uno stato psicologico che mi richiama quei momenti là che dovevo scappare, è rimasto in me. Perché la sirena era sinonimo di bombardamento ‘Scappa, scappa!!’ perché arrischi la vita. E quindi questo qui è continuato per alcuni anni fino al ’45 e devo dire però, nel ’42 finita la seconda classe, mia mamma e mio papà decisero, visto che cominciavano a bombardare Milano, di spedirmi, di mandarmi a casa di mia zia a Crema, come sfollato. Quindi non non, vi immaginate anche lo stato di disagio trapiantato in un’altra località, nuovi nuovi bambini da conoscere, un modo di vivere che era differente dal mio purché simile, per carità, però molto differente. E così sono stato a Crema per, per un paio d’anni, però a Crema bombardavano, quindi la situazione era pressoché identica Milano Crema, non sapevi più dove andare, ecco. E mi ricordo che una volta mi hanno portato a casa, per vedere la mamma, mio zio, e nel ritorno, quando siamo ritornati a Crema, la difficoltà è che il treno arrivava fino a Cassano poi c’era il ponte sull’Adda, naturalmente bombardato, e quindi noi dovevamo traversare su una passerella larga poco più di di, circa un metro, sopra il fiume con un corrimano da un lato solo e dovevamo attraversare questo fiume di sera, al buio, e mi ricordo ancora il vortice delle acque che correvano sotto e m’ha creato uno stato di paura veramente notevole, però era l’unico mezzo per poter andare a prendere il treno dall’altra parte per poi proseguire per per Crema. Quindi anche quello lì uno stato di disagio. Dicevo prima, Crema veniva bombardata come Milano più o meno perché c’era il ponte sul fiume Serio e ogni due per tre erano lì gli aeroplani, e lì ho provato una sensazione durante il bombardamento. Dunque Crema non era attrezzata coi rifugi come Milano, a Milano quasi tutte le case avevano i rifugi sotterranei negli scantinati, Crema invece non c’era questa, non credevano che venissero a bombardare, erano meno preparati. E quindi si rimaneva in casa, si rimaneva in casa, rimanendo in casa lo spostamento d’aria, io mi aggrappavo a mia zia in un angolo della casa perché sentivi la casa che ‘Ooooooh cade cade cade!’ ci aggrappavo a mia zia perché avevo la sensazione che la casa, la casa cadesse, veramente una sensazione terribile. A crema poi invece ho subito un mitragliamento, e lì l’ho scampata proprio per poco: venivano i caccia, lì passavano le colonne tedesche che da Cremona andavano a Milano e una volta noi eravamo bambini, giocavamo per strada eeeeh è arrivato un paio di caccia, ma così all’improvviso senza neanche suonate le sirene, che se suona le sirene noi scappavamo. Arrivano sti caccia ‘Aaaaaaaaaa papapapam’ cominciarono a sparare, noi non sapevamo più dove andare, le pallottole ci battevano ai fianchi del del, sulla strada, e io un bel momento mi sono buttato dentro ad una porta che ho trovato e poi il caccia è passato, via andato con la sua bella scaricata di pallottole, e fortunamente [sic] non ha colpito nessuno ecco. Poi dopo, quando sparano le mitragliatrici, diciamo rifiutano i bossoli delle delle delle pallottole, noi bambini andavano a raccoglierli, andavamo a raccoglierli perché dopo li vendavamo, perché era ottone e quindi l’ottone aveva un significato anche saltar fuori la mancetta per per comperarci qualche caramellina, quando c’erano eh. Quindi l’esperienza di crema è stato un po’, un po’ pari a quella di Milano ecco, l’unica cosa che che che, la difficoltà scolastica perché da una scuola all’altra quindi ho avuto delle difficoltà. Poi, come dire, ecco una cosa che ho imparato, ho imparato il dialetto cremasco cose che invece qui parlavo in milanese ecco e quindi mi è servito anche quello. Quindi i miei genitori vedendo che bombardavano Crema e bombardavano a Milano allora tanto vale che tu ritorni a Milano. Ecco e allora mi han riportato, terminata la la quarta classe, mi riportano a Milano e mi iscrivono alla scuola qui di Precotto. Ironia della sorte, io dovevo andare, perché a Precotto non c’era più posto, alla scuola di Gorla dove c’è stato quell’eccidio di duecento morti. Fortuna, destino, mia mamma è andata a brontolare col col provveditore, il direttore, un certo Peroni (mi ricordo anche il nome) certo Peroni, è riuscita a farmi tornare a Precotto, perché noi venivamo dalla parte opposta della scuola, quindi era molto distante, andando a Gorla raddoppiavamo la strada, allora il il direttore là si è un po’ convinto e ci ha concesso di ritornare a Precotto eh ecco e quindi questo qui mi è andata anche bene. Ecco la vita a Precotto durante la guerra: era terribile, la paura era tanta, la paura era tanta, come dicevo prima le sirene poi a Milano suonavano alla gran più bella, però noi ormai bambini eravamo abituati a a questo genere di vita, perché nonostante tutto noi bambini giocavamo, perché c’era pericolo, c’era la fame, c’era il freddo però si giocava, con quello che c’era, coi giochini lì di poco conto che si potevano racimolare allora, e giocavamo. Poi eeeeh è venuto quel triste giorno del del bombardamento della scuola: ci siam recati a scuola eeeh va beh è venuto non so se devo raccontare il fatto ma penso che sia ormai risaputo, beh comunque mi han tirato fuori dalla scuola eeeh sano e salvo, tutto imbiancato, tutto impolverato. Ecco l’unica cosa che posso dire che è anche un qualche cosa che fa un po’ ridere, mia mamma era al lavoro a Sesto, io sul viale Monza che stavo andando a casa, non c’era in giro nessuno, ecco una cosa che mi ha messo anche paura, ero solo per strada, non c’era nessuno neanche un’anima proprio, tutti richiusi per per il timore del bombardamento, ed ecco che appare un un un signore in bicicletta, non so neanche chi fosse, io l’ho considerato un angelo custode dopo, che mi fa, io non so mi esprimo in dialetto ‘Uè tì nani in doe te vè?!’ cioè ‘Tu bambino dove vai? ‘Eh sun drè andà a ca’’ ‘ Cià ven chi che te careg in mi su la cana della bicicletta e te porti a cà’. Perché io ero a quasi, quasi un chilometro la mia casa da quella zona lì. E così mi ha portato a casa, arrivo a casa, mia mamma non c’era, mio papà neppure, tra l’altro non erano neanche al corrente che era bombardata la scuola. Arrivano, no arrivo io veramente, arrivo io e mio zio ‘Oh vin chi poverino vieni qua che ti met tuto sporco, bagnato’. Io avevo una sete terribile perché il bombardamento ti lascia la polvere in bocca e il sapore di zolfo. ‘Vieni qui che ti do un bicchierino di Fernet’ [laughs] io quella volta lì m’han dato da bere il Fernet, una porcheria solenne, non ho bevuto più il Fernet in vita mia. Ecco, dopo questa esperienza che grazie al cielo ne sono uscito, ecco i miei genitori mi rimandano a Crema [laughs] perché qui le scuole non c’erano più eh, tanto è vero tanti miei amici qui a scuola uno andava presso una mensa, quell’altro presso uno stabilimento, quell’altro presso l’oratorio della chiesa, cioè le varie classi le hanno smistate. Io invece mi hanno mandato a Crema e ho completato gli studi elementari lì a Crema, ecco. Questo qui è a grandi linee la la mia esperienza di guerra, però quello che mi ha segnato maggiormente è stata la lontananza dalla, dalla mia famiglia per un certo periodo, il freddo la paura, la paura, la paura anche del del Pippo che di notte veniva a sorvolare la città e tutti avevamo timore le finestre, chiudevamo tutto, spegnevamo la luce che temevamo che questo Pippo qui sganciasse qualche, qualche bomba ecco, quindi questo qui è a grandi linee eh, il dopoguerra. Il dopoguerra è stata, è stato bellissimo, cioè siamo rientrati, però mi sono rimasti i segni tanto è vero che quando suonavano le sirene degli stabilimenti, io abitavo vicino a Sesto e a Sesto c’erano tanti stabilimenti, io scattavo come una molla e e partivo per cercare rifugio però dopo sapevi che oramai è finito, però è rimasta dentro ancora quella quella quella sensazione lì di scappare, fuggire, fuggire la paura era terribile, il bombardamento è brutto eh, i bombardamenti son brutti. Quando andavamo in rifugio in braccio a mia mamma che bombardavano qui a Milano, tremavo come una foglia, era il mese di agosto eh ero lì che tremavo ‘Eh ma tu sta fermo Paolo sta fermo, sta qui tranquillo’ e io tremavo tremavo tremavo, probabilmente l’effetto della paura, col senno di dopo eh non lo so, e così, e comunque la guerra l’è l’è, è una brutta roba dai diciamo così. Poi nel dopoguerra invece non è che le cose andassero meglio eh, grazie al cielo mio ha trovato da lavoro, da lavorare come autista e quindi qualche cosettina si muoveva, però il freddo c’era, perché ancora il riscaldamento non non era avviato, non c’era ancora la legna per bruciare, il carbone cominciava ad arrivare pian pianino, quindi nel ’46 è stato un anno piuttosto pesante ancora che ha risentito dell’essere stato in guerra. Io a scuola mi hanno iscritto ad una scuola di avviamento al lavoro, a Sesto, e andavo a piedi eran quasi tre chilometri, tutti i giorni a piedi andata e ritorno, a piedi andavamo perché mezzi c’erano ma costavano, c’era il tram di Monza che portava là. E quindi andavamo a scuola ma più delle volte d’inverno ci lasciavano a casa perché non avevano la legna per riscaldare le le classi, per cui per noi era una, era una pacchia nel senso che i bambini basta dire di non andare a scuola e tutti contenti ecco. Se devo dire un particolare che del bombardamento eh, quando è suonato l’allarme che i maestri ci hanno indicato la via del rifugio in maniera anche veloce ‘Su su bambini muovetevi che che il pericolo è incombente’ ecco in quel momento lì è scoppiata, e mi ricordo bene, una gioia infinita tra noi ragazzi ma non perché suonasse l’allarme, era era in procinto un bombardamento, no no perché noi smettevamo di fare lezione e quindi eravamo felici beati e contenti, come tutti i bambini del resto eh, vivono la guerra ma anche sanno giocare ecco e questo qui, ho sempre giocato, ho sempre giocato ecco, studiato poco perché va beh, ero a casa sempre da solo nessuno mi mi spingeva a studiare per cui ecco io penso che che.
EP: Vorrei farle qualche domanda sul, su proprio quando è scoppiata la guerra: lei si ricorda che cosa si diceva, che, quali erano i discorsi un po’?
PB: Sì sì mi ricordo che c’era dell’euforia, eran tutti contenti, mi ricordo di questo, sì sì, mi ricordo, vedevo le persone anche i genitori, a scuola, parlavano dell’entrata in guerra dell’Italia, però lo dicevano con una forma ‘Tanto si vince, porteremo a casa la ricchezza, staremo meglio’ e quindi c’era una euforia, c’era euforia, c’era euforia. Fino al ’42 eh, poi ha cominciato a spegnersi e poi dopo è successo quello che sappiamo un po’ tutti immagino.
EP: Ehm riguardo invece appunto l’esperienza del bombardamento, lei si ricorda che cosa succedeva dentro il rifugio, quali erano un po’ le cose che si facevano?
PB: Ah sì sì guardi, siamo rimasti in rifugio, da quando è suonato l’allarme, è scattato l’allarme, saran passati due o tre minuti, perché la scuola di Precotto era su un piano terra no e quindi entrare in rifugio, a parte qualche fatto un po’ unico che non è riuscito ad arrivare in rifugio ed è morto, però noi bambini siamo riusciti a scendere abbastanza velocemente. E dicevo prima, in forma anche abbastanza gioiosa, cioè non pensavamo certamente che venivamo bombardati, eravamo contenti perché, dicevo, abbiamo smesso di far lezione e via era felicità no, e quindi eravamo gioiosi, quindi nel rifugio giocavamo, ah i soliti spintoni ‘Ti ohe, aaah bim bum’ le solite cose dei bambini. Poi a un certo punto, dopo pochi minuti eh, perché è successo quasi subito, si spegne la luce, oibò, si spegne la luce poi cominciano, un boato enorme, tremato tutto cominciato a cadere i calcinacci, polvere, odore di zolfo, bambini che piangevano, altri che che si lamentavano, uno era sporco tutto di sangue, e allora lì è cominciato a essere un po’ una faccenda più più seria ecco. Io come dico però, nonostante tutto, non ho perso la calma, sinceramente, dico la verità, ero abbastanza tranquillo, paura sì, ma tranquillo, e poi dopo pian piano dopo dieci minuti circa, la sapete immagino la storia di quel sacerdote che che, don Carlo Porro, il quale ha intuito che han bombardato la scuola, è corso subito, e assieme a tre o quattro volontari, ha aperto un pertugio perché ha capito che eravamo ancora sotto, ha aperto un pertugio e lì ha cominciato a sfilarci. Io sono stato il penultimo a uscire, ci mettevamo in coda, i maestri, devo dire i maestri abbastanza coraggiosi, devo dire, sì perché sono stati capaci di mantenere la calma e soprattutto di creare un po’ di ordine, quindi ci hanno incolonnati e si è creato una specie di scivolo con le macerie, siamo arrivati al soffitto del dello scantinato e lì c’era questo pertugio, ci prendevano le braccia e ci tiravano fuori come tanti salami no. E lì, poi dopo non succedeva nulla, io mi ricordo che il signore che che c’era lì vicino ‘Ecco ades te sè fora’ parlo in dialetto scusatemi eh ‘Te sè fora, va cur cur a ca’’. E io mi dicevo ‘Mah cur a ca’?! Cur a ca?! Ma dove vado?’ era tutto bombardato, non sapevo più dove fossi. Quindi vai di qui, vai di là, dove sono? Dove vado? Non c’era nessuno, ma in un bel momento mi sono ritrovato in una via che conoscevo, via Bressan, e di lì sono entrato su viale Monza e poi ho incontrato quel signore in bicicletta che mi ha portato a casa, però primo momento, sono rimasto veramente scioccato perché, mi hanno detto ‘Vai a casa, vai a casa corri vai a casa che c’è ancora pericolo’ [coughs] però vai a casa, era era difficile perché non si capiva più nulla, poi sul viale c’erano il tram, che era stato divelto dalla dalla, dai binari del tram, era lì mezzo su mezzo giù, un cavallo poveretto con uno zoccolo tagliato via, perdeva sangue, si lamentava, tutte scene di questi tipo, no? Terribili, però persone nessuna, ecco ripeto, una delle cose che mi ha colpito, la solitudine che mi son trovato quando mi han tirato fuori dal dal rifugio, ero proprio solo, c’era nessuno, no ‘E adesso cosa faccio io?’, dopo ho trovato quel signore lì che mi ha portato a casa ecco.
EP: Ehm tra, tra i bambini della classe, lì nei giorni, nei momenti successivi al bombardamento, ne avete riparlato, è stato un argomento anche?
PB: No. Come dico, io non ne ho riparlato coi miei amici perché m’han portato a Crema. Ecco a Crema, lì la direzione, i maestri, la propaganda fascista, diciamolo così, eeeh mi hanno accolto come, non dico come un eroe ma come uno che che, che che ha compiuto un atto bello, doveroso no, perché ‘Eh bombardato, eh qui, gli americani assassini!’, cioè la solita propaganda del regime, e quindi mi han fatto ergere a eroe, detto così in parole, e quindi non ho potuto parlare con, con i miei amici, dopo nel ’46 li ho rincontrati però oramai era finita la la, e quindi non ne ho parlato perché mi hanno portato via subito, per cui, e ho avuto quella esperienza qui del, di Crema.
EP: E appunto anche dopo la guerra c’è stata occasione di rincontrare le persone che avevano avuto quella esperienza?
PB: Sì ma non ne parlavamo, no, non ne parlavamo. Probabilmente c’era un silenzio, un silenzio anche timoroso di dover rievocare situazioni tristi, di paura, di di sofferenza, probabilmente questo, no non ne abbiamo mai parlato, no, no.
EP: E riguardo eeh la fine della guerra proprio, lei si ricorda i giorni finali, che, se se ne parlava, che cosa si diceva.
PB: Sì sì sì. Io mi ricordo, dunque ero a Crema, purtroppo, purtroppo, ero lì sfollato, mi ricordo che il 25 aprile una, un gruppo di partigiani, tra l’altro mi hanno colpito anche veramente, armati fino ai denti, con, sembravano dei dei banditi del del, messicani con le con le con le strisce di cartuccere, i mitra, i mitraglieri, e portavano delle donne, ex collaboratrici fasciste che le avevano rapate e pitturate di rosso la testa, ecco passavano per la via lì, così, ecco questo qui mi ha colpito, mi ha lasciato un po’ un po’ come dire, non mi è piaciuta la cosa ecco, non mi è piaciuta, proprio una brutta, un brutto ricordo di quella lì, che poi mi han detto poi che queste donne qui le portavano al campo sportivo e lì le hanno uccise tutte ammazzate, fucilate ecco. Quindi mi ricordo ero lì a Crema ho vissuto questo momento brutte del dopoguerra, della presenza di questi partigiani che erano accaniti, proprio veramente, forse perché sono un tipo tranquillo non non mi, non mi ha sfagiolato tanto ecco quella presa di posizione lì verso quelle donne, anche se colpevoli per carità, io non non voglio giudicare, però quel trattamento lì, così meschino no, non mi è piaciuto ecco dico la verità questo. Poi dopo nel periodo della fine della guerra c’è stata la la la come dire, la restituzione delle armi, mio zio aveva lì tre moschetti che aveva nascosto quando l’8 settembre molti militari hanno lasciato il reggimento per ritornare a casa, quando è stato l’armistizio dell’8 settembre, e mi zio aveva accolto tre militari, di Vigevano erano, eeh li han cambiati, gli han dato i vestiti da borghese e lui ha tenuto lì tre fucili e la la divisa, quindi sono andato con mio zio a restituire al comando partigiano, perché c’era l’obbligo di restituzione delle armi occultate durante la guerra, ecco, così mi ricordo questo. Qui a Milano non c’era quindi non non non ho presente, perché la situazione di Crema per per quanto fosse abbastanza indicativa però in dimensioni più ridotte, ecco sì, essendo una cittadina piccolina. Però ecco, un’altra cosa che mi ha colpito, eeeh i tedeschi che prima erano arroganti eh, perché io ho sempre avuto paura dei dei militari tedeschi, anche questa qui è una cosa che, quel modo di parlare loro che per noi era era incomprensibile, duro, forse magari a loro insaputa, però creavano in noi bambini uno stato di timore, di paura, e quando vedevamo i tedeschi, sempre armati di tutto punto eh, io parlo di Milano, vedevamo i tedeschi eeeh scappavamo perché avevamo paura, erano duri proprio, al contrario di quando sono arrivati gli americani, che gli abbiamo incontrati e ci davano qualche cioccolatino la ciuinga, cevingam [chewing gum] lì quello che è, quindi era un altri tipo di rapporto, ma ecco un’altra cosa ho avuto paura dei soldati tedeschi, poveretti come dico magari non non ne avevano intenzione di farci paura, però il loro modo di vestire, di essere armati, il loro modo di parlare così secco duro e ci ci condizionava ecco. E poi ho visto questi tedeschi sempre lì a Crema su una camionetta con questi partigiani qui che li insultavano, li picchiavano, li li, li li come dico si sfogavano un po’ verso questi tedeschi qui, giustamente, ingiustamente lasciamo domineddio a, a giudicare.
EP: Ehm riguardo a chi ha compiuto il bombardamento vero e proprio, che cosa pensava lei da bambino di questi bombardamenti
PB: Guardi a onor del vero noi non pensavamo, non sapevamo neanche chi fossero, certo eravamo come dire spinti dalla propaganda a pensare che chi veniva a bombardare erano degli assassini, ecco questo ce lo avevano inculcato bene eh, perché se voi morite, se voi soffrite, è per causa di quelli là, non di noi che vi abbiamo portato in guerra, ecco questo qui è, è quello che noi eeeh provavamo. Ecco però non sapevo, sapevamo che erano inglesi [emphasis]. Sì, e allora tante volte passavano le formazioni di aerei sopra Milano e andavano, che andavano in Germania a bombardare, noi eravamo lì a contarli ‘Uno, due, tre, quattro, cinque’ era bel tempo, il sole bello, e ci divertivamo a contare gli aerei che andavano, però quei giorni che sono venuti a bombardare eeeh la scuola di Precotto eravamo a scuola non abbiamo potuto contarli [laughs] li abbiamo contati dopo.
EP: Ehm successivamente, cioè una volta adulto, ripensando a quei fatti, che opinione le è rimasta?
PB: Beh l’opinione rimasta è che io odio la guerra, ecco qualsiasi forma di guerra proprio, non riesco a capire la necessità di fare una guerra proprio, io da piccolino ho capito che è stata una guerra inutile, proprio inutile! Quanti miei amici che sono morti ancora piccoli, quanti papà che son morti in guerra, al fronte, quanti, quante mamme nella sofferenza nella fame, quindi cosa ha lasciato? Cos’ha lasciato? Valeva la pena? Cioè è questo che mi pongo. Da adulto ho detto, ma vale la pena? Perché le guerre si differenziano, si differenzieranno dal modo in cui uno la fa ,però è sempre, la finalità è sempre quella, inutile inutile, crea solo dolore, morte, basta non crea niente la guerra non crea niente, non crea proprio niente, questo qui mi è rimasto molto impresso, tanto è vero che io son contrario eh son pacifista a oltranza.
EP: Va bene, io sono.
PB: A posto.
EP: A posto, la ringrazio moltissimo
PB: Ma di nulla.
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Title
A name given to the resource
Interview with Paolo Bottani
Subject
The topic of the resource
World War (1939-1945)
Bombing, Aerial
Creator
An entity primarily responsible for making the resource
Erica Picco
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Lapsus. Laboratorio di analisi storica del mondo contemporaneo
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2016-12-02
Contributor
An entity responsible for making contributions to the resource
Francesca Campani
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
00:33:25 audio recording
Language
A language of the resource
ita
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
ABottaniP161202
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
Italy--Po River Valley
Italy--Milan
Italy
Temporal Coverage
Temporal characteristics of the resource.
1944-10-20
1943-09-08
Rights
Information about rights held in and over the resource
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Type
The nature or genre of the resource
Sound
Description
An account of the resource
Paolo Bottani recalls wartime memories of a working-class family in Milan. Describes the widespread enthusiasm for the declaration of war, followed by a relatively calm period. Mentions alarms as greeted initially with joy because classes stopped and the care-free attitude of children who used to salvage shell casings for their scrap value. Recounts the first bombing he witnessed when in Crema and gives a detailed account of the Precotto primary school bombing, where he was trapped underground and brought to safety by the effort a rescue party. Describes the aftermath of the bombing on the surrounding areas and explains how the authorities presented him as evidence of the Allies’ brutality. Recalls his life as evacuee: fear, hunger, cold and painful frostbites; disrupted communication; destroyed bridges replaced by precarious footbridges, strafing. Recollects events at end of the war and describes head-shaved female collaborators paraded in shame. Mentions a life-long distress reaction to sirens and connects his strong pacifist stance to the experience of being bombed.
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Civilian
animal
bombing
bombing of Milan (20 October 1944)
childhood in wartime
civil defence
fear
home front
perception of bombing war
strafing
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https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/files/original/45/398/PColombiE1701.1.jpg
4acae98ec41c841d30c02b3bbc4a0fca
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82a281051325fb3e9e52db023d8e3d43
Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Colombi, Efrem
E Colombi
Description
An account of the resource
One oral history interview with Efrem Colombi (b. 1933) who recollects wartime experiences in Milan.
The collection was catalogued by IBCC Digital Archive staff.
Publisher
An entity responsible for making the resource available
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2017-02-28
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
Colombi, E
Transcribed audio recording
A resource consisting primarily of recorded human voice.
Transcription
Text transcribed from audio recording or document
ZG: E' partito?
EP: Aspetta.
ZG: L’intervista è condotta per l’ International Bomber Command Centre. L’intervistatore è Zeno Gaiaschi, l’intervistato è Efrem Colombi, e nella stanza è presente Erica Picco come assistente di Zeno Gaiaschi. L’intervista è in [omitted] a Milano ed è il 28 febbraio 2017. Va bene possiamo cominciare. Allora innanzitutto le faccio, qual è il ricordo più più remoto che ha?
EC: Il più remoto ricordo che ho della guerra è l’unica volta che ho visto mio padre in divisa eeeh dell’esercito italiano in Africa, con il cappello rigido e il capello rigido che mi portava sulle spalle in giro per Gorla no? A fare, perché erano stati mandati in licenza, no? E quello è il ricordo più, più vecchio che ho, della guerra intendiamoci. Eeeh da lì poi dopo mio padre praticamente è scomparso dalla mia vita, perché ha fatto tutto il periodo di guerra, dall’ dall’, è iniziata nel ’29 no la guerra no? ’29 è rientrato che era il ’48, ’48 – ’49, non me lo ricordo perfettamente, eeeh ed è deceduto nel ’53, quello son sicuro perché. Quello è il ricordo più vecchio che ho del periodo di guerra.
ZG: E invece il ricordo più vecchio che ha prima della guerra?
EC: Ah prima della guerra i ricordi più belli sono quando mi trasferivo eeeh a Caravaggio, paese d’origine di mia madre, no? E vivevo in campagna con gli altri bambini, no? E non so, andavo con mio zio a raccogliere il fieno, a raccogliere il grano quando tagliavano il grano perché era una grande cascina no? Eeeh mi ricordo che la mattina la prima cosa che facevo mettevo la testa nel bidone del latte, bevevo il latte fresco appena munto, e cose del genere, queste cose che fanno i bambini piccoli no? Poi c’era una piccola roggia vicino alla cascina dove abitavamo, andavamo sempre d’estate a fare il bagno e via discorrendo. Mentre un’altra cosa che ricordo perfettamente, questo invece a Milano no? In piazza, eeeh si chiamava piazza della Repubblica, la piazza dei piccoli alberi, eeeh dei Piccoli Martiri no? E c’era una fontanella, una vedova, noi la chiamavamo vedova, no? Che d’inverno faceva ghiaccio perché acqua usciva l’acqua no? E noi ci divertivamo prima di andare a scuola a far la scarnighetta diseven, dicevano a Milano no? A fare la scivolatina e qualche volta andavamo in classe col col, col sedere bagnato [laughs] cose del genere, insomma le uniche cose che che si potevano fare. Poi il nostro gioco preferito era, io lo posso dire in milanese ‘el giug de la rela’ cioè c’era un, un pezzo di legno fatto a oliva smussata, no? E con un bastone la dovevi battere, una specie di di, lo sport americano, il baseball, no? Solo che non era una palla che veniva lanciata, eravamo noi che la facevamo saltare, e la colpivi, colpivi il legno, legno con legno e volate, gli altri dovevano stare attenti perché se lo beccavano in faccia erano, beh giochi fatti da noi no? E quindi quelli lì son ricordi che non puoi non, non puoi dimenticare insomma perché la la l’infanzia è stato il più bel periodo della mia vita sino a, alla quarta elementare, quando mia mamma dalla storia dei bombardamenti così mi ha mandato in collegio, e lì è stata la mia rovina. Perché erano collegi clericali e io son tutt’altra parte adesso [laughs], son di tutt’altra parte, ma tutt’altra, tutt’altra proprio perché ho vissuto, io c’ho un carattere molto forte, so sono un ribelle, sono in quei casi lì molto ribelle no? E ho fatto tre fughe dal collegio, collegio era a Treviglio e venivo a Milano a piedi, da Treviglio a Milano un bambino di quarta, quinta elementare ve lo immaginate voi a fare quaranta chilometri a piedi poi venire a casa, mia mamma mi menava e mi riportava indietro no? Mi picchiava e mi portava indietro. E quindi sono proprio eeeh storie di vita che non te le puoi dimenticare, perché sono cose che veramente mi hanno segnato la vita. Io ritengo di essere una persona molto fortunata perché mi sono salvato dal bombardamento di Milano di via, di via Curtatone al numero 11, l’unica casa che han colpito era la casa dove abitavamo noi. Che noi, i bambini, io e mio fratello maggiore che è morto purtroppo, no? Eravamo a Lignano Sabbiadoro perché mia mamma ci aveva mandato via col suo secondo marito no? Eravamo a Lignano Sabbiadoro e indovina dov’è caduta la bomba? Nella nostra camera da letto, è scesa come quella della scuola fino in fondo e ha bruciato il negozio di mia madre, quindi se eravamo poveri in canna proprio, non avevamo più niente. E siamo ritornati a vivere a, in via Luigi Bertelli dove viveva mia nonna e mio zio e quindi per tutta la casa siamo andati lì poi mia madre ha fatto tutte le sue cose e ci siamo trasferiti in via Livraghi che è qua la vedete qui di fronte, ed è da lì che io ho visto il, i cento e rotti aerei che passavano per andare a bombardare, e la prima bomba è caduta a centocinquanta metri da noi, tanto è vero che io ho urlato a mio padre ‘Spostati!’ perché il, lo spostamento d’aria aveva gonfiato la cler del negozio di mia madre no? Sembrava una un palazzo incinta, no la glag [?], per lo spostamento d’aria no? E mio fratello minore che purtroppo anche lui è morto, era in fasce in quel periodo no? E si è salvato perché mio padre spostandosi così ha gonfiato la cler ma lui no invece lui si è salvato. Perché noi eravamo tutti sdraiati per terra in un fossetto che c’era lì, lì c’erano tutte campagne no? C’era la Brera di là, la Pirelli di là, qui c’era la ferrovia che venivano a mitragliare le locomotive ma poi in giro c’erano tutti prati. L’unico prato un po’ usato era lì all’angolo di via Fortezza che c’erano due mitragliere tedesche antiaeree, qui passavano a diecimila metri, e una mitragliera eeeh o due italiane no che comunque non han mai, non han mai fatto disastri, non han mai colpito nessuno perché quelli passavano se ne andavano, bombardavano e andavano, questo è.
ZG: Eeeh faccio un passo indietro e torniamo un attimo ancora prima della guerra, allora innanzitutto una precisazione: piazza dei Piccoli Martiri prima si chiamava piazza della Repubblica?
EC: Della Repubblica, sì.
ZG: Ah non lo sapevo, eh i suoi genitori quindi che lavoro facevano? Suo padre che cosa faceva prima di partire per il fronte?
EC: Allora mio padre, quando ho saputo io, penso che abbia, faceva il muratore almeno lui si è dichiarato muratore, perché dopo le racconto anche perché so che si è dichiarato muratore. Mia madre lavorava alla Pirelli, nel reparto, so anche il reparto: reparto impermeabili.
ZG: Ehm però ha detto che poi sua madre aveva un negozio giusto?
EC: Sì poi mia madre eeeh si è licenziata, si è liquidata, no? E ha aperto un negozio di, di una posteria in via Livraghi al numero 6. Poi eeeh questa dopo il bombardamento del ’43, perché prima avevano un negozio in via Curtatone al numero 11. Dopo da lì la guerra ha bombardato, mia madre è riuscita a ristabilire la sua finanza credo perché una volta con cento euro, centomila lire compravi una casa, intendiamoci. Quindi lei era molto brava nel suo lavoro, poi qui c’era vede dove qui, tutto qua era tutto distrutto. Qui c’era una fabbrica, la Mezzena e quella là era la famosa Jucker non so se avete sentito parlare di Jucker, no eh? Eeeh questa qua l’han demolita per fare una abitazione e poi son falliti. Eeeh tutti gli operai alla mattina non c’erano le mense, passavano da mia madre a prendere il panino, la il gorgonzola, la e la bologna e mangiavano quello no? Magari si portavano la mezza bottiglietta di vino roba del genere e durante l’intervallo, ecco perché mia madre ha sempre lavorato molto, perché qua c’erano un sacco di attività, c’erano i, stabilimenti questi qua che lavoravano l’acciaio era già un’azienda molto importante no? La Jucker era una un’azienda di elettrotermica non so eeeh, poi c’era la, c’era anche l’Antoni che costruiva frigoriferi che adesso diventata una potenza a livello mondiale in fatto di refrigerazione industriale no? Eeeh ed erano ragazzi che giocavano con me in via Livraghi, i figli no? Quindi eeeh era un periodo molto attivo, poi dopo io mi sono perso tante, tanti passaggi, perché appunto alla la quarta elementare mi, ero a Bisuschio Viggiù da lì non potevo fuggire perché ero praticamente in montagna in, non voglio dire in fondo al mondo, io dicevo un’altra parola no? Eeeh e da lì sono riuscito a venire via perché un fratello di mia madre che è quello che vede là, in quella fotografia là, che era un uomo di due metri, una persona d’oro, no? È venuto su a trovarmi eeeh qua stava a visita eeeh domenicale era vicino Varese no? Arrivavano col treno no? E mi ha visto molto amareggiato mi ha detto ‘Ma cosa c’hai nini?’ ‘Eh io guarda qua non sto bene poi quel prete lì, quel quel prete lì mi ha picchiato’. Non glielo avessi mai detto, non glielo avessi mai detto. Dice ‘Ma perché ti ha picchiato?’ gli ho detto ‘Guarda eravamo fuori a fare la passeggiata con gli altri bambini no?’ perché ogni tanto si esce dal, e dovevi stare in fila, non potevi uscire dalla fila no? Era estate, era caldo, io avevo una sete de, boia, ho visto una fontanella, un bambino cosa fa? Vede una fontanella e va là a bere no? No, io non potevo uscire dalla fila, mi han dato una pedata nel sedere che se non mi ha spaccato a metà era proprio. Beh mio zio l’ha preso e l’ha attaccato al muro, gli ha detto ‘Mio figlio, mio nipote viene via da qua ma io a te’ non so cosa gli avrebbe fatto perché l’aveva attaccato al muro così eh, era un uomo di una forza terrificante, veniva da una famiglia contadina, non ce n’è di balle. E quindi siamo venuti a Milano, mia madre disperata mi ha portato a Treviglio dai Salesiani. Salesiani, un’altra categoria, dal padre Beccaro dov’ero, no? Era un’altra categoria ma lì era anche lì, con un carattere come il mio non puoi adattarti a fare quello che dicono loro, cioè io cantavo e praticamente eeeh ero sempre impegnato ai canti di Chiesa, no? Quindi io so tutte le litanie, so tutte, mia moglie ogni tanto si incazza perché magari ti vengono i ritornelli no? E maga alla mattina sono allegro in doccia eeh, mi metto a cantare e mi dice ‘Ma no!’ [laughs]. Insomma sono cose, sono cose che succedono a noi a noi, a noi esseri umani noi cristiani, a noi esseri umani. Eh va beh e da lì eeeh non stiamo parlando della guerra, stiamo parlando della mia vita, allora lì io praticamente andavo sempre a giocare con i liceali. Ero in, in quinta elementare, dovevo fare l’esame d’ammissione per la prima media, no? Eeeh io con gli altri bambini non riuscivo a giocare perché erano tutti dei bigotti e fai, perché quello lì era non un collegio normale, era un, aspetta mi deve venire il nome, non quello che dico io, dove formano i preti, io lo chiamo pretificio lo chiamavo [laughs] eh non so come si chiama, sì so il nome ma adesso non mi viene spontaneo dirlo no? E quindi io non non riuscivo a parlare, a giocare con i miei coetanei no? E giocavo con quelli leggermente più grandi o di terza media o di liceo, addirittura liceo no? E mi ricordo che si giocava a ‘Palla a avvelenata’ no? Una palla, una specie di palla da tennis e tu devi scegliere uno e colpirlo da lontano no? E quindi erano botte tremende perché quelli là erano più grandi ma io ero più svelto da scappare no? Ed ero io che fregavo loro, no per dire no? E quindi mi divertivo da morire no? Eeeh però in classe eeeh praticamente io sono uscito dai collegi non voglio dire semi analfabeta ma quasi, perché io ero solo e sempre in, in sala cante, eeeh cantorum a cantare appunto, ho cantato in duomo, anche mio fratello minore, cantato, cantavamo in duomo, abbiamo cantato in tutte le chiese di Milano quando ero in collegio qua a Milano e quindi vi lascio immaginare, no? Poi un carattere come il mio che appena gli dai un po’ di libertà cominciava ad andare dove, dove poteva andare, dove voleva andare, ho finito le scuole alla sera a Milano, quando sono andato in, in libertà definitiva, eeeh e da lì, no? Sono scappato tre volte, due volte mi han tenuto, la terza volta a mia madre gli han detto ‘No guardi suo figlio non va bene per noi, se lo porti da un’altra parte’ no? E mi ricordo, lo sai cosa gli ho detto? Non so se si può dire. Siccome questo qua era è monsignor, no non era monsignor Bicchierai era un altro. Beh era un prete di quelli che contavano no? Perché i salesiani sono sempre che contavano no? E gli ho detto ‘Perché suo figlio diventerà una persona molto cattiva e un bestemmiatore’ un bestemmiatore mi ha detto. Allora io l’ho guardato in faccia e ci ho detto, eeeh non chiamavo i preti ‘padre’ io, massimo ‘reverendo’ no? ‘Reverendo si ricordi che i primi a essere presi a pedate, a pedate nel culo (perché a me mi davano le pedate nel culo) quando andrete su sarete voi, non noi, voi!’. Poi dopo io non credevo però mia madre, mia madre se poteva si sarebbe dileguata no? Allora eeeh questi qua mi han dato l’immaginetta no? E mi han portato via. Mi han portato via e sono andato nel, al san Gaetano di via Mac Mahon, c’è ancora, anche quello lì, va beh lasciamo perdere. Eeeh però li ho finito le commerciali perché dalle medie mi hanno portato, che ho perso l’anno, mi hanno portato da un altro collegio, che non c’erano le medie, c’erano le commerciali no? E quindi ho finito lì i tre anni di commerciali pur avendo perso un anno.
ZG: Eeeh senta invece, lei si ricorda di quando è scoppiata la guerra?
EC: Io ho sentito il discorso di Mussolini ‘Italiani! L’ora delle’ le parole non me le ricordo perché io non sono fascista, sono di tutt’altro stampo. Però hai visto che ero vestito da figlio della lupa no? Quello era un, un obbligo che avevi, poi avevo il padre che era militare, era le, le uniche cose che facevano il partito fascista, era quello di tirare i giovani verso di loro no? E quindi ti facevano fare le marce, ti portavano a fare le gite, no? Io non ho fatto in tempo a fare tutte quelle cose lì però alcune cose all’inizio, tipo premilitare, no? Ti dicevano come era il moschetto, com’era il fucile eeeh ma più di tanto non potevi, insomma sette anni, sei anni sei sette anni, otto anni, dopo invece quando cominci a essere più grande lì già la famiglia di mia madre, di mia nonna erano tutti socialisti tanto è vero che son dovuti eeeh andare via dal paese perché avevano avuto problemi con, con i fascisti dell’epoca no? E siccome questi qua erano uomini belli robusti, no? Questi menavano non c’è niente da fare no, e allora ha dovuto andare via se no magari, non dico che facevano la fine dei fratelli Cervi però erano dunque, nove, sette maschi e due femmine, sette maschi due metri lui è stato campione d’Italia di sci, era era un vero atleta no mio zio, no? Poi facevano canottaggio, ecco lì c’è il mio secondo padre anche no, poi c’è stato mio zio paterno che è stato addirittura campione europeo di canottaggio. Quindi lì c’era gente che faceva ginnastica perché c’era questa famosa Canottieri no, questa, e dove veniva, era un dopolavoro della Magneti Marelli adesso qua è in disarmo qui era il dopolavoro della Magneti Marelli, questi qui erano pieni di barche e se tu vedi le fotografie no? Vedi che vanno in barca no, eeeh quindi ripeto, la vita finché l’ho fatta in questo borgo, è stata la più bella cosa che potevo fare io, per il resto.
ZG: Il discorso di Mussolini come lo aveva sentito, via radio?
EC: No l’ho sentito, credo di averlo sentito in piazza del duomo, forse eh non son sicuro, però noi noi la radio, sì l’avevamo, l’avevamo già noi la radio no? Perché dopo mi ricordo sentivo radio Londra, su perché io abitavo in via Livraghi al 6 era al secondo piano su in alto no lì? Era una strada in terra battuta non è che passasse molta gente, no? Passavano i i fascisti, a quelli lì tipo metronotte loro, no? A far spegnere le luci per i bombardamenti e quindi non me lo ricordo perfettamente, ma poi l’ho visto tante volte sul computer, ti dirò, so quello no? Sulle scene che faceva lui lo sapevo eeeh, ‘Libro e moschetto’ me lo ricordo che l’ho visto, ma il discorso poi sai alla nostra età di bambino, me ne fregava di quello che diceva lui. Però le raccolte oceaniche c’erano eh, io le ho viste perché oltretutto facevano uscire gli operai dagli stabilimenti quando potevano, dopo quando gli operai han capito com’era l’antifona non andavano più, ma mio ricordo che il mio secondo padre Vascon [?] diceva che alla Pirelli, il capo eh li mandavano a chiamare e li mettevano e andavano con la tuta, l’abito da lavoro.
ZG: E quando era scoppiata la guerra suo papà era già, era già partito?
EC: Sì, sì, sì, sì.
ZG: Sua madre, quindi lei è rimasto solo con sua madre.
EC: Sì io mia madre, la nonna, noi abitavamo in questa, in questa casa che ti ho fatto vedere, no? In fondo, era l’ultima casa in via Lugi Bertelli al 12, no? Quindi noi avevamo l’orto, il grande orto, la pianta di noci, l’uva, l’uva americana, quella eeeh, quindi, avevamo la pompa, non l’acqua corrente, avevamo la pompa no? Sai cosa facevo io la mattina quando andavo a scuola no? Allora eh quando ero piccolo fino alla terza elementare così, uscivo e mia nonna piantava i cipollotti, io prendevo una cipolla, di quelle lì bianche no? Andavo alla pompa la lavavo e andavo a scuola mangiando la cipolla [laughs].
ZG: E fratelli o sorelle ne aveva?
EC: Eh sì. Adesso mi è rimasta solo una sorella minore però un fratello, avevo un fratello maggiore Colombi anche lui, Domenico del ’29, nato nel ’29, poi sono venuto io nel ’33 poi è venuto mio fratello Giorgio, undici anni dopo dal secondo padre Vascon e poi una sorella minore, Milena a quattro anni in meno, quindici anni di diversità da me e vive e vegeta, vive in Brianza nella sua villetta.
ZG: Quando lei abitava in via Luigi Bertelli la guerra era già scoppiata? Si ricorda?
EC: Eh sì, nel ’39, io sono, questa fotografia qua è del ’39, quella lì, vestito da da ‘figlio della lupa’, no? Qui il ‘figlio della lupa’ quanti anni avevo, quello che è ’33, sì sei sette anni, ’39. Questa è del ’39 sia questa che questa di mia nonna. Le mie donne, le donne della mia vita, una.
ZG: Però dopo via Bertelli si è trasferito, giusto?
EC: Allora da via Luigi Bertelli siamo andati in via ehm, Curtatone. È durato poco perché nel ’43 ce l’han tirata via. Poi io ero in collegio, mia mamma ha cominciato a fare i suoi movimenti quando sono venuto a Milano lì in fuga no? Sono andato da mio zio che abitava a Gorla ancora, no? Anzi anzi Villanuova si chiamava, fra Precotto e Gorla c’era una frazione che si chiamava Villanuova. E andavo da lui poi lui mi accompagnava a casa così mia mamma non mi menava no? [laughs] Eeeh e quindi da lì siamo andati, siamo venuti in via Livraghi numero 6. Poi lì la guerra è finita e ci siamo trasferiti in un’altra casa, perché io son stato sempre un po’ un nomade, no? Eeeh, vuoi sapere anche quella via lì? No, beh abbiamo cambiato lì siamo andati, eeeh poi da lì siamo andati in via Amadeo al 46 poi da via Amadeo al 46 a viale Forlanini 50/4 eeeh poi fortunatamente mi sono sposato, mi sono fermato [laughs]. Abbiam cambiato due volte noi, da via Casoretto siamo andati in via Vipacco e poi fortunatamente siamo riusciti a comprare casa, dopo una vita di lavoro.
ZG: L’episodio del ’43 è stato il primo bombardamento che lei ha vissuto?
EC: No, perché ero a Lignano Sabbiadoro io. Io il primo bombardamento che ho vissuto vero [emphasis] è stato quello del ’44 perché ero in via Livraghi che stavo giocando con i miei amici no? A mattina presto noi giocavamo no? Perché io ero in transito dovevo entrare in un altro collegio, questo qua a Milano, il Don Guanella no? E allora cosa succede, quella mattina lì erano le undici, undici meno cinque, undici e dieci non lo so: le undici no? A un certo punto fai 103 aerei li senti no? Senti il wrooom perché li senti da lontano no? Io alzo la testa e vedo il cielo coperto, una giornata di sole, di una, di una pulizia a Milano che vedevi la Grigna eeeh da da qua eh? La vedevi da via Livraghi vedevi la Grigna, perché non c’erano tutte le case che ci sono adesso no? Eeeh e da qua vedevi il monte Rosa, guardando di là perché non c’è, c’era solo la ferrovia no? E non c’erano i palazzi che ci sono adesso, c’era la Pirelli ma la Pirelli era bassa no? E quindi vedevi sino al monte Rosa, quando era, quella era una giornata che io non lo so com’è venuta fuori a ottobre no? A Milano era sempre bello comunque non c’era come adesso la, lo smog, l’aria circolava, no? Io alzo la testa e vedo questa roba qua e mentre sto guardando [pause] hanno sganciato le prime bombe e sai dove sono cadute? La prima bomba è caduta in via Pelitti, la casa è stata diroccata sino a un sette, otto anni fa dopo l’hanno l’hanno riattata no? Ma è ancora lì eh? È iniziato lì, li bombardamento no che io ha detto a mio padre ‘Spostati’ eeeh e mi ricordo la scena della trave di quella casa di campagna lì no? Perché era un cortile da contadini, qua c’era il frumento eh? Io a maggio quando andavo ad aspettare le ragazzine che uscivano dalla chiesa, che dovevano attraversavano da Precotto per venire in via Livraghi, no? C’erano i covoni a maggio, c’erano i covoni tagliati del del frumento ci nascondevamo per per saltargli addosso, giocare, eravamo bambini no? Ecco per dirti no? E quindi mi ricordo questa trave, hai presente il rallentatore no? C’era questa trave che saliva così in alto, mentre bruciava no? Saliva eh poi a un certo punto wrrrrom è andata giù. Non so, ci sono stati fra qua e Gorla quasi 600 morti compresi i bambini naturalmente. Allora cosa succede? Che le donne tutte spaventatissime no? qua e là, mia madre che non sapeva più dove andare eeeh ‘I bambini dove sono?’ no? Poi noi c’eravamo tutti no? E gli altri anche, questi qua non hanno colpito eeeh Villa San Giovanni, hanno colpito Precotto, è partito da Precotto no? Allora noi la cosa bella che abbiamo fatto noi bambini quei tre o quattro squilibrati come me no? Ci siamo messi a correre, ci siamo messi a correre verso il bombardamento, perché il bombardamento andando di là, ma poi gli aerei sono andati via e si è fermato tutto no? E allora io ho visto tutta la scena. Allora ho visto la scuola, l’asilo di Precotto bombardato e c’erano già due o tre operai fra i quali mio zio Cesare, fratello maggiore di quello lì che era il, non il capomastro me era quello che curava la manutenzione del del Paolo Pini no? Eh perché Paolo Pini era per per per non per le, i traumi, era per i malati di polmoni così, era una specie di sanatorio eh una specie no? E lì eeeh siccome le bombe hanno iniziato lì no? Hanno colpito la Fibra, che era uno stabilimento che lavorava la fibra no? La terra, la la fibra, lo l’asilo, poi ha attraversato ha preso il viale Monza che c’era il tram praticamente rovesciato in mezzo al prato perché di là c’era prato no? E anche lì ci sono stati un sacco di morti poi mi ricordo arriviamo davanti al Finzi, al, al Finzi c’era un cavallo, morto, indovina come era trafitto? Da un palo della luce, una morte deve a ver fatto quel cavallo lì no? E noi incoscienti sempre avanti no? Perché dopo mentre corravamo no? Le mamme, le nonne ti fermavano le donne ti dicevano ‘Dove andate, aaah!’ E una uno qualcuno deve aver detto che avevano colpito la scuola di Gorla, la mia scuola, allora sono andato là, e sono andato là e ho visto che praticamente c’era rimasto in piedi solo la parte eh dunque sud-est, la parte sud-est è rimasta in piedi perché ha colpito, colpendo la scala, ha portato via tutta la parte sud – ovest no? Ed è rimasta esposta e in alto c’era la classe dove io andavo, andavo a scuola e lì si vede nelle fotografie no? E poi c’erano già arrivati i, i pompieri perché c’è i pompieri erano in via no Benedetto Marcello, sì, c’avevano da fare mezzo, mezzo corso Buenos Aires, non c’era neanche una macchina in giro a quell’epoca lì, c’erano i pompieri poi c’erano quelli della UNPA lì, i militari che che non erano militari eran eeeh, che stavano scavando, poi non ti dico cosa c’era lì, mamme che urlavano eeeh perché cominciavano a tirare fuori i primi, i primi cadaveri no? Quindi ti lascio immaginare. Voi le avete mai viste quelle scene lì? Ah le avete viste: le cartelle appoggiate al comune, ah, eh.
ZG: E lei diede una mano a scavare?
EC: Eh?
ZG: Lei diede una mano a scavare?
EC: Eh io ero lì che scavavo con, perché dopo è arrivato mio zio Pino, lo zio Cesare che da lì è venuto lì, c’erano tanti, tante, tante persone che poi dopo i bambini li han cacciati, mio zio poi mi ha mandato via perché quando cominciavano a vedersi gli altri bambini morti ci hanno mandati via. Io devo averne visti uno o due, i primi uno o due non di più. Poi [coughs] la moglie di mio marito, io mio zio eh mi ha portato via, sono andato [coughs] in via Luigi Bertelli, e la casa è rimasta intatta, chi è stato danneggiato è questa qua [coughs] questa, è la Canottieri della parte di là, [coughs] di qui invece non aveva fatto nessun danno, perché era una bomba uno due bombe sole lì no [coughs], sono state sfortunati.
ZG: Vuole prendere un bicchiere d’acqua?
EC: Sì no fermati un attimo che vado a bere.
ZG: Riprendiamo l’intervista dopo la pausa.
EC: Eh. Allora, eeeh per rammentare che cosa succedeva in Italia a Milano no? L’8 settembre del ’43, mia madre viene a prendermi in collegio e mi porta a casa, e mi ricordo la scena guarda ‘na roba incredibile. In collegio avevo la divisa, no? Mio fratello maggiore era nello stesso collegio però a Varese e lui faceva il tamburino, quindi tu figurati un bambino con la divisa, era era, era la gioia più immensa che potevano avere i bambini in quell’epoca lì, no? il fascismo dava quello no? E io mi ricordo che mia madre no? Arriva in collegio, prende la mia, questo la la, questo vestitino lì da da Balilla, ‘figlio della lupa’ lo avvolge e dove lo mette? Nella buca della spazzatura. Guardi, non è una storiella: vedo mia madre che butta quella cosa e io sono sempre uno che ragionava no? Non dico niente, vengo a casa, l’8 settembre, mia madre comincia a dirmi ‘Tuo padre non c’è più, eeeh abbiamo ricevuto un telegramma no? Che è disperso e non si trova’ e io dentro di me dicevo ‘Eh mio padre, io non l’ho mai visto’ in casa mia girava sempre un sacco di giovani uomini no? Che erano amici di mio zio Pino che tremavano quelli, tipo quelli della Moto Guzzi, quattro senza, e quindi questa gente qua mi mi compensava della mancanza di mio padre no? Va beh comunque eeeh a ottobre, non so se ottobre non mi ricordo, va in secca il naviglio Martesana no? E noi ragazzini no? Furbi, andavamo dentro con la forchetta a prendere le anguille, no? Mentre invece in quel periodo lì non andavamo ad anguille, andavamo a raccogliere quello che i militari avevano buttato via no? Quindi ti trovavi il moschetto, ti trovavi la baionetta, trovavi le le, perché i soldati scappavano si facevano dare dalle donne i vestiti borghesi no? E buttavano via tutto no? Allora io davanti a questa qua, no qua non si vede, c’è un leone, dopo ve la farò vedere com’è no? C’è un leone, nell’acqua che c’è ancora, che adesso io vogli a tutti i costi andare a rompere i maroni a, al sindaco perché voglio che lo rimettano dov’era, no? Eeeh cosa succede che mio fratello maggiore che era più grande era in acqua sotto, tanto così d’acqua, tiravano su i cosi e li buttavano non so, trovavano eeeh un moschetto lo buttavano su noi poi andavamo dallo straccere, straccivendolo a darlo no? E ci dava qualche, qualche soldo no? [coughs] La mia fortuna è che avevamo fatto un corso premilitare tedesco, eeeh, mio mio fratello maggiore che era un po’ un tontolone, no? Bravissimo ma un tontolone raccoglie una bomba a mano una SRCM dopo io so come si chiama perché ho fatto il il militare. Questa bomba qua io la conoscevo perché si chiamava ‘Balilla’ però era una SRCM no? E questa bomba a mano tutta d’alluminio era rossa con un guscio di alluminio che serviva da sicura no? Quando tu staccavi questo, la lanciavi, questo si staccava e innescava la miccia no? Io sapevo che durava la, l’innesto durava non lo so quanti secondi, tre o quattro secondi, roba del genere, come mi è arrivata nelle mani, io l’ho lanciata dall’altra parte del naviglio ed è scoppiata pensa te. La Canottieri era occupata dalla Decima Mas. Cosa succede, che vengono fuori due vestiti da militare no? Che saranno stati alti uno e cinquanta con i pantaloni che toccavano terra, ragazzini proprio no? Io avevo fatto un attentato, mi prendono e mi portano dai carabinieri, mi portano dai carabinieri e i carabinieri mi conoscevano perché eran di lì, sai i carabinieri non è che sta un giorno in un posto sai ‘Cosa t’è fat nini?’ ‘Mah io niente’ e loro disen ‘No questo ha fatto un attentato alla Decima Mas’ e gli han detto ‘Ma voi siete matti!’. Purtroppo dopo l’8 settembre in, con i carabinieri c’erano anche due della SS. Cercate di immaginare cosa può essere successo in quella stanza lì. Allora io ero uno che aveva tirato una bomba a mano contro il muro che c’è qua no? Poi vi faccio vedere dove, proprio davanti alla porta di casa mia no? Scoppia la bomba questi escono mi prendono mi portano là dicendo che ho fatto un attentato. Era palese che noi non stavamo facendo così. Eeeh questi qua fanno dei eeeeh, ti fanno dire nome e cognome e io mi chiamo Efrem ed Efrem è un nome ebreo. Il tedesco che parlava italiano ha detto ‘Ma tu ebreo?’ ‘Come ebreo? Io non sono ebreo’ ‘ Tu ebreo, no ebreo’ questo qua, gli ha detto ‘No, questo lo tenete qua, fermo no?’ Arriva a casa mio zio quello che dicevo prima che mi ha salvato la vita due volte no? Che lavorava, deportato in Germania perché lui lavorava alla Caproni, al reparto aerei, l’avevano deportato in Germania a lavorare no? Ed era una persona che si faceva volere bene, soprattutto dalle donne no? Perché era un bellissimo uomo no? Eeeh questa è una storia che è venuta fuori poi non so se era tutta vera no? Sembra che lui sia riuscito a venire in licenza perché si era el la la la figlia del padrone di questo, di questa ditta, azienda s’era innamorata di lui no? E allora gli ha chiesto questo eh gli ha fatto venire, mio zio arrivava col tram a Gorla, scende, mette giù la valigia di cartone, no? Davanti c’è il tabaccaio dove loro andavano a giocare a carte così no e dicono ‘Peppino, Peppoun guarda che il tu neut el nini a l’è andè dai carabiner’ ‘ Cus’è?’ ‘E l’han purtà via’. Allora mio zio cosa fa, prende, va dai carabinieri, i carabinieri lo conoscono ‘Uei Cerrotti cosa c’è?’ ‘Dov’è il me neut?’ e io lì seduto dentro ‘Eh ma perché l’è lì? Perché va no a ca, sa l’ha fat’. Allora lui gli spiega cosa ha fatto no? Ma non aveva visto lui i tedeschi dietro, mio zio no? Eeeh a un certo punto ha detto ‘Eeeh maresciallo!’ non so se era maresciallo o ‘No no il me neut al port via’ [unclear] no perché i tedesch, quali tedesch?’ Si gira e vede questi due qua. Allora gli ha detto due o tre parole in tedesco perché lui lavorando in Germania ha detto no? ‘Io adesso porto via mio nipote’ e glieli traduce no ‘E voi state zitti perché mio nipote non è un ebreo’ ‘Voi siete tedeschi, noi siamo italiani ma lui non è ebreo, volete vedere che non è ebreo?’ mi tira giù le braghette, gli fa vedere il pistolino ‘Vedete che non è circonciso?’ Poi questi qua han detto ‘Se questo qua mi mette una mano addosso mi ammazza no?’ allora mi ha preso e mi ha portato via. Questa è una scena che io non dimenticherò mai per tutta la mia vita. Quindi tenete presente cosa cosa cosa vuol dire la famiglia. Io oggi come oggi no? Sto bene solo quando vedo i miei figli vedo, i miei nipoti e poi vedo anche tutto il resto della famiglia, a me manca non dico il patriarcato, il matriarcato, mi manca il il, la società che c’era in via Luigi Bertelli all’8, al 6, perché tu entravi nel cortile, no? Io non andavo mai a casa subito, perché mia madre non c’era perché andava a lavorare, entravo l’8, all’8 era una casa di ringhiera con il balcone lungo tutta la strada che vedi lì no? La strada che vedi non è di qui, di qui c’era solo finestre e di là c’era tutta una balconata, e c’erano tutte le mamme e io avevo dieci zie, venti nonne perché tu alla sera mia madre veniva a casa, andava dentro sapeva tutto quello che avevo fatto no? Quindi era proprio un nucleo che a Milano uno dice ‘Boh strano’ e invece lì era proprio un paese legato a una grande città, perché noi per arrivare in città dovevamo andare a Loreto per dire no? Eh ma era una cosa che, ecco perché a me mancava tanto quando ero in, collegio per me era come essere in riformatorio una roba del genere perché è una prigione non puoi muoverti, non puoi andare di qui non puoi fare. Qui uscivi da casa e andavi dove volevi, saltavi dentro nel naviglio a nuotare, andavi alla bocciofila a vedere i nonni che giocavano bocce, tutte quelle cose lì no? Te le godi, te le vivi no? Io mi ricordo mia nonna, non c’era tanti soldi no? Mi diceva ‘Nini, va da la sciura Pina a tor el rosoli’ andavo col bicchierino, sai quei bicchierini piccoli no? E mi dava il coso da portare a mia nonna perché non è che c’era la bottiglia in casa dovevi andare all’osteria, l’osteria era nell’angolo di via eeeh di via lì via Bertelli con via Dolomiti, proprio lì, c’era l’osteria poi iniziava l’8, il 10 e il 12, tre tre numeri c’erano lì no? Guarda una roba, eh insomma cosa fare, peccato non poter tornare indietro.
ZG: Senta invece eeeh se le va torniamo un attimo al discorso del.
EC: Non ho capito.
ZG: Se le va torniamo un attimo al discorso dei bombardamenti.
EC: Sì, allora eeeh i bombardamenti, finito quel bombardamento lì no giusto, eeeh mia madre ha preso, mi ha impacchettato un’altra volta e mia ha mandato a Treviglio e lì è iniziata la mia seconda vita tribolata no? Eeeh quindi io di bombardamenti sentivo i bombardamenti intorno a Treviglio, che c’erano i campi di aviazione eeeh come si chiama quel paese lì, si han bombardato anche fuori fuori Milano, no? Sentivamo i caccia, roba del genere ma lì figurati c’erano colonne di marmo grandi così. E va beh niente lì ho fatto dunque, quando son venuto via io? Era, l’ultimo bombardamento che ho sentito io era quello lì del ’44, poi del ’45 ce ne sono stati ancora ma noi eravamo sfollati, eravamo [uclear] eravamo a Caravaggio [counghs].
ZG: Quindi, a lei quindi non è mai capitato di dover correre in un rifugio?
EC: No, mai.
ZG: Ehm, senta invece, eeeh tornando alla sua famiglia, sua madre quindi nel ’43, è convinta, si è convinta che suo marito, suo padre fosse morto.
EC: Sì, sì.
ZG: Anche se invece poi è tornato a casa.
EC: Sì.
ZG: Eeeh quando è che poi si è risposata?
EC: Ah non lo so, so che si è sposata che io ero ancora piccolo. Penso si sarà sposata nel ’44 roba del genere no? So che io mi sono rifiutato di entrare in comune al matrimonio di mia madre perché io non lo condividevo e mi ricordo, ero seduto fuori sul marciapiede e mio zio Luigi ‘Dai nini vieni dentro è la tua mamma’. ‘No no, io di papà ne ho uno solo’ sai i bambini, e non non ho né assistito né ho voluto assistere. E di fatti non, non è che io abbia avuto un buon rapporto con questo uomo ma mai avuto problemi però non, non so forse dentro di me sentivo che mio padre c’era ancora, per dire no eh, non ho avuto un buon rapporto anzi poi mia madre ha avuto altri due figli di questo qua no? E mio padre è arrivato dopo che mia madre ha avuto altri due figli, per dire no? Ma mi ricordo che comunque eh la, il mio cruccio era che io sui documenti mi chiamavo Colombi ma ero figlio di N. N.. Io mi dicevo, quando io ho cominciato a capire qualcosa ‘Come faccio a essere figlio di N. N. se mi chiamo Colombi no?’ Sai all’epoca, a proposito, mia mamma è riuscita a sposarsi sai perché? Perché lei risultava nubile, perché lei si è sposata a Caravaggio, quando eeeh Mussolini ha fatto l’accordo con la chiesa il, il come si chiama lì, non il concordato una roba del genere no? Con la chiesa i preti dovevano mandare al comune di residenza le la notizia che questa qua si era, mia madre si era sposata regolarmente in chiesa a Caravaggio, questi non hanno trasferito niente a Milano, mia madre non è che si è sposata perché aveva voglia di sposarsi no? Risultava nubile no? Perché quelli non avevano trasferito allora non gli hanno negato si sposarla in comune no? Si è sposata in comune basta tutto lì. Poi è venuto fuori il papier che sul giornale siamo finiti che ‘Reduce torna trova la moglie con altri dei figli’ beh era una, era una stupidaggine perché mia madre non ne aveva di responsabilità no? Mia madre le han dato il marito disperso, il marito non ritorna non c’è e quindi non c’è no? Quanta gente è data per dispersa e invece è morta in Africa, è morta in Russia, e via discorrendo, no? Queste cose qua succedevano in tempo di guerra no? Mia made da buona ex-contadina anche lei con, non so se è arrivata alla quinta elementare o roba del genere no? Eh eh si è risposata e ha avuto altri due figli ha fatto una vita pseudo normale anche lei perché sai noi abbiamo avuto dei problemi quindi, tutto lì.
ZG: Senta invece il suo rapporto con la religione invece è cambiato con le spedizioni ai collegi?
EC: Sì, io non sono un credente perché sono stato battezzato cresimato, tutto quello che vuole no? Ma io mi chiedo dio in cielo in ogni luogo non so ti racconto eeeh, e dico ma e quando cade una bomba con la sfiga che hanno avuto quei duecento lì perché io vorrei vedere io Gesù Cristo dietro un a duecento bare di legno bianco fare il cavalcavia di Greco per andare al cimitero di Greco, io c’ero li ho viste eh? E quei bambini del Vietnam che bruciavano con con il napalm quelli lì cosa fanno quelli lì? Quelli che muoiono adesso i, non dico i cristiani giù perché adesso fra tra di loro, ma i musulmani che van dentro tagliano le gole di qui di là, se c’è questo dio così potente perché permette queste cose qua? Eh me lo devono spiegare loro. Di fatti quando io parlo con, parlavo con un prete vincevo sempre io, vincevo sempre io. Perché quando uno ti dice ‘Io so come sono nato, va bene? tu mi devi spiegare come la Madonna può essere vergine se ha avuto un bambino, spiegamelo [emphasis]!’ ‘Eh ma lì è stato lo spirito santo’. A Milano cosa dicono? Ma va a cagà! Capito? Eh ma questi sono i segreti della, il no, come li chiamano no i segreti, i, non i vengono neanche le parole, i dogmi, quelle robe, va beh i misteri della chiesa. Si va bene è sceso dal cielo e io gli ho detto ‘Va bene allora siccome io sono cattivo se è così potente che io lo insulto, che non lo insulto io, se vuole mi può fulminare anche adesso qua davanti a voi se vuole così, dio in cielo e in terra in ogni luogo faccia pure, no? Mi dia uno schiaffo vediamo. Quindi io la religione so che c’è rispetto tutti, allora, sa chi è il mio dio? Tu che sei davanti a me, lei è la mia madonna perché è davanti a me perché io rispetto gli altri e voglio essere rispettato io sono una carogna, non toccarmi la famiglia perché io l’ho dichiarato che se qualcuno tocca qualcuno della mia famiglia o gli fa del male io lo accoppo, tranquillo eh? Perché ho la capacità di fare anche quello, però siccome sono un essere umano, non faccio del male a nessuno, non ho mai fatto del male a nessuno, nessuno si è azzardato a fare del male alla mia famiglia perché io rispetto tutti, perché non dovrebbero rispettarmi no? Questo, ecco perché ti dico no? Che non sono religioso, non ho un credo, mia moglie c’ha il Budda, fa yoga siamo, ma io rispetto anche loro, e rispetto tutti gli altri, non rispetto i mussulmani che ammazzano. Io c’ho un amico qua che è pachistano e ha due figli, questo qua è venuto qua a fare, è maestro e qui fa il facchino andare ai mercatini quella roba lì no? Qua è venuto libero un appartamento, e lui aveva bisogno di un appartamento. Io ho convinto le due proprietarie perché erano le figlie di un professore, di un maestro che c’era qua no? Eeeh a dargli la casa a questo qua, un giardino più in là di lì, la scala di mezzo no? Questo qua i musulmani i figli, a un certo, a la moglie a una certa ora devono guardare la televisione loro no? E fanno i loro riti religiosi no? E io li rispetto, per l’amor di dio, però io gli ho fatto avere la casa, hai capito? E questo non lo devi scrivere però, ti faccio vedere una cosa. Ti dico come ho conosciuto mia moglie e vedrai che ti metti a ridere.
ZG: Riprendiamo di nuovo allora. Senta allora io le faccio le ultime due domande, allora, lei sapeva chi è che le aveva bombardato la casa nel ’43 – ’44?
EC: Io credo che siano bombardieri americani guidati da inglesi, che non si sono mai pentiti e io li odio perché erano dei ragazzini, hanno messo dei ragazzini sugli aerei. Io avevo dei documenti poi non so che fine hanno fatto no? Questi sono ventiquattro venticinque anni no? [coughs] che quelli gli han detto ‘Guardate che avete sbagliato avete fatto la vostra bella scemata no?’ Stavo dicendo un’altra parola no? Questi qua no no come se avessero non so tirato giù un pollaio di galline, non so, una roba del genere no? Ma io sono sicuro perché non, è difficile che io prenda prenda eeeh, se se non sono convinto, sono convinto che son stati i piloti inglesi, eeeh dei giovani, molto giovani no? Che gli danno in mano il B-24 che non sanno neanche manovrare [unclear] lì sotto un circuito, no lì han sbagliato, a schiciar al butun, ve lo dico io. Quindi eeeh poi è venuto l’americano lì alla, alla piazza Piccoli Martiri, all’anniversario del, di quando c’era Pisapia, che anche lì io non vado mai, sai perché? Vado dopo, perché io vado solo a trovare, o a salutare la mia maestra e i bambini, praticamente io li conoscevo tutti meno quelli della prima elementare. Tutti. Quindi io su 184 ne conoscevo più di 150 diciamo, le maestre le conoscevo tutte, una era addirittura la sorella dell’architetto eeeh aspetta eh, che è quello che mi ha fatto lo svolgimento di questa casa che abitava in via Dolomiti e l’è morta niente anca lì. Ma, quindi vi lascio immaginare, io tutti gli anni, quando c’è il, eh mia mamma è morta il 25 dicembre, a Natale, quindi io Natale figurati se festeggio il Natale, è morta mia madre no? Il 20 ottobre c’ho questi qui, il 2 di agosto han bombardato eeeh Bologna e io mi sono sposato il 2 di agosto. Quindi la mia, le mie, le mie, i miei riferimenti sono tutti falsati da, da guerre, manifestazioni. Veramente è terribile se tu ci pensi bene, no? Io quando andavo a Bologna che mio figlio studiava a Bologna no? Andavo a Bologna, arrivavo all’università, alla stazione, dicevo pensa che potevo esserci anch’io qua dentro no? Perché non è possibile far morire 60, 70 persone così perché tu sei, sei un fascista, ma dai! E poi son fuori tutti, non so, almeno non dico di impiccarli in piazza ma mettili pignin [?] la, la cella e butta via la chiave e gli dai da mangiare se vuoi, mi sono spiegato? Non puoi, non può succedere che un mondo va avanti così, adesso c’è gente in galera che dovrebbe stare fuori perché magari ha fumato uno spinello o magari vendeva la la maria fra di loro perché poveretti questi qua non sanno cosa fare no? Noi non possiamo, io e mia moglie non possiamo più andare in piazza del Duomo in giro così no? Perché non siamo capaci di non dare niente, no? E però vieni aggredito addirittura adesso, perché questi qua cosa deve fare? Andate a vedere che cosa fanno in Argentina o in, sì, in Brasile, i ragazzini 13, 14 anni aggrediscono in pieno giorno la gente per strada. Noi vogliamo arrivare a quel livello lì?
ZG: Ehm, si ricorda invece di quando la guerra è finita?
EC: Sì, c’ho c’ho un ricordo molto particolare, quando è finita la guerra io ho fatto l’ultimo tratto di, della Padana seduto sulla sovra cingolo di un carrarmato, perché ero scappato dal collegio. Allora io scappo dal collegio, arrivo alla, all’uscita del, di Treviglio no? E c’erano le pattuglie già dei partigiani. ‘Oh dove vuoi andare?’ ‘ Vado a casa’ ‘No, non puoi andare perché c’è ancora la guerra di là’. E vai e non vai e vai e non vai io riesco a sgattaiolare boh fuori dal posto di blocco, erano quattro scalmanati no? E c’era un furgone fermo un Citroen, mi ricordo perfettamente, pieno di coperte, questo qua dev’essere andato in qualche caserma o ha comprato o ha fregato. E allora gli dico ‘Dove va?’ ‘Eh vado a Milano’ ‘Mi dà un passaggio?’ ‘Eh oh non c’è posto’ ‘Eh ma io vado anche sopra’ e sono andato sopra. Arriviamo a Cernusco sul Naviglio vengono giù due caccia a mitragliare, il camioncino sbanda dentro, una volta sulla padana una volta non c’era come adesso il guardrail, no, c’era il fossetto no? Vado dentro nel fossetto, per fortuna ero nelle, sopra le coperte e sono andato giù colle coperte. Da lì io non potevo fare niente questo qua si è messo a, incazzato parolacce così, no? Contro gli americani gli sparavano e sono, sono arrivato a Vimodrone, sì Vimodrone, e passano dei cingolati americani che stavano venendo qui a Milano, no? Stavano venendo a Milano e io sai noi i bambini, no? Vanno lì mi hanno dato, mi ricordo, un pezzetto di cioccolato o una stecchetta di cioccolata, poi io gli ho fatto segno, volevo venir su no? Allora questo qua mi ha preso e mi ha tirato su, io son piccolino poi ero bambino no mi ha fatto salire su lì sono arrivato alla Gobba e son saltato giù, sono andato a prendere il naviglio e son venuto a casa, no? Perché le strade io le conosco, io da Treviglio venivo a Milano lungo il Naviglio a piedi, è sempre stata la la, quindi io non mi perdevo mai quando venivo anche da da Caravaggio, Treviglio così no?
ZG: Ehm senta, perché si è convinto che nel bombardamento del ‘44 a pilotare fossero gli inglesi?
EC: Perché io ho letto delle [coughs], letti al computer adesso non ce l’ho più [coughs], ho visto tutte le fotografie aeree fatte dalla, dalla RAF no? Che spiegavano, questa è la Breda, questa è la Pirelli. Allora io dico, eeeh lì per me è stato uno dei tanti, dei molti bombardamenti di rappresaglia ordinati dal Churchill, perché Churchill voleva mettere in condizioni eeeh la popolazione di reagire nei confronti dei tedeschi, no? Perché ormai l’esercito italiano non c’erano, e quindi questo qua ha fatto lo stesso sistema che ha usato al suo paese in Inghilterra, per non far colpire la parte importante, lì castello della regina qua e là metteva sotto sotto V2 la periferia di Londra, questo l’han detto anche loro, no? Quindi questo qua non gliene fregava niente dei civili, questo qua voleva che questi qui eeeh, e comunque per me, per me, erano inglesi, perché io ho letto che questi qua non hanno mai, eeeh non si sono mai dichiarati pentiti perché era era una azione di guerra e loro la dovevano fare.
ZG: Senta e adesso invece il suo giudizio è cambiato, adesso il suo giudizio è cambiato su, su chi ha fatto quei bombardamenti?
EC: Beh giudizio, eeeh un ragazzo di 25 anni che va a bombardare una città, non sa neanche lui quello che sta facendo, secondo me. A meno che uno non sia un estremista come quelli lì che hanno infilato i grattaceli di di New York, no? Ma cosa gli vuoi dire a quelli lì? I manicomi non ci sono più, questi qua son gente malata, questi qua invece erano ragazzini che dovevano, dovevano eeeh esprimere tutto il loro, il loro potenziale fisico e mentale, per combattere la guerra che per loro giustamente era giusta perché chi ha sbagliato, per fortuna che è andata così, noi ci abbiamo, i russi quanto ci hanno lasciato? 60 milioni di morti? Oh, no ma ti rendi conto, mi sono spiegato? Quello là, quello sì che era matto no? Hitler, e quindi cosa vuoi combattere contro questa gente qua, poi gli americani gli facevano un aereo al giorno, cosa vuoi, cosa vai contro a questa gente qua, che ha, questo qua adesso vuole, il matto qua di adesso, vuole mettere 54 miliardi di, in più di dollari per l’armamento, perché deve espandere l’armamento atomico. Oggi ho sentito che la Cina gli ha subito risposto 150 milioni, la Cina, in più, l’esercito più potente del modo la Cina eh, gli americani devono stare attenti perché quelli lì li tagliano a fettine eh. Perché beh, non so, ma vi rendete conto di cosa è un cinese militare o un giapponese? Han trovato uno dopo cinquant’anni nella giungla che era convinto ancora di essere in guerra ohi questo qua, eh non so, non so se mi sono spiegato. E quello lì vive male ancora adesso eh perché lo so, io l’ho visto quando l’hanno trovato [laughs] poveretto, e lui l’imperatore, l’imperatore ma l’imperatore. Noi per fortuna avevamo un imperatore, un po’ più, meno alto di me, eh la mia, la mia maestra era alta come la regina, la la moglie del del, era una persona veramente, guarda io non riesco mai a dimenticarlo, è troppo importante, sì io lo so dove abita, e non, dove abitava no? Ma non, non riesco a capacitarmi come mai certa gente deve morire in quella maniera lì, questa qua era una donna che, che poteva, va beh mia nonna è morta perché aveva preso una brutta malattia, no? Mia madre anche mia moglie purtroppo siamo tutti e due in cura in via Veneziani, lei per un melanoma e io per la mia gamba, però io sono arrivato a 84 anni grazie alla, a mia madre, a mia moglie che è una donna, io augurerei a tutti di trovare una moglie come mia mia moglie, eccezionale. Eeeh quelle lì sono scelte, per esempio lì la scelta l’ho fatta io perché mia moglie era minorenne quando io l’ho conosciuta, no? Allora una sera sono al bar e io non sono, non andavo mai al bar volentieri perché però gli amici la sera andavano al bar, e allora vado al bar e c’era lì questo mio carissimo amico che si chiama Serio eeeh Toni no? Eeeh il telefono del giro femminile era al bar no? Allora la Giovanna mi chiama mi dice ‘Ehi Efrem c’è una telefonata per te’ ‘Va bene’ vado lì ‘Ciao sono Mirella, dai vieni i miei genitori sono andati in montagna, vieni’ dice, ‘Eh guarda’ e il mio amico mi dice ‘Dai digli se c’ha un’amica che andiamo insieme no?’ Gli dico ‘Dai non posso venire perché sono qua con gli amici qui e là’ ‘No ma io, c’ho una mia vicina di casa, glielo dico, aspetta un attimo’ va di là, questa qua ‘Sì sì vengo’, solo io potevo fare quei bidoni lì. Allora va beh a piedi, filobus, dovevamo andare in piazzale Lodi, piazzale Lodi eh in via al, come si chiama credo al, va beh alla, un quartiere che adesso è abbastanza decaduto, no? Dopo piazzale Cuoco c’è quel cavalcavia scendi vai dalla parte di là, come si chiama quel, maledetta l’età, non c’è niente da fare. Va beh allora prendiamo il filobus e andiamo, il filobus una volta passava sotto, adesso invece l’hanno rimesso sopra no? Avevano fatto un cavalcavia, un sottopasso che si riempiva sempre d’acqua si capisce che un bel giorno han detto, mettiamolo a posto, no? Eh va beh andiamo e nel passare faceva la via del palazzo del ghiaccio, che non mi, non mi ricordo il nome, via via mah, e vedo i Platters a Milano io ero appassionato dei Platters e dico ‘Eh Toni, io non vado, andiamo giù a vedere i Platters’. No, sì, no, sì, no, sì, no insomma totale lo convinco e andiamo, scendiamo, e io vado dentro nel palazzo proprio dove fanno il ghiaccio, non dove facevano gli spettacoli e pattinaggio no? Perché lì dentro anche lì avevo, alla mia età avevo 25 anni avevo una ragazzina che mi, mi vede ‘Oh ciao Efrem cosa fai’ ‘Guarda, son venuto eeeh a chiedere se tuo padre mi fa passare perché voglio andare a vedere i Platters’ ‘Sì, sì’ fa ‘Ti porto io’. Insomma eravamo in prima fila, io e questo qua seduti a vedere questo spettacolo. A un certo punto fanno l’intermezzo no? E cosa fanno i ragazzini, specialmente quelli balordi come me, no? Si guardano in giro, no? E io vedo una ragazzina che per me era un sogno, no? Ed era con un cappottino rosso, perché faceva freddo tra l’altro lì dentro, no? L’ 11 di [pause] 11 maggio, so che lei, lei lo segna, va beh. La vedo e dico ‘Ah che bella, tusa lì’ ‘Ah ma io quella lì la conosco’ ‘Come la conosci?’ ‘È L’ex fidanzata di un mio amico, e così, così, se vuoi te la presento’. ‘Va bene’ andiamo là me la presenta ‘Adriana’ ‘Efrem’. Lei sentendo il mio nome ha ricollegato a una storia che avevo io a Lecco dove abitava una sua collega di lavoro che questa qua gli raccontava no? Che alla domenica noi andavamo su con la macchina in quattro o cinque facevamo un giro a Lecco e io filavo con la figlia del pasticcere lì di Lecco così no. ‘Eh ma Efrem Efrem lo conosco’ Quando ha sentito Efrem, lei un cervello della madonna c’ha quella lì, è la memoria storica, no? Eeeh ha collegato immediatamente il discorso di Lecco, no? Allora i ragazzini, perché eran tutti ragazzini, no? Io 25 anni, lei ne aveva, eeeh c’abbiamo nove anni di differenza fai conto no? Gli altri ragazzini come han visto che ero interessato e mi guardavo in giro, erano tutti del cortile di casa loro no, in via Casali, in via Canaletto no? Tutti ragazzi del della stessa casa diciamo no? Si dileguano, vanno il, la accompagno e le ho detto ‘Andiamo a mangiare una pizza’ Quella no, niente, l’accompagno davanti a casa e le ho detto, mi son fatto dare l’appuntamento per il giorno dopo no? Il giorno dopo va bene qua e là, eeeh io sono uno che non molla mai l’osso, no? Insomma in totale dopo dopo cinque o sei giorni le ho detto ‘Io a te ti sposo, vuoi diventare, voglio che tu diventi mia moglie no?’ e lei mi ha detto di sì. Aspetta non è finita. Io a quell’epoca venendo da una famiglia di panettieri così, no? Lavoravo alla Motta, ai, ed ero ai forni, quelli grandi dove si facevano i panettoni, quelli grossi no? E facevo 12 ore di notte di lavoro, dico 12 ore di notte con un quarto d’ora di intervallo, e alla sera c’era una ragazza che mi veniva a portare il caffè perché noi a un certo punto facevamo un quarto d’ora di riposo per mangiare, ma poi durante il lavoro nei forni quando il forno sta cuocendo sai il tempo di calcolo e allora andavamo dietro, potevamo prendere il caffè, quella roba lì col capo reparto, no? Questa veniva a portarci il caffè, la Carlina, eh va beh [uncleiar] questa qua e aveva qualche anno lei più di me, io ne avevo 26, 25 e lei ne aveva 35, però mi faceva un filo spietato, no? Va beh ‘E allora dai perché non ci sposiamo’ e io le ho detto ‘Carla la prima persona che saprà quando io mi sposo sarai tu e ti presenterò la mia sposa’. Sai cosa ho fatto io un giorno? Gli dico all’Adriana ‘Mi vieni accompagnare eh in al lavoro’, che veniva sempre ad accompagnarmi, no? Ci fermiamo un attimo al bar che ti presento una persona. Seduta al bar c’era la carlina che mi aspettava no? Adriana è arrivata lì chiediglielo se non è vero, e gli dico ‘Carla vedi questa signorina qua? Questa diventerà mia moglie’. Vedi che te, e quindi quindi mia moglie ha fatto il diciassettesimo anno, siamo andati in ferie per la prima volta quell’anno lì, no? E sono andato al paese di suo padre che io adoravo suo padre e mi ha preso subito a ben volere, e lui era chef sul Settebello, il treno che faceva il servizio dei ministri no? Era un fenomeno il Fornara, e mentre invece mia suocera dopo un po’ non mi poteva più vedere, e io invece l’ho affrontata in casa con suoi figli maggiori che l’Adriana aveva due figli maschi maggiori e una figlia femmina maggiore di lei no eravamo eeeh. E io mi sono portato come testimone, guarda che ci vuol tutta eh, mio fratello minore, Giorgio no? Sono entrato in casa e gli ho detto, lei può fare, che non c’era il padre no, perché il padre era in viaggio no, lui lo sapeva no andavo a prenderlo no in ufficio, al, in stazione, così no, ‘Lei può fare tutto quello che vuole ma io e sua figlia ci sposiamo, chiaro? E qui c’è anche un testimone, mio fratello’. Quegli altri due no? Che erano il fratello maggiore di mia sorella di, mia moglie e il il marito della sorella maggiore di mia moglie che poi è sparito dalla circolazione, ha piantato lì tutta a famiglia, no? Eh ve beh eeeh non si sono azzardati nemmeno a dire beh, mi sono alzato, l’Adriana è venuta fuori, ci siamo baciati e dal giorno, io dal maggio 2000 e quello che è del 2000 ’68, sì, ’68, io ho mancato di vedere mia moglie la settimana che sono andato in barca e quando andavo in, a Bologna in servizio per la compagnia di assicurazione dove lavoravo no? Io ho finito gli studi, sono andato a lavorare per una compagnia di assicurazione e andavo in trasferta perché ero di, ero il collegamento di tutti i periti di assicurazione quelli delle automobili no, perché eeeh, se no noi siamo sempre stati insieme, andiamo sempre fuori insieme, non ho mai mancato, tutti gli altri sono, tutti quelli del giro che conosciamo noi, solo suo fratello in mezzo è ancora sposato, gli altri tutti divisi, tutti [emphasis], e non è che noi stiamo insieme perché c’abbiamo voglia, stiamo insieme perché stiamo bene insieme, perché noi, io, l’ho sempre detto, io non ho avuto una famiglia praticamente, sono stato in mezzo ai preti quella roba lì, no? Guai guai a chi tocca la mia famiglia, perché io per me la famiglia è la mia Chiesa il mio, quello che vuoi, le cose belle son queste, no? Tu devi vedere adesso forse tra un po’ arriverà mia nipote, devi vedere mia nipote quando vede me, la gente del cortile si meraviglia perché lei passa sotto con la carrozzina sotto mi vede alla cosa, fa dei numeri dice ‘Nonno’ non parla ancora con due mani, poi mi manda, è una roba, l’altra invece che è più grande la prima nipote che ho che adesso è su in montagna a fare lezione di snowboard, no perché loro vivono a Bressanone no? Eeeh quindi lì le montagne ci sono, e oggi mia mia nuora è su con le le due i due, il il primo maschio di sua sorella e sua figlia a lezione di snowboard no? Eeeh tu la devi vedere questa qua, è una signorina già fatta perché oramai ha dieci, undici anni ma però questa qua eh ragazzi eh insomma se tu pensi che come compagni ha tutti i i, gli studenti di mio figlio, no? Le studentesse di mio figlio, no? Una le insegna pattinaggio, l’altra la porta in bicicletta, stravedono, ah dovreste conoscerlo mio figlio voi.
ZG: Sì, io la ringrazio e l’intervista la concluderei qui.
EC: Sì, sì guarda io.
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Title
A name given to the resource
Interview with Efrem Colombi
Subject
The topic of the resource
World War (1939-1945)
Bombing, Aerial
Description
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Efrem Colombi recalls his care-free childhood, initially in the Bergamo countryside and then in Milan. Emphasises his life-long radical anti-Clericalism and recounts how he ran away several times from Catholic boarding schools because of his rebellious attitude. Mentions some bombings from which he escaped unharmed and recalls the 20 October 1944 Milan bombing, describing its effects on the Gorla and Precotto neighbourhoods. Recollects aircraft suddenly appearing on a surprisingly crisp day; his primary school was destroyed; he and his friends arriving out of curiosity among scenes of devastation, the appalling sight of a body being pulled out from debris, and hundreds of white coffins at the funeral. Recalls anecdotes of the Milan working class in the 1940s and describes wartime episodes: a hand grenade found in the Martesana canal that exploded close to barracks; his Jewish name prompting anti-Semitism; life at a holiday summer camp and as an evacuee; his mother throwing away his junior fascist uniform after the collapse of the regime; daily life in a ‘Casa di ringhiera’ (tenement with communal balconies); coming back home on an American tank at the end the war. Stresses the importance of family; gives an account of how his mother remarried when his father was declared missing in action, only to reappear after the end of the war; recounts anecdotes about friends and relatives. Curses allied air forces because they never apologised, but sympathises with aircrew, being too young to be aware of the consequences of their action. Links his strong atheist stance with the sight of young, innocent victims.
Creator
An entity primarily responsible for making the resource
Zeno Gaiaschi
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2017-02-28
Contributor
An entity responsible for making contributions to the resource
Francesca Campani
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
01:17:45 audio recording
Language
A language of the resource
ita
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
AColombiE170228
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
Italy--Po River Valley
Italy--Milan
Italy
Temporal Coverage
Temporal characteristics of the resource.
1944-10-20
1943-09-08
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Lapsus. Laboratorio di analisi storica del mondo contemporaneo
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Type
The nature or genre of the resource
Sound
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Civilian
animal
anti-Semitism
bombing
bombing of Milan (20 October 1944)
childhood in wartime
civil defence
evacuation
faith
fear
home front
love and romance
perception of bombing war
Unione Nazionale Protezione Antiaerea
Waffen-SS
-
https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/files/original/20/411/Memoro 5496.1.mp3
48baf0c47502332d0d0e581bc149c3f5
Transcribed audio recording
A resource consisting primarily of recorded human voice.
Transcription
Text transcribed from audio recording or document
AB: È arrivato il momento del periodo in cui bisognava fare il premilitare. Il premilitare era un obbligo di legge per i ragazzi di diciotto anni di frequentare la Casa del Fascio per essere addestrati a eventuale impiego militare. A me non piaceva andare per natura mia, mio padre faceva di tutto perché [laughs] non c’andassi, alle volte mi capitava di lavorare, ragion per cui io il militare non sono quasi mai andato. Però il Fascismo non si accontentava, il padrone della Casa del Fascio di questa mia giustificazione o della giustificazione mie di mia madre che andava a giustificarmi come a scuola perché io non andavo a fare il premilitare, ma addirittura loro hanno tentato di sequestrarmi perché il premilitare si faceva il sabato, di condurmi nelle cantine della Casa del Fascio per castigo perché non frequentavo la scuola del premilitare. Mia madre doveva andare a piangere dai capi affinché lasciassero perdere, dicendo che avevamo bisogno per mangiare, che io dovevo lavorare il che non era vero, però mia madre ha dovuto umiliarsi di fronte ai capi del fascismo perché io non ho frequentato il premilitare. E così è arrivata piano piano la guerra. Siamo ormai nel ’40 [part missing in the original file] nel periodo del conflitto come mi chiedi tu è successo una cosa strana. Io lavoravo come operaio, facevo il meccanico e sono capitato in un’azienda che faceva i servizi d’approvvigionamento per gli aerei da bombardamento. I capi della mia officina dove lavoravo hanno dovuto subire l’invasione dei tedeschi perchè hanno sequestrato la ditta in cui lavoravo. Questo cos’è voluto dire? Che io sono stato esentato dal fare il militare proprio perchè lavoravo per l’industria bellica in mano ai tedeschi. Quindi io si può dire che tutto il periodo bellico dal ’40 al ’45 sono sempre stato a Milano. Anzi addirittura i tedeschi ci avevano fornito di un passepartout, di un documento che, facendo i turni di notte, ci permetteva di andare fuori di sera, quando la popolazione normale per il coprifuoco non poteva uscire per le strade o fare altre cose. Noi, io avevo questa opportunità, per cui il periodo di guerra l’ho subìto. Tutti i bombardamenti avvenuti sulla città di Milano, dal ’40 al ’45, dal primo all’ultimo, li ho subiti tutti, anche quelli tremendi del ’43. Per fortuna che la mia casa non è mai stata colpita e quindi almeno da quel punto di vista ho potuto, ho potuto, come dire, sopravvivere. Però ho vissuto dei momenti terribili, nel senso che ho assistito di persona, e posso testimoniare, di aver assistito di persona al bombardamento della scuola di Gorla. È un fatto storico che mi pare, che su certi libri di scuola vi è menzionato, io sono stato testimone di questo macello, bombardamento tipico di rappresaglie che hanno fatto gli Alleati contro i tedeschi, i fascisti qui a Milano, abbattendo di proposito una scuola, dove ci sono stati più di trecento morti tra bambini, insegnanti, gente che era lì. Per cui diciamo che parecchi avvenimenti, io ho avuto la disgrazia, se vogliamo, di avere due amici che sono morti per l’attentato che i partigiani hanno fatto in Piazzale Loreto, dopodichè c’è stata quella famosa fucilazione dei quindici partigiani. Quando è scoppiata la bomba davanti all’albergo Titanus stavano passando due miei amici che andavano a lavorare in bicicletta. Quindi ho perso due amici proprio per un fatto bellico, per non parlare di altri. Fortunatamente in casa mia, i miei fratelli erano tutti più piccoli di me, perché io ero il primo, nessuno era stato colpito, obbligato ad andare a militare. Soltanto la mamma e gli altri miei fratelli hanno dovuto sfollare perché non si poteva più mangiare in quanto a lavorare finalmente mio padre era riuscito, facendo il muratore, a trovare la possibilità di sopravvivere. Mio padre era riuscito a lavorare, lavoravo anch’io [part missing in the original file] a Milano per cui siamo riusciti a far sfollare mia madre, i miei fratelli, mie sorelle in quel di Crema.
Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Interview with Antonio Bozzetti
Subject
The topic of the resource
World War (1939-1945)
Bombing, Aerial
Description
An account of the resource
Antonio Bozzetti (b. 1924) remembers the efforts to dodge fascist paramilitary service. Describes how he avoided being enlisted because he had a reserved occupation in a factory working for the Germans. Points out he witnessed all Milan bombings and mentions the high death toll of the 20 October 1944 Gorla bombing. Maintains that the latter was a ‘standard retaliatory attack’ and remembers the loss of two friends.
Contributor
An entity responsible for making contributions to the resource
Peter Schulze
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
00:06:11 audio recording
Language
A language of the resource
ita
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
Memoro#5496
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
Italy--Milan
Italy--Po River Valley
Italy
Temporal Coverage
Temporal characteristics of the resource.
1944-10-20
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Memoro. La banca della memoria
Rights
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This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Type
The nature or genre of the resource
Sound
License
A legal document giving official permission to do something with the resource.
Royalty-free permission to publish
bombing
bombing of Milan (20 October 1944)
civil defence
evacuation
home front
-
https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/files/original/67/714/PBergomiF1701.2.jpg
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https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/files/original/67/714/ABergomiF170223.1.mp3
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Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Bergomi, Ferruccio
Ferruccio Bergomi
F Bergomi
Description
An account of the resource
One oral history interview with Ferruccio Bergomi who recollects her wartime experiences in the Milan and Mantua areas.
The collection was catalogued by IBCC Digital Archive staff.
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2017-02-23
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
Bergomi, F
Transcribed audio recording
A resource consisting primarily of recorded human voice.
Transcription
Text transcribed from audio recording or document
EP: Ok, comincia. L’intervista è condotta per l’International Bomber Command Centre. L’intervistatore è Erica Picco. L’intervistato è il signor Ferruccio Bergomi. Siamo in [omitted] a Milano, oggi e’ 22 febbraio 2017, sono le ore 16. Presenti nella stanza sono Zeno Gaiaschi e la signora Redaelli Rita, moglie del signor Ferruccio Bergomi.
Va bene possiamo cominciare. Innanzitutto per cominciare, per avvicinarci al tema di questa intervista le chiedo quale è il ricordo più lontano che ha della sua infanzia, prima ancora della guerra.
FB: Ah prima ancora della guerra? Ce ne sono molti. Mi ricordo ancora tante cose. Prima della guerra, nel ’40 dice?
EP: Si. Prima che cominci la guerra dove era, cosa faceva…
FB: Ho capito.
EP: …chi erano i suoi genitori.
FB: Perché io son nato in via Pellitti, al 3 che è qui a Precotto. Son nato qui in via Pellitti al 3. A un anno e due mesi mia madre è venuta in questa casa qui perché ha comprato un negozio di frutta e verdura. Perciò io che son qui è già ottantuno anni. Pensa un po'. E mi ricordo che dove son nato là in via Pellitti, mi ricordo solo, non avevo neanche un anno, una macchinina piccola. Sai quelle come quelle di Topolino con i pedali che guidavo nella via. Basta mi ricordi lì, perché dopo son venuto qui. Quello lì è quello più lontano che mi ricordo, poi qui c’è altra roba.
EP: Quindi i suoi genitori avevano un negozio di frutta e verdura.
FB: No.
EP: Solo la mamma.
FB: Mio padre lavorava alla Breda, mia madre lavorava alla Pirelli quando è venuta a Milano. Poi andava a fare un altro lavoro in Porta Venezia. Perché le al suo paese che sarebbe Cannetto Sull’Oglio, provincia di Mantova, nel mantovano, là c’era la ditta, la prima ditta italiana delle bambole, la Furga perché in Italia è stata la prima ditta la Furga. E lì lavorava dentro, imparava tutto della bambole, non bambole così. Allora aveva imparato, io mi ricordo che da piccolo qui che avevo cinque o sei anni, avevo in casa, ha presente le teste di legno per i cappelli? Ecco, lei faceva, modellava i cappelli, modellava in questo negozio qui di via, di Porta Venezia come secondo lavoro. Dopo è venuta qui, è venuta qui, ha comprato la licenza di questo negozio e andavo al mercato ogni mattina, al mercato all’ingrosso eh, al verziere, che sarebbe là a Porta Vittoria dove c’è la Palazzina Liberty, ecco là c’era il verziere. Adesso è Marinai d’Italia, piazza Marinai d’Italia non lo so. Beh comunque ogni mattina andava, lei. Ma io ero piccolo ed ero qui. Se devo raccontare la mia gioventù qui che giocavo, cosa facevo, noi qui era un disastro. Perché qui prima di tutto le macchine passavano in Viale Monza, perciò qui passavano solo cavalli, cavalli e perciò noi giocavamo sulle strade. Ci son due vie qui, quelle di lì via Ottaviano Vimercati e la via Pericle erano due vie private, due pezzi di via. Noi giovano in mezzo alla strada. Si giocava, mi ricordo sempre, con la rella che sarebbe la lippa, quel bastone che si tirava, e giocavamo con i miei amici, tante volte si rompeva un vetro, e i miei amici siccome erano più poveri di me siccome io avevo il negozio, mi assumevo la responsabilità io che avevo rotto e allora mia madre pagava. Poi si giocava con le cicche, le palline, le biglie su per strada. Si faceva una buchetta e chi tirava dentro più vicino vinceva. Ma eran tutti giochi da ragazzi che adesso gh’en più, non ci sono più perché? Perché con la modernità adess è tutta roba elettronica, eh! Noi facevamo con le scarpe, le scarpe di, che ci metteva le scarpe di cartone, facevamo dei ritagli con un buco stretto, un buco più largo e a forma che passava la biglia, la pallina e da distante si tirava. Allora si dava un numero, tre palline, due, dipende da come era stretto il buco si aveva più, si prendeva più cicche insomma, ecco. Quello lì era un gioco, ma ce ne erano diversi, vediamo se mi ricordo qualcosa d’altro che si faceva, ne facevamo un mucchio. Io poi mi ricordo che in piazzetta qui, qui c’è una piazzettina piccola, mi ricordo, perché qui erano tutti prati, erano tutti prati eh, lì c’erano tutti i fossi, fossi alti, profondi 40 cm, c’erano rane, si andava sempre a rane, qui c’erano le rane, i butaran, i sanguét, se l’era l’alter? Le tarantole, c’era un mucchio di talpe, la talpa che faceva i buchi così. E si andava a rane, pensa si andava a rane. Qui dove abito io, sotto qui, c’era un negozio di merceria. La mamma di questa signora qui, gli piacevano le rane, perciò noi andavamo a pigliar le rane e poi le portavamo qui e lei ci dava una lira. Però cosa succedeva che lei voleva tutte le rane a una misura giusta, cosa dobbiamo fare? [laughs] Si dicono delle cose. Qui esempio c’era una stalla, perché lì c’era una cascina e c’era la stalla. Allora nun andavam a tœu de specie de, ‘ndu El gh’era tuti, lei non sa, ‘ndu el gh’era tuti i melgasc, i melgasc sarebbero le foglie delle pannocchie, che poi num li ciamun a Milan i lœuv, i lœuv, e lì c’erano delle specie di cannucce piccole, e allora num gonfiaum la rana dedree e la tiraum tutt’istèss per prenderla, cose che si facevano e che adesso non si, quelle cose lì neanche da dire, per dire no? I bambini d’oggi più che elettronica, ma d’ingegnosità delle cose [emphasis], num andaum a studia el balun, el carelot, num el ciamavan carelot, una specie di, come dire, c’avevamo il manico così poi c’erano delle sfere sotto così, si spingeva, ma [unclear] insomma si cercava di passare il tempo in quella maniera lì. Un’altra cosa che mi ricordo, ero in piazza, che ero un po' un monello, monello nel senso che ero un ragazzo vivo. Mi s’eri vun che l’era minga bun de star fermo, l’era tut un moviment, l’era tut un moviment, come tutt la vita. Sto fermo adesso perché ormai, riessi pù a far nagòtt. Comunque là mi ricordo che qui c’erano i prati, siccome all’inverno i fossi erano larghi così, profondi così, quando si andava sotto gelo, gelava l’acqua e noi sciavamo su lì, capisce?, dopo non ce ne accorgevamo che qualche giorno la temperatura andava giù e non teneva più il ghiaccio e allora andàum dentro in de l’acqua. Ma qui, quello che è qui, che ce l’ho ancora adesso sul palato, qui si scivolava perché c’era del ghiaccio in piazza, si scivolava. Io avevo uno zufolo, sarebbe quello, ma era quello di latta, ma nel cadere mi si è infilato qui no, può immaginare,no?. Mi han purtà all’ospedal e là m’han dà set u vot punt. Mi mader andava fœura de mat, poi io son figlio unico, può immaginare, ne fasevi de cott e de cru, ne fasevo. Un’altra cosa che mi ricordo, qui c’erano tutti i prati, da Gorla le persone venivano alla Pirelli a lavorare, col semenza, a piedi o in bicicletta qualche volta, lì a piedi venivano un sentiero che c’era una via lì che poi si fermava, venivano. Io abitavo, abito sempre in questa casa, ma abitavo sopra il negozio, che il negozio era in questa casa, abito sopra di là c’era il balcone. In tempo di guerra gh’era una fam che finiva pù, alura sul balcun gh’aveum dü oc, due oche. Io mi ricordo che mia madre, io tenevo la bocca aperta, no! lei teneva la bocca aperta e io le mettevo la polenta per ingrassarla. Queste oche quando passava la gente per strada, ehm, come dire facevo chiasso no? Allora la gente rideva ‘Oh guarda le oche sul balcone!’. Sembra una stupidata, ma c’era, era la verità. Anche quello lì è un ricordo. Poi vedem se gh’e n’è di alter, gh’e n’è mucc de ricordi, ogni tant me sogni de not poi dopo adess la testa la va via, mi ricordi al moment poi dopu mi ricordi pù. Se volevi di, gh’era un’altra roba che volevi di. Poi in tempo di guerra no? Tempo di guerra noi eravamo qui, ragazzi di sette e otto anni. Qui c’era la stazione di Greco, c’era lo scalo merci, gh’eran i tedesch, arrivavan tuti i vaguni pien de roba e num, si i tedesch, se vedeven quei grand che rubavan la roba i sparaven, ma che sem num che serum set, serum fiœu, sparaven si ma per aria, sparaven no adree. Perché ehm e num andaven a cerca de ruba qualcosa perché si rubava. Li c’era la contraerea, contraerea, poi gh’era la Pirelli subit. Noi qui, io qui son stato sotto la scuola perché quel giorno lì si vede che gli apparecchi che bombardavano, l’intenzione era di bombardare la Pirelli o lì. Ma a quell’epoca là non erano precisi come adesso che mirano l’obiettivo e sbaglien no. La bastava set u vott segund, set u vott segund cun l’appareil vor di un chilometro. Ecco perché c’è stato quel disguido lì. Lì loro hanno sbagliato a aspettà e veni giò. Comunque tempo di guerra qui, in via Ruccellai in fondo c’era la contraerea. Noi avevamo come dire i sciuscià, set u vott an, noi qui vedevamo gli apparecchi che là mitragliaven e nun andavum giò, andavum là perché la quando si mitragliava le pallottole erano di ottone, saltavano via cinque o sei metri, noi le raccoglievamo e le andavam a vendere ai strascee, per guadagnar qualcosa, per guadagnar qualcosa. Sa come noi, ghe ne sta’, ghe ne sta’. Io vorrei dire tutto, ma non so se si più. Questa è grossa però. Qui c’erano tutti i negozi sulla piazzetta, di lì c’era un prestinaio. Questo prestinaio, aveva anche, eran tutti dei bazar qui. Mia madre poteva vendere per esempio il pane, la posteria vendeva a parte la rivendita di pane anche loro, tutta la roba, le licenze erano lunghe. C’era mia madre che aveva la frutta e verdura, erba e frutta, poi c’era la posteria, gh’era la pusteria e da la part de la gh’era el prestiné. Dunque el prestiné, che era il padrone della casa, il Bigiogera, ch’el ciamaven il Bigiogera, gente molto come dire, molto cattolica, molto, e difatti il figlio è diventato prete, Don Bigiogera, qui a Precotto c’è la via anche, gli hanno dedicato una via a Don Bigiogera, come gli hanno dedicato la via, dopo le dirò, a Don Carlo Porro che è stato quello che è venuto a tirarmi fuori dalla cantina. Ben, ritornando, noi eravamo dei monelli. Qui c’erano tutti i prati. Cosa succedeva, loro lì avevano l’orto e nell’orto avevano conigli, avevano tutto. Lì gh’era el mur, el cancel, gh’era l’ort, noi cosa facevamo? [laughs] Eravamo in tre, ci davamo il turno, andavamo con tal trifœuj, trifœuj l’era l’erba per i conigli. Noi andavamo lì sempre verso la una quando la gente ce n’era poca, poca e loro erano a mangiare lì dove facevano il pane, non in negozio, erano là seduti, allora dü andaven delà ’eh sem chi sciura Bigiogera‘, perché loro ci davano sempre, e vün rimaneva in negozio e rubavum i sigaret, i pacchetti di sigaret. Se mettevum via, ma un pacchet eh! Ma siccome a quell’epoca lì lei aveva come panettiere uno scaffale a parte dove vendevano le sigarette, così. Ma in tempo di guerra vendevano le sigarette anche una, due, tre, sciolte le vendevano, capisce? Eh, figurati quando mancava un pacchetto, poi loro avranno avuto, secondo me, l’incasso a parte, tanti pacchetti dovevano trovare tanti dané in cassa, invece mancava sempre qualche, mancava sempre qualche soldino perché nun ghe rubavam el pachet, poi andavam in di praa e se mettevum a fumà. Dunque una volta ho toccato a me, loro già si vedeva che subentrava qualcosa già, disen impussibil, allora chela volta lì tucava a mi perché fasevam il turno, tucava a mi star dechi a mett i sigaret, quei li fan minga a temp a anda delà che mi son dechi, ste fet deli Ferruccio?’, ‘a mi nagott!’, g’avevi in man du pacchet de sigarett, vuna lu misa sotto de chi l’alter li musica sota chi…’ahhh brut …vedemm vedemm cusa te ghet li’… ‘mi nagott’ …alsi i brasc e burle gio il pacchet de sigarett. ‘Ghel disi a to mader’...u ciapà una batuda che la finiss pu. Chi gh’era l’ort, l’alter pachet l’u minga mulaa, allora in de l’ort e denter in de l’ort gh’era come se ciama, num ghe disen el pulé, il posto dove c’erano le galline, el cassinot era coperto di lamiera, una lamiera sopra l’altra, chel pacchetto chi me ricordi el nascudenvum sotto che la lamera li. Che la nott lì ghe vegnu giò un acqua che finiva pu e nun ghavevum il penser che ghe l’ha il pacchet de sigarett. A la mattina andem là e il pacchet de sigarett l’era bagnà da matti. Nun ciapem el portun in del prat e metter li a sugà e me ricordi che dopo quand l’era un po asciutto prendevamo e fumavamo, figurett quand un pacchett de sigartett quand tel bagnett e po tel fumett l’era diventa come dire forte. Nun avevun sett u vott an, un mal de testa riusivumm pu a sta in pee, un mal de testa che finiva pu. Chel fatto lì l’é andada insci, ma ho ciapà una batuta dopo non abbiamo più fatto niente. Il tempo di guerra tutti quei prati lì dove c’è la ferrovia erano della Finzi, della Finzi, che avevano la proprietà fino a qui, ma lur andaven anca a caccia denter lì tant la proprietà era vasta perché da qui fino a Gorla erano tutti prati. Lì c’erano tutti dei rovi che si vede che c’erano anche dei conigli che scappavano dechi e delà dei rovi… e nun em vist un di un cunili ‘curega adree!’ Curega adree, va denter in di sti rovi. Mi vu denter, me sunt stremì. U vist un pipistrell a gamba all’aria... e u dì ‘ma se l’è?’ ‘l’è un ratt’. Difatti la faccia è di un topo, con una gamba così in letargo si vede che era lì. Mi ricordo quel fatto li, me sunt stremì, perché qui all’estate fuori dove c’era la cascina lì c’era il lampiun e gh’eran tutti i pipistrell che giraven d’estat. E anche quel fatto lì. Comunque finita la guerra qui d’esempio qui gh’era la rœggia lì che veniva dechi, c’era l’acqua che andava dalla Pirelli e dalla Breda di là che veniva e andava a finire sulla Martesana, ma l’acqua prima della guerra, in temp de guerra l’era no spurca, ecco il perché noi lì c’eran le rane, butaran, c’era di tutto, mentre invece dopo la guerra ha incumincia cun i detersivv, cun i robb, l’acqua la sé spurcada e sparissen tanti robb. Comunque qui c’erano i fossi, noi andavamo a giocare. Si vede che, quando nel ’45, in aprile ha smesso, la gente, i fascisti hann butà via tutt i pugnal, buttavano via tuttii pugnali e rivoltelle gh’era denter de tutt in quei foss lì, noi andavano a prenderli perché eravamo lì a pigliare le rane dopo vedumm cosa el gh’era. Si raccoglievano, eh si! Ma c’è un fatto che voglio raccontare, era il 25 aprile, si la guerra l’era finida, io siamo a casa e vedo tutta la gente che va in Viale Monza , e mi disi ‘in due vann tutta stà gent’, alura vaga adree anca mi, da Viale Monza di qui fino a Loreto a piedi, ma tutt un mucchio di gente, va va va in Piazzal Loreto. In Piazzal Loreto ho visto, al principio di Corso Buenos Aires, venendo da Viale Monza a destra sull’angolo c’era un distributore di benzina e li c’eran tutti a gambe all’aria: Starace, Mussolini, la Petacci, tutti i caporioni gerarchici, set u vott a gambe all’aria che mi hanno fatto un’impressione sporchi di sangue. Te podet immaginass, mi quand u vist sunt scapà via, sun vegnu a cà, mia mader la me cercava ‘ma in du te se stà?’, ‘in due te se stà’, ma mi… bott de legnamè anca lì, la vureva no che andavi là, figures ti, andavi là dopo magari ehm, la me dava un qualcosa per andà al cinema. Ma pero’. Comunque anche lì. Un altro fatto finita la guerra noi andavamo da qui, l’è no cum adess che vann in piscina a imparà a nuotare e una roba, ghe n’era no de piscin chi, gheren sul in centro, i piscin chi gheren no, ho un imparà a balà, no balà, a nuotare. C’era un posto qui a Gorla dove c’è la Martesana, c’erano una specie de rœggia, la ciamavumm l’Acqua Alta, le davamo un nome, e li c’era un bel spiass, questa era profonda 50 cm. Si andava lì per imparare a dieci anni a nuotare, si nuotava a cagnott , nun disevumm a cagnott perché è come i cani. Dopo quando abbiamo imparato un po' siamo andati nella Martesana, che ha il naviglio piccolo. Lì, in quella piazza lì, non c’era mai nessuno in quella piazza lì. Quella mattina lì un mucc de cararmà, saren sta vott o des cararmà. ‘Ma chi in che la gent chi?’ Num gaveum des ann, ‘chi eren gli american?’. Num se s’erum curuius, se serum suscià, insomma gaveum des ann, serum curiuss serum dedree per anda suu un cararmà, senti un negher ‘scric, spirg, sprag, scracc’ [mimics English gobbledygook]. Nun una paura che finiva pù, u dì chi me la fu adoss. Insomma mi ha sgridato, e mi gu fa ‘menelich’, allora u fa inscì. U dì chel lì tira fora una spada, el me massa. E invece l’ha tirà fora una slepa che ciculatt lunga inscì , po' me la dada e ma fa inscì, me dì va va. Anche lì i ricordi eh insomma, avevo 11 anni, nem fa pecc che Bertold. Num in temp de guerra l’è no cume adess te pudevet no andà fora cà, nun andavum a scola, mi sun andà chi, vegnuvum a cà e mi mader cul negozi cume la faseva a curamm, me pader l’era a laurà me mader gh’era me nona, mi seri semper fora in mess al praa, sula strada però gh’era no i pericul che gh’era adess, adess te podet no mett un pè fora cà se te stè eminga guardà te tiren sota e bundì che tu vist. E insciii l’è pasada fin a des an, dopo cosa l’ha vorr savè ghe né tante, ah un’altra roba la stasiun de Grec ho detto che c’erano le merci, pasaven de chi i carr cui cavai, i cavai gh’aveven i carett dedrè lung avert, e caricavano le balle di, grosse di, come si chiama, di lana, di lana ancora vergine. Noi cosa facevamo? Il temp de guerra ghe n’era minga de materass chi. Andavamo in ultimo, il cavall l’era davanti e il carr l’era lung e nun serum dedree, gaveva la frusta. Nun cusa faseum? Con un cultellin tajavum un angul e tiravum fora sta lana grezza, e pian painin da chi andavum fina chi sul Vial Munsa, quando si arrivava lì, che ciamavum Villanova, adess se ciama pù Villanova, dove c’è, dove c’era il Gaetano Pini, di lì dovevano lasciare stare perché di lì c’erano quelli delle case popolari che andava avanti loro nella via perché noi con loro eravamo sempre in guerra, noi da qui l’è semper star paes cun paes, perché era un paes, era sotto Milano ma l’era ancora un paes, paes cun paes. Gh’era sempre, tiravum la sassaiola, quando noi dovevano andare a Gorla, se eravamo quattro o cinque andavamo, ma andare uno solo o due non rischiavamo, perché l’era semper una guerra, bott, eren bott che se ciapava, e po' dopu se schersava. Se posso dire quella cosa lì, voi dopo la potete tagliare dopo?
EP: Si lascia così com’è. Quindi se lei
FB: No, non è che sia una cosa, però insomma. L’è mei de no, l’è mei de no, se schersava semper. Quelli di Gorla cun quei de Precott, perché insomma m’il disi…
Unidentifiable speaker: No, no.
FB: Si m’il disi. Se scherzaven e me diseven ‘i pilot de precott van in gesa a vott a vott, vegnen fora a du a du, cun la merda tacà al cù’ [laughs]. A quell’epoca lì era così insomma. E poi dopo si va avanti e qui fino a dodici anni. Dopo a nove anni è successo questo, che sono rimasto sotto la scuola, facevo la quarta allora, quando è suonato l’allarme, quel giorno lì abbiamo appena appena fatto in tempo, noi siamo stati l’ultima, ad andare in cantina nel rifugio sotto che porta al rifugio gh’era il maester, ho sentito ‘zin zin’, tutte le luci così con gli spostamenti d’aria, perché noi lì se le bombe andavano su là serum mort tucc cume a Gorla. A Gorla li hanno presi tutti sulla scala, eran tre piani, perché come dico non era ancora da finire l’allarme che erano già qui a bombardare, han bombardato. Lì da noi qualche anno fa, des anna fa, han fa lo stabiliment lì visin a 50 meter, e avevan trovato ancora una bomba di quelle lì che avevano sganciato in tempo di guerra, l’era alta du meter con un diametro inscì. Comunque sono venuti tutti, vint, trenta, quaranta meter dala scola, in torno [unclear[ e noi sotto lì tutt’un buio pulver e bumb. Chi cosa sem? Gh’é passà cinq u des minut, ho visto che dal finestrino ha rotto il vetro del noster, don Carlo Porro quando ha visto che [background noise] ed è venuto a prenderci, io ho visto la luce là, sun stà vun dei primi a vegni fora, ho camminà sui test di tutt i alter e sun andà e sun vegnu fora. Uscendo dalla scuola appena fuori dal cancello, c’era una bomba, si vede un buco di una bomba di un diametro grosso pù se gross de che la stansa chi, con un cavallo, un cavallo morto sull’orlo lì. Questo in Viale Monza, dall’altro, Viale Monza una volta c’era qui Viale Monza e qui c’erano i binari del tram. C’era il tram perché il binario del tram, una volta cosa c’era? C’era il tram che faceva scalo, faceva, come dire, fino a Sesto San Giovanni alla Marelli e si fermava e lì c’era il deposito e si fermava, da lì veniva a Milano e veniva a Porta Venezia, e lì faceva anche lì lo scalo. Mentre l’altro, ce ne erano due, l’altro andava fino in Piazza Domm, in Piazza Domm el girava, el turnava de chi, el faseva la stessa linea del vun, però se fermava no a Sest, ma andava a Munsa, fino a Monza quello là. Invece questo qui aveva, la, la. Comunque noi io mi ricordo perché ho fatto, andavo a Sesto a scuola, quarantases, quaratasett, la prima cummercial, la secunda cummercial, andavamo a Sesto e mi ricordo ci fermavamo al rondò e proprio davanti, no al rondò, se fermuvum al Campari, davanti al Campari la fermada, lo stabilimento del Campari, quello originale, adesso l’hann rimudernan, han fat el labutratori, mi sun no cus an fa, ma me ricordi che un an, perché poi lì c’è una via a parte che portava portava alla scuola, quella scuola lì era una scuola della Breda. Mio padre lavorava alla Breda, allora tutti i figli che avevano li mandavano lì, se potevano. Perché ero andato qui in Via Settembrini a Milano ma il posto non c’era già più, eren tutt uccupat e alura sun andà lì, quella via lì mi ricordo, quell’anno lì ha nevicato, quaranta ghei, mi ricordo che andavamo e facevamo le belle statuine, in pee ci buttavamo dietro, c’erano quaranta ghei de nev, tanto per dire. E quello per divertirci, non per nient’altro. E lì è passà anca lì. Vedem se ghe n’è anca mo, perché ghe n’è tant. Mi ormai ho perdu la memoria.
EP: Io volevo chiederle, in particolare, cosa succedeva dal suono della sirena in poi. Cioè, cosa facevate, come vi organizzavate proprio?
FB: C’eran i maester che portavan giù le classi, quando ha suonato. Ma non appena ha finito da suonare, erano già qui a bombardare. Ecco il perché, come dico, là li han presi anche sulle scale, perché là non è come qui che c’era un piano rialzato, chi l’è pian rialsà, là c’eran tre piani. Là come ha suonato si son messi a scendere in cantina in rifugio, eh, eh! Li han presi in pieno là. Chi ne masaven anche nun se le bombe andavano su. Cosa te vorret, gli spostamenti, quelle bombe lì grosse così. Noi qui, in questa casa qui dove abito c’era il rifugio, perché per le strade in tempo di guerra c’erano i portoni con le frecce che segnavano il rifugio. Quando suonava, uno si trovava in strada, quando suonava l’allarme dove si trovava in un portone che c’era la freccia, ma segnavano certe case, certe no. Perché qui, questa casa qui, è fatta di cemento armato sotto, perciò se la bomba cadeva dal tetto non riusciva ad arrivare fino alla cantina, magari l‘arrivava terz pian, prim pian, terz pian, segund, prim, e al pian terreno si fermava perché cun el cement che gh’era la cantina non riusciva. E quelle erano le case dove c’era più riparo, meno pericoli insomma. Eh ma tanta gente che veniva, quando si suonava, ogni volta che suonava l’allarme scapaven tuc. Una volta poi i cortili come noi qui questa casa qui di ringhiera con il cortile, era aperto, la gente ad esempio aveva i bisogni per strada, adesso te gh’et i bisogn per strada bisogna che te vet in un bar, che te bevet un caffè o qualcosa e poi quando le chiedi la chiave quella arriccia el nas perché sembra che, invece una volta tutte le case con i cortili tu entravi dentro e c’era proprio i cosi, gh’eran le turche però c’erano i servizi, una volta. Adesso invece...
EP: Invece riguardo alla giornata proprio del bombardamento a scuola, se può raccontarmi meglio che cosa è successo, in particolare dal momento in cui è avvenuto il bombardamento a quando poi alla fine è tornato a casa.
FB: Ecco, allora nell’uscire ho visto sto cavallo morto con la bomba. C’era il tram con i vetri tutti rotti. Sull’angolo della mia via c’era una donna morta che aveva in mano ancora del pane. Lei non so lei da dove è venuta adesso, ma dalla via Bressan a Viale Monza a venire in fondo, quando han saputo che qua han bombardato la scuola, tutta la gente qui, le mamme, venivano. E io son stato uno dei primi che veniva. Dondolavo un po'. Allora qui c’era la salumiera che aveva la figlia che aveva la mia età. La m’a incontrà a metà strada, ‘Ferruccio, la mia Giulia?’ ‘Ah mi so nagott, mi so nagott’, ero un po' intontito praticamente. Son quasi arrivato qui nella piazzetta a casa, mi son ricordato che ho dimenticato il cappello, stavo per tornare, pensa tì!, ‘te set mat, te set mat’. E difatti dopo mia madre mi ha preso. C’avevo un altro amico che giù si vede che qualche calcinaccio così, mes matun, l’ha preso nella testa. E qui in Via Ruccellai c’era la Croce Rossa, l’han portato lì e l’han medicato lì. Ma dopo s’en vist pù. Dopo la quinta elementare l’abbiam fatta qui dal Fantaursu. Il Fantaursu era una ditta che al mattino facevamo la scuola, al mezzogiorno c’era la mensa e certe volte la sera ballavano. Pensa tì che scola! Mi ricordì ch’el maester lì chissà che dispiaser. El sembrava ciuc tuti i dì. Chissà chel dispiasé ch’el gh’avrà avu chel om lì. Veniva da Monza. Comunque fino alla quinta così. Dalla prima alla quinta, no un momento. Prima e segunda l’u fata a Precott la scola, la terza in Via Russo a Turro, la quarta son tornato qui a Precotto, la quinta l’ho fatta qui in via Ruccellai. Quegli anni lì, da quando han bombardato la scuola, la scuola l’han fada pù dopo. Chel an adree l’han minga fada. Poi cosa c’era ancora?
EP: Eh volevo chiederle in generale aldilà della volta della scuola, se è stato altre volte in rifugio per degli allarmi, se le è capitato in altri momenti di stare nel rifugio e in generale che cosa succedeva dentro al rifugio.
FB: Ah, ecco. Adesso glielo dico. Prima di tutto in tempo di guerra tutti i tuoi beni che avevi, avevi la borsetta sul comò e quand suonava l’allarme la prima roba era di prender i tuoi averi e di andare giù. Noi avevamo qui una cantina che quando siamo stati giù nei tubi della fogna, di grezzo grossi così, noi eravamo qui seduti perché c’erano le panche di legno e sui tubi c’erano dei topi lunghi così, che erano lì così che ci guardavano. Perché qui finita la guerra, i ciaparat venivan avanti un mes coi gabi a prender topi, avevano fatto un buco in giardino lì. C’era il giardino, avevano fatto un buco in giardino, ma grosso, grossissimo. Prendevano i topi e li annegavano dentro là. Ma i andà avanti un mes. E dopo un mese, dopo un mese avevamo messo dentro quattro, cinque gatti alla mattina. Alla sera abbiamo aperto la porta e i gatti lì erano tutti lì aggrappati alla porta perché erano mezzi, mes scagnà insomma, mezzi morsicati perciò var tì i topi che c’erano, perché la fogna noi non è come adesso che è giù. Comincia dal terzo piano la fogna, la pattumiera, tu al terzo piano davi la pattumiera, arrivava al secondo, primo, piano terra e cantina. La cantina era una stanza, la pattumiera andava tutta lì. Perché i ruer quand veniven, i ruer veniven con el gerlo e butaven su la patumiera e gh’eran i topi così che veniven fora. L’era un disaster, un disaster. Mi ricordo sempre che io avevo giù una cantina che era grossissima, non c’erano cantine, c’erano solo le cantine di là e mia madre metteva tutte le cassette di legno. Quando andavamo giù con gli zoccoli, io andavo giù con gli zoccoli, quando salivo ero più alto dieci centimetri perché la cacca dei ratti si metteva sotto. Mi alzavo tanto così. Guarda che son ricordi che mia madre una volta mi fa ‘ho visto due topi [background noise], uno andar di qui, uno di là, mi fa vuoi vedere che di là nella casettina ci sono i piccoli?’
[Indistinct chatter and various peole talking]
EP: Riprendiamo l’intervista.
FB: In cantina, la pattumiera andava fino in cantina. El ruer con il carretto veniva a prendere tutta la e li portava su con il gerlo e li vuotava. Poi dopo la guerra ha cominciato a… Noi qui abbiam chiuso la pattumiera perché qui c’eran due pattumiere, una qui e una di là. Ecco perché c’è quel detto lì ch’el disen, se lei le fa caso, noi nei ballotoi qui, noi qui abbiamo i gabinetti fuori, la pattumiera e poi in fund gh’è la ringhiera. Allora quando si diceva scherzando ‘dove te abitet?’ ‘Abite in Via Cucumer la porta senza numer, in fund a la ringhera tra il cess e la ruera’. E infatti qui è proprio così, perché se tu vedi fuori qui ci sono i gabinetti, di là gh’è la ruera e là in fund gh’è la ringhera. Questo per dire, poi qui i locali son due locali. Una volta faseven stansa e cucina, non ce n’era d’altre cose perché i servisi gh’eren fora. I nostri servisi eren fora. Di là in fund gh’aveven i doppi servisi, perché gh’aveven du urinari. [laughs] [unclear] Così, poi di qui cosa c’era ancora.
EP: Volevo chiederle una volta finita la guerra che sensazioni le sono rimaste di lei bambino che ha comunque vissuto queste esperienze. Nel momento in cui è finita la guerra lei si ricorda proprio il giorno della Liberazione, si ricorda che cosa è successo.
FB: El venticinq april.
EP: E un po' come era il clima dopo la guerra. Nei primi periodi.
FB: Io dico la verità, come ho detto prima, il 25 aprile c’erano i carroarmati là, ma dopo io mi ritengo fortunato perché mia madre aveva il negozio e io per quanto la fame non l’ho minga patida, si c’era la fame perché lo zucchero l’era una melassa, una melassa marun per dire, il pane bianco non c’era, c’era la crusca per dire. Poi mia madre faceva della borsa nera eh, nel senso che aveva il negozio a quarantasette anni è andata due volte da Milano al paese che là avevano le zie e le sorelle e là uccidevano il maiale, là mi ricordo che il pane in cortile lo facevano loro nel forno, mi ricordi amò che gh’era el pus, l’acqua la veniva su del pus, mi ricordi che guardavi in fund e gh’era anche della erbina, perdio che vita! E da là portava a casa le uova con due valige, pane bianco, un po' di maiale così, sempre a borsa nera e dopo chi la vendeva? La vendeva un pù, l’era l’epoca inscì dopo la guerra. Perché dopo la guerra c’erano le tessere per andare a far spesa. Mia madre la gh’aveva muc de tessere de dà. Mi ricordo che apriva la cler del negozio alle quattro e aveva le patate, perché andava a prendere le patate in tempo di guerra dal verziere, e le davano si e no mezzo quintale di patate, lei apriva la cler, si era in due in famiglia mezzo chilo, se eran in quattro un chilo, tu non potevi dire dammene un chilo e mangiarne un chilo, li suddivideva sennò non ce ne erano per tutti. Eh insomma, la vida l’è fada inscì. Io dopo la guerra mi ritengo fortunato che come figlio e figlio unico non avevo come tanti, io mi ricordo che anche dopo che avevo quindici sedici anni mi ricordo che c’è stato l’alluvione del Polesine nel ’51, mi ricordo che è venuta qui una famiglia che ha abitato qui nella cascina in una stanza di sette o otto metri, erano in sette. Il maggiore aveva diciassette anni mi sembra, io tutte le canottiere, le camice andavano a finire a lu. Lu gliele passava agli alter fratei, per dirti no. Poi quando andavamo fuori io avevo sempre qualcosa, lui non aveva niente, allora andavamo in compagnia, non mi ha mai chiesto niente, pagavi semper mi, ero contento così e anche per la compagnia, non è che mi importava, per dire. Poi le cose son cambiate, perché dopo comincia il benessere del, come dire, del ’60, poi c’è stato il boom. Comunque il negozio di mia madre lavorava, dopo la guerra un disastro. In tempo di guerra mi ricordo la scena, c’era una specie, mia madre la vureva no che andavi lì, c’era una specie di barboni, e io andavo lì e le portavo sempre qualcosa [pause] la vuleva no, perché ogni volta che andavi lì poi son andato dal parrucchiere e gh’aveva tutti i pioc in testa, [laughs] avevi i pioc in testa, mi han tagliai i cavei e m’a mis el petroli in testa. Io ricordo che a quello lì gli avevo portato delle ciliegie, pensa te, e ne aveva mangiate due chili e l’è mort. I scires, butava minga fora il gandulin, mangiava i scires cul gandulin. Figuret cun la fam ch’el gh’era. Ma lui sarà morto anche, non per quel fatto lì, ma comunque quella volta lì, non mi ricordi neanche come se ciamava. Qui cerano due cascine, finita questa casa qui c’era una cascina, poi c’era un’altra cascina di là e quella c’è ancora ristrutturata. Di là c’erano le stalle e anche di qui c’erano le stalle. Mi ricordo e una volta l’era inscì.
EP: E i suoi genitori cosa pensavano della guerra, gliene parlavano, se ne parlava a casa di che cosa stava succedendo sui fronti, di cosa stava succedendo a livello anche di situazione generale.
FB: Guardi per la verità ne ho mai sentu discuter de la guerra. Eravamo tanto presi per le nostre cose che la guerra la gh’era e basta. Poi io ero figlio unico, ero lì, non è che avevo dei fratelli che, loro erano qui e io avevo degli zii qui, perché mia madre è venuta qui dal paese nel 1920 o 22 su di lì, perché là al paese non c’era sbocco, perché al paese era morto mio nonno. Mio nonno aveva una osteria là grossa, ma una volta l’era el massuan, uccideva i maiali, faceva un po' di tutto, l’osteria così. Sta persona andava a prendere il vino, andava a prender l’uva per pigiarla e l’han trovato a Ca’ de Botti, è un paese fuori Cremona, tra Cremona e, han visto il carretto con il cavallo che non c’era nessuno, son tornati e han visto lui che era là in mezzo a un prato lung e distess. Non si sa cosa è successo. Dicono che, mi ghe credi poc, sai quell’epoca là poi, dicono che nel coprire il carro dell’uva c’era il temporale si sono imbizzarriti i cosi, è caduti è passato sotto le ruote ed è morto dissanguato. Comunque una cosa che finita lì, difatti mia nonna con sette figli, a dar de mangià a set fieu, mi mader era la magiur, cheschi l’è mort nel quatordes, nel quatordes o sedes? Ha prosciugato tutto quello che c’era là, casa o non casa, io mi ricordo che dopo son venuti qui e han venduto la proprietà nel ’26 o ’28 là al paese, c’era un bel cortile. Io in tempo di guerra ero là, perché dentro la casa c’erano dentro le mie zie, le mie due zie, loro che erano là dentro, in tempo di guerra. Mi ricordo che andavo là dopo la scuola. Chi parlavi en milanes e là quand su andà là quando ritornavo a settembre parlavo il dialetto mantovano. Perché adesso ti dico una cosa, la verità, nun che serum chi a Milan in periferia prima che parlaum l’italiano fino a quasi dodes an parlavum tutti el milanes. Era difficile per noi parlare l’italiano pensa ti! Non come i merdionali che parlen el so dialet, ma l’italian. Mi prima di imparà qualche parola di italiano diseven di chi stravacat che finiven pù, diseven. [laughs] Perchè non riuscivo. Eravamo talmente, invece i miei figli si capisen un pù el milanes. Noi abbiamo sempre parlato milanes in casa, l’italiano el milanes, però tante cose i miei figli parlen no. Loro solo italiano.
EP: E per avviarci a salutarci, le faccio questa ultima domanda che riguarda i bombardamenti proprio. Volevo chiederle riguardo appunto ai bombardamenti cosa pensava all’epoca di chi stava bombardando. Si è mai chiesto da bambino come mai stava succedendo tutto questo.
FB: Quella è una bella domanda. Io so che c’era la guerra, cosa buoi? Mi chiedevo come mai bumbarden chi e minga là sul frunt?, in là sul frunt e cosa centriamo noi che siamo qui? Per dire! Le spiego una cosa. A Gorla che han preso e han ucciso quei duecento così, lei può immaginarsi i parenti delle vittime, le famiglie, i parenti, per generazioni, fino alla quarta generazione, in passà vin, quanranta, fin a sessant’an, lì c’era il partito comunista al boschetto, erano il 98% tutti comunisti, ma per forza i aveven su con gli americani che gli aveven burbardà, e erano tutti comunisti. Difatti lì c’è ancora la sezione adesso, perché tutte le altre generazioni, sa dopo passano gli anni e con gli anni i figli dei figli non han provato queste cose, non han sentito, va a finire che dopo la cosa diventa così. Ma i primi quarant’anni infatti qui a Greco c’era, come entravi dal cimitero, l’entrata così di qui e di qui c’erano tutti i monumenti dei bambini, tutti i monumenti dei bambini. Son stati lì su no quanti anni. Il pensiero era quello. Qui, non avevo nessun fratello che mi è morto, nessuno, cosa vuoi, la guerra è guerra. Però i bombardament l’è i bombardament. Io posso pensare, per forza i siriani ghe l’han su, ma gh’an minga neanche tant tort. Là continuano a bombardà, ma là ammazzan tuta gent che ghe centra nient, gh’è centra nient cun la guera. E poo i ammasen, per forza dopo gliel’han su con questo e con quell’altro. Bisogna anche guardare questo e non soltanto i fatti lì. Comunque mi a dir la verità, la guerra si è stata la guerra, eravamo bambini, si era mai fermo s’eri semper fora, l’eri un sciuscià, guarda a Napoli, se stavi a Napoli, eravamo ragazzi di strada praticamente e perché mi mader nel negosi la podeva minga stam adree, venivi a ca, mangiavi e andavi fora, tornavi alla sera, fasevi el bagn, el bagn nel mastel in curtil, con un sidel addos fasevi un bel bagn. Poi c’era qui in cortile c’era la tromba, mi ricordo la tromba. E la gente qui nella tromba c’era una coperta, c’era uno spiazzo che la gente andava giù a lavare quand gh’era giò vun, gh’era giò vun, quand gh’era giò l’alter gh’era giò l’alter. Andeven giò a lavà, in ca gh’era no la lavatris. Laveven giò, ma io vedevo che la tromba pompava così e veniva su dell’acqua pulita, gelata, buonissima, perché qui in queste zone qui noi giocavamo alle belle statuine. Sa cosa vuol dire le belle statuine? Con la creta, te andavet giò con la creta, dieci centimentri sotto gh’era la, come se ciama, la creta e si giocava così. Ecco perché qui, ciaman Precott anche per quel, perché qui c’eran delle, come dire, fabbriche di mattoni, per forza han trovato il terreno adatto per poterle cuocere e allora. Va bene.
EP: Va bene. Io la ringrazio moltissimo perché è stata un’intervista molto ricca. Possiamo interrompere la registrazione.
Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Interview with Ferruccio Bergomi
Subject
The topic of the resource
World War (1939-1945)
Bombing, Aerial
Description
An account of the resource
Ferruccio Bergomi recalls his early life as a street urchin in the Precotto neighbourhood in Milan - describes monkey business, horseplay, fierce rivalries, melees, pilfering sundries and street games with friends. Gives an eyewitness account of the Precotto primary school bombing, when he was trapped under debris and eventually rescued by Carlo Porro. Compares this event to the Gorla primary school bombing, stressing how the explosions started immediately after the alarm had sounded, a fact that explains the high number of victims. Describes the appalling conditions of a private shelter, highlighting the menacing presence of big aggressive rats. Mentions his experience as an evacuee in Mantova. Recollects the end of the war, the arrival of the Allies in Milan and gives an exhaustive account of the life in a tenement with communal balconies. Recalls the day he saw Mussolini and other fascist leaders strung upside down in Piazzale Loreto. Describes briefly his post-war life, stressing how hardships lasted well into the fifties. Reflects on the morality of the bombing war, using Syria as a comparison. Stresses that the Gorla and Precotto districts were disproportionately inhabited by Communist voters, explaining this fact as resentment for being bombed by the Allied.
Creator
An entity primarily responsible for making the resource
Erica Picco
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC DIgital Archive
Lapsus. Laboratorio di analisi storica del mondo contemporaneo
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2017-02-23
Contributor
An entity responsible for making contributions to the resource
Greta Fedele
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
01:03:00 audio recording
Language
A language of the resource
ita
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
ABergomiF170223
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
Italy--Po River Valley
Italy--Milan
Italy--Mantua
Italy
Temporal Coverage
Temporal characteristics of the resource.
1944-10-20
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Type
The nature or genre of the resource
Sound
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Civilian
bombing
bombing of Milan (20 October 1944)
childhood in wartime
evacuation
fear
home front
memorial
Mussolini, Benito (1883-1945)
perception of bombing war
-
https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/files/original/189/2493/LCaseyJ2219470v1.1.pdf
620c98aafe151a45e5c4968e353df57d
Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Casey, John
J Casey
John Casey
Description
An account of the resource
14 items. Collection contains an oral history interview with Sergeant John Casey (- 2016, 2217470, Royal Air Force), an escape map, logbook, service documentation, a wallet and photographs. John Casey served as an air gunner on 61 Squadron in 1944-45.
The collection has been loaned to the IBCC Digital Archive for digitisation by John Casey and catalogued by Nigel Huckins.
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2015-06-10
2015-11-19
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
Casey, J
Dublin Core
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Title
A name given to the resource
John Casey's flying log book for navigators, air bombers, air gunners and flight engineers
Description
An account of the resource
Navigators, air bombers, air gunners and flight engineers flying log book for Sergeant John Casey from 26 February 1944 to 8 October 1945. Detailing training schedule and operations flown. Served at 7 Air Gunnery School followed by training at 29 Operational Training Unit on Wellington, 1654 Heavy Conversion Unit on Stirling and No 5 Lancaster Finishing School. Aircraft flown were Anson, Martinet, Wellington, Stirling and Lancaster. He carried out a total of 22 daylight and night-time operations with 61 Squadron at RAF Skellingthorpe as an air gunner on the following targets in Germany, Netherlands, and Norway: Bergen, Bohlen, Dortmund-Ems Canal, Dresden, Flushing, Giessen, Heilbronn, Leuna, Lutzkendorf, Mittelland Canal, Munich, Nordhausen, Nuremberg, Politz, Rositz, Tønsberg and Würzburg. His pilot on operations was Flight Lieutenant Bain. The log book records a Cook's tour and Operation Dodge flights. Also contained is a newspaper cutting on the history of 61 Squadron and two pages of calculations.
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
One booklet
Type
The nature or genre of the resource
Text
Text. Log book and record book
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
LCaseyJ2219470v1
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Royal Air Force
Royal Air Force. Bomber Command
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Language
A language of the resource
eng
Creator
An entity primarily responsible for making the resource
Great Britain. Royal Air Force
Temporal Coverage
Temporal characteristics of the resource.
1944
1945
1944-10-19
1944-10-20
1944-10-23
1944-10-28
1944-10-29
1944-11-16
1944-11-21
1944-11-22
1944-11-26
1944-11-27
1944-12-04
1944-12-05
1944-12-06
1944-12-07
1945-01-07
1945-01-08
1945-01-13
1945-01-14
1945-01-16
1945-01-17
1945-02-08
1945-02-09
1945-02-13
1945-02-14
1945-02-19
1945-02-20
1945-02-21
1945-02-22
1945-02-24
1945-03-14
1945-03-15
1945-03-16
1945-03-17
1945-04-04
1945-04-08
1945-04-09
1945-04-25
1945-04-26
1945-05-16
1945-09-13
1945-09-15
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
France
Germany
Great Britain
Netherlands
Norway
Germany--Dortmund-Ems Canal
Germany--Dresden
Germany--Giessen (Hesse)
Germany--Heilbronn
Germany--Leuna
Germany--Mittelland Canal
Germany--Munich
Germany--Nordhausen (Thuringia)
Germany--Nuremberg
Germany--Würzburg
Netherlands--Vlissingen
Norway--Bergen
Norway--Tønsberg
England--Lincolnshire
1654 HCU
29 OTU
61 Squadron
83 Squadron
air gunner
Air Gunnery School
aircrew
Anson
bombing
bombing of Dresden (13 - 15 February 1945)
Cook’s tour
Heavy Conversion Unit
Lancaster
Lancaster Finishing School
Martinet
Operation Dodge (1945)
Operational Training Unit
RAF Coningsby
RAF North Luffenham
RAF Skellingthorpe
RAF Stormy Down
RAF Syerston
RAF Wigsley
Stirling
training
Wellington
-
https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/files/original/186/3583/LMarshallS1594781v1.1.pdf
8560cff2a1aae43ff2cda4b6080884ba
Dublin Core
The Dublin Core metadata element set is common to all Omeka records, including items, files, and collections. For more information see, http://dublincore.org/documents/dces/.
Title
A name given to the resource
Marshall, Syd
S C Marshall
Description
An account of the resource
Ten items. The collection contains two oral history interviews with Warrant Officer Sidney Charles Marshall (1924 - 2017, 1594781 Royal Air Force), his decorations, training notes, photographs and a photograph album. Syd Marshall was a flight engineer with 103 Squadron and flew operations from RAF Elsham Wolds.
The collection has been loaned to the IBCC Digital Archive for digitisation by Syd Marshall and catalogued by Barry Hunter.
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2015-05-08
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. Some items have not been published in order to protect the privacy of third parties, to comply with intellectual property regulations, or have been assessed as medium or low priority according to the IBCC Digital Archive collection policy and will therefore be published at a later stage. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal, https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/collection-policy.
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
AMarshallS150508
Access Rights
Information about who can access the resource or an indication of its security status. Access Rights may include information regarding access or restrictions based on privacy, security, or other policies.
Permission granted for commercial projects
Dublin Core
The Dublin Core metadata element set is common to all Omeka records, including items, files, and collections. For more information see, http://dublincore.org/documents/dces/.
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
One booklet
Language
A language of the resource
eng
Type
The nature or genre of the resource
Text
Text. Log book and record book
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
LMarshallS1594781v1
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Royal Air Force
Royal Air Force. Bomber Command
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
Atlantic Ocean
Denmark
Germany
Great Britain
England--Lincolnshire
Atlantic Ocean--Helgoland Bight
Atlantic Ocean--Kattegat (Baltic Sea)
Denmark--Ebeltoft
Germany--Aschaffenburg
Germany--Bochum
Germany--Cologne
Germany--Dortmund
Germany--Duisburg
Germany--Essen
Germany--Gelsenkirchen
Germany--Hannover
Germany--Karlsruhe
Germany--Kleve (North Rhine-Westphalia)
Germany--Koblenz
Germany--Ludwigshafen am Rhein
Germany--Mannheim
Germany--Merseburg
Germany--Munich
Germany--Pforzheim
Germany--Stuttgart
Germany--Ulm
Germany--Wanne-Eickel
Germany--Wiesbaden
Wales--Vale of Glamorgan
Germany--Freiburg im Breisgau
Germany--Ruhr (Region)
Temporal Coverage
Temporal characteristics of the resource.
1944
1945
1944-10-14
1944-10-15
1944-10-19
1944-10-20
1944-10-23
1944-10-24
1944-10-25
1944-10-28
1944-10-30
1944-10-31
1944-11-04
1944-11-05
1944-11-06
1944-11-09
1944-11-11
1944-11-12
1944-11-22
1944-11-23
1944-11-27
1944-11-28
1944-11-29
1944-12-03
1944-12-04
1944-12-05
1944-12-06
1944-12-07
1944-12-15
1944-12-16
1944-12-17
1944-12-18
1944-12-22
1944-12-23
1945-01-05
1945-01-06
1945-01-07
1945-01-08
1945-01-14
1945-01-15
1945-01-16
1945-01-17
1945-01-28
1945-01-29
1945-02-01
1945-02-02
1945-02-03
1945-02-04
1945-02-05
1945-02-07
1945-02-08
1945-02-15
1945-02-16
1945-02-18
1945-02-19
1945-02-20
1945-02-21
1945-02-22
1945-02-23
1945-02-25
1945-02-26
1945-02-27
1945-03-01
1945-03-02
Title
A name given to the resource
Syd Marshall's flying log book for navigators, air bombers, air gunners and flight engineers
Creator
An entity primarily responsible for making the resource
Great Britain. Royal Air Force
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Description
An account of the resource
The log book covers the training an operational career of Flight Engineer Syd Marshall from 28 July 1944 to March 1945, with occasional notes added through 2008. He joined 103 Squadron at RAF Elsham Wolds on 27 September 1944, from where he flew in Lancasters on 8 daylight and 28 night time operations either over Germany or minelaying in the seas around Denmark: Aarus Bay, Helgoland, Kattegat, Ebeltoft, Aschaffenburg, Bochum, Cologne, Dortmund, Duisburg, Essen, Freiburg, Gelsenkirchen, Hannover, Karlsruhe, Kleve, Koblenz, Ludwigshafen am Rhein, Mannheim, Merseburg, Munich, Pforzheim, Stuttgart, Ulm, Wanne-Eickel, Wiesbaden, Heimbach. His pilot on operations was Flight Lieutenant Morgan. Payload details are shown for some operations.
103 Squadron
1667 HCU
aircrew
Anson
bombing
C-47
flight engineer
Halifax
Heavy Conversion Unit
Lancaster
Lancaster Finishing School
mine laying
RAF Elsham Wolds
RAF Hemswell
RAF Sandtoft
RAF St Athan
training
-
https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/files/original/408/7208/SChattertonJ159568v10131.1.jpg
5036296fa8ef999999f7bad931b8437d
https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/files/original/408/7208/SChattertonJ159568v10132.1.jpg
aa668209c0ff6fce0ef4aefed1f81990
Dublin Core
The Dublin Core metadata element set is common to all Omeka records, including items, files, and collections. For more information see, http://dublincore.org/documents/dces/.
Title
A name given to the resource
Chatterton, John. 44 Squadron operations order book
Description
An account of the resource
Collection consists of 521 items which are mostly Operations orders, aircraft load and weight tables and bomb aimers briefings for 44 Squadron operations between January 1944 and April 1945. <br /><br />The collection has been loaned to the IBCC Digital Archive for digitisation by M J Chatterton and catalogued by Nigel Huckins. <br /><br />This collection also contains items concerning Dewhurst Graaf and his crew, and Donald Neil McKechnie and his crew. Additional information on <a href="https://internationalbcc.co.uk/losses/109020/">Dewhurst Graaf</a> and <a href="https://internationalbcc.co.uk/losses/115642/">Donald Neil McKechnie</a> is available via the IBCC Losses Database.
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2016-03-14
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
Chatterton, J
Transcribed document
A resource consisting primarily of words for reading.
Transcription
Text transcribed from audio recording or document
[underlined] NO.44 (RHODESIA) SQUADRON. [/underlined] [underlined] 19TH. OCTOBER, 1944. [/underlined]
[underlined] OPERATIONAL PROGRAMME FOR NIGHT OF 19/20TH. OCTOBER, 1944.
SERIAL NO 194/44. [/underlined]
[Inserted] 18 ½ [/inserted]
[circled plane and crew]
[underlined] PB.190.J.(III). [/underlined]
F/L. Davey.
Sgt. Rawcliffe.
F/O. Biggs.
[underlined] F/O. Roddie. [/underlined] [inserted] [tick] [/inserted]
Sgt. Oliphant.
F/S. Arnold.
Sgt. Morley.
[underlined] LM.648.K.(III). [/underlined]
F/O. Good.
Sgt. Holmes.
F/S. Hooke.
[underlined] F/O. Presnail. [/underlined] [inserted] [tick] [/inserted]
F/S. Meredith.
Sgt. Chapman.
Sgt. Furlong.
[underlined] PB.192.F.(III). [/underlined]
F/O. Sutherland.
Sgt. Cheeseman.
F/S. Jenson.
[underlined] F/S. White. [/underlined] [inserted] [tick] [/inserted]
F/S. Clow.
Sgt. Peterson.
Sgt. Merola.
+ F/O. Freeland.
[underlined] NF.991.D.(I). [/underlined]
F/O. Locke.
Sgt. White.
Sgt. Treadwell.
[underlined] F/S. Handley. [/underlined] [inserted] [tick] [/inserted]
F/S. Young.
Sgt. Brook.
Sgt. Oloughlin.
[underlined] ND.631.B.(III). [/underlined]
F/O. Daggett.
Sgt. Simpson.
F/O. Hindley.
[underlined] F/O. Sharpe. [/underlined] [inserted] [tick] [/inserted]
Sgt. Chinneck.
F/S. Simpson.
F/S. Barry.
[underlined] NG.195.O.(I). [/underlined]
F/O. Gardiner.
Sgt. Ludlow.
F/S. MacDonald.
[underlined] F/S. Beaton. [/underlined] [inserted] [tick] [/inserted]
Sgt. Burroughs.
Sgt. Walsh.
Sgt. Van Niekerk.
[underlined] ME.299.E.(III). [/underlined]
F/O. Coad.
Sgt. Bolson.
Sgt. Dunville.
[underlined] F/O. Qualtrough. [/underlined] [inserted] [tick] [/inserted]
F/S. Browne.
Sgt. Joyner.
Sgt. Powell.
[underlined] ND.496.A.(III). [/underlined]
F/O. Russell.
Sgt. Leeming.
W/O. Towill.
[underlined] Sgt. Bennett. [/underlined] [inserted] [tick] [/inserted]
W/O. Abraham.
Sgt. Smith.
Sgt. Campbell.
[circled plane and crew]
[underlined] LM.625.H.(III). [/underlined]
F/O. Kelly.
Sgt. Howarth.
F/S. Kelly.
[underlined] Sgt. James. [/underlined] [inserted] [tick] [/inserted]
W/O. Grubb.
Sgt. Conislaw.
Sgt. Dyson.
[underlined] LM.654.L.(III). [/underlined]
F/O. Sargent.
Sgt. Bradford.
Sgt. Symes.
[underlined] Sgt. Walters. [/underlined] [inserted] [tick] [/inserted]
Sgt. Bell.
Sgt. Boulter.
Sgt. George.
[underlined] LM.650.T.(III). [/underlined]
F/O. Lewis.
Sgt. Neilans.
F/S. Shearman.
[underlined] F/S. King. [/underlined] [inserted] [tick] [/inserted]
F/S. Mills.
W/O. Welensky.DFM.
W/O. Palmer.
+ F/O. Allwood.
[underlined] LM.645.P.(III). [/underlined]
F/O. Hart.
Sgt. Smith.
F/S. Green.
[underlined] F/S. Bell. [/underlined] [inserted] [tick] [/inserted]
Sgt. Codrai.
Sgt. Spiers.
F/S. Lillywhite.
[underlined] PB.534.Q.(III). [/underlined]
F/O. Dives.
Sgt. Crowston.
Sgt. Armitage.
[underlined] F/O. Nellyer. [/underlined] [inserted] [tick] [/inserted]
Sgt. Morley.
Sgt. Potts.
Sgt. Biddle.
[underlined] PB.417.R.(III). [/underlined]
F/L. Heath.
Sgt. Smith.
Sgt. Bennett.
[underlined] P/O. Laforest. [/underlined] [inserted] [tick] [/inserted]
Sgt. Parkinson.
Sgt. Pyper.
Sgt. Coutts.
[underlined] PB.360.V.(III). [/underlined]
F/O. Worrall.
Sgt. Wilson.
Sgt. Fuller.
[underlined] Sgt. Clements. [/underlined] [inserted] [tick] [/inserted]
Sgt. Watt.
Sgt. Judd.
Sgt. Maidment.
[underlined] PB.380.S.(III). [/underlined]
F/O. Barlow.
Sgt. Thornalley.
Sgt. Simmonds.
[underlined] F/S. Fox. [/underlined] [inserted] [tick] [/inserted]
Sgt. Clements.
Sgt. White.
Sgt. Wilkes.
[underlined] LM.655.U.(III). [/underlined]
F/O. Thomson.
Sgt. Thorn.
Sgt. Humber.
[underlined] Sgt. Smith. [/underlined] [inserted] [tick] [/inserted]
Sgt. Wicks.
Sgt. Lee.
Sgt. Padgett.
[underlined] PB.251.O.(III). [/underlined]
Lt. Hirschfeld.
Sgt. Lorrain.
F/O. York.
[underlined] F/O. Murphy. [/underlined] [inserted] [tick] [/inserted]
F/S. Jones.
Sgt. Storr.
Sgt. Mitchell.
[underlined] ND.578.Y.(III). [/underlined]
F/O. Plenderleith.
Sgt. Burton.
F/O. Digman.
[underlined] F/O. Nicholls. [/underlined] [inserted] [tick] [/inserted]
F/S. Rodda.
Sgt. Syms.
Sgt. Dearman.
[underlined] PD.372.Z.(III). [/underlined]
F/O. Haworth.
Sgt. Seiler.
Sgt. Saunders.
[underlined] F/S. Walters. [/underlined] [inserted] [tick] [/inserted]
F/S. Gardner.
Sgt. MacKay.
Sgt. McAllister.
[underlined] DUTY CREW. [/underlined]
F/O. Vancuylenberg.
Sgt. Thompson.
F/S. Goodhand.
Sgt. Ostapovitch.
Sgt. Pursehouse.
Sgt. Smith.
[underlined] BRIEFING. [/underlined]
NAVIGATORS : [inserted] 1330 [/inserted]
SPECIALISTS :
CAPTAINS :
MAIN : [inserted] -1430 {/inserted]
+ = 2nd. Pilot.
Officer i/c Flying : S/Ldr. Bird.
Duty Electricians : To be detailed.
Duty Sigs. : Cpl. Thatcher, LAC. Burnside.
Durt Flight NCO’s. : Sgt’s Dorrington & Wawn.
Duty Signals Officer : F/Lt. Hughes.
Duty Air Bomber : F/Lt. Lowry.
Duty Flight Engineer : Sgt. Bown.
Duty Photos : Sgt. White.
Duty Armr. NCO’s. : To be detailed.
Duty Clerk : LAC Hudson.
Duty F/E. Officer : F/O. Brooks.
Duty Gunnery ; F/LT. Clarke.
[signature]
[underlined] Flight Lieutenant, for Wing Commander,
Commanding, No. 44 (Rhodesia) Squadron. [/underlined]
[page break]
[Individual crew members Operational record form]
[inserted] SGT CRABB [/inserted]
[inserted] 14:4:43 STUTTGART [/inserted]
[calculations]
[whole form deleted]
Dublin Core
The Dublin Core metadata element set is common to all Omeka records, including items, files, and collections. For more information see, http://dublincore.org/documents/dces/.
Title
A name given to the resource
Operations order 19 October 1944
Operational programme for night of 19/20 October 1944 Serial 194/44
Description
An account of the resource
Lists crews and aircraft for operations on 19/20 October 1944. One member of each crew is underlined in blue and two crews are circled in blue with '18 1/2' annotated alongside left crew in top row. Includes timings and duty personnel. On the reverse a crew member log page for 'Sgt Crabb' showing a trip to Stuttgart on 14 April 1943 with some calculations.
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
1944-10-19
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
Two sides typewritten document
Language
A language of the resource
eng
Type
The nature or genre of the resource
Text
Text. Service material
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
SChattertonJ159568v10131, SChattertonJ159568v10132
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Royal Air Force
Royal Air Force. Bomber Command
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
Great Britain
England--Lincolnshire
Germany
Germany--Stuttgart
Temporal Coverage
Temporal characteristics of the resource.
1944-10-19
1944-10-20
1943-04-14
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Creator
An entity primarily responsible for making the resource
E O Collcutt
Great Britain. Royal Air Force
Contributor
An entity responsible for making contributions to the resource
Andy Hamilton
44 Squadron
air gunner
aircrew
flight engineer
pilot
RAF Spilsby
wireless operator
-
https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/files/original/438/7769/PToccacieliG1701.1.jpg
a9e9d5366fe91066a0b8f49b8d4cc729
https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/files/original/438/7769/AToccacieliG171210.2.mp3
b6c7a5b2341b0666d2685dd1cd5e607b
Dublin Core
The Dublin Core metadata element set is common to all Omeka records, including items, files, and collections. For more information see, http://dublincore.org/documents/dces/.
Title
A name given to the resource
Toccacieli, Guido
Guido Toccacieli
G Toccacieli
Description
An account of the resource
One oral history interview with Guido Toccacieli who recollects his wartime experiences in Milan.
The collection was catalogued by IBCC Digital Archive staff.
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2017-12-10
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
Toccacieli, G
Transcribed audio recording
A resource consisting primarily of recorded human voice.
Transcription
Text transcribed from audio recording or document
AP: Sono Alessandro Pesaro e sto per intervistare il signor Giulio Toccaceri per l’International Bomber Commande Centre Digital Archive. Siamo a Milano, il giorno 10 dicembre 2012. Grazie signor Guido per aver acconsentito a questa intervista. Come prima domanda,
GT: Dica.
AP: Vorrei chiederle, qual’è il ricordo più antico?
GT: Più antico?
AP: Potrebbe essere qualcosa, un ricordo famigliare. Chi erano i suoi genitori? I suoi fratelli? Dove viveva prima della guerra?
GT: Ah. Vabbè, io sono nato a Bergamo perché mio padre in quel tempo lavorava a un campo d’aviazione di Ponte San Pietro che era il campo della Caproni. Lui era specialista in altimetri e volava con gli Sva, [laughs] ancora, era aerei di molto prima della seconda guerra mondiale, della prima guerra mondiale. Erano gli aerei della prima guerra mondiale. Quindi io sono, fino allora sono stato a Bergamo, fino all’età di cinque anni e qualcosa. Poi arrivato a Milano a sei anni, quindi era il 1935. Io dal ’35 sono, abito a Milano. E fino al trenta, dunque la mia vita cos’è stata? Ragazzino che andavo a scuola fino al fatidico 1940 quando è scoppiata la guerra. Dunque avevo undici anni esatti e facevo la quinta elementare.
AP: Che cosa ricorda di quel giorno?
GT: Della mia vita scolastica?
AP: No, di quando è stata dichiarata la guerra.
GT: Ah, ehm,
AP: Si ricorda dov’era?
GT: Anche sì, ero a Milano, esattamente in Via Ingegnoli che è una zona di, ora dicono Città Studi, era allora una zona vicino a Lambrate, alla stazione di Lambrate e lì è cominciata la, diciamo la vita da, in guerra. Il problema della guerra in quella zona era quello che inizialmente, dunque noi abbiamo subito il primo bombardamento, se a lei questo può interessare, nel ’42. Il primo bombardamento nel ’42, dove, se posso aggiungere, poi [laughs]. La mia nuova moglie che, nuova moglie, moglie da sempre, abitava in una località vicino a me a Piazza Bacone e perse la casa anche lei ma questo io l’ho saputo dopo [laughs] quando ho conosciuto lei da fidanzata. Comunque hanno cominciato lì, il primo bombardamento nel 1942. Ma non penso che fossero, non so se, potevano essere francesi o inglesi in quel momento che c’hanno bombardato, questo non me lo ricordo nel ’42. Se erano già, erano già inglesi che sono arrivati, penso che siano, sì, sì, dovevano essere inglesi e quindi lì abbiamo cominciato ad avere dei morti, no? Nella zona di Milano, nella zona che avevano bombardato, anche perché la nostra zona era particolare. Aveva vicino uno scalo ferroviario, quindi alcune fabbriche abbastanza importanti tra queste l’Innocenti che produceva poi armi per la guerra. E quindi da lì abbiamo incominciato a soffrire e fare la vita di quelli che tutti i momenti, in caso di allarme, si finiva nei rifugi [laughs] che organizzavano naturalmente nelle case allora, erano ponteggi nelle cantine proprio per evitare che questi crolli venissero a discapito nostro, ecco. E questo era la, quello che io conosco, il momento della guerra, dello scoppio della guerra adesso, quindi avevo undici anni però eh, quando è scoppiata la guerra quindi. Quello, il nostro problema maggiore era quello e poi è cominciato il problema, vabbè, della alimentazione, mancanza di cose è stato quello che, è stato il mio inizio, la mia, diciamo, la prima giovinezza diciamo, undici anni, un adolescente che si è trovato così però personalmente non tanto. In seguito poi naturalmente cos’è stato le cose meno, i familiari meno importanti, cioè più complicate furono che mio fratello dovette andare militare. E da quel momento, vabbè era una cosa, non ha fatto la, non è andato in guerra, mio fratello è del 1921 quindi nel ’40 aveva diciannove anni, è andato a fare il servizio militare fino. Dunque nel ’40 quando è successo che il primo armistizio che c’è stato? Nel ’42 mi pare, no, ’44, ‘44. ’43, ecco nel ’43. Sì, nel ’43, dunque, avvenne che mio fratello tornò a casa. Tornato a casa e c’è stato pochissimo tempo perché e lì è cominciata subito la Repubblica Sociale Italiana. Mussolini che era stato poi catturato e liberato da Skorzeny, il famoso tedesco che nel Nido d’Aquila sulla, dov’era? Sul Gran Sasso, ha presente che fosse sul Gran Sasso allora. E da quello è incominciato il problema diciamo del fratello che è scappato, si è richiuso in casa ed era considerato renitente allora. Perché poi la Repubblica Sociale richiamò tutti i militari che avevano lasciato. E un bel giorno, tornando da scuola, ero giovanissimo, facevo le medie allora, tornando da scuola trovai la casa circondata dalle cosidette Brigate Nere che erano state create dal fascismo proprio che era, chiamiamola la polizia politica dei, del momento del regime fascista. Riuscirono a scoprirlo perché c’era stata una, come si dice, una spiata ecco. L’avevano saputo. Io sono arrivato a casa, ho trovato tutta questa cosa, mi hanno fermato ehm, e ho visto mio fratello prendere, caricare su una camionetta e portarlo via. S’immagina il dramma in quel momento nella casa. Quindi siamo arrivati al ’44, ’43. Poi mio fratello fu mandato, ricordo benissimo il tempo di guerra, fu mandato a Carcare. Carcare, Savona, sui colli di Cadibona, sì. Fino a un bel momento quello che era successo fino allora, bombardamenti non ne avevamo poi tanti avuti ehm, fino al ’43. E nel ’43, esatto, cominciarono i bombardamenti, quelli pesanti a Milano fatti dagli americani, penso, o forse dalle forze alleate. E lì subimmo dei bombardamenti molto pesanti. Agosto del ’43 è stato un macello, 15 agosto, 16 agosto a Milano è stato un disastro. Milano è sparita in parte, il centro di Milano in qualche via che non esiste ancora più adesso perché [unclear], è scomparsa e da allora, ecco cosa è successo. Da allora mio fratello riuscì a scappare lo stesso da Carcare e fu nascosto dai miei zii in questo periodo e lì andò bene perché poi non successe più niente. Mentre noi eravamo sfollati in un paesino vicino a Milano in una scuola elementare ed eravamo io, mio, mia sorella, sì, mio padre, mia madre. Mio padre faceva avanti indietro perché lavorava ancora a Milano papà e quindi siamo rimasti là fino a che la guerra è terminata. Ecco, altri episodi che diciamo riguardino me personalmente non ne ho, non ho subito cose. L’unica cosa che posso raccontare è stato bruttissima. Finita la guerra sono arrivati gli americani a Milano e io poi, come tutte le altre persone, siamo andati a vedere quella brutta faccenda di Mussolini impiccato, cioè impiccato, era già ucciso in Piazzale Loreto.
AP: Continui.
GT: Dunque, quella è stata una cosa che ci ha colpito non tanto per, ragazzo cosa avevo, ormai avevo quindici, dunque, ’45, sai [unclear] gli americani a liberarci, ecco quello è stata la causa più, a liberarci, sì, ormai avevano liberato tutta l’Italia, i tedeschi erano scappati. Ah, le cose, il brutto che succedeva allora erano le retate che facevano le Brigate Nere, questi della X Mas mi ricordo che c’era il famoso Osvaldo Valenti che era un attore, allora era molto in voga, e coso. Poi, Ah, ho assistito a, dopo la liberazione, a diverse fucilazioni di cosidetti fascisti di allora, io non potevo conoscere tutte queste cose, ero un po’ fuori dal, di questi fascisti che avevano, non so, li avevano fucilati proprio in mezzo alla strada così cioè. Ragazze rapate, pitturate di rosso sulla testa che camminavano in mezzo a discredito di tutti [laughs] che, ecco, queste cose che la guerra mi ha lasciato dentro. I bombardamenti sì, è la cosa più paurosa anche perché un, devo dire un ragazzo non è che si spaventasse per questo. No, questo no, non ho subito terrore per i bombardamenti, no, non ho provato paura. Ecco questo è quanto posso dire del mio periodo diciamo dal ’40 al ’45, quando è stata la liberazione, insomma.
AP: Mi ha parlato prima di un rifugio.
GT: Sì.
AP: Vuole descrivermelo?
GT: Ah.
AP: Come era fatto?
GT: Il rifugio dove, di casa mia?
AP: Esatto.
GT: Cantina. Cantina, paletti di supporto di legno, basta. Tutto lì. Non c’erano cose particolari. Niente assolutamente. Si andava in cantina sperando che reggesse [laughs]. La casa non era grande d’accordo però e dentro, con le donne che magari pregavano [laughs] come in queste cose e i bombardamenti che arrivavano perché l’allarme arrivava molto spesso. Ah, poi nell’ultimo periodo, prima che finisse la cosa, arrivava un certo Pippo. Era chiamato un aereo che non so di che provenienza fosse, se inglese, francese, americano. Arrivava su Milano, sganciava una bomba e basta, e andava e questo è stato per un po’ di volte. Infatti lo chiamavamo Pippo. ‘Arriva Pippo, arriva Pippo’. Ecco [laughs] questo è un ricordo di quella, del bombardamento.
AP: Si ricorda come la gente viveva
GT: Ah poi, il bombardamento, sì, d’accordo posso aggiungere adesso mano a mano che mi ricordo, l’ultimo quello terribile è stato fatto nella zona di Gorla dove è caduto su una scuola. Sono cadute le bombe su una scuola, hanno fatto molti molti morti per i bambini, questo tra i bambini di scuola proprio. Quelle sono state le cose che hanno colpito di più diciamo il fatto che si bombardasse un po’ così e non certo. Gorla è sempre vicino alla stazione centrale, si può immaginare che magari ci fossero però eravamo già verso la fine della guerra. Non so se è stato il colpo finale che volevano darci per, dare a noi, dare allo stato italiano, a Mussolini soprattutto perché allora eravamo isolati dall’Italia noi eh, siamo stati. I tedeschi avevano preso il potere anche su Milano quindi, c’è la guerra, si era formato il Vallo lì in Toscana, Lazio, cos’era, come si chiamava?
AP: La Linea Gotica?
GT: La Linea Gotica forse sì. No, non era la Linea Gotica, forse eh? Dunque, dunque, era la Linea Gotica, possibile. Montecassino, c’era la Gotica, sì, Gotica [laughs]. Gotica, sì.
AP: Questo mi dà l’opportunità di una domanda.
GT: Sì.
AP: Qual’era la vostra percezione? Lei ha parlato di essere, di sentirsi isolato. Avevate la sensazione che le bombe erano dirette a voi? Allo stato italiano? Ai tedeschi? Come vedevate la cosa allora?
GT: Beh, ma, dunque, no, no, [unclear] lo stato italiano senz’altro. Senz’altro. Eravamo alleati dei tedeschi quindi, sì, sì, vabbè. No, avevamo la sensazione che si creasse proprio il panico, proprio di creare qualcosa tra, che, non so, probabilmente che i civili si ribellassero magari a tutto questo stato di cose. Perché ci bombardavano? Perchè venivano a bombardare le popolazioni? Poi abbiamo saputo pian pianino di cose ancora peggiori perché se pensiamo poi cosa è successo a Dresda [laughs], capisci? Quindi era proprio creare questo stato di, forse di sollevazione contro la guerra, certo, non eravamo certo un alleato comodo nè forte per i tedeschi, e quindi presero in mano il potere loro. Insomma praticamente certamente bombardavano anche noi, ma forse per eliminare, più qualche cosa, togliere diciamo una forza, farci smettere per togliere una forza ai tedeschi.
AP: Vorrei riportarla a quegli anni.
GT: Sì.
AP: Sempre tenendo presente quello che mi ha raccontato adesso.
GT: Sì.
AP: Lei si ricorda conversazioni di adulti a proposito dell’essere bombardati eccetera? Che cosa diceva la gente, ad esempio, in negozio, per strada?
GT: [sighs] Praticamente, no, la gente cominciava ad essere un po’ stufa della guerra, cioè stufa della guerra, non si mangiava eh, questo era il problema, quindi. Ma per un certo momento intendiamoci all’inizio li abbiamo odiati questi bombardamenti perché ci bombardavano. Sì, siamo in guerra, d’accordo però. Quello che ritenevamo forse noi della guerra era farla direttamente sì, ma non, non inserendo le persone, le popolazioni civili in questo coso, forse non era il caso. E l’avevamo chiamato questa era la cosa del terrore, proprio creare un terrore in modo tale che qualcuno si, qualcuno che contava si risvegliasse, somma sai [unclear] è stato, forse è stato quello che poi è successo ma [unclear]. Per cui poi il regime fascista è caduto perché qualcuno si era mosso in quel senso lì o forse perché, forse non aveva visto l’interesse particolare di fare una guerra assieme alla Germania non so, [unclear]. Poi io, sai, io sono sempre vissuto in una famiglia che diciamo. Papà ha avuto sempre delle, delle idee socialiste e quindi eravamo un po’ contro questo, poi accettando tante cose perché devo dire noi siamo stati, all’inizio siamo stati anche abbastanza bene. Ai ragazzi non dispiaceva anche andare a fare le adunate, si divertivano, cioè questo era quello che aveva lasciato un pochettino il regime fascista sulla mentalità delle persone. C’erano, alcune cose insomma, c’erano, erano fatte bene insomma perché difendevano i lavoratori, posto di lavoro, cioè tante cose che avevano, bè, questo era un po’, diciamo il fondo fascista di Mussolini, socialista di Mussolini che poi certamente non è, non è proliferato in quelle cose però è quello. Lo stato però, non eravamo con, all’inizio non eravamo proprio tanto convinti che fosse brutto, è scoppiata, sì la guerra è sempre brutta però, mah, poteva anche starci insomma ecco.
AP: E suo padre.
GT: Io non capivo proprio molto bene quella, non c’era quella comunicazione che c’è adesso, quindi era tutto. Dopo ci siamo accorti che era tutta propaganda quindi abbiamo subito un po’, continuato a subire quello che era, diciamo l’inseminazione data da vari anni di fascismo, dal 1922, e vabbè che non era mica tanto, ’29 sono nato io quindi [laughs].
AP: Suo padre come le ha spiegato la guerra, se gliel’ha spiegata?
GT: [sighs] Mio papà, dunque, la guerra lui non l’ha fatta. Lui era specializzato quindi la prima guerra mondiale papà non l’ha fatta, la ’15-’18 quindi. Lui come specialista ha sempre lavorato nelle aziende che fornivano materiale per la guerra. Quindi la guerra direttamente lui l’ha vissuta attraverso il lavoro che faceva, non è che. Ma all’inizio non, posso dirle che non è che fosse contrario, forse aveva, qualche cosa era rimasto di una educazione socialista quindi non era propenso, però neanche proprio completamente alieno devo dire, questo che un ricordo che possa avere io di papà.
AP: La cosa è cambiata quando sono cadute le prime bombe sui civili?
GT: Eh certo, eh certo, eh certo.
AP: Mi racconti questo passaggio.
GT: Eh, le bombe sui civili proprio hanno cambiato un po’ la mentalità delle persone insomma. Si sono proprio un po’ rivoltate dentro, no, in quello che si sentiva dire, ‘ma questi ci bombardano’. Sì, eh, un certo astio per forza, ci bombardavano loro, non potevamo avere però la colpa, la colpa di che cosa? Nostra che abbiamo fatto la guerra. Nostra che ci siamo, ci siamo messi in questa situazione, eh, questi erano i discorsi che facevano loro. Poi è stato anche poi il dramma che non eravamo, sapevamo di non essere, anche noi ragazzi, di non essere all’altezza. Prima di tutto perché ci si misurava con la capacità, diciamo, di fare la guerra dei tedeschi. Noi non l’avevamo questa capacità. Ehm, visto poi quello che era successo e che avevano riportato dei reduci dalla Grecia disastri, cose, l’organizzazione proprio italiana non fatta proprio, assolutamente una cosa così. E quindi, ma abbiamo cominciato a dire che avevamo sbagliato insomma noi italiani a fare la guerra, ad accettare questa, questa guerra così. La punizione, vabbè forse era troppo forte, i bombardarci e morire, eravamo in guerra, vabbè. Abbiamo detto: ‘E’ così, cosa vuoi, non potevano fare niente’. Dovevamo subire e abbiamo subito.
AP: Provi se, se non le dispiace, a ricordare questo senso di impotenza, l’idea di ricevere bombe dal cielo e non poter fare nulla. Provi a ricordare cosa provava quando era bambino.
GT: Eh, difficile. [pauses] Niente. Per me capitava come una, come una, qualche cosa, una disgrazia che doveva venire, qualche cosa. Un qualcosa che non me la, contro il quale non potevo fare niente dentro di me, non potevo fare niente, non potevo. Ma neanche, però neanche il desiderio di mettermi lì, da ragazzo, con un cannone a sparare agli aerei che scendevano, no, no, no. Però un po’ effettivamente bisogna dire una cosa, siccome questi bombardamenti all’inizio quegli inglesi noi li odiavamo un po’ questi inglesi, eh, pensavamo che fossero un pochettino. Non sapevamo cosa poi succedeva quindi questo poi, questo è un paragone che si, non si può fare perché dopo l’abbiamo visto e quindi dopo ci hanno aperto le cose. Non sapevamo cosa subivano gli inglesi, gli inglesi a Londra con le bombe che, Hitler mandava le V2. Eh, potevamo dire, però è una rivalsa contro quello che, ma non c’era, non c’era, non c’era una volontà politica che, aiutasse a pensare una cosa piuttosto che l’altra, eravamo un po’ allo sbando insomma, non eravamo vabbè, subivamo un po’ questo, del partito, queste cose che ti tenevano un pochettino proprio al di fuori di tutte queste cose. Odiavano questo, quello, bisogna odiarli, sì, famoso manifesto, il nemico ti ascolta [laughs], famoso manifesto, grandioso che faceva. Ridevamo perché dicevamo, la lana Churchill si ritira, dicevamo, la lana Churchill perché si ritira, taci il nemico ti ascolta, avevamo dentro tutte queste cose che venivano dalla preparazione che aveva fatto il partito fascista sul popolo italiano. Quindi abbiamo un po’ fatto fatica proprio a uscire fuori dalla cosa. La guerra all’inizio sì, vabbè c’è la guerra, è inevitabile, dicevano. A un ragazzo però, sapere cos’era la guerra, era stata un po’, era un po’ una cosa, non facile da, sì, da accettare sì forse, forse un gioco più grande di noi o forse volevamo partecipare [laughs], da ragazzi, sa, non è semplice, non eravamo adulti capaci di interpretare tutte queste cose che poi sono successe. Molto difficile.
AP: A proposito dell’interpretazione.
GT: Sì.
AP: Mi ha accennato ai bombardamenti dell’agosto 1943.
GT: ‘43, 15 e 16 agosto.
AP: Vuole raccontarmi qualche cosa di più?
GT: Vediamo.
AP: Provi a tornare a quegli anni, a quei mesi.
GT: ’43, sì fino allora non avevamo subito delle grandi cose a Milano, onestamente. Bombardamento che ci ricordavamo di più era quello di, era dell’inizio della guerra nel ’42. Ppi bombardamenti veri e propri non ne abbiamo avuti a raffica come sono venuti lì con questi enormi aerei che arrivavano a onde [makes a droning noise] e forse no. Sono stati i primi che hanno proprio creato proprio un panico assoluto nella gente che c’era. Proprio è stato, sono stati quelli del ’43. Milano ricorda solo, sì del ’43.
AP: Si ricorda le sue emozioni? Che cosa provava lei?
GT: Gliel’ho detto,
AP: Estate, estate del ’43.
GT: Non paura, chissà perché, personalmente come, non ho provato paura.
AP: Le altre persone attorno a lei, della sua famiglia?
GT: Certo, evidentemente, sì, certo. Vabbè, c’erano, [laughs], erano prese, erano preoccupate per i figli tant’è vero che c’è stata il famoso esodo da Milano, tutti cercavano di andarsene via. Ma sì, un paio di notti siamo andati a dormire nei prati perché bombardavano, sapevamo ehm. No paura non ne ho provato, paura vedendo gli altri che avevano paura, a me sembrava che avessero troppa paura. Però non ho provato nè paura nè, neanche senso di odio, sì, bombardavano e vabbè, è la guerra. Ecco, c’era una certa fatalità nel pensare quelle cose lì, una certa fatalità, infatti non ho riportato nessun trauma del fatto di aver fatto, il trauma che si poteva riportare. Ricordare la fame, ma sì, la ricordo ma non è neanche diciamo una causa di queste cose, non è neanche una cosa. Io personalmente non ho portato dei traumi per queste cose.
AP: Mi ha parlato di Gorla prima. Gorla.
GT: Gorla, sì, sì.
AP: La bomba sulla scuola.
GT: Questo ci ha fatto male, sì.
AP: Si ricorda qualcosa all’epoca? Come è stata annunciata?
GT: Niente, dunque, era stata annunciata che, niente, un bombardamento è avvenuto, hanno buttato giù, no, una solita cosa, hanno fatto un raid, no, come si chiama, aereo ha colpito Gorla. Presumo che dovessero colpire la stazione centrale, ecco, questo lo dico io .Abbiamo tutti pensato che la zona, essendo la stazione centrale un certo posto di smistamento per truppe cose, penso non sia stato un bombardamento però tipo, come si dice, come ho detto, annunciato prima tipo terroristico [emphasises] ecco, no, eravamo già un po’ più verso la fine di questo [unclear]. Io la ritengo, non so, un errore proprio grave di, o forse un ultimo rigurgito. Eh beh ma una bomba poteva capitare, poteva spostarsi di cinquecento metri. Non penso che fosse stato un obiettivo ecco, è caduta ma però Gorla come dico era stata la stazione centrale ecco [laughs] perciò c’era un obiettivo. Come le bombe che sono cadute nella mia zona l’obiettivo c’era, c’era lo smistamento di Lambrate quindi era un nodo ferroviario.
AP: Mi ha parlato prima della Innocenti.
GT: Sì, c’era la Innocenti lì eh. Quindi, lo smistamento, venivano fuori le armi dall’Innocenti e subito partivano con lo smistamento ferroviario.
AP: Quindi.
GT: Ecco, una cosa che non abbiamo, che ho dimenticato, ecco questo. Qualche, c’è stato un momento, adesso l’anno però eravamo già un po’ più avanti, dal 40, i mitragliamenti ai treni.
AP: Me ne parli.
GT: Ecco, questa è stata [unclear] quindi proprio c’era una perché i treni erano, in quel momento non c’erano, non treni militari, erano treni civili e questi caccia che arrivavano, non so se fossero americani, inglesi, non, mitragliavano i treni. Questo è stato proprio brutto perché queste cose le ho riviste magari in tanti film dove si vede che mitragliano proprio i treni e la gente scappa fuori. Questo è stata una cosa, ecco, quello lì. Ecco, c’erano questi contrasti che, non capivo quelle cose lì proprio per creare terrore soprattutto, eh, guardi, che hanno mitragliavano i treni. Non erano convogli militari quelli che ho conosciuto, quelli ho saputo io quindi.
AP: Se dovesse spiegarmi la differenza tra mitragliare un treno e bombardare, come la spiegherebbe?
GT: Dunque, la spiegazione che posso dare oggi. Bombardare, bombardare, mitragliare un treno dipende: è un obiettivo militare o mitragliare un treno così solo per mitragliare un treno, pensando che. Bombardare obiettivi militari o una città per fare terrore? Milano è stata bombardata per fare terrore. Non è stata bombardata per, perché c’erano cose particolari, non era. Differenza, vorrei capirla io, come viene, queste pattuglie che vanno su due caccia [unclear] che vanno lì, mitragliano un treno scoprendo che c’è, magari non sapendo che è un treno civile si bombarda, si mitraglia un treno. A Milano, nella zona intorno a Milano, ma che obiettivo è? Per me è per fare terrore, per far cessare, proprio per fare rimuovere la gente, ‘basta adesso, noi non ne possiamo più’, per me. Però strategicamente, non sono uno stratega.
AP: E Pippo come c’entra in tutto questo?
GT: Come?
AP: Pippo. Lei ha ricordato Pippo. L’aereo.
GT: Ah Pippo anche questo qui, che signi, ecco, il significato. Terrore. Può arrivare un bombardamento, crea panico, perché una bombettina non ha mai fatto, ma non credo che sia mai successo un morto per Pippo. Com’era? Come mai arriva questo aereo? Ma sempre per tenere in allarme, cioè, per provocare questa ansia nella gente che si muova, che faccia qualche cosa, che da dentro, si muova da dentro per far finire queste cose. Eh, solo quello, solo quello. Quella è una strategia che. Altro [unclear]
AP: A distanza di settant’anni, è cambiato la sua opinione verso chi la bombardava o chi la mitragliava? Lei pensa che ci sia una differenza tra quello che pensava da bambino e quello che pensa lei adesso?
GT: No, penso che sia stato proprio una cosa per creare proprio il terrore. Per creare terrore e far smettere la gente di, cioè provocare questa, dall’interno questa, questa rivolta, no, contro, contro chi dei nostri faceva la guerra, farla smettere, insomma, farla cessare, farla cessare.
AP: Lei mi ha accennato a sua moglie che ha perso la casa.
GT: Sì.
AP: Questa cosa vi ha unito in qualche maniera? Avete passato le stesse esperienze? Vi siete sentiti uniti? Ne avete parlato?
GT: No, no, no, in questo no perché, beh ma lì è stata un’altra tragedia, lei era una bambina, aveva nove anni, otto anni, nove anni. Hanno perso la casa perché è caduta a Milano in Piazza Bacone e la sua casa è crollata e lei si è salvata perché era in rifugio con i parenti [laughs], con e basta. Da lì è stata un po’ una tragedia per lei dopo, quello che ha subito lei ma era piccola.
AP: Si ricorda cosa era successo?
GT: Sì, dopo lei ha dovuto, eh, hanno perso tutto la casa, hanno dovuto andare presso dei parenti, insomma c’è stata tutta una concomitanza di cose negative per lei, per la sua infanzia voglio dire eccetera eccetera. Questo sì però è lei che, quello che poi ha provato lei io non lo so [laughs].
AP: Prima mi ha parlato di Mussolini e di altri a Piazzale Loreto.
GT: Sì.
AP: Vuole raccontarmi qualcosa di più?
GT: Beh, noi ci siamo trovati, dunque, a Piazzale Loreto perché ad un certo momento, è abbastanza vicino alla zona dove abito quindi [unclear] scesi in strada [unclear], siamo corsi tutti a Piazzale Loreto e abbiamo visto quello spettacolo abnorme, spettacolo orribile. Da ragazzo non l’ho subito però mi ha dato fastidio subito quindi Mussolini, Petacci, Bombacci, c’era un, beh, c’erano questi gerarchi fascisti che io adesso non ricordo mentalmente chi è che era appeso. La cosa più brutta che ho provato. Dunque poi a un certo momento è arrivato un camion, dopo le spiego perché è arrivato il camion, è arrivato un camion e hanno staccato, hanno incominciato a staccare. Quando sono arrivato io la Petacci era ancora con le gonne giù, cioè al contrario e quindi era praticamente nuda o seminuda. Dunque il camion. Su c’era un deposito di benzina, li avevano attaccati tutti sul deposito di benzina alla base di questo striscione di metallo che c’era su e hanno incominciato a tagliare la corda e li hanno calati a uno a uno. Quando sono arrivati a Mussolini, hanno tagliato la corda di netto, non li hanno presi, l’hanno, l’hanno fatto cadere sul camion apposta. E’ stato una roba, è stato una roba pazzesca, la gente che andava a sputare addosso, a calci, urlando cose inenarrabili, basta, dopo [unclear] questa era, una corrida, con tutti i matador [laughs]. Glielo dico visto adesso, con tutti i matador che sputavano, urlavano, imprecavano ancora contro un’ammasso lì poverino, una cosa, poverino dico perché in quel momento poteva fare, ma non mi ha fatto pena in quel momento. E’ stato troppo la ribellione [unclear] perché lì non è più una ribellione perché tu sei nero io sono rosso, tu sei verde, no, no, è una ribellione contro qualcuno che in fondo la guerra aveva fatto morire i figli, mariti eccetera e quindi una guerra che non, che forse l’italiano non ha sentito insomma, l’ha sentito attraverso la, esclusivamente la politica, la forza del fascismo nel fare propaganda, però questo da ragazzo io l’ho capito dopo eh. Il momento io ho vissuto delle cose basta poi il giudizio allora io non potevo darlo, guardavo e basta. Ora.
AP: Resti per favore
GT: Sì.
AP: Con le emozioni di quel momento
GT: Sì.
AP: A Piazzale Loreto.
GT: Sì.
AP: Si ricorda le grida? Si ricorda che cosa dicevano?
GT: Le devo ripetere?
AP: Se se la sente.
GT: Non credo che siano, ‘Porco! Sei un porco! Hann fatto bene! Bastardo!’ E cose del genere. Ne hanno dette di tutti i colori, adesso degli epiteti che non potevano [unclear]. ‘Ti sputo addosso, in faccia, hai fatto morire mio figlio!’ e tutte cose del genere. ‘Porco te e quella puttana della, della tua Petacci!’. [sighs] Poi un’altra cosa che mi ricordo, beh ma quello non [unclear], ho visto catturare Starace, no, che poi l’hann fucilato lì vicino. Dunque sì, in quel momento è sempre Piazzale Loreto, nella zona e a un certo momento proprio, sì, l’avevano catturato, era Achille Starace, segretario del Partito Fascista Italiano. Achille Starace a un certo momento, non so, lo avevano scoperto non so dove l’avessero preso, questo non lo so, lo portarono lì, lo fecero passare davanti a tutto questo spettacolo, lo portarono lì di fronte e [unclear] gli spararono, lo fucilarono lì, poco distante da dove era, il suo capo era appeso. Quello sì. [unclear] ma sono tutte cose che non si sono, diciamo, proprio susseguite in un modo così da una cosa all’altra, che poi ho visto anche lì come le ho detto prima ho visto uccidere dei, in Piazzale Aspromonte ho visto uccidere un certo, allora. Lo chiamavano Pasqualone, era il ras della zona del partito fascista di, di Lambrate, era proprio segretario del Partito Fascista lui, era un, omone, poi andava sempre con la pistola infilata per fare vedere, sempre camicia nera e lì l’ho visto fucilare anche lui poverino in Piazza Aspromonte, portato lì. E’ sempre brutto, è brutto, sono cose che, uno è difficile credere che sia o non sia, hann messo lì e [unclear] niente. Niente, sono cose che mi ricordo della guerra dal ’40 al ’45 poi sono arrivati gli americani. Ah, poi ho fatto un viaggio su un carro armato che arrivava da Via Padova. Arrivava da Via Padova che è una zona [laughs] est di Milano e a un certo momento mi, questi bei americani che salutavano [unclear], ero lì con diverse persone, un ragazzo, [unclear] un americano mi ha tirato su un carro armato, sono arrivato, avrò fatto trecento o quattrocento metri sul carro armato [laughs], ecco. Allora erano cose che poi non so, sì, in questo caso si ricordano perché giustamente come avete voi [unclear] elencato, si ricordano poco poco, è difficile proprio però perché [unclear] risalendo magari ce ne saranno state anche, non eclatanti no perché quelle me le ricordo di più. Insomma, la cattura di mio fratello è stata eclatante, l’uccisione di Mussolini eclatante nel senso della visione di un ragazzo. Quindici anni, salire su un carro armato americano ecco [laughs]
AP: Mi ha parlato di Osvaldo Valenti.
GT: Sì, Osvaldo Valenti, era della X Mas lui, sì, sì, sì. Ah beh sì, Osvaldo Valenti, quello lo conoscevamo come attore, no? Perché anzi, allora non c’era la televisione [laughs]. Lui e la Luisa Ferida che era la sua amante diciamo o sua moglie, non so cosa fosse. E c’era la famosa Villa Triste a San Siro e lì torturavano i partigiani però, ecco, quello sì, quello me lo ricordo. Poi c’erano le Brigate Nere in Via Rovello. Le Brigate Nere c’erano, sì. Ah, una volta, ecco, in tempo di guerra, verso l’ultimo periodo di guerra, mio fratello era tornato da militare e quando era poi scappato la seconda volta, tornato da militare, no, la prima volta, sì, no, la seconda volta perché poi è andato a fare il militare con i repubblichini e poi è scappato e ha portato a casa il fucile. Un giorno mio padre che se adesso fosse qui forse poverino, ha rischiato con noi, perché? Dunque, amico di un, in quel momento già c’erano i partigiani che aleggiavano ancora in città, no? Qualcuno che era dei partiti. Mio padre conosceva queste persone da vecchio povero socialista e un giorno mi dice: ‘Ma qui abbiamo un fucile in casa. Non preoccupatevi, lo diamo, do io, so io a chi darlo’. ‘E vabbè, ma come facciamo? Chi esce con un fucile?’. Di sera non si poteva, coprifuoco [laughs]. Allora ha inventato una cosa. Ha preso il tappeto che avevamo nella camera e ha messo dentro il fucile. Ha avvolto il tappeto e ha detto a mia sorella e a me di portarlo in un certo posto. Cosa che abbiamo fatto. Pensa il rischio che abbiamo corso due ragazzi con il tappeto con dentro un’arma di guerra, con i partigiani che c’erano in giro e i fascisti che cercavano queste cose. Quello me lo ricordo ma non l’ho mica digerita bene con mio padre che c’ha mandato a fare questo lavoro [laughs], per portare un’arma di guerra, fucile poi praticamente figuriamoci. Ecco questa è una cosa che mi sono ricordato di quelle cose lì poi. Periodo di partigiani non tanto perché, cioè sapevo che ce n’erano, che li prendevano, li catturavano e poi naturalmente li hanno fucilati diversi nella mia zona, li hanno fucilati al Campo Giuriati. E lì è stato una brutta cosa e abitavano lì, c’è ancora la targa adesso di questi partigiani insomma, fucilati al Campo Giuriati. Della guerra, del dopoguerra posso raccontare di più [laughs]. Allora incominciamo dalle bande.
AP: Si ricorda.
GT: Della nera.
AP: Si ricorda la sirena?
GT: La sirena, oh, mamma mia! [mimics the high-pitched prolonged sound of the alarm] eccola e poi quando era finite invece suonava [mimics a different alarm sound] continuava a suonare a lungo, questa suonava a [unclear] e l’altra invece dava un segnale di fine allarme. Perché c’era il preallarme, l’allarme e il fine allarme. Sì, questo sì e anche quello, quello era. Ah, bombardamenti, ‘arrivano, arrivano, arrivano!’, poi magari falso allarme. Che poi di contraerea a Milano non ce n’era, non sparavano neanche un colpo, qualcuno così poi, quindi, sì, le sirene, l’allarme, però dopo. Evidentemente ci siamo abituati anche a quello eh. L’allarme c’è però pazienza [laughs], speriamo che non bombardino qui ecco eh. Dopo un certo momento penso che tutti poi in guerra si rassegnino eh, come una cosa inevitabile ma ormai dopo è venuta, è la guerra, l’hanno fatta, ci hanno obbligato.
AP: E’ stato una bellissima intervista.
GT: Ma, non credo [laughs]
AP: Siamo molto contenti, io e i miei colleghi di aver fatto questa bellissima chiacchierata.
GT: La ringrazio.
AP: E’ stato un piacere parlare con lei. Se non ricorda nient’altro, non vuole aggiungere nient’altro, io concluderei.
GT: Cerco, cerco poi. Uno non è mai preparato a queste cose e poi, ma guardi che. No, non è perché ma uno magari soffre non vuole parlarne, no, no, no, gliel’ho detto, non ho. Non credo di aver subito degli shock perché ho subito la guerra da civile ho subito, da civile, da ragazzzo ho subito la guerra, non credo. Ho sofferto solo un po’ la fame, quello mi dava fastidio, non c’era niente da mangiare, a Milano poi assolutamente, i bollini, andare a prendere il pane con i bollini, con, quelle cose, razionato. E’ così dai [laughs].
AP: Va bene, signor Giulio.
GT: Ma io ringrazio lei.
AP: E’ stata una bellissima esperienza.
GT: Anche per me.
AP: E concludo.
GT: C’era una caserma. Quando io prima ho detto che arrivando a casa avevo visto la casa circondata dalle Brigate Nere e mio fratello fu portato, perché era renitente, era scappato nel ’43, mi pare, no? ’43 è venuto Badoglio.
AP: Sì.
GT: Quando venne Badoglio, ecco, e lo portarono nella caserma di Corso Italia. Corso Italia c’era la caserma dove mettevano dentro tutti quelli che avevano recuperato, scoperto che erano renitenti e li avevano portati lì. E lì li avevano fatto firmare poi l’adesione alla RSI. ‘O ti mandiamo in campo di concentramento in Germani o vieni’. E lui Firmò per la RSI perché e l’unica persona che ha potuto andarlo a visitare è stata mia sorella che è andata a visitare appunto mio fratello prima che lo arruolassero nella Repubblica Sociale Italiana e questo è stato uno dei, diciamo delle cose che mi ha colpito di più come ragazzo diciamo come ragazzo [unclear].
UI: Quanti anni aveva il suo parente?
GT: Eh?
UI: Quanti anni aveva sua sorella?
GT: Mia sorella è dunque del ’24, aveva cinque anni più di me. Quindi io avevo
UI: [unclear]
GT: Nel ’43. Aveva cinque anni più di me. Era, sì, sì, quello è. Quella è una cosa che non ti inventi adesso perché, no, no, non ho nominato la persona a chi abbiamo portato il fucile perché era partigiano [unclear]
AP: Va bene.
GT: No assolutamente, nomi diciamo di persone che
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Title
A name given to the resource
Interview with Guido Toccacieli
Description
An account of the resource
Guido Toccaceri remembers his wartime experiences as a schoolboy in Milan: the day war broke out, food shortages, his father working at an airfield near Bergamo, train strafing, basements used as makeshift shelters, being evacuated outside Milan with his family, fascist militia round-ups, tortures at ‘Villa Triste’, and disposing his brother’s rifle wrapped in a carpet. Remembers the 1942 and 1943 bombings, describes the Gorla bombing and elaborates on his legitimacy. Gives a first-hand account of Mussolini’s corpse being desecrated at Piazzale Loreto and the capture of a prominent fascist leader. Tells of his brother, a draft-dodger, captured by fascist militiamen. Describes a summary of executions of fascists, and female collaborators head-shaven and paraded in shame at the end of the war. Mentions a sense of helplessness, resignation towards the regime, which changed after the bombing escalated, and describes the attacks as the just retribution for starting the war and siding with Hitler.
Creator
An entity primarily responsible for making the resource
Alessandro Pesaro
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2017-12-10
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
00:50:49 audio recording
Language
A language of the resource
ita
Type
The nature or genre of the resource
Sound
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
AToccacieliG171210
PToccacieliG1701
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Civilian
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
Italy
Italy--Po River Valley
Italy--Milan
Temporal Coverage
Temporal characteristics of the resource.
1942
1943
1943-08
1944-10-20
Contributor
An entity responsible for making contributions to the resource
Peter Schulze
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
bombing
bombing of Milan (20 October 1944)
childhood in wartime
civil defence
evacuation
home front
Mussolini, Benito (1883-1945)
perception of bombing war
round-up
shelter
strafing
-
https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/files/original/376/7915/PHouriganM18010057.1.jpg
db91a9d1515fb45d7ca82767f590fc4f
https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/files/original/376/7915/PHouriganM18010058.1.jpg
f6ba033bbdd66625c263c362ccc2da77
Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Hourigan, Margaret
Margaret Hourigan
M Hourigan
Description
An account of the resource
158 items. An oral history interview with Margaret Hourigan (1922 - 2023, 889775 Royal Air Force) and 156 target photographs taken by 50 and 61 Squadron aircraft during 1944. Margaret Hourigan served in the Women's Auxiliary Air Force as a plotter with Fighter Command before being posted to RAF Waddington and RAF Skellingthorpe with Bomber Command.
The collection has been loaned to the IBCC Digital Archive for digitisation by Margaret Hourigan and catalogued by Trevor Hardcastle.
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2019-04-16
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
Hourigan,M
Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Nuremberg
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
1944-10-19
1944-10-20
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
PHouriganM18010057, PHouriganM18010058
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
Germany
Germany--Nuremberg
Temporal Coverage
Temporal characteristics of the resource.
1944-10-19
1944-10-20
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
One b/w photograph
Type
The nature or genre of the resource
Photograph
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Royal Air Force
Royal Air Force. Bomber Command
Creator
An entity primarily responsible for making the resource
Great Britain. Royal Air Force
Description
An account of the resource
Target photograph of Nuremberg. Obscured by haze and light streaks. Captioned '3°F', '8B', '3328 SKELL.19/20.10.44//NT(C-8" 16000' [arrow] 014° 2103 NUREMBERG RD.M.1X4000.14XCP.14.27secs. F/O.MOURITZ.M.61.'. On the reverse F/O MOURITZ. NURNBERG. 19/20/12/44'.
Is Part Of
A related resource in which the described resource is physically or logically included.
Hourigan, Margaret. Folder PHouriganM1801
61 Squadron
aerial photograph
bombing
RAF Skellingthorpe
target photograph
-
https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/files/original/452/7941/APederielliM171212.2.mp3
e2651d9ab1831a92ac693f20ef9544b7
Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Pederielli, Marco
Marco Pederielli
M Pederielli
Description
An account of the resource
One oral history interview with Marco Pederielli who recollects his wartime experiences in Milan.
The collection was catalogued by IBCC Digital Archive staff.
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2017-12-12
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
Pederielli, M
Transcribed audio recording
A resource consisting primarily of recorded human voice.
Transcription
Text transcribed from audio recording or document
AP: Sono Alessandro Pesaro e sto per intervistare il dottor Marco Pederelli. Siamo a Milano, è il 12 dicembre 2017. Grazie dottor Pederelli per aver acconsentito a questa intervista.
MP: Pederielli.
AP: MI perdoni. La sua intervista registrata diventerà parte dell’archivio digitale dell’International Bomber Command Centre, gestito dall’università di Lincoln e finanziato dall’Heritage Lottery Fund. Grazie per aver acconsentito a questa intervista. Mi parli per favore del suo ricordo più antico, dei fatti più remoti che riesce a ricordare. Potrebbe essere un ricordo legato alla sua famiglia, ai suoi genitori o alla sua prima casa.
MP: Beh, il ricordo più antico, sicuramente ricordo di quando mio padre ci portò a vivere di fianco all’aeroporto di Linate in una villa a Peschiera Borromeo. Perché mio padre era un ufficiale dell’aeronautica, tenente poi diventato capitano che aveva militato nell’aeronautica da quando aveva vent’anni e fece una ottima carriera essendo entrato come aviere. Per cui, quando io non ero ancora nato, siamo di origini emiliane, Cento, provincia di Ferrara, la patria del Guercino, del pittore Guercino e mio padre fece questa carriera molto buona e andò a seguire tutte le guerre, le guerre di conquista che fece l’Italia negli anni ’30 in sostanza. Dunque Abissinia, dunque Somalia, Eritrea, queste guerre dove lui era rispettivamente capitano, maggiore, sergente maggiore, piuttosto che maresciallo prima di diventare ufficiale. Io non ero ancora nato perché sono nato nel 1938. Questo è molto importante perché 1938 è l’anno in sostanza della dichiarazione di guerra dell’Italia agli stati, agli alleati in sostanza, no? E, e allora in quel momento lì effettivamente mio padre venne mandato prima a Padova poi, no prima addirittura a Palermo quando ancora non, non aveva, non era stata invasa la Sicilia dagli americani insomma per cui stemmo a Palermo, poi a Bologna, poi a Padova e alla fine proprio nel diciamo, nel 1941-42 appunto ci trasferimmo a Peschiera Borromeo, vicino all’aeroporto, all’aeroporto Forlanini, all’aeroporto di Linate. E mio padre dunque comandava questo gruppo che faceva, che comandava tutto l’aereoporto e aveva trenta, quaranta avieri che lavoravano per lui all’aeroporto eccetera. E io ero così piccolo da, addirittura mi ero, mi avevano fatto una divisa, una piccola divisa da aviere e allora il mio primo ricordo è una volta che io, arrivò mio papà, vestito da ufficiale e io cantavo una canzonaccia dei soldati. Allora lui mi fermò e mi disse: ‘Marco, non hai salutato il tuo comandante. Ricordati che tu, che io, prima di essere tuo papà, sono il tuo comandante’. Allora io mi misi a piangere disperatamente, corsi da mia mamma perché appunto avevo ricevuto il primo, la prima, il primo, diciamo sgridata da mio papà, in sostanza, ecco. Questo è il ricordo più vecchio che ho della guerra. Poi arrivò il, sostanzialmente l’8 settembre, no? L’8 settembre come tutti sanno ci fu la, il voltabandiera dell’Italia in sostanza, no? Per cui tutta la parte sud dell’Italia era già stata invasa dagli americani, c’era, c’era sostanzialmente l’ordine che diede Badoglio, personaggio disastroso per, addirittura avevano, gli inglesi e gli americani avevano coniato un termine: ‘to badogliate’. Non se lei lo sa, ‘to badogliate’ vuol dire tradire in sostanza per cui anche i nostri nemici, cioè gli anglo-americani non capivano come fosse possibile avendo una, avendo degli alleati tedeschi chiudere così, senza nessun accordo, col re che è scappato come lei sa in, a Brindisi e con tutto, con tutto il disfacimento totale dell’esercito italiano per quello che poteva valere, perché per un po’ di tempo sembrava che l’Italia avesse una, addirittura Churchill era abbastanza amico di Mussolini, aveva cercato disperatamente di evitare che entrasse in guerra, mi pare, qualche cosa di questo genere almeno. Per cui a quel punto lì quando arrivò l’8 settembre del 1943, 8 settembre ’43, noi dovemmo lasciare la villa di fianco al. Mio padre, diciamo che non scappò ma non volle più continuare in questa situazione perché i tedeschi da una parte gli dicevano: ‘Ma, se non vieni con noi, se non ti iscrivi alla Repubblica Sociale Italiana, noi ti portiamo in Germania, caro Pederielli’. Erano amici e io mi ricordo anche di pranzi dove sono andato a cena con gli ufficiali tedeschi, ero un bambino piccolissimo, vagamente mi ricordo. E così sostanzialmente ci trasferimmo in una cascina dove c’erano anche i topi sulle, che era vicino all’aereoporto e i tedeschi sapevano dove era mio papà e ogni settimana gli dicevano: ‘Allora, vieni o no?’. E finalmente mio padre disse: ‘Va bene, d’accordo, sono anch’io nella Repubblica Sociale Italiana ma tanto aereoplani non ce ne sono più in sostanza. Non c’era più niente, lui non, l’Italia era completamente, negli anni, alla fine del ’43 l’Italia, anche le fabbriche del Nord Italia erano praticamente quasi finite insomma non. E continuavano i bombardamenti, bombardamenti degli alleati e sappiamo il famoso estate del ’43 dove Milano fu praticamente distrutta. Si salvò fortunosamente il meraviglioso Duomo di Milano ma tutto il centro di Milano che adesso è una delle cose più belle che si possano vedere, a Milano, in Italia sicuramente Milano è diventata la città più affascinante, più perfetta che esista, tutto funziona, a differenza di Roma, tutto è perfetto, la moda, l’alimentazione, sono, è una città strepitosa ormai Milano. E ecco e per cui praticamente questa situazione noi andammo. Dopo un po’, essendo mio padre entrato come ufficiale nella Repubblica Sociale Italiana, lui non voleva nessuna carica perché era troppo brutto il discorso di dire: ‘Ma tu stai dalla parte del giusto o dalla parte del sbagliato?’. Lui credeva di essere dalla parte del giusto perché aveva giurato per il re, aveva giurato per tutto, aveva fatto una carriera di vent’anni entrando a diciotto anni eccetera e invece quelli che venivano dal sud, per caso incontrava perché si poteva ancora passare la Linea Gotica così, gli dicevano: ‘Ah, ma tu sei dalla parte sbagliata’. Certo, loro erano dalla parte giusta perché erano, c’erano gli americani ma non perché loro avessero delle cose. Per cui sostanzialmente mio papà aveva abbandonato l’attività e si era dato all’insegnamento delle marconiste, quelle che dovevano, e aveva una sede dove c’è adesso la Malpensa, mi pare. E lui faceva questo lavorino insomma, andava in bicicletta a fare questa cosa con, questo glielo racconto perché poi le da anche un episodio, c’è un altro episodio, un altro piccolo episodio un po’ particolare. Sostanzialmente mio papà scelse di andare a vivere in una villetta a Gorla, che è una piccolissima, era una piccola frazione di Milano, che è su Viale Monza, sulla via che porta a Sesto San Giovanni, molto vicina alle fabbriche di Sesto San Giovanni che erano sostanzialmente tutte distrutte ormai, non. Diciamo che alla fine del ’43 la Pirelli, la Breda, la Fiat, la Isotta Fraschini erano ormai distrutte, non facevano più niente sostanzialmente, anche i tedeschi. Poi c’erano già i partigiani dentro alle fabbriche che facevano attentati o facevano delle, per cui non funzionava più niente in sostanza. Allora cosa successe? Che noi andammo a vivere in questa piccola villa e io avevo cinque anni, esattamente cinque anni ma sapevo già leggere, scrivere, tutto. Allora mia mamma mi disse: ‘Ma, peccato che cominci, che vai a scuola, che ti insegnano a fare le aste, vai e cerchiamo di farti fare l’esame, entra in prima quando tu avresti dovuto, quando tu avrai sei anni, in sostanza, andrai in seconda.’ E questa fu la mia prima fortuna perché io andai, quando avevo, sono nato in luglio, quando avevo sei anni e tre mesi, andai, mi iscrissi alla scuola di Gorla. Mio padre venne a vedere com’era, anche questo me lo ricordo benissimo, il rifugio della scuola di Gorla era una cantina, una cantina puntellata che quando papà la vide disse: ‘Ma qui cade una bomba, muoiono tutti.’ Però non c’era altro da fare. E così arrivò appunto il 1944, poi è l’anno cruciale perché è lì che si fece poi la fine della guerra sostanzialmente per noi è il 25 aprile del ’45 in sostanza, quando anche questa parte d’Italia viene presa dagli americani e dai partigiani che poi diventano numerosissimi perché tutti abbandonano il fascismo eccetera eccetera e non esiste più il fascismo ma il 25 aprile fu la data del 1945, no? E allora, in pratica, passo a parlare di cosa successe quel giorno. Allora, quel giorno successe che questo piccolo bambino che non conosceva ancora i suoi compagni perché non avevo fatto la prima per cui dopo cinque, sei, sette giorni di scuola non conoscevo i miei compagni di classe, non li conoscevo ancora. E andai in questa scuola che era appunto circa cinquecento metri da casa mia, da questa casa che avevamo affittato. Allora successe che i, andai a scuola regolarmente, accompagnato da mia mamma e verso le undici arrivò un’allarme, il piccolo allarme si diceva così quando era un piccolo allarme. Allora tutti i bambini vennero messi in fila per scendere nel rifugio e anche noi che eravamo in prima, che eravamo in seconda, le prime, le seconde, scendevamo per primi perché poi gli ultimi invece erano gli ultimi, anche la quarta e la quinta classe che erano i più grandi, magari qualcuno si è salvato, successo così. Però cosa successe? Che io scesi le scale, scesi le scale e quando fui davanti alla porta d’uscita, quando fui davanti alla porta d’uscita mi ricordai che mia mamma in un giorno bellissimo mi aveva dato un cappotto, un piccolo cappottino. Allora lasciai la mia classe, risalii le scale che la mia classe era la secondo piano, presi con una certa fatica il cappottino e ridiscesi le scale. Erano le undici e quindici. Undici e quindici scoppiò il grande allarme per cui tutti andarono in rifugio. E il bidello non faceva uscire, prima non faceva uscire nessuno ma quando arrivai io aveva aperto la porta e basta ormai erano tutti in rifugio i bambini. Io vidi la porta aperta e corsi fuori. Corsi fuori in questa strada, c’è una piccola strada con una cascina, era ancora molto, di fianco al fiume, il naviglio, che è un fiume che c’è, un piccolo fiumiciattolo e di corsa, io che non ero mai andato senza mia mamma, era sempre venuta a prendermi, l’ho, ho cominciato a correre verso casa che sapevo più o meno dov’era. Vidi chiaramente gli aerei e sentii dei rumori spaventosi, cominciavano a buttare le bombe, vidi, vidi proprio fisicamente le bombe che cadevano. Fisicamente le bombe, e rumori spaventosi che mi sono rimasti nella testa. Vidi chiaramente, vidi le bombe che cadevano, una cosa incredibile. E di corsa, di corsa, non è vero che cadevano da duemila, tremila metri, cadevano, erano molto basse queste bomba insomma [unclear]. E allora di corsa arrivai, dopo duecento metri di corsa davanti alla chiesa, c’era una chiesa lì, c’è ancora una chiesa e per fortuna davanti alla chiesa c’era un negozio di un droghiere, di un, una drogheria, un piccolo supermarket si direbbe oggi e il padrone mi conosceva, m’ha preso e dice: ‘Ma dove vai? Vieni, vieni, andiamo in rifugio, ti porto in rifugio.’ E allora, mentre mi diceva così, scoppiò una bomba davanti alla chiesa, sul sagrato della chiesa ma io ero già dentro all’edificio e finì del, finì nella cantina insomma dove avevano attrezzato una, un rifugio, piccolo rifugio. Che non cadde, non cadde niente e semplicemente questa bomba fece uno spostamento d’aria tremendo per cui quelli che erano rimasti in strada morirono, furono schiacciati dalle, dalla. E io mi salvai e quando finirono, perché subito a questo punto alle 11.45 finì tutto insomma, no? Una polvere immensa aveva coperto tutto questo quartiere che era un quartiere un po’ popolare con delle case, anche delle case popolari eccetera, caduto dappertutto, Viale Monza era completamente. Tant’è vero che mio padre, allora io arrivai, io uscii e cominciai a correre verso casa perché l’allarme era finito. E vedevo delle bombe, anche delle buche enormi perché c’erano anche molti campi in questa zona. E finalmente vidi mia mamma che in un, veniva, attraversava un prato per venirmi a prendere e così io, io l’abbracciai e andammo verso il rifugio che avevamo a casa nostra, che era un bel rifugio ben attrezzato. E lì cominciammo ad avere sentore che qualcosa di spaventoso poteva essere successo perché quella zona non era stata, circa cinquecento metri non era caduta qualche bomba in un prato, in un prato ma non. E allora cominciammo a vedere, ‘Ma sei tu e gli altri? Dove sono gli altri bambini?’ ‘Ah no, ma io sono uscito prima, sono uscito da solo’. ‘Ma come? E mio figlio, mia figlia dov’è?’ ‘Eh, sarà ancora a scuola, sarà andata in rifugio’. Dunque momento di, tragico perché i bambini morti sono duecento per cui erano, ogni casa aveva come minimo due o tre morti, due o tre. E allora, però non si sapeva niente. E nel mentre mio papà che aveva, che aveva il suo ufficio più o meno da queste parti mi pare, non so, un ufficio qualsiasi per dove facevano, addestravano le marconiste non era più all’aereoporto ma era. Aveva visto questa nuvola di fumo così e allora in bicicletta è andato, è arrivato fino in Viale Monza e l’hanno fermato, hanno detto: ‘Ma dove va? Dove va?’ E dice: ‘Vado a casa perché’. ‘Ma lasci stare perché sono cadute tante di quelle bombe su Gorla e su Precotto che la strada, l’altra zona vicino a Sesto San Giovanni, che è tutto distrutto’. ‘E i bambini, i bambini?’ ‘I bambini non sappiamo ancora ma non’. Allora lui arrivò dove c’è la piazza dove era tutto silenzio e lui non si rese conto, tutto saltando da un, da una maceria all’altra, silenzio. Allora arrivò, dopo un poco, in bicicletta arrivò nel rifugio: ‘E Checco, Marco, dov’è?’ ‘Ah, è qua, è qua.’ ‘Ma e gli altri?’ ‘Ah non so, saranno ancora’. ‘Ma’, dice, ‘Io non credo che ci siano, saranno usciti prima’ perché c’era un silenzio meraviglioso dunque. Insomma dopo un poco cominciarono a dire: ‘Ma, no ma, i bambini sono sotto’. E allora lui si vestì così [unclear] e andarono anche lui a, andò anche a lui a cercare di aiutare a tirare fuori i bambini ma si resero conto che i bambini erano tutti morti praticamente. Perché la bomba, una bomba o due bombe, erano cadute esattamente nella tromba delle scale e avevano ucciso duecento, centonovanta bambini. Se ne erano salvati circa una ventina, che magari erano usciti prima, io l’unica persona che qualche volta vedo è un, qualche volta ho visto cercandolo, è un certo Francescatti che fu proprio travolto e si, un braccio, rimase col braccio sotto e si salvò per, per miracolo insomma, no? E anche un, ebbe anche un grosso problema agli occhi ma è ancora vivo e l’ho incontrato un giorno e ha fatto la sua vita normale eccetera eccetera. Per cui sostanzialmente questo è stato l’episodio clou del bombardamento. Poi queste cose sono vere nel senso che erano trentasei aerei americani che erano partiti da Foggia, dal sud, erano venuti su, avevano bombardato e poi. Le voci sono strane. Io ho letto da qualche parte che temevano di non avere più carburante per ritornare per cui quando sono arrivati qua, dopo poco hanno visto che non avevano più carburante e hanno buttato giù tutto dove capitava eccetera eccetera. Questa è la cosa più probabile. Ma anche qui c’è una frase di questo genere dove dice, ricevettero un ordine dal comando supremo di sganciare le bombe qualsiasi e questo falso nome di questo personaggio che non era lui perché, comunque il nome è Stew [o Steward?], qualcosa del genere, del comandante in capo si stupisce molto, dice: ‘Ma perché buttiamo le bombe giù adesso?’ Ma è un ordine del comando generale e buonanotte. Comunque lui era americano infatti qua si vede che è un, è un americano che vive nel New Jersey e che scrive alla sua bambina, dicendo: ‘Ah, andiamo a fare la guerra’, no, era per liberarsi, eccetera eccetera, c’è questa giustificazione che poi sostanzialmente è un po’ quello che diceva lei prima in sostanza, no? Per cui lo facevano di malavoglia, anche loro sembra ma insomma poi dopo lo facevano insomma quello che. Comunque erano trentasei aerei, tra cui fortezze volanti e così, e basta insomma. E poi qui io ad un certo punto dico centotrentasei, in realtà erano trentasei. E aerei che sono partiti da lì dove c’è adesso tutta, in quel libro che le dicevo, addirittura c’erano i nomi, cognomi di tutti, ma era irrilevante quanti fossero, sono. Partivano da Foggia, da un posto tra l’altro molto vicino alla famosa zona del santo Padre Pio [laughs], dove c’è Padre Pio da Pietralcina insomma, dove avevano costruito un aereoporto dove bombardavano tutto eccetera eccetera. Ecco, questo è un po’ l’episodio proprio della guerra che poi ricordo io è questa qua in sostanza. Che dopo io mi sono sentito sempre un miracolato e, miracolato ha condizionato molto la mia vita perché per esempio io quando perdo qualcosa non ho mai, non mi interessa assolutamente perché grazie al fatto che avevo dimenticato, quando dimentico molte cose, pazienza, non gli do mai nessuna importanza perché dico, se l’ho perso vuol dire che forse era meglio perderla che averla insomma, [laughs] no? Per cui questo aspetto. E poi, beh, poi praticamente io non avevo amici lì perché i bambini erano tutti morti quelli della zona e per cui ho fatto il liceo, ho fatto la scuola media più in centro, ho fatto il liceo scientifico dove ormai la cosa. Ma in questi anni, e questo è importante dirlo, non, queste ricorrenze per i primi vent’anni sono state molto limitate. Hanno fatto un bellissimo, non so se l’ha visto, hanno fatto un bellissimo monumento, sono state le famiglie più rilevanti, che si conoscevano, che erano di Gorla, che hanno voluto questo monumento. Hanno portato tutti i bambini in questo ossario che è dentro la chiesa, questi duecento bambini con i loro nomi eccetera eccetera e con le maestre e così. Però non se ne è parlato quasi più per un bel po’ di tempo perché, sì, Milano sì, ma insomma mica tanto, forse solo quelli che avevano parenti, avevano bambini, avevano ma è stata una cosa, insomma un po’ analoga alle foibe diciamo la verità. Perché in fondo c’era il Piano Marshall, in fondo c’erano gli americani. Dirò un ultimo, per darle un’idea, no? Quando arrivarono gli americani a un certo punto, io avevo visto, io, quando stavo a Peschiera Borromeo vidi i tedeschi che se ne andavano. I tedeschi con i loro carri armati che andavano via perché insomma arrivavano poi gli americani, arrivavano, cominciavano i partigiani. Ma poi vidi ancora di più quando arrivarono gli americani su Viale Monza. Quando arrivarono gli americani che successe nell’anno, un anno dopo, no? Il 25 aprile, dunque dopo pochi mesi da questa strage, le madri che avevano perso i figli lì a farsi dare la cioccolata, a prendere sigarette, a tenere, applaudire gli americani. Questo è una cosa che mi colpì in modo impressionante perché insomma voglio dire, avevano perso i figli, avevano perso tutto quello che avevano, non avevano più la casa, non avevano più niente. Però poi gli americani furono bravi perché il Piano Marshall perché, aiutarono il paese a, per cui non si poteva dire che erano stati loro sostanzialmente. Magari si diceva più volentieri che erano stati gli inglesi perché magari gli inglesi erano più antipatici, gli inglesi erano più, sembravano più antipatici infatti. Infatti, questo antipatia per l’Inghilterra, che io non ho mai avuto per la verità, però diciamo che negli anni cinquanta, sessanta, cinquanta forse, sì, negli anni cinquanta, era un, era rimasto un po’ nella testa degli italiani insomma, l’Inghilterra era considerata qualche cosa di, così, non c’era grande simpatia per l’Inghilterra. Poi invece, quando cominciarono, cominciò, bisogna imparare le lingue eccetera eccetera, addirittura io diedi uno, ero il direttore del centro relazioni universitarie con l’estero della Bocconi, accompagnavo su eserciti di ragazze che si dovevano laureare in lingue e che avevano bisogno della ragazza, dell’au pair piuttosto che e allora divenni, divenni un grande, ero un anglofono veramente, conoscevo bene l’inglese, miei amici, anche adesso li vedo, abbiamo un’associazione dei longevi dell’Università Bocconi che sono persone eccezionalissime, allegrissime, lì c’è il, uno che creò proprio un’agenzia di viaggi dentro alla Bocconi per favorire e io accompagnavo le persone su le ragazze, organizzavo i corsi d’inglese all’estero per cui divenni molto amico dell’Inghilterra, andai un’infinità di volte in Inghilterra in treno e. Per cui è cambiato molto l’atteggiamento vero l’Inghilterra. E invece lì, in quel periodo lì era un po’, s’incolpavano abbastanza gli inglesi di questa cosa, era più facile perché Dio stramaledica gli inglesi questa, queste frasi fatte, queste cose qua ecco. Questo è un po’ come si viveva questa, questo dopoguerra, ecco. E poi vabbe, poi dopo a questo punto l’Italia fu uno dei paesi che riuscirono meglio a superare con, all’ONU, abbiamo i nostri personaggi come De Gasperi eccetera che andò là e disse: ‘Io, io non ho altro da chiedere che chiedere scusa al mondo’, eccetera eccetera con il suo cappotto rivoltato senza, era uno dei personaggi che insomma cominciò e così. Per cui questo è un po’ la storia dei rapporti. Io non, non lo so, anche episodi di, ne ho anch’io episodio veramente drammatico per esempio di mio padre che il 25 aprile proprio prima di, prima che prendessero Mussolini e lo impiccassero eccetera eccetera i partigiani naturalmente diventarono, tutti erano partigiani, tutti erano comunisti, tutti erano. E un bel, e lui veniva dalla Malpensa e fecero un posto di blocco qui a Niguarda, c’è l’ospedale Niguarda. E a un certo punto mio papà era in bicicletta, si fermò e c’era un signore della sua età e dice: ‘Ma lei cosa fa?’. Erano tutti lì fermi ad aspettare. E c’era mio papà che aveva un soprabito, e vestito con la divisa. E lui diceva: ‘Io sono un medico. Sto aspettando di andare al mio turno. Un medico qui all’ospedale di Niguarda, proprio qua a cento metri, a mezzo chilometro da qua’. E lui dice: ‘No, no’, dice, ‘io sono un ufficiale dell’aeronautica’. ‘Lei è un ufficiale della nautica?’. ‘Eh, sì’. Perché lui non aveva ancora capito che era finito, che ormai, che erano nelle mani dei partigiani, di quelli che si dicevano tali. ‘Ma vada subito a cambiarsi, a tirarsi via la, i gradi e la divisa lì che c’è una, c’ha magari anche una rivoltella?’ ‘Ma sì, la portiamo sempre’. ‘Ma vada lì che c’è un casottino, tiri via tutto, si metta lì che ne hanno appena ammazzati due ufficiali qua della Repubblica Sociale Italiana’. E mio padre che in fondo non era, non è mai stato fascista, addirittura era un casino per lui perché essendo un ufficiale avrebbe dovuto essere fascista ma lui era sempre riuscito a non avere la tessera perché proprio non. Mio padre all’idea di togliersi i gradi, buttare la divisa in una casottina eccetera e la sua carta d’identità, la sua cosa, lo colpì in un modo veramente grande e a quel punto disse: ‘No, io, basta, non voglio più essere un ufficiale dell’aereonautica, non voglio più’. Poi lo richiamarono e lo misero a Treviso e lì c’era il dopo, dopo qualche mese insomma no? Ma lui nel mentre aveva cominciato una piccola attività a fare le radio eccetera così e un giorno mi portò anche a Treviso e disse: ‘Dai, vieni che ti faccio fare un giro su questo Spitfire’. C’aveva, c’erano gli Spitfire che dice: ‘l’aereo migliore che abbiamo qua’, era un aereo inglese come lei ben sa, e io dissi: ‘No, guarda, io ho paura [laughs]’ e mi fa: ‘Ma come? No, dai!’. Però lui stette lì ancora due anni ma poi non gli piaceva più proprio. Non c’era l’atmosfera più e dette le dimissioni, gli dettero una buona uscita e lui cominciò una vita, una vita di meditazione, una vita strana, una vita. Lui, lui divenne, vabbè, divenne un commerciante perché così doveva mantenere la famiglia eccetera, vendeva vetri, cristalli, specchi ma soprattuto divenne un teosofo, uno studioso delle religioni, e fece anche un libro che io ho pubblicato, Al di là del velo, che è un libro di Teosophical Society, della Annie Besant, si iscrisse a questa cosa e divenne un sostenitore di questa cosa, non c’è religione al di sopra della verità, insomma così. Un movimento nato proprio in Inghilterra mi pare.
AP: Vorrei riportarla per un istante a.
MP: Mi scusi, forse ho fatto delle divagazioni ma poi ho intagliato tutto quello che abbiamo detto non è che [unclear]
AP: Non si preoccupi. Si ricorda Pippo? Mi parli di Pippo, se ha qualche ricordo.
MP: Beh, Pippo era un incubo per noi eh, perché era questo aereo che tutte le notti non ci faceva dormire per un certo periodo di tempo però perché era un aereo che veniva qui, questo dicevano che veniva dall’Inghilterra, non lo so se venisse dall’Inghilterra. Fatto sta che era un aereo che faceva due cose sostanzialmente: una molto brutta perché buttava giù delle cose, dei bengala che magari incendiavano le case; oppure buttava giù delle, delle caramelle piuttosto che delle cose che i bambini poi quando le prendevano in mano scoppiava, cose del genere. Questo lo faceva così come divertissement. Ma soprattutto buttava giù una bomba, mi sembra proprio una e la buttava dove capitava in sostanza. Per cui, adesso magari ne buttava giù anche due o tre, non so, però sostanzialmente ne buttava giù uno o due bombe. Che cadevano dove cadevano. Allora la gente era un po’ terrorizzata insomma, perché quando arriva Pippo non puoi dormire, non puoi andare, devi andare in rifugio, non devi andare in rifugio, devi fare. E io stesso, mi sembra vagamente una volta che andassi, fossi andato giù in rifugio e per un pelo, ero con mio papà non so come mai, per un pelo non mi beccai una cosa, una scheggia, una scheggia che andò a piantarsi, evidentemente era un bengala, questi, no, uno spezzone, uno spezzone ma insomma. Comunque insomma era una cosa che dava molto, che era fatta apposta per terrorizzare un po’ la gente, ecco. Generalmente la gente se ne fregava perché però avevano un po’ paura insomma perché, però era questo, no? Pippo era questo. Su Milano veniva Pippo, forse su Milano, su grandi città era, non lo so ma questo era quello che. Poi c’era Radio Londra che si sentiva, Radio Londra e poi c’era ma insomma, che non bisognava sentire, vietato sentire, cose così, c’erano tutte queste cose qui che io ricordo vagamente insomma, no. Queste sono un po’ le, i miei ricordi che non sono niente di eccezionale ma che però sono, sono vere [laughs].
AP: C’è un’ultima cosa che vorrei approfondire. Lei mi ha parlato della sua laurea.
MP: Sì.
AP: In un periodo in cui le persone che si laureavano erano una minoranza, come si lega questo fatto all’essere un sopravvissuto di quel bombardamento e lei come si rapporta con i suoi compagni di scuola che sono rimasti sotto quel bombardamento? C’è un legame tra le due cose?
MP: No, perché non, no, perché è cambiato tutta la vita, a un certo punto. Io ho continuato ad abitare a Gorla per un bel po’ di tempo, facendo il liceo, che lo facevo in Corso Buenos Aires, liceo scientifico. E lì eran tutti ragazzi che abitavano intorno a Loreto per cui non, non c’era nessun, non è che io avessi un marchio particolare che sei sopravvissuto a Gorla eccetera. Poi la cosa si, cioè come tutti non ne parlavano anch’io non ne parlavo, andavo abbastanza, il 20 ottobre andavo a queste cerimonie dove a un certo punto cominciavano a farla un po’ più regolarmente. I primi tempi non se ne parlava quasi, soltanto proprio queste famiglie di Gorla che si sono unite e hanno fatto, e hanno creato questo bel monumento, e hanno. Ma sono proprio quelli che erano più di Gorla, proprio che erano, proprio erano come un paese lì, e allora loro erano più vicini a questa cosa ma non. Io sono andato a vivere sostanzialmente come, sì, abitavo lì ma non c’era nessuno che non, e poi dopo quando sono andato via da Gorla, mi sono iscritto alla Bocconi perché cioè mio padre lavorava in un ufficio vicino alla Bocconi e allora abbiamo preso la casa là insomma ma non, non ho più neanche, non c’ho neanch’io, ci pensavo solo il 20 ottobre in sostanza, ecco, non.
AP: C’è un’ultima cosa. Lei mi ha parlato di un fatto molto interessante. Le stesse madri che prima piangevano i figli scomparsi, poi hanno accolto festosamente gli americani che distribuivano sigarette e cioccolata.
MP: Sì, questo è sicuro.
AP: Vuole riflettere un po’ su questo? Cosa?
MP: Beh, è molto strano, cioè i miei genitori non erano, loro hanno vissuto un po’ di più, ecco, forse il discorso è un po’ questo. I miei genitori, facendo parte, mio padre della, di coloro che avevano combattuto veramente insomma, no, con, dalla parte dei tedeschi, e in quest’alleanza che, dell’Asse insomma per cui non, non hanno, non volevano assolutamente festeggiare questo arrivo degli americani, in sostanza. In sostanza lo, l’hanno, lo festeggiavano più quelli che erano i comunisti, che erano i, quelli che sono diventati subito partigiani, che sono diventati, per cui siccome lì è una zona molto, molto rossa perché Viale Monza, Sesto San Giovanni eccetera. Per cui i miei erano più, più agnostici, capivano che insomma alla fine questi hanno buttato giù le bombe, poche balle, insomma, no, per cui. Invece la gente più povera, più, che era diventata subito tutta fascista, tutta, scusa, tutta comunista, praticamente quelli lì, effettivamente credevano l’arrivo di questi liberatori, liberatori, erano tutti liberatori, per cui tutti erano diventati liberatori. Erano diventati liberatori i russi, erano diventati liberatori tutti e allora effettivamente c’era questa, come hanno fatto un po’ in Francia, no, che hanno abbracciato quelli che sono arrivati anche se avevano fatto parte della Repubblica di Vichy insomma, no, però erano. E allora questa la ragione per cui, quando c’è stato questo arrivo di tutti questi carri armati che venivano dal sud e sono passati per Viale Monza, questi qui erano pieni di cose che davano, da mangiare, di caramelle, di chewing-gum, di calze da donna, di tutte queste cose nuove, di Coca-Cola, piuttosto che. Evidentemente è un mondo nuovo che si apriva allora, allora c’era questa volontà di, di. Invece sono altre persone che non hanno più bevuto la Coca-Cola, non hanno mangiato il chewing-gum, proprio quasi per rifiuto di entrare subito in questa, poi sono entrati tutti naturalmente ma, cioè non erano molto popolari in sostanza questi americani, ecco diciamo. Gli inglesi non lo erano per natura perché non, venivano considerati un po’. Ma anche mio padre stesso, che pure è un uomo aperto eccetera, lui non è mai stato a Londra per esempio. Io due o tre volte, io andavo a Londra come, l’altra volta, ‘dai andiamo, ti porto, vieni’, allora [unclear], siamo andati con lui in due o tre paesi a fare dei viaggi, a Parigi, anche in Egitto eccetera, ma Londra lui diceva, ma no, Londra. Cioè, c’era sempre qualcosa di minimamente ostile insomma verso l’inglese ma non so, forse perché lui essendo, avendo visto l’inglese come nemico forse non, anche in Africa quelle cose lì. Eppure mio padre per esempio, deve anche lui la sua vita a una combinazione perché ha portato una volta un maresciallo, un Graziani, cosa del genere, sul suo aereo a Gibuti a incontrare il comandante inglese della Somalia britannica, prestando il suo aereo, cioè andando con il suo aereo e il suo aereo è stato sostituito da un altro che è andato a Addis Abeba, è stato circondato dalle truppe abissine e sono morti tutti e lui si è salvato. Per quello ha preso anche una medaglia d’argento perché è andato a trovare questi qui che erano stati come anche è successo a Kimbu che gli italiani sono stati come circondati dai, per cui. Mio padro ha avuto tre medaglie d’argento, in quei tempi lì, insomma lui evidentemente era uno che c’aveva creduto insomma no per cui insomma. Non credeva nel fascismo come le ho detto ma aveva creduto in questo stato che sostanzialmente, insomma non dimentichiamo che l’Italia nel ’33 ha attraversato l’oceano Atlantico ed era diventata la nazione più potente dal punto di vista aereo con non so quanti, cinquanta idrovolanti, una cosa del genere. Ho visto l’altro giorno alla televisione un episodio dove su tutta New York tappezzata di bandiere italiane con Italo Balbo, capo di questa grande spedizione di centocinquanta aerei, mio padre doveva andare poi dopo non so come mai non è andato ma, che hanno attraversato l’Atlantico con gli idrovolanti insomma no. Per cui insomma essere stato un ufficiale, un aviatore dal ’20, mio padre era del ’09, diciamo dal ’22, ’23 al ’40, è stato una cosa insomma, e di aver fatto una carriera molto prestigiosa insomma, partendo da zero è stato, non è andato all’accademia mio papà ma per cui insomma questa cosa l’ha molto. Per cui non aveva molta simpatia per gli inglesi, diciamo così [laughs] ecco.
AP: Le viene in mente qualcos’altro? Vuole aggiungere qualcosa o possiamo concludere qui?
MP: Ma io, se lei, io, abbiamo fatto una chiacchierata proprio, eh, non so cosa può tirarne fuori lei ma secondo me quello che può tirarne fuori è. Perché questo libro qui effettivamente va bene perché è un libro che è stato fatto con grande amore insomma anche se non, anche se non riporta esattamente le cose però un po’ i disegni fatti, un po’ le poesie messe, un po’ così questa, queste illustrazioni. La prima stesura era stata una stesura un po’, molto, molto brutale, io ho detto a Eugenio: ‘Ma no, qua non va bene insomma, far vedere i morti eccetera eccetera’. Invece effettivamente così è una favola, una favola triste e ma diciamo che è quello che si vuole avere. Perché non è, non è memoria, non è storia ma è memoria, questo è importante avere memoria, [unclear] non è storia perché questo, la storia è quella che si fa scientificamente eccetera, questa è una memoria per cui. Qui, anche questo sono io [laughs] e poi. No, no, va bene. Ecco.
AP: Mi sembra eccellente. Concluderei qui.
MP: Sì, direi che va bene così.
AP: Grazie per questa intervista.
MP: Sì, forse una cosa che potrebbe essere più sottolineata è che le famiglie che hanno avuto le perdite più gravi che si sono, si sono unite in una, in una specie di associazione dove, con la quale hanno raccolto fondi nel dopoguerra con il marmo, per comprare il marmo, per comprare tutto quello, per comprare il grande scultore che ha fatto un’opera molto bella è questo è un atto molto importante. Il primo sindaco di Milano che si chiamava Greppi è stato quello che sostanzialmente ha, ha sostenuto questo fatto di erigere questo monumento e non vendere quell’area lì molto grande che molti hanno detto: ‘Ah, adesso facciamo l’area, facciamo dei palazzi eccetera’, loro hanno detto: ‘No, qui sono morte duecento bambini e in questo rione sono morti trecento persone nelle varie case eccetera, facciamo un monumento di ricordo’. Ecco, sono stati un po’ loro che hanno. Perché proprio come le dicevo, sono quelle cose che in un certo periodo storico non era politically correct parlarne troppo, diciamo così, ecco, questo un po’ la. Forse questo vale la pena ecco. Perché lei potrebbe al limite avere una copia di quel documento lì, di quel monumento lì. Lei ce l’ha?
AP: Sì.
MP: Ah, lei ce l’ha. Basta.
Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Interview with Marco Pederielli
Description
An account of the resource
Marco Pederielli describes his father’s career as a Regia Aeronautica officer, providing details of his service in North Africa. Describes his personal situation after the fall of the Fascist regime, when he reluctantly joined the Aeronautica Nazionale Repubblicana as a Morse code instructor. Chronicles the 20 October 1944 Milan bombing describing aircraft approaching at a low altitude, bombs falling down on Gorla, and the subsequent widespread destruction. Explains how he left the school early and therefore did not go in the shelter where all his schoolmates perished. Mentions Pippo dropping small bombs at night which often maimed or killed children. Describes scenes of mothers who had their children killed during the bombings and cheering American personnel at the end of the war, gratefully accepting small gifts. Stresses the difference in perception between the Americans and British personnel, the former loved and hailed as saviours, and latter being generally disliked. Describes the difficult memorisation of the Gorla primary school bombing and how the monument was built in a period when the aerial warfare war was still a sensitive topic. Describes his father’s post-war career on Spitfires and his subsequent interest in theosophy. Elaborates on the legitimacy of bombing and reminisces how people of different political persuasions welcomed the Allies at the end of the war. Reflects on how being at the receiving end of the bombing has changed his outlook on life.
Creator
An entity primarily responsible for making the resource
Alessandro Pesaro
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2017-12-12
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
00:50:52 audio recording
Language
A language of the resource
ita
Type
The nature or genre of the resource
Sound
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
APederielliM171212
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
Italy
Italy--Po River Valley
Italy--Milan
Temporal Coverage
Temporal characteristics of the resource.
1944
1944-10-20
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Civilian
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
bombing
bombing of Milan (20 October 1944)
childhood in wartime
memorial
Morse-keyed wireless telegraphy
perception of bombing war
Pippo
shelter
Spitfire
-
https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/files/original/959/9388/PPopeKMJ18010051.1.jpg
1ee35768c8bf09c9ea754801f4bf7465
Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Pope, Kenneth. Album
Description
An account of the resource
79 items. The album concerns Sergeant Kenneth Malcom John Pope, (b. 1924, 1876733 Royal Air Force). He completed 32 operations as a flight engineer with 467 Squadron from RAF Waddington. The album contains his log book, photographs, letters, and newspaper cuttings about the operations he took part in.
The collection has been loaned to the IBCC Digital Archive for digitisation by Susan Elizabeth Kelly and catalogued by Trevor Hardcastle.
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
K M J Pope
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2018-02-15
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Transcribed document
A resource consisting primarily of words for reading.
Transcription
Text transcribed from audio recording or document
1000-RAID
On Stuttgart and Nuremberg
R.A.F. Bomber Command last night sent more than 1000 aircraft to Stuttgart and Nuremberg, the main objectives. A lighter attack was made on Wiesbaden in the Rhineland.
Stuttgart had two attacks within 4 ½ hours.
Flak was moderate, and although fighters were seen there were few combats. Nine aircraft of Bomber Command are missing says the Air Ministry communique.
[underlined]
Fourth Operation
NUREMBERG
Thursday night. 19th October 1944.
Airborne 7hrs 30mins
[/underlined]
[underlined]
Fifth Operation
FLUSHING
Saturday Afternoon, 21st October 1944.
Airborne 3hrs 15mins
[/underlined]
Significantly, soon after noon to-day, Lancasters of Bomber Command bombed enemy gun positions on the island of Walcheren near Flushing.
R.A.F. and Czech Spitfires provided a fighter umbrella during the attack.
There was some flak opposition, but no enemy fighters were encountered.
Returning crews said that very few fields had escaped flooding and in the south of the island in particular houses and trees stood out above great sheets of water.
Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Fourth and fifth operations, Nuremberg and Flushing
Description
An account of the resource
Handwritten notes giving brief details of the operations and two short newspaper cuttings, one titled '1000-raid. On Stuttgart and Nuremberg'.
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
PPopeKMJ18010051
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
Netherlands
Netherlands--Vlissingen
Germany
Germany--Nuremberg
Temporal Coverage
Temporal characteristics of the resource.
1944-10-19
1944-10-20
1944-10-21
1944-10-22
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
Two handwritten notes and two newspaper cuttings on an album page
Language
A language of the resource
eng
Type
The nature or genre of the resource
Text
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Royal Air Force
Royal Air Force. Bomber Command
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Contributor
An entity responsible for making contributions to the resource
Andy Hamilton
bombing
-
https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/files/original/105/9434/LAmbroseBG1604870v1.1.pdf
1a5e8468db59f1bd1c383f4c6c486278
Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Ambrose, Basil
B G Ambrose
Basil G Ambrose
Rights
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Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2016-06-29
Description
An account of the resource
18 items. The collection consists of an oral history interview with Basil George Ambrose (1923 – 2016, 1604870 Royal Air Force), his log book, a page from his service book and 15 photographs. Basil Ambrose was a flight engineer flying Lancasters with 467 Squadron Royal Australian Air Force from RAF Waddington between September 1944 and March 1945 and with 617 Squadron from RAF Woodhall Spa.
The collection was been loaned to the IBCC Digital Archive for digitisation by Basil Ambrose and catalogued by Nigel Huckins.
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
Ambrose, BG
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Requires
A related resource that is required by the described resource to support its function, delivery, or coherence.
6 March 1942: Joined RAF as a trainee turner
Posted to RAF Sealand, qualified turner
Posted to RAF St Athan, Flight Engineer training
5 July – 8 September 1944: RAF Swinderby, 1660 HBCU, flying Stirling aircraft
8 September 1944: Promoted to Sergeant
22 – 26 September 1944: RAF Syerston, Lancaster Finishing School, flying Lancaster aircraft
29 September 1944 – 23 March 1945: RAF Waddington, 467 (RAAF) Squadron, flying Lancaster aircraft
Commissioned, promoted to Pilot Officer
November 1945 Promoted to Flying Officer
22 April 1945 – 9 January 1946: RAF Woodhall Spa, 617 Squadron, flying Lancaster aircraft
11 January 1946 – 15 April 1946: Detached with 617 Sqn to Digri, India Command
28 May – 1 July 1946: 617 Squadron RAF Binbrook
October 1946: 1604870 Flying Officer B.G. Ambrose released from Service
<p>Basil George Ambrose was born on 24<sup>th</sup> June 1923 in Derby Street, Reading, the youngest of five children. He attended Wilson Road School near Reading’s football Ground. In 1937, when he was just 14 years old, he left school and took up employment as an apprentice turner at the Pulsometer. He was paid five shillings a week, half of which he had to give back to pay for his indenture training.</p>
<p>Although engineering was a reserve occupation, on 6<sup>th</sup> March 1942, he was able to join the RAF as a trainee turner. On completion of training, he passed out as a Leading Aircraftsman and was posted to RAF Sealand. Whilst there, he applied, and was accepted, for Flight Engineer training at St Athan.</p>
<p>His first ever flight was memorable in that he took the opportunity to join an old family friend (a test pilot at St Athan) who was taking a Beaufighter up for an air test. While airbourne over the Bristol Channel he witnessed a long line of merchant ships, all nose to tail as far as the eye could see, the ships were readying for the for the D Day landings.</p>
<p>On 7the June 1944, he completed his Flight Engineer training and joined the HBCU at RAF Swinderby, before moving on to the Lancaster Finishing School at RAF Syerston. In September 1944, Sergeant Ambrose and his crew, now fully trained, joined 467 Squadron (RAAF) at RAF Waddington. </p>
<p>On just his second operational flight, tasked with destroying enemy field guns in Holland, his aircraft had to drop below the cloud base at just 4000 feet. Almost immediately, the aircraft alongside them was hit by ack-ack and went down in flames. Basil’s aircraft returned safely, but the mission ended in failure.</p>
<p>Just over a fortnight later, his first ever night operation proved even more eventful, one they were all very fortunate to survive. En-route to Brunswick, a fire in the cabin set alight the blackout curtains surrounding the pilot and navigator. Basil had to use two extinguishers to put out the fire. The events caused significant delay and at their estimated time of arrival on target, they were still approximately 40 miles away. By the time they got there all the other aircraft had gone through and were on their way home. Basil’s aircraft was now completely alone over the target and although they were able to drop their bombs successfully, the aircraft was illuminated by a whole cone of search lights from the ground, plus an enemy fighter aircraft was fast coming in from the port side. The skipper took evasive action by immediately putting the aircraft into a 5000 feet dive and Basil found himself pinned to the cabin ceiling by the ‘G’ force; conversely when the aircraft pulled out of the dive, he was forced down to the cabin floor. The evasive manoeuvre was repeated one more time before they managed to lose the searchlights and the fighter. The trip home was conducted at low level without further alarm. In all, Basil and his crew went on to record thirty operations together. </p>
<p>After 467 Squadron, Basil was commissioned as a Pilot Officer and was posted to 617 Squadron in April 1945. He was never to fly operationally again although with 617 Squadron he served for a brief period in Digri, India. Basil reached the rank of Flying Officer and was demobbed in 1948.</p>
<p>Basil returned to the Pulsometer and finally qualified as a turner. After a short period working in Birmingham, he settled in Reading with his wife Jean and two children. He continued to work in engineering, eventually moving into the engineering safety field. He retired from his final position of Chief Safety Advisor for Greater London Council in 1981.<a href="https://www.getreading.co.uk/news/local-news/war-veteran-still-swing-90-4802178"></a></p>
Chris Cann
Dublin Core
The Dublin Core metadata element set is common to all Omeka records, including items, files, and collections. For more information see, http://dublincore.org/documents/dces/.
Title
A name given to the resource
Basil Ambrose’s flying log book for navigators, air bombers, air gunners, flight engineers
Description
An account of the resource
Navigators, air bombers, air gunners and flight engineers flying log book for Basil Ambrose, flight engineer, covering the period from 5 July 1944 to 11 July 1946. Detailing engineers training, flying training and operations flown and post war operations. He was stationed at RAF St Athan, RAF Swinderby, RAF Syerston, RAF Waddington, RAF Woodhall Spa, RAF Binbrook and Digri India. Aircraft flown in were Stirling, Lancaster, Lincoln and Oxford. He flew a total of 30 Operations, seven day and 23 night with 467 squadron. He then flew Operation Exodus to Juvincourt and Reine, Operation Dodge to Bari and Operation Spasm to Berlin with 617 squadron, Targets were, Walcheren, Brunswick, Nuremberg, Flushing, Harburg, Duren, Dortmund-Ems Canal, Trondheim, Munich, Ems-Weser Canal, Wurzburg, Wesel, Heilbronn, Giessen, Urft dam, Houffalaize, Baux, Siegen, Karlsruhe and Bohlen. His pilot on operations was Flight Lieutenant Sheridan.
This item was sent to the IBCC Digital Archive already in digital form. No better quality copies are available.
Creator
An entity primarily responsible for making the resource
Great Britain. Royal Air Force
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Contributor
An entity responsible for making contributions to the resource
Mike Connock
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
37 colour prints
Language
A language of the resource
eng
Type
The nature or genre of the resource
Text
Text. Log book and record book
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
LAmbroseBG1604870v1
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Royal Air Force
Royal Air Force. Bomber Command
Temporal Coverage
Temporal characteristics of the resource.
1944
1945
1946
1944-10-14
1944-10-15
1944-10-19
1944-10-20
1944-10-23
1944-11-11
1944-11-16
1944-11-21
1944-11-22
1944-11-23
1944-11-26
1944-11-27
1944-12-04
1944-12-05
1944-12-06
1944-12-07
1944-12-09
1944-12-11
1944-12-17
1944-12-18
1945-01-04
1945-01-05
1945-01-07
1945-01-08
1945-01-13
1945-01-14
1945-01-15
1945-01-16
1945-01-17
1945-02-01
1945-02-02
1945-02-03
1945-02-04
1945-02-07
1945-02-08
1945-02-19
1945-02-20
1945-02-21
1945-02-22
1945-02-24
1945-03-07
1945-03-08
1945-03-16
1945-03-17
1945-03-20
1945-03-21
1945-03-23
1945-03-24
1945-05-09
1945-05-10
1945-05-11
1945-10-05
1945-11-05
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
Belgium
France
Germany
Great Britain
Italy
Netherlands
Norway
Pakistan
Atlantic Ocean--North Sea
England--Lincolnshire
England--Nottinghamshire
Belgium--Houffalize
France--Les Baux-de-Provence
Germany--Berlin
Germany--Dortmund-Ems Canal
Germany--Düren (Cologne)
Germany--Giessen (Hesse)
Germany--Harburg (Landkreis)
Germany--Heilbronn
Germany--Karlsruhe
Germany--Munich
Germany--Nuremberg
Germany--Siegen
Germany--Wesel (North Rhine-Westphalia)
Germany--Würzburg
Italy--Bari
Netherlands--Vlissingen
Netherlands--Walcheren
Norway--Trondheim
Pakistan--Digri
Wales--Glamorgan
Germany--Braunschweig
Germany--Urft Dam
Germany--Ruhr (Region)
France--Juvincourt-et-Damary
1660 HCU
467 Squadron
617 Squadron
aircrew
bombing
flight engineer
Heavy Conversion Unit
Lancaster
Lancaster Finishing School
Lincoln
Operation Dodge (1945)
Operation Exodus (1945)
Oxford
RAF Binbrook
RAF St Athan
RAF Swinderby
RAF Syerston
RAF Waddington
RAF Woodhall Spa
Stirling
training
-
https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/files/original/358/9540/LHayleyCA1463437v1.1.pdf
1d7dfc7af85642fd8b30ffce42664f2b
Dublin Core
The Dublin Core metadata element set is common to all Omeka records, including items, files, and collections. For more information see, http://dublincore.org/documents/dces/.
Title
A name given to the resource
Hayley, Jack
Jack Hayley
C A Hayley
Cecil A Hayley
Description
An account of the resource
Eight items. Collection consists of a log book, an interview and other items concerning Flight Lieutenant Cecil 'Jack' Alison Hayley DFC. Items include photographs of aircraft and people, a letter concerning his Distinguished Flying Cross and well as newspaper cuttings concerning operations, his wedding and the award of the Distinguished Flying Cross. After training he completed tours on 625 Squadron at RAF Kelstern, then 170 Squadron at RAF Hemswell before going on to a bomber defence training flight flying Hurricanes and Spitfires.
This collection was donated by Jack Hayley and catalogued by Barry Hunter.
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
Hayley, CA
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2016-02-25
Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Jack Hayley’s Royal Canadian Air Force pilots flying log book
Description
An account of the resource
Pilots flying log book for Jack Hayley, covering the period from 9 June 1942 to 30 June 1950. Detailing his flying training, operations flown and post war flying. He was stationed at, RAF Newquay, RAF Clyffe Pypard, RAF Heaton Park, RCAF Moncton, RCAF Dewinton, RCAF Estevan, RAF Harrogate, RAF Bournmouth, RAF Little Rissington, RAF Windrush, RAF Docking, RAF Madley, RAF Peplow, RAF Sandtoft, RAF Hemswell, RAF Kelstern, RAF Dunholme Lodge, RAF Peterborough, RAF Scampton, RAF Defford and RAF Celle. Aircraft flown were, Magister, Tiger Moth, Stearman, Anson II, Oxford, Dominie, Wellington, Halifax, Lancaster, Master, Spitfire, Hurricane, Lincoln, York, Hoverfly, Prentice, Tudor, Meteor, Devon, Mosquito, Harvard, Vampire, Wayfarer, Firefly, Canberra, Brigand, Valetta, Auster, Hastings, Athena and Shackleton. He flew a total of 31 operations, 8 daylight and 4 night operations with 625 Squadron and two daylight and 17 night with 170 Squadron. Targets in Germany and France were, Le Havre, Frankfurt, Rheine-Siezbergen, Eikenhorst, Calais, Neuss, Fort Frederick, Duisberg, Stuttgart, Dusseldorf, Cologne, Bochum, Duren, Wanne-Eickel, Frieberg, Karlsruhe, Leuna, Essen, Ludwigshaven, Ulm, Osterfeld, Nurnberg, Munich, Merseburg-Leuna and Zeitz. He flew as a second pilot on operations with Flight Lieutenant Banks and Flying Officer Eckel.
Creator
An entity primarily responsible for making the resource
Great Britain. Royal Air Force
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Contributor
An entity responsible for making contributions to the resource
Mike Connock
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
One booklet
Language
A language of the resource
eng
Type
The nature or genre of the resource
Text
Text. Log book and record book
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
LHayleyCA1463437v1
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Royal Air Force
Royal Air Force. Bomber Command
Temporal Coverage
Temporal characteristics of the resource.
1942
1943
1944
1945
1946
1947
1948
1949
1950
1944-09-05
1944-09-06
1944-09-12
1944-09-13
1944-09-17
1944-09-20
1944-09-23
1944-09-25
1944-09-26
1944-10-11
1944-10-14
1944-10-15
1944-10-19
1944-10-20
1944-10-27
1944-10-30
1944-10-31
1944-11-01
1944-11-02
1944-11-03
1944-11-04
1944-11-05
1944-11-16
1944-11-18
1944-11-19
1944-11-27
1944-11-28
1944-12-04
1944-12-06
1944-12-07
1944-12-12
1944-12-15
1944-12-17
1944-12-31
1945-01-02
1945-01-05
1945-01-07
1945-01-08
1945-01-14
1945-01-15
1945-01-16
1945-01-17
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
Canada
France
Great Britain
Germany
Alberta--De Winton
England--Gloucestershire
England--Hampshire
England--Herefordshire
England--Lincolnshire
England--Norfolk
England--Shropshire
England--Wiltshire
England--Worcestershire
England--Yorkshire
France--Calais
France--le Havre
Germany--Bochum
Germany--Celle
Germany--Cologne
Germany--Düren (Cologne)
Germany--Essen
Germany--Frankfurt am Main
Germany--Freiburg im Breisgau
Germany--Karlsruhe
Germany--Leuna
Germany--Ludwigshafen am Rhein
Germany--Merseburg
Germany--Munich
Germany--Neuss
Germany--Nuremberg
Germany--Osterfeld
Germany--Rheine
Germany--Stuttgart
Germany--Ulm
Germany--Wanne-Eickel
Germany--Zeitz
New Brunswick--Moncton
Germany--Duisburg
Atlantic Ocean--English Channel
England--Cornwall (County)
Saskatchewan--Estevan
Germany--Düsseldorf
New Brunswick
Saskatchewan
Alberta
Germany--Ruhr (Region)
1667 HCU
170 Squadron
625 Squadron
83 OTU
83 Squadron
Advanced Flying Unit
aircrew
Anson
bombing
Dominie
Flying Training School
Halifax
Halifax Mk 5
Harvard
Heavy Conversion Unit
Hurricane
Lancaster
Lancaster Finishing School
Lancaster Mk 1
Lancaster Mk 3
Lincoln
Magister
Meteor
Mosquito
Operational Training Unit
Oxford
pilot
RAF Clyffe Pypard
RAF Defford
RAF Dunholme Lodge
RAF Heaton Park
RAF Hemswell
RAF Kelstern
RAF Little Rissington
RAF Madley
RAF Peplow
RAF Peterborough
RAF Sandtoft
RAF Scampton
RAF Windrush
RCAF Estevan
Shackleton
Spitfire
Stearman
Tiger Moth
training
Wellington
York
-
https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/files/original/959/9608/PPopeKMJ18010002.1.pdf
f8aae5d3c6237c614ac1634b002c65a3
Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Pope, Kenneth. Album
Description
An account of the resource
79 items. The album concerns Sergeant Kenneth Malcom John Pope, (b. 1924, 1876733 Royal Air Force). He completed 32 operations as a flight engineer with 467 Squadron from RAF Waddington. The album contains his log book, photographs, letters, and newspaper cuttings about the operations he took part in.
The collection has been loaned to the IBCC Digital Archive for digitisation by Susan Elizabeth Kelly and catalogued by Trevor Hardcastle.
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
K M J Pope
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2018-02-15
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Dublin Core
The Dublin Core metadata element set is common to all Omeka records, including items, files, and collections. For more information see, http://dublincore.org/documents/dces/.
Title
A name given to the resource
Kenneth Pope's flying log book for navigators, air bombers, air gunners and flight engineers
Creator
An entity primarily responsible for making the resource
Great Britain. Royal Air Force
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
One booklet
Type
The nature or genre of the resource
Text
Text. Log book and record book
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
PPopeKMJ18010002
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Royal Air Force
Royal Air Force. Bomber Command
Conforms To
An established standard to which the described resource conforms.
Pending review
Description
An account of the resource
Royal Air Force flying log book for Sergeant Kenneth Pope, flight engineer, covering the period 25 September 1944 to 17 May 1945, detailing training, and operations flown. He was stationed at RAF Winthorpe, RAF Syerston, RAF Waddington. Aircraft flown were the Stirling and Lancaster. He flew 32 operations with 467 Squadron, five night time and 27 daylight. Targets in Germany, Netherlands, Norway and Poland were Bremen, Knolle Dyke, Brunswick, Nuremberg, Flushing, Bergen, Duren, Dortmund Ems Canal, Trondheim, Munich, Heilbronn, Giessen, Erft Dam, Gdynia, Politz, Rheydt, Merseburg Leuna, Most, Siegen, Dresden, Rositz, Ems Weser Canal, Sassnitz, Harburg, Dortmund, Lutzendorf, Wurzburg, Wesel and Farge. <span>His pilots on operations were </span><span data-ccp-props="{"201341983":0,"335559739":200,"335559740":276}">Squadron Leader Deignan, Flight Lieutenant Cross and Flight Lieutenant Colley. </span>The log book is well annotated with information about diversions, feathered engines, anti-aircraft fire and fighters.
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
Germany
Great Britain
Netherlands
Norway
Poland
Atlantic Ocean--Baltic Sea
England--Lincolnshire
England--Nottinghamshire
Germany--Braunschweig
Germany--Bremen
Germany--Dortmund
Germany--Dortmund-Ems Canal
Germany--Dresden
Germany--Düren (Cologne)
Germany--Giessen (Hesse)
Germany--Hamburg
Germany--Heilbronn
Germany--Merseburg
Germany--Mittelland Canal
Germany--Munich
Germany--Nuremberg
Germany--Rheydt
Germany--Sassnitz
Germany--Schleiden (Kreis)
Germany--Siegen
Germany--Würzburg
Netherlands--Vlissingen
Norway--Bergen
Norway--Trondheim
Poland--Gdynia
Poland--Police (Województwo Zachodniopomorskie)
Germany--Ruhr (Region)
Temporal Coverage
Temporal characteristics of the resource.
1944
1945
1944-10-06
1944-10-07
1944-10-14
1944-10-15
1944-10-19
1944-10-20
1944-10-23
1944-10-28
1944-10-29
1944-11-16
1944-11-21
1944-11-22
1944-11-23
1944-11-26
1944-11-27
1944-12-04
1944-12-06
1944-12-07
1944-12-10
1944-12-11
1944-12-17
1944-12-18
1944-12-19
1944-12-21
1944-12-22
1944-12-27
1945-01-13
1945-01-14
1945-01-15
1945-01-16
1945-01-17
1945-02-01
1945-02-08
1945-02-09
1945-02-13
1945-02-14
1945-02-15
1945-02-20
1945-02-21
1945-03-06
1945-03-07
1945-03-08
1945-03-12
1945-03-14
1945-03-15
1945-03-16
1945-03-17
1945-03-23
1945-03-24
1945-03-27
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
1661 HCU
467 Squadron
aircrew
anti-aircraft fire
bombing
bombing of Dresden (13 - 15 February 1945)
flight engineer
Heavy Conversion Unit
Lancaster
Lancaster Finishing School
Lancaster Mk 1
Lancaster Mk 3
RAF Syerston
RAF Waddington
RAF Winthorpe
Stirling
training
-
https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/files/original/201/9631/LBaileyJD1583184v1.1.pdf
2e9c51cb48a073b0119651195b7a083c
Dublin Core
The Dublin Core metadata element set is common to all Omeka records, including items, files, and collections. For more information see, http://dublincore.org/documents/dces/.
Title
A name given to the resource
Bailey, John Derek
John Derek Bailey
Bill Bailey
John D Bailey
John Bailey
J D Bailey
J Bailey
Description
An account of the resource
17 items. Two oral history interviews with John Derek "Bill" Bailey (b. 1924, 1583184 and 198592 Royal Air Force) service material, nine photographs, a memoir and his log book. He flew a tour of operations as a bomb aimer with 103 and 166 Squadrons from RAF Elsham Wolds and RAF Kirmington.
The collection has been loaned to the IBCC Digital Archive for digitisation by John Bailey and catalogued by Barry Hunter.
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2016-12-07
2017-01-13
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. Some items have not been published in order to protect the privacy of third parties, to comply with intellectual property regulations, or have been assessed as medium or low priority according to the IBCC Digital Archive collection policy and will therefore be published at a later stage. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal, https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/collection-policy.
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
Bailey, JD
Dublin Core
The Dublin Core metadata element set is common to all Omeka records, including items, files, and collections. For more information see, http://dublincore.org/documents/dces/.
Title
A name given to the resource
John Derek Bailey’s Royal Canadian Air Force flying log book for aircrew other than pilot
Creator
An entity primarily responsible for making the resource
Great Britain. Royal Air Force
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Contributor
An entity responsible for making contributions to the resource
Mike Connock
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
One booklet
Language
A language of the resource
eng
Type
The nature or genre of the resource
Text
Text. Log book and record book
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
LBaileyJD1583184v1
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Royal Air Force
Royal Air Force. Bomber Command
Conforms To
An established standard to which the described resource conforms.
Pending review
Temporal Coverage
Temporal characteristics of the resource.
1943
1944
1945
1946
1944-05-24
1944-05-25
1944-08-29
1944-08-30
1944-08-31
1944-09-03
1944-09-05
1944-09-10
1944-09-12
1944-09-13
1944-09-17
1944-09-24
1944-09-26
1944-09-27
1944-10-19
1944-10-20
1944-10-23
1944-10-25
1944-10-28
1944-10-29
1944-10-30
1944-10-31
1944-11-02
1944-11-04
1944-11-11
1944-11-21
1944-11-27
1944-11-28
1944-11-29
1944-12-04
1944-12-06
1944-12-07
1944-12-12
1944-12-13
1944-12-21
1944-12-26
1945-01-05
1945-01-06
1945-01-07
1945-01-14
1945-01-15
1945-01-16
1945-01-17
Description
An account of the resource
Flying log book for aircrew other than pilot for John Derek Bailey, bomb aimer, covering the period from 6 July 1943 to 5 September 1945, detailing his flying training, operations flown and instructor duties. He was stationed at RAF Regents Park, RAF Ludlow, RAF Paignton, RAF Brighton, RAF Heaton Park, RCAF Moncton, RCAF Carberry, RCAF Picton, RCAF Mount Hope, RAF Harrogate, RAF Kirkham, RAF Penrhos, RAF Llandwrog, RAF Peplow, RAF Lindholme, RAF Sandtoft, RAF Hemswell, RAF Elsham Wolds, RAF Kirmington, RAF Lossiemouth, RAF Moreton-in-Marsh, RAF Worksop, RAF Wigsley, RAF Swinderby, RAF Acaster Malbis, RAF Blyton, RAF Catterick, RAF Wickenby, RAF Bicester and RAF Scampton. Aircraft flown in were, Anson, Bolingbroke, Wellington, Halifax and Lancaster. He completed a total of 31 operations, one night operation with 83 operational training unit, 2 night and 8 daylight operations with 103 Squadron and 16 night and 5 daylight with 166 Squadron. Targets in France, Germany and the Netherlands were Criel, Stettin, Agenville, Eindhoven, Le Havre, Frankfurt, The Hague, Calais, Cap Griz Nez, Stuttgart, Essen, Cologne, Walcheren, Dusseldorf, Bochum, Dortmund, Frieburg, Karlsruhe, Merseburg, Kattegat, St Vith, Hannover and Zeitz. His pilot on operations was Flying Officer Knott.
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
Canada
France
Germany
Great Britain
Netherlands
Atlantic Ocean--English Channel
Atlantic Ocean--Kattegat (Baltic Sea)
Belgium--Saint-Vith
England--Gloucestershire
England--Lancashire
England--Lincolnshire
England--Nottinghamshire
England--Oxfordshire
England--Shropshire
England--Yorkshire
France--Calais
France--Criel-sur-Mer
France--Le Havre
France--Pas-de-Calais
France--Somme
Germany--Bochum
Germany--Cologne
Germany--Dortmund
Germany--Düsseldorf
Germany--Essen
Germany--Frankfurt am Main
Germany--Freiburg im Breisgau
Germany--Hannover
Germany--Karlsruhe
Germany--Merseburg
Germany--Stuttgart
Germany--Zeitz
Manitoba--Carberry
Netherlands--Eindhoven
Netherlands--Hague
Netherlands--Walcheren
New Brunswick--Moncton
Ontario--Hamilton
Ontario--Picton
Scotland--Moray
Wales--Gwynedd
Poland--Szczecin
Poland
Ontario
New Brunswick
Belgium
Germany--Ruhr (Region)
Manitoba
103 Squadron
1654 HCU
166 Squadron
1660 HCU
1667 HCU
20 OTU
83 OTU
Advanced Flying Unit
aircrew
Anson
Bolingbroke
bomb aimer
bombing
Bombing and Gunnery School
Halifax
Halifax Mk 2
Halifax Mk 5
Heavy Conversion Unit
Initial Training Wing
Lancaster
Lancaster Finishing School
Lancaster Mk 3
mine laying
Operational Training Unit
RAF Acaster Malbis
RAF Bicester
RAF Blyton
RAF Catterick
RAF Elsham Wolds
RAF Heaton Park
RAF Hemswell
RAF Kirkham
RAF Kirmington
RAF Lindholme
RAF Llandwrog
RAF Lossiemouth
RAF Moreton in the Marsh
RAF Paignton
RAF Penrhos
RAF Peplow
RAF Sandtoft
RAF Scampton
RAF Swinderby
RAF Wickenby
RAF Wigsley
RAF Worksop
training
Wellington
-
https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/files/original/779/10636/EWinterbottomHDWeeksD441020.1.jpg
d7b0e9a5d2b47642fd96c0304e7eff65
Dublin Core
The Dublin Core metadata element set is common to all Omeka records, including items, files, and collections. For more information see, http://dublincore.org/documents/dces/.
Title
A name given to the resource
Payne, Malcolm
Malcolm H Payne
M H Payne
Description
An account of the resource
54 items. The collection concerns Flight Sergeant Malcolm L Payne (417512 Royal Australian Air Force). He flew operations from RAF Bardney as an air gunner with 9 Squadron and was killed in action along with other members of his crew on 13 July 1944. The collection consists of his letters to Miss Doris Weeks, letters from Doris Weeks to Malcolm Payne's mother after his death and official letters to Doris Weeks from the Royal Australian Air Force concerning his death, grave and bequeaths. <br /><br />The collection has been loaned to the IBCC Digital Archive for digitisation by Debbie Brown and catalogued by Nigel Huckins.<br /><br />Additional information on Malcolm L Payne is available via the <a href="https://internationalbcc.co.uk/losses/118239/">IBCC Losses Database</a>.
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2018-05-18
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. Some items have not been published in order to protect the privacy of third parties, to comply with intellectual property regulations, or have been assessed as medium or low priority according to the IBCC Digital Archive collection policy and will therefore be published at a later stage. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal, https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/collection-policy.
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
Payne, MH
Transcribed document
A resource consisting primarily of words for reading.
Transcription
Text transcribed from audio recording or document
COMMONWEALTH OF AUSTRALIA
ROYAL AUSTRLIAN AIR FORCE,
OVERSEAS HEADQUARTERS
KODAK HOUSE,
63 KINGSWAY,
LONDON, W.C.2.
1401/E.7658/P.4.(5A)
20th October, 1944.
Dear Miss Weeks,
[underlined] Aus/417512 Flight Sergeant PAYNE, M.H. [/underlined]
A copy of your letter dated the 2nd October, 1944, in which you ask for a snapshots and cigarette lighter or case belonging to the above named Airman to be forwarded to you has been passed to this Headquarters for attention.
2. Your wishes in this matter have been noted, but it is desired to advise you that it is not at present possible to arrange for the articles to be forwarded to you.
3. The position is that as long as a member is classified as “missing” he is deemed to be legally alive and remains the only person who can give instructions regarding the disposal of any of his personal belongings. Flight Sergeant Payne’s belongings are at present held atColnbrook [sic] pending the receipt of further news regarding his fate, and if no such news is received within six months from the date on which he was reported “missing” action will be taken to return them to Australia for transmission to his next of kin.
4. Should such action become necessary, you may rest assured that attention will first be given to your request for certain articles to be forwarded to you.
5. For your information it is advised that a number of snapshots have been found amongst Flight Sergeants Payne’s belongings and also a cigarette case, but no cigarette lighter was found, and it must be assumed that he was carrying it with him at the time he was reported “missing”.
Yours faithfully
H D Winterbottom
(H.D. WINTERBOTTOM),
Flight Lieutenant,
For Air Vice Marshal,
[underlined]Air Officer Commanding.[/underlined]
Miss D. Weeks,
37, Hawthorne Road,
Bunkers Hill,
[underlined] LINCOLN[/underlined]
Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Letter to Doris Weeks from Royal Australian Air Force
Description
An account of the resource
Advising her that it is not yet possible to forward snapshots and cigarette lighter belonging to Malcolm Payne to her as he is classified missing and therefore legally alive. Goes on to explain what further action is likely.
Creator
An entity primarily responsible for making the resource
H D Winterbottam
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
1944-10-20
Language
A language of the resource
eng
Type
The nature or genre of the resource
Text
Text. Correspondence
Text. Service material
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
EWinterbottomHDWeeksD441020
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Royal Air Force
Royal Air Force. Bomber Command
Royal Australian Air Force
Civilian
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
Great Britain
England--London
England--Lincolnshire
England--Lincoln
Temporal Coverage
Temporal characteristics of the resource.
1944-10-20
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Contributor
An entity responsible for making contributions to the resource
Claire Monk
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
One-page typewritten letter
missing in action
-
https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/files/original/1231/15136/LSmithWJ1141900v1.1.pdf
ddd0f90a01e8c4fff87ca9722048f791
Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Smith, Walter John
W J Smith
Wally Smith
Description
An account of the resource
22 Items. The collection concerns Flight Sergeant Walter John Smith (1141900, Royal Air Force) and contains his log book and photographs. He flew 51 operations as a flight engineer with 12 and 463 Squadrons.
The collection has been donated to the IBCC Digital Archive by Andy Smith and catalogued by Barry Hunter.
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2016-04-21
Rights
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Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
Smith, WJ
Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Walter John Smith’s navigator’s, air bomber’s and air gunner’s flying log book
Description
An account of the resource
Navigator’s, air bomber’s and air gunner’s flying log book for Walter John Smith, flight engineer, covering the period from 22 April 1943 to 7 March 1945. Detailing his flying training and operations flown. He was stationed at RAF Lindholme, RAF Wickenby, RAF Winthorpe, RAF Syerston and RAF Waddington. Aircraft flown in were, Halifax, Lancaster and Stirling. He completed 31-night operations with 12 squadron and 20 operations with 463 squadron Royal Australian Air Force, 5 Daylight and 15 Night. Targets were, Dortmund, Dusseldorf, Wuppertal, Bochum, Krefeld, Mulheim, Gelsenkirchen, Cologne, Turin, Hamburg, Mannheim, Milan, Peenemunde, Berlin, Nurnberg, Munchen-Gladbach, Munich, Hannover, Hagen, Frankfurt, Stuttgart, Givors, Trossy St Maximim, Russelsheim, Stettin, Koenigsberg, Boulogne, Karlsruhe, Wilhelmshaven, Nuremburg, Harburg, Dortmund Ems canal, Urft Dam, Politz, Houffalize and Siegen. His pilots on operations were Flying Officer Wright, Wing Commander Craven and Squadron Leader Radford.
Creator
An entity primarily responsible for making the resource
Great Britain. Royal Air Force
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Contributor
An entity responsible for making contributions to the resource
Mike Connock
Rights
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This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
One booklet
Language
A language of the resource
eng
Type
The nature or genre of the resource
Text
Text. Log book and record book
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
LSmithWJ1141900v1
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Royal Air Force
Royal Air Force. Bomber Command
Royal Australian Air Force
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
Belgium
France
Germany
Great Britain
Italy
Poland
Russia (Federation)
Atlantic Ocean--Baltic Sea
Atlantic Ocean--English Channel
Atlantic Ocean--North Sea
Belgium--Houffalize
England--Lincolnshire
England--Nottinghamshire
England--Yorkshire
France--Boulogne-sur-Mer
France--Creil
France--Givors
Germany--Berlin
Germany--Bochum
Germany--Cologne
Germany--Dortmund
Germany--Dortmund-Ems Canal
Germany--Euskirchen Region
Germany--Frankfurt am Main
Germany--Gelsenkirchen
Germany--Hagen (Arnsberg)
Germany--Hamburg
Germany--Hannover
Germany--Harburg (Landkreis)
Germany--Karlsruhe
Germany--Krefeld
Germany--Mannheim
Germany--Mönchengladbach
Germany--Mülheim an der Ruhr
Germany--Munich
Germany--Nuremberg
Germany--Peenemünde
Germany--Rüsselsheim
Germany--Siegen
Germany--Stuttgart
Germany--Wilhelmshaven
Germany--Wuppertal
Italy--Milan
Italy--Turin
Poland--Police (Województwo Zachodniopomorskie)
Poland--Szczecin
Russia (Federation)--Kaliningrad (Kaliningradskai︠a︡ oblastʹ)
Germany--Düsseldorf
Germany--Urft Dam
Germany--Ruhr (Region)
Temporal Coverage
Temporal characteristics of the resource.
1943
1944
1945
1943-05-23
1943-05-24
1943-05-25
1943-05-29
1943-05-30
1943-06-11
1943-06-12
1943-06-13
1943-06-21
1943-06-22
1943-06-23
1943-06-24
1943-06-25
1943-06-26
1943-06-28
1943-06-29
1943-07-03
1943-07-04
1943-07-08
1943-07-09
1943-07-10
1943-07-12
1943-07-13
1943-07-24
1943-07-25
1943-07-27
1943-07-28
1943-07-29
1943-07-30
1943-08-09
1943-08-10
1943-08-12
1943-08-13
1943-08-17
1943-08-18
1943-08-23
1943-08-24
1943-08-27
1943-08-28
1943-08-30
1943-08-31
1943-09-01
1943-09-03
1943-09-04
1943-09-05
1943-09-06
1943-09-07
1943-09-27
1943-09-28
1943-09-29
1943-09-30
1943-10-01
1943-10-02
1943-10-03
1943-10-04
1943-10-05
1944-07-24
1944-07-25
1944-07-26
1944-07-27
1944-07-28
1944-07-29
1944-07-31
1944-08-03
1944-08-12
1944-08-13
1944-08-17
1944-08-18
1944-08-29
1944-08-30
1944-09-03
1944-09-26
1944-10-05
1944-10-20
1944-10-21
1944-11-11
1944-11-12
1944-11-21
1944-11-22
1944-12-08
1944-12-21
1944-12-22
1945-01-05
1945-01-13
1945-01-14
1945-02-01
1945-02-07
1945-02-08
Conforms To
An established standard to which the described resource conforms.
Pending review
12 Squadron
1656 HCU
1661 HCU
27 OTU
463 Squadron
aircrew
bombing
bombing of Hamburg (24-31 July 1943)
Bombing of Peenemünde (17/18 August 1943)
Bombing of Trossy St Maximin (3 August 1944)
flight engineer
Halifax
Halifax Mk 2
Heavy Conversion Unit
Lancaster
Lancaster Finishing School
Lancaster Mk 1
Lancaster Mk 3
Normandy campaign (6 June – 21 August 1944)
Operational Training Unit
RAF Lichfield
RAF Lindholme
RAF Syerston
RAF Waddington
RAF Wickenby
RAF Winthorpe
Stirling
training
-
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70c987ea34fd2ef187191a174b1cc26f
Dublin Core
The Dublin Core metadata element set is common to all Omeka records, including items, files, and collections. For more information see, http://dublincore.org/documents/dces/.
Title
A name given to the resource
Neale, Ted. Navigation logs
Description
An account of the resource
33 items Navigation logs created by Ted Neale while he was serving as a navigator with 37 Squadron in the Mediterranean theatre.
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2015-07-31
Rights
Information about rights held in and over the resource
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Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
Neale, ETH
Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Operational Navigational Log
Description
An account of the resource
A navigation log prepared by Ted Neale
Creator
An entity primarily responsible for making the resource
Ted Neale
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
1944-10-20
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
Two printed sheets with handwritten calculations
Language
A language of the resource
eng
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
SNealeETH1395951v30019-0001,
SNealeETH1395951v30019-0002
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Royal Air Force
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Rights
Information about rights held in and over the resource
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Temporal Coverage
Temporal characteristics of the resource.
1944-10-20
Type
The nature or genre of the resource
Map. Navigation chart and navigation log
Map
37 Squadron
aircrew
bombing
navigator
-
https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/files/original/1255/17008/PNealeETH1560.2.jpg
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Dublin Core
The Dublin Core metadata element set is common to all Omeka records, including items, files, and collections. For more information see, http://dublincore.org/documents/dces/.
Title
A name given to the resource
Neale, Ted. Aerial photographs
Description
An account of the resource
18 items. A collection of aerial target photographs taken by 37 Squadron over Italy, Serbia, Hungary and France.
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2015-07-31
Rights
Information about rights held in and over the resource
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Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
Neale, ETH
Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Szombathely
Description
An account of the resource
A vertical aerial photograph taken during the bombing of Szombathely aerodrome. The left side of the image is obscured by explosions and smoke. It is captioned ' 2393. 37/307. 20/21.10.44. F8//NT.8000' -->020°. 21.57.Szombathely A/D. X. 9x500. MkIII 18. Cpt. Bayford. H. Sgt Croucher (B/A).'
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
1944-10-20
1944-10-21
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
One b/w photograph
Language
A language of the resource
eng
Type
The nature or genre of the resource
Photograph
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
PNealeETH1560,
PNealeETH1561
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Royal Air Force
Conforms To
An established standard to which the described resource conforms.
Geolocated
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
Hungary
Hungary--Szombathely
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Rights
Information about rights held in and over the resource
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Creator
An entity primarily responsible for making the resource
Great Britain. Royal Air Force
Temporal Coverage
Temporal characteristics of the resource.
1944-10-20
1944-10-21
37 Squadron
aerial photograph
anti-aircraft fire
bombing
target photograph
-
https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/files/original/251/19145/LEppelJW433156v1.2.pdf
fd332b5ea0fa093572c6d85336d05d4a
Dublin Core
The Dublin Core metadata element set is common to all Omeka records, including items, files, and collections. For more information see, http://dublincore.org/documents/dces/.
Title
A name given to the resource
Eppel, John
John Eppel
J Eppel
Description
An account of the resource
Six items. An oral history interview with John Eppel (b. 1923, 433156 Royal Australian Air Force), his log book, documents and photographs. He flew a tour of operations as a navigator with 550 Squadron.
The collection has been licenced to the IBCC Digital Archive by John Eppel and catalogued by Barry Hunter.
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2017-04-19
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
Eppel, JW
Dublin Core
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Title
A name given to the resource
John Eppel's flying log book
Description
An account of the resource
Flying log book for John W Eppel, navigator, covering the period from 12 May 1944 to 12 June 1945, detailing his flying training, operations flown and instructor duties. He was stationed at RAF Worksop, RAF Blyton, RAF Hemswell, RAF North Killingholme, RAF Bitteswell and RAF Nuneaton. Aircraft flown in were, Anson, Battle, Werraway, Wellington, Halifax and Lancaster. He flew a total of 31 operations with 550 squadron, 12 daylight and 19 night operations. His pilot on operations was Pilot Officer Harris. Targets were Frankfurt, Steenwyjk, Escelle, Neuss, Coquelles, Cap Griz-Nez, Calais, Saarbrucken, Emmerich, Fort Frederik Henrik, Duisberg, Stuttgart, Essen, Cologne, Dusseldorf, Bochum, Wanne Eickel, Duren, Aschaffenburg, Frieburg, Dortmund, Urft Dam, Merseburg, Buer, Hannover and Munich.
Creator
An entity primarily responsible for making the resource
Great Britain. Royal Air Force
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Contributor
An entity responsible for making contributions to the resource
Mike Connnock
Cara Walmsley
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
One booklet
Language
A language of the resource
eng
Type
The nature or genre of the resource
Text
Text. Log book and record book
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
LEppelJW433156v1
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Royal Air Force
Royal Air Force. Bomber Command
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
France
Germany
Great Britain
Netherlands
Atlantic Ocean--English Channel
England--Lincolnshire
England--Nottinghamshire
England--Warwickshire
France--Calais
France--Pas-de-Calais
Germany--Aschaffenburg
Germany--Bochum
Germany--Cologne
Germany--Dortmund
Germany--Duisburg
Germany--Düren (Cologne)
Germany--Düsseldorf
Germany--Emmerich
Germany--Essen
Germany--Euskirchen Region
Germany--Frankfurt am Main
Germany--Freiburg im Breisgau
Germany--Hannover
Germany--Merseburg
Germany--Munich
Germany--Neuss
Germany--Saarbrücken
Germany--Stuttgart
Germany--Wanne-Eickel
Netherlands--Sluis (Zeeland)
Netherlands--Steenwijk
Germany--Gelsenkirchen
Germany--Urft Dam
Germany--Ruhr (Region)
Temporal Coverage
Temporal characteristics of the resource.
1944
1945
1944-09-12
1944-09-13
1944-09-16
1944-09-17
1944-09-20
1944-09-23
1944-09-25
1944-09-26
1944-09-27
1944-10-05
1944-10-06
1944-10-07
1944-10-11
1944-10-12
1944-10-14
1944-10-15
1944-10-19
1944-10-20
1944-10-23
1944-10-31
1944-11-02
1944-11-04
1944-11-09
1944-11-16
1944-11-18
1944-11-19
1944-11-21
1944-11-27
1944-11-29
1944-12-03
1944-12-06
1944-12-07
1944-12-24
1944-12-29
1945-01-05
1945-01-06
1945-01-07
1945-01-08
1945-01-14
1945-01-15
1662 HCU
18 OTU
550 Squadron
Advanced Flying Unit
Air Observers School
aircrew
Anson
Battle
bombing
Bombing and Gunnery School
Halifax
Heavy Conversion Unit
Lancaster
Lancaster Finishing School
navigator
Operational Training Unit
RAF Bitteswell
RAF Blyton
RAF Hemswell
RAF North Killingholme
RAF Worksop
training
Wellington
-
https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/files/original/496/19743/LCookeWH2220169v1.1.pdf
a7bbedefc460e05481466090e4aaa801
Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Cooke, William
William H Cooke
W H Cooke
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
Cooke, WH
Description
An account of the resource
15 items. An oral history interview with William Cooke (2220169 Royal Air Force), log book and other service material, medals, photographs and memorabilia. He flew operations with 49 Squadron as an air gunner.
The collection has been licenced to the IBCC Digital Archive by and catalogued by IBCC Digital Archive staff.
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. Some items have not been published in order to protect the privacy of third parties, to comply with intellectual property regulations, or have been assessed as medium or low priority according to the IBCC Digital Archive collection policy and will therefore be published at a later stage. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal, https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/collection-policy.
Dublin Core
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Title
A name given to the resource
William H Cooke’s navigators, air bombers and air gunners flying log book
Description
An account of the resource
Navigators, air bombers and air gunners flying log book for W H Cooke, air gunner, covering the period from 3 November 1943 to 15 June 1945. Detailing his flying training and operations flown. He was stationed at RAF Bishops Court, RAF Upper Heyford, RAF Winthorpe, RAF Syerston, RAF Fiskerton, RAF Fulbeck, RAF Kolar and RAF Dhubalia. Aircraft flown in were, Anson, Wellington, Stirling, Lancaster and Liberator. He flew a total of 29 operations with 49 squadron, 8 daylight and 21 night. He also flew 2 operations with 99 squadron. Targets were, Givors, Trossey-St-Maxim, St Leu D’Esserent, Coquesville, Chattelerault, Brunswick, Ouilly, Deelan, Le Havre, Darmstadt, Stuttgart, Boulogne, Bremerhaven, Munchen-Gladbach, Munster, Karlsruhe, Kaiserslautern, Nurnburg, Bergen, Homberg, Dusseldorf, Ladbergen, Gravenhorst, Heilbronn, Geissen, Heinbach, Munich and Bilin. His pilot on operations was Flying Officer Parkin.
Creator
An entity primarily responsible for making the resource
Great Britain. Royal Air Force
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
1943-08-06
1945-06-15
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
One booklet
Language
A language of the resource
eng
Type
The nature or genre of the resource
Text
Text. Log book and record book
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
LCookeWH2220169v1
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Royal Air Force
Royal Air Force. Bomber Command
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
England--Lincolnshire
England--Nottinghamshire
England--Oxfordshire
Germany
France
Norway
Burma
Great Britain
India
Netherlands
Atlantic Ocean--English Channel
Burma--Mon State
France--Boulogne-sur-Mer
France--Caen
France--Châtellerault
France--Givors
France--Le Havre
France--Normandy
France--Oise
Germany--Braunschweig
Germany--Bremerhaven
Germany--Darmstadt
Germany--Düren (Cologne)
Germany--Düsseldorf
Germany--Giessen (Hesse)
Germany--Heilbronn
Germany--Homberg (Kassel)
Germany--Hörstel
Germany--Kaiserslautern
Germany--Karlsruhe
Germany--Mönchengladbach
Germany--Munich
Germany--Nuremberg
Germany--Steinfurt (North Rhine-Westphalia)
Germany--Stuttgart
India--Bengal
India--Kolar (District)
Netherlands--Gelderland
Northern Ireland--Down (County)
Norway--Bergen
Germany--Münster in Westfalen
France--Creil
Great Britain
Germany--Ruhr (Region)
Temporal Coverage
Temporal characteristics of the resource.
1943
1944
1945
1944-07-26
1944-07-27
1944-08-07
1944-08-08
1944-08-09
1944-08-10
1944-08-11
1944-08-12
1944-08-13
1944-08-14
1944-08-15
1944-09-10
1944-09-11
1944-09-12
1944-09-13
1944-09-17
1944-09-18
1944-09-19
1944-09-20
1944-09-23
1944-09-24
1944-09-27
1944-09-28
1944-10-19
1944-10-20
1944-10-28
1944-10-29
1944-11-01
1944-11-02
1944-11-03
1944-11-04
1944-11-05
1944-11-06
1944-11-07
1944-11-21
1944-11-22
1944-12-04
1944-12-06
1944-12-10
1944-12-11
1944-12-17
1944-12-18
1945-06-12
1945-06-15
Contributor
An entity responsible for making contributions to the resource
Mike Connock
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
16 OTU
1661 HCU
49 Squadron
99 Squadron
air gunner
Air Gunnery School
aircrew
Anson
B-24
bombing of Luftwaffe night-fighter airfields (15 August 1944)
Bombing of Trossy St Maximin (3 August 1944)
crash
Heavy Conversion Unit
Lancaster
Lancaster Finishing School
Normandy campaign (6 June – 21 August 1944)
Operational Training Unit
radar
RAF Bishops Court
RAF Fiskerton
RAF Fulbeck
RAF Syerston
RAF Upper Heyford
RAF Winthorpe
Stirling
tactical support for Normandy troops
training
Wellington
-
https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/files/original/573/23289/LGardR1852841v1.1.pdf
a6303bea6d23e7cd05c2ec0d98c509fb
Dublin Core
The Dublin Core metadata element set is common to all Omeka records, including items, files, and collections. For more information see, http://dublincore.org/documents/dces/.
Title
A name given to the resource
Gard, Ronald
Ronald Leslie Gard
R L Gard
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
Gard, R
Description
An account of the resource
Six items. An oral history interview with Flight Sergeant Ronald Gard (-2022, 1852481 Royal Air Force), his log book, correspondence reporting him missing and membership of the caterpillar club. He flew operations as a rear gunner with 463 Squadron and was shot down on an operation to Leipzig.
The collection has been donated to the IBCC Digital Archive by Ronald Gard and catalogued by Nigel Huckins.
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Ronald Gard’s flying log book for navigators, air bombers, air gunners, flight engineers
Description
An account of the resource
Flying log book for navigators, air bombers, air gunners, flight engineers for R Gard, air gunner, covering the period from 7 March 1944 to 14 February 1945 when he went missing on operations. He was stationed at RAF Stormy Down, RAF Turweston, RAF Silverstone, RAF Winthorpe, RAF Syerston and RAF Waddington. Aircraft flown in were Anson, Wellington, Stirling and Lancaster. He flew a total of 17 operations with 463 squadron, 4 Daylight and 13 night operations. Targets were Brunswick, Nuremburg, Flushing, Bergen, Homberg, Dusseldorf, Ems-Weser Canal, Dortmund-Ems Canal, Trondheim, Giessen, Heimbach, Gdynia, Merseburg-Luana, Siegen, Politz and Rositz. His pilot on operations was Flight Lieutenant Padgham.
Creator
An entity primarily responsible for making the resource
Great Britain. Royal Air Force
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Contributor
An entity responsible for making contributions to the resource
Mike Connock
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
One booklet
Language
A language of the resource
eng
Type
The nature or genre of the resource
Text
Text. Log book and record book
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
LGardR1852841v1
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Royal Air Force
Royal Air Force. Bomber Command
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
Germany
Great Britain
Netherlands
Norway
Poland
Atlantic Ocean--Baltic Sea
Atlantic Ocean--North Sea
England--Buckinghamshire
England--Lincolnshire
England--Northamptonshire
England--Nottinghamshire
Germany--Altenburg (Thuringia)
Germany--Braunschweig
Germany--Dortmund-Ems Canal
Germany--Düren (Cologne)
Germany--Düsseldorf
Germany--Giessen (Hesse)
Germany--Homberg (Kassel)
Germany--Merseburg
Germany--Nuremberg
Germany--Siegen
Netherlands--Vlissingen
Norway--Bergen
Norway--Trondheim
Poland--Gdynia
Wales--Bridgend
Poland--Police (Województwo Zachodniopomorskie)
Germany--Ruhr (Region)
Temporal Coverage
Temporal characteristics of the resource.
1944
1945
1944-10-14
1944-10-15
1944-10-19
1944-10-20
1944-10-23
1944-10-28
1944-10-29
1944-11-01
1944-11-02
1944-11-03
1944-11-06
1944-11-07
1944-11-21
1944-11-22
1944-11-23
1944-12-06
1944-12-07
1944-12-08
1944-12-11
1944-12-18
1944-12-19
1945-01-14
1945-01-15
1945-02-01
1945-02-02
1945-02-08
1945-02-09
1945-02-14
1945-02-15
1661 HCU
17 OTU
463 Squadron
air gunner
Air Gunnery School
aircrew
Anson
Heavy Conversion Unit
Lancaster
Lancaster Finishing School
missing in action
Operational Training Unit
RAF Silverstone
RAF Stormy Down
RAF Syerston
RAF Turweston
RAF Waddington
RAF Winthorpe
Stirling
training
Wellington
-
https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/files/original/1376/23936/LFordTA1585520v1.1.pdf
8664680a859101acafed56e7902bb393
Dublin Core
The Dublin Core metadata element set is common to all Omeka records, including items, files, and collections. For more information see, http://dublincore.org/documents/dces/.
Title
A name given to the resource
Ford, Terry
Ford, T
Description
An account of the resource
135 items. The collection concerns Terry Ford. He flew operations as a pilot with 75 Squadron. It contains photographs, his log book, operational maps, letters home during training, and documents including emergency drills. There are two albums of photographs, one of navigation logs, and another of target photographs.
The collection has been donated to the IBCC Digital Archive by Julia Burke and catalogued by Barry Hunter.
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2017-03-13
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. Some items have not been published in order to protect the privacy of third parties, to comply with intellectual property regulations, or have been assessed as medium or low priority according to the IBCC Digital Archive collection policy and will therefore be published at a later stage. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal, https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/collection-policy.
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
Ford, T
Access Rights
Information about who can access the resource or an indication of its security status. Access Rights may include information regarding access or restrictions based on privacy, security, or other policies.
Permission granted for commercial projects
Dublin Core
The Dublin Core metadata element set is common to all Omeka records, including items, files, and collections. For more information see, http://dublincore.org/documents/dces/.
Title
A name given to the resource
Terry Ford’s Royal Canadian Air Force pilot’s flying log book. One
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Description
An account of the resource
Flying Officer T.A. Ford’s RCAF Pilot’s Flying Log Book, from 11th July 1942 to 27th August 1950, detailing his training in Great Britain and Canada and operations as a pilot and flying instructor. Also includes post-war duties with Transport Command. He was stationed at RAF Desford (7 EFTS), RCAF Neepawa (35 EFTS), RCAF Weyburn (41 SFTS), RCAF Charlottetown (31 GRS), RAF Dalcross (19(P) AFU), RAF Perton (21(P) AFU), RAF Desborugh (84 OTU), RAF Chedburgh (1653 Heavy Conversion Unit), RAF Feltwell (3 LFS), RAF Mepal (75(NZ)) Squadron, RAF Lossiemouth (20 OTU), RAF Lulsgate Bottom (No 3 FIS), RAF Lyneham (246 and 511 Squadrons), RAF Holmsley (246 Squadron) and RAF Filton (12 Reserve Flying School). Aircraft in which flown: Tiger Moth, DH82C, Harvard, Anson I, Oxford, Wellington III, Wellington X, Stirling III, Lancaster Mk I, Lancaster Mk 3, Lancaster X, York C1. He flew a total of 35 operations (12 night, 23 day) with 75(NZ) Squadron Bomber Command RAF on the following targets in France, Germany and the Netherlands: Bonn, Calais, Cologne, Dortmund, Duisburg, Eindhoven, Emmerich, Essen, Flushing, Frankfurt, Gelsenkirchen, Hamm, Homberg, Kattegat, Koblenz, Le Havre, Leuna (Merseberg), Oberhausen, Osterfeld, Pont-Remy, Saarbrucken, Solingen, Stettin, Stuttgart and Westkapelle Dyke. <span>He flew as a second pilot on operations with </span>Flight Lieutenant Washer.
Creator
An entity primarily responsible for making the resource
Great Britain. Royal Air Force
Contributor
An entity responsible for making contributions to the resource
David Leitch
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
One booklet
Language
A language of the resource
eng
Type
The nature or genre of the resource
Text
Text. Log book and record book
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
LFordTA1585520v1
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Royal Air Force
Royal Air Force. Bomber Command
Royal Air Force. Transport Command
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
Canada
France
Germany
Great Britain
Netherlands
Atlantic Ocean--Baltic Sea
Atlantic Ocean--English Channel
England--Cambridgeshire
England--Hampshire
England--Leicestershire
England--Lincolnshire
England--Norfolk
England--Northamptonshire
England--Somerset
England--Gloucestershire
England--Staffordshire
England--Suffolk
England--Wiltshire
Atlantic Ocean--Kattegat (Baltic Sea)
France--Calais
France--Le Havre
France--Pont-Remy
Germany--Bonn
Germany--Cologne
Germany--Dortmund
Germany--Duisburg
Germany--Emmerich
Germany--Essen
Germany--Frankfurt am Main
Germany--Gelsenkirchen
Germany--Hamm (North Rhine-Westphalia)
Germany--Homberg (Kassel)
Germany--Koblenz
Germany--Leuna
Germany--Oberhausen (Düsseldorf)
Germany--Osterfeld
Germany--Saarbrücken
Germany--Solingen
Germany--Stuttgart
Manitoba--Neepawa
Netherlands--Eindhoven
Netherlands--Walcheren
Prince Edward Island--Charlottetown
Saskatchewan--Weyburn
Scotland--Inverness
Poland--Szczecin
Netherlands--Vlissingen
Poland
Prince Edward Island
Saskatchewan
Germany--Ruhr (Region)
England--Gloucestershire
Manitoba
Temporal Coverage
Temporal characteristics of the resource.
1942
1943
1944
1945
1946
1947
1948
1949
1950
1944-08-08
1944-08-09
1944-08-31
1944-09-03
1944-09-05
1944-09-06
1944-09-08
1944-09-10
1944-09-11
1944-09-12
1944-09-13
1944-09-24
1944-09-27
1944-09-28
1944-09-29
1944-09-30
1944-10-03
1944-10-05
1944-10-06
1944-10-07
1944-10-14
1944-10-15
1944-10-18
1944-10-19
1944-10-20
1944-10-21
1944-10-23
1944-10-24
1944-10-25
1944-11-05
1944-11-06
1944-11-07
1944-11-14
1944-11-15
1944-11-20
1944-11-21
1944-11-23
1944-11-27
1944-11-30
1944-12-02
1944-12-03
1944-12-06
1944-12-07
1653 HCU
20 OTU
75 Squadron
84 OTU
Advanced Flying Unit
aircrew
Anson
bombing
Flying Training School
Harvard
Heavy Conversion Unit
Initial Training Wing
Lancaster
Lancaster Finishing School
Lancaster Mk 1
Lancaster Mk 3
mine laying
Operational Training Unit
Oxford
pilot
RAF Chedburgh
RAF Dalcross
RAF Desford
RAF Feltwell
RAF Filton
RAF Lossiemouth
RAF Lyneham
RAF Mepal
Stirling
Tiger Moth
training
Wellington
York
-
https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/files/original/290/25368/LLeicesterLD416687v1.2.pdf
94e7625a6d8a595894dde5f2b14cade7
Dublin Core
The Dublin Core metadata element set is common to all Omeka records, including items, files, and collections. For more information see, http://dublincore.org/documents/dces/.
Title
A name given to the resource
Leicester, David
David Leicester
D Leicester
Description
An account of the resource
An oral history interview with David Leicester DFC (1923 - 2021), and his log book. He flew operations as a pilot with 35, 158 and 640 Squadrons.
The collection has been licenced to the IBCC Digital Archive by David Leicester and catalogued by IBCC Digital Archive staff.
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2016-05-01
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
Leicester, D
Access Rights
Information about who can access the resource or an indication of its security status. Access Rights may include information regarding access or restrictions based on privacy, security, or other policies.
Permission granted for commercial projects
Dublin Core
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Title
A name given to the resource
David Leicester’s Royal Australian Air Force flying log book for pilots
Description
An account of the resource
Flying log book for L D Leicester covering the period from 11 November 1941 to 12 December 1944. Detailing his flying training and operations flown. It also contains an extract for the award of a bar to his DFC, technical notes, certificates including a green endorsement, photographs of himself, aircraft and targets. He was stationed at RAAF Parafield (1 EFTS), RAAF Pt Cook (1 SFTS), RAF Grantham (12 PAFU), RAF Coningsby (1514 BAT Flt), RAF Honeybourne/RAF Long Marston (24 OTU), RAF Riccall (1658 HCU), RAF Lissett (158 Sqdn), RAF Leconfield (640 Sqdn), RAF Warboys (PFF NTU), RAF Graveley (35 Sqdn). Aircraft flown in were, DH60, DH82, Wirraway, Oxford, Whitley, Halifax, Lancaster. He did two tours and flew a total of 47 night and 20 daytime operations (total 67) with 158, 640 and 35 squadrons. Targets were Stettin, Duisburg, Bochum, Dortmund, Dusseldorf, Essen, Wuppertal, Le Creusot, Krefeld, Mulheim, Gelsenkirchen, Cologne, Montelliard, Hamburg, Nuremburg, Leverkusen, Berlin, Modane, Kassel, Cannes, Stuttgart, Augsburg, Trappes, Kiel, Caen, Foret de Nieppe, Bois de Cassan, Trossy St Maximin, La Neuville, Douai, Russelheim, Point Robert, Point les Espagnols, Le Havre, Calais, Cap Griz Nez, Walcheren Islands, and Soest. His first or second pilots on operations were Flying Officer Dawes, Sergeant Wade, Sergeant Farley, Sergeant Line, Sergeant Wildman and Flying Officer Small.
Contains some photographs of aircraft and target photographs.
Creator
An entity primarily responsible for making the resource
Great Britain. Royal Air Force
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Contributor
An entity responsible for making contributions to the resource
Mike French
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
One booklet
Language
A language of the resource
eng
Type
The nature or genre of the resource
Text
Text. Log book and record book
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
LLeicesterLD416687v1
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Royal Air Force
Royal Air Force. Bomber Command
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
Australia
France
Germany
Great Britain
Netherlands
England--Cambridgeshire
England--Yorkshire
England--Huntingdonshire
England--Lincolnshire
England--Warwickshire
England--Worcestershire
France--Caen
France--Calais
France--Cannes
France--Douai
France--Le Creusot
France--Le Havre
France--Modane
France--La Neuville-au-Pont
France--Pas-de-Calais
Germany--Berlin
Germany--Bochum
Germany--Cologne
Germany--Dortmund
Germany--Duisburg
Germany--Essen
Germany--Gelsenkirchen
Germany--Hamburg
Germany--Kassel
Germany--Kiel
Germany--Krefeld
Germany--Leverkusen
Germany--Rüsselsheim
Germany--Soest
Germany--Stuttgart
Germany--Wuppertal
Netherlands--Walcheren
Atlantic Ocean--North Sea
France--Boulogne-sur-Mer
Germany--Düsseldorf
Germany--Mülheim an der Ruhr
Germany--Nuremberg
Poland--Szczecin
England--Yorkshire
Poland
Germany--Ruhr (Region)
France--Nieppe Forest
Temporal Coverage
Temporal characteristics of the resource.
1941
1942
1943
1944
1943-04-20
1943-04-21
1943-04-25
1943-04-26
1943-05-11
1943-05-12
1943-05-13
1943-05-14
1943-05-23
1943-05-24
1943-05-25
1943-05-26
1943-05-27
1943-05-28
1943-05-29
1943-05-30
1943-06-19
1943-06-20
1943-06-21
1943-06-22
1943-06-23
1943-06-24
1943-06-25
1943-06-26
1943-06-28
1943-06-29
1943-07-09
1943-07-10
1943-07-15
1943-07-16
1943-07-24
1943-07-25
1943-07-26
1943-07-27
1943-07-28
1943-08-10
1943-08-11
1943-08-22
1943-08-23
1943-08-24
1943-09-16
1943-09-17
1943-10-23
1943-10-24
1943-11-11
1943-11-12
1943-11-18
1943-11-19
1943-11-26
1943-11-27
1944-02-25
1944-02-26
1944-03-01
1944-03-02
1944-03-06
1944-03-07
1944-03-26
1944-03-27
1944-03-30
1944-03-31
1944-07-23
1944-07-24
1944-07-25
1944-07-26
1944-07-28
1944-07-29
1944-07-31
1944-08-01
1944-08-03
1944-08-04
1944-08-07
1944-08-08
1944-08-10
1944-08-11
1944-08-12
1944-08-13
1944-08-25
1944-08-26
1944-09-03
1944-09-08
1944-09-09
1944-09-10
1944-09-11
1944-09-12
1944-09-15
1944-09-16
1944-09-17
1944-09-20
1944-09-25
1944-09-26
1944-09-27
1944-09-28
1944-10-14
1944-10-15
1944-10-19
1944-10-20
1944-10-21
1944-10-22
1944-10-23
1944-10-25
1944-10-28
1944-11-03
1944-11-04
1944-11-06
1944-12-04
1944-12-05
1944-12-06
1944-12-12
1944-12-13
Conforms To
An established standard to which the described resource conforms.
Geolocated
158 Squadron
1652 HCU
1658 HCU
24 OTU
35 Squadron
640 Squadron
Advanced Flying Unit
aerial photograph
aircrew
bombing
bombing of Hamburg (24-31 July 1943)
bombing of Kassel (22/23 October 1943)
bombing of Nuremberg (30 / 31 March 1944)
Bombing of Trossy St Maximin (3 August 1944)
Distinguished Flying Cross
Flying Training School
Halifax
Halifax Mk 2
Halifax Mk 3
Heavy Conversion Unit
Lancaster
Lancaster Mk 3
Master Bomber
Normandy campaign (6 June – 21 August 1944)
Operational Training Unit
Oxford
Pathfinders
pilot
RAF Coningsby
RAF Grantham
RAF Graveley
RAF Honeybourne
RAF Leconfield
RAF Lissett
RAF Riccall
RAF Warboys
tactical support for Normandy troops
target photograph
Tiger Moth
training
Whitley
-
https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/files/original/258/26884/LVaseyJ179596v1.2.pdf
3ae4de7621904346299103153a2c4eb7
Dublin Core
The Dublin Core metadata element set is common to all Omeka records, including items, files, and collections. For more information see, http://dublincore.org/documents/dces/.
Title
A name given to the resource
Ganney, Keith
Keith Ganney
K Ganney
Description
An account of the resource
23 items. An oral history interview with Flying Officer Keith Ganney (b. 1922, 1324929 Royal Air Force), his log books, documents and photographs. He flew operations as a bomb aimer with 57 Squadron.
The collection has been donated to the IBCC Digital Archive by Keith Ganney and catalogued by Barry Hunter.
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2017-03-01
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
Ganney, K
Dublin Core
The Dublin Core metadata element set is common to all Omeka records, including items, files, and collections. For more information see, http://dublincore.org/documents/dces/.
Title
A name given to the resource
J Vasey’s pilot’s log book
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
LVaseyJ179596v1
Creator
An entity primarily responsible for making the resource
Great Britain. Royal Air Force
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Royal Air Force
Royal Air Force. Bomber Command
Language
A language of the resource
eng
Type
The nature or genre of the resource
Text
Text. Log book and record book
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
Nine photocopied sheets
Description
An account of the resource
Pilot’s flying log book for J Vasey covering the period from 20 July 1942 to 28 April 1946. Detailing his flying training and operations flown as pilot. He was stationed at RAF Cambridge (22 EFTS) RCAF Neepawa (35 EFTS), RCAF Weyburn (41 SFTS), RAF Shellingford (3 EFTS), RAF Church Lawford (18 PAFU), RAF Fiskerton (1514 BAT Flight), RAF Silverstone (17 OTU), RAF Swinderby (1654 HCU), RAF East Kirkby (57 Squadron), RAF Syerston (5 LFS), RAF Finningley (BCIS), RAF Wigsley (1654 HCU), RAF Welford (1336 TSCU), RAF Palam (353 Squadron), RAF Meiktelia (10 Squadron). He had two Red Endorsements. Aircraft flown in were Tiger Moth, Anson, Oxford, Wellington, Halifax, Lancaster and Dakota.
He flew a total of 30 operations with 57 Squadron (24 by night and six by day), targets were Darmstadt, Koningsberg, Bergoneuse, Stuttgart, Bremerhaven, Rheydt, Munster, Karlsruhe, Kaiserlauten, Bremen, Brunswick, Nuremburg, Dusseldorf, Dortmund-Ems Canal, Hamburg, Gravenhorst, Trondheim, Munich, Heinbach dam, Oslo, Royan, Leuna, Siegen, Cologne, Wilhelmshaven, Veerk, Homburg, Duren and Ladbergen. His pilot for his first 'second dickie' operation was Squadron Leader Fairburn. After December 1944 he instructed and then flew transport operations in the Far East.
This item was sent to the IBCC Digital Archive already in digital form: no better quality copies are available.
Temporal Coverage
Temporal characteristics of the resource.
1942
1943
1944
1945
1946
1944-08-25
1944-08-26
1944-08-27
1944-08-29
1944-08-30
1944-08-31
1944-09-12
1944-09-13
1944-09-17
1944-09-18
1944-09-19
1944-09-20
1944-09-23
1944-09-24
1944-09-26
1944-09-27
1944-09-28
1944-10-05
1944-10-06
1944-10-07
1944-10-11
1944-10-14
1944-10-15
1944-10-19
1944-10-20
1944-11-01
1944-11-02
1944-11-03
1944-11-06
1944-11-07
1944-11-11
1944-11-12
1944-11-16
1944-11-21
1944-11-22
1944-11-23
1944-11-26
1944-11-27
1944-12-08
1944-12-10
1944-12-29
1944-12-30
1945-01-01
1945-01-04
1945-01-05
1945-01-14
1945-01-15
1945-02-01
1945-02-02
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
France
Germany
Great Britain
Norway
France--Royan
Germany--Karlsruhe
Germany--Homburg (Saarland)
Germany--Braunschweig
Germany--Bremen
Germany--Bremerhaven
Germany--Cologne
Germany--Darmstadt
Germany--Dortmund-Ems Canal
Germany--Düren (Cologne)
Germany--Düsseldorf
Germany--Hamburg
Germany--Hörstel
Germany--Kaiserslautern
Germany--Ladbergen
Germany--Leuna
Germany--Munich
Germany--Münster in Westfalen
Germany--Nuremberg
Germany--Rheydt
Germany--Siegen
Germany--Stuttgart
Germany--Wilhelmshaven
Norway--Oslo
Norway--Trondheim
Contributor
An entity responsible for making contributions to the resource
Terry Hancock
1654 HCU
17 OTU
57 Squadron
Advanced Flying Unit
aircrew
Anson
bombing
C-47
Distinguished Flying Cross
Flying Training School
Halifax
Heavy Conversion Unit
Lancaster
Lancaster Finishing School
Operational Training Unit
Oxford
pilot
RAF Church Lawford
RAF East Kirkby
RAF Finningley
RAF Fiskerton
RAF Silverstone
RAF Swinderby
RAF Syerston
RAF Wigsley
Tiger Moth
training
Wellington