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-
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Dublin Core
The Dublin Core metadata element set is common to all Omeka records, including items, files, and collections. For more information see, http://dublincore.org/documents/dces/.
Title
A name given to the resource
Righi, Ferdi
Ferdinando Righi
F Righi
Description
An account of the resource
One oral history interview with Ferdi Righi who recollects his wartime experiences in Monfalcone.
The collection was catalogued by IBCC Digital Archive staff.
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
Righi, F
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2016-12-07
Transcribed audio recording
A resource consisting primarily of recorded human voice.
Transcription
Text transcribed from audio recording or document
PC: Dunque Ferdi, eeh se io le parlo dei bombardamenti aerei a Monfalcone nella seconda guerra mondiale, cosa le viene in mente, qual è il primo ricordo che le suscita questa domanda?
FR: Mah io mi ricordo che abitavo a Monfalcone in via dei Rettori, una casa che è vicina al monumento ai caduti che era l’ex Venica, sotto c’era una grande osteria, abitavo all’ultimo piano, ero ragazzino avevo quattro anni, eeh mio padre era nella Marina Militare coi sommergibili ed era sempre in giro a fare la guerra purtroppo, ed io mia madre mi metteva in una coperta quando suonava l’allarme e mi portava di corsa nel rifugio che c’era in piazza. C’era questo grande rifugio che si trovava sotto alla salita proprio della piazza che c’è una salita e lì dentro arrivavano di tutto e di più: bambini donne, vecchi anziani e tutti e aspettavamo che passi questo benedetto bombardamento perché ci creava molto disagio, anche da bambino, anche se ero piccolo, so che quando suonava ero già vestito pronto per scappare con mia madre.
PC: Quindi diciamo che la vita era condizionata da questi bombardamenti aerei.
FR: Sì, sì era condizionata perché c’era un rifugio antiaereo, ma che antiaereo non c’era niente, che era il Passo del Torrione, in via Sant’Ambrogio. C’era un altro piccolo rifugio ma conteneva tre persone di fronte la Casa del Fascio che si trovava in via Rosselli, quella volta aveva un altro nome. E basta, bisognava tutti correre in questa benedetta grotta chiamiamola, no? Perché noi da bambini piccoli ci sembrava una grotta, non ci sembrava un tunnel quella roba lì, per cercare di, bombardamenti purtroppo ce n’erano uno al mattino e uno al pomeriggio, però arrivavano improvvisamente. Allora qualche volta magari suonava l’allarme, passavano gli aerei ma andavano in Jugoslavia a bombardare, non qui, e allora respiravi in maniera diversa, e invece delle volte sembrava che vadano via e bombardavano. L’ultimo che è stato, il più grosso che ha creato anche tanti morti, è stato quello ha bombardato la via Randaccio, cioè la via che va verso la stazione ferroviaria, la via Toti, la via Marzio Moro, tutte le vie che si trovano a ridosso della stazione ferroviaria, la via Romana eccetera. È successo perché, perché era un nodo la stazione ferroviaria di Monfalcone tra l’Italia e la Jugoslavia, dunque lì passavano tutti i treni che andavano sia con le truppe in Germania che con le truppe chiamiamole repubblichine a combattere sui vari fronti, no? Eeeh quelli son stati bombardamenti duri, dove la gente veramente tanti hanno perso la vita e di questi bombardamenti io da ragazzino ero piccolo, ma mi ricordo una cosa eccezionale, la vedo sempre davanti agli occhi tante volte. Mi ricordo che quando è finito il bombardamento, non mi ricordo se era il ’44 o il ’43, la fine del ’43 o la fine del ’44, siamo usciti dal tunnel e c’era un cavallo bianco con gli zoccoli neri, quello me lo ricordo ancora, che impazzito dalle, dai botti delle bombe correva come un pazzo attorno a piazza della Repubblica di Monfalcone che non era come oggi, e praticamente al livello della strada perciò tutto uguale, era segnata da un’eclisse, un’ellisse in cui attorno si poteva anche andare con le macchine e questo cavallo correva, correva, correva, e nessuno riusciva a fermarlo perché era impazzito. A un certo momento sono arrivati quelli della protezione territoriale che era l’UNPA e sono arrivati con una una, una specie di fuori strada, si son messi in ginocchio e coi fucili 91 gli han sparato, l’hanno ammazzato e hanno legato mi ricordo ancora le gambe di dietro ad una corda, l’hanno legato dietro alla macchina e l’hanno portato via. Questo è stato il primo impatto che ho avuto. Il secondo è stato quando hanno cominciato a portare giù tutti i feriti e mezzo moribondi che erano rimasti sotto ai bombardamenti che erano stati in via Romana, Randaccio, Toti eccetera e della zona stazione e c’era tanta gente che gridava, urlava piangeva e tutti pieni di calcinacci, di bianco cioè praticamente i soffitti che erano crollati eccetera. Anche quello mi ha lasciato molto dentro che oggi ancora oggi non riesco delle volte quando penso e vado per quelle vie dov’erano avvenuti i bombardamenti che alcune case non sono state mai più ricostruite ma son diventati parcheggi per automobili i posti lasciati liberi dalle case distrutte mi lascia così, non perplesso, con una parola molto semplice: ma la guerra per cosa la facciamo?
PC: Ancora una domanda ehm Ferdi, eeh lei era un ragazzino di quattro anni.
FR: Sì quattro anni, quattro anni e mezzo.
PC: E cosa faceva quando era nella galleria rifugio?
FR: Ah c’erano altri tanti ragazzini, ci mettevamo in un angolo e c’erano delle maestre elementari o delle maestre d’asilo che erano scappate anche loro è logico, le quali, non avevamo giocattoli non avevamo niente, però ci intrattenevano raccontandoci qualche qualche fiaba, qualche fatto vecchio e facendoci fare, magari con dei pezzi di legno dei segnetti su, perché la galleria non era asfaltata non era neanche, come si può dire, c’era terra per terra, allora tu potevi fare come sulla sabbia no? delle stupidaggini per passare il tempo, ecco questo facevano, anche per tenerci più calmi, perché i bambini quando sentivano i botti tutti piangevano, avevano tanta paura, tanta.
PC: Eeeh pensando eeh anche ai tuoi genitori e al fatto che eeeh mi dicevi che tuo padre era in guerra e tua madre come, come si comportava nei, in quei momenti lì?
FR: Mia madre era una donna, è morta a cento anni ti dico subito, era una donna molto dinamica, non aveva paura di nessuno e neanche dei tedeschi, di nessuno [emphasis] assolutamente. Eeeh lei era, quando cominciavano a suonare l’allarme diceva ‘State buoni ancora mezz’ora perché suona mezz’ora prima intanto, state buoni’ a me e a qualche altro ragazzino che era lì nella casa ‘E dopo andiamo tutti quanti in rifugio’, preparava qualcosa al forno, che di solito le cose erano poche, non so un po’ di pane con un po’ di zucchero, ecco così i bambini avevano qualcosa da mangiare anche no? Perché non potevi sapere quante ore dovevi stare eh, questi, i bombardamenti potevano durare cinque minuti, tre minuti, due minuti ma forse anche se erano a ondate anche ore, eh questa era la realtà e allora dovevi portarti dietro qualcosa, portava via una borsa con dentro delle coperte, eeh qualche vestito, se succedeva qualcosa perché erano tanti bambini piccoli anche, ecco era tutto qua. Mia madre però posso dire, mio padre in quel momento neanche non lo pensava proprio che chissà dov’era, perché lui era sommergibilista della Marina Militare, della Regia Marina, perché lui è rimasto sempre nella Regia Marina, era un graduato e ancora, è morto dopo tanti anni però non c’entra la guerra lì, però ha fatto ventisei anni da sommergibilista, dunque era sempre in giro coi sommergibili, coi MAS con tutte quelle, quelle cose che servivano per affondare le le flotte nemiche.
PC: Eeh un’ultima domanda, eeh di quei momenti, del momento dell’allarme.
FR: Sì.
PC: Del momento in cui tu eri avvolto nella coperta e venivi eeeh diciamo portato, cosa ti ricordi? Ricordi qualche, qualche sensazione? O anche magari non ricordi nulla.
FR: No, eh la paura, la paura [pause] la paura, la paura solo la paura e nient’altro, la paura di non arrivare in tempo, perché tutti correvano, tutti gridavano per strada ‘Corri, corri, corri va dentro il rifugio! Vai dentro’. Tutti si, si accalcavano anche no per entrare, di fatti in un bombardamento che è avvenuto alcune persone sono morte davanti al rifugio, perché nel trambusto di entrare, di entrare tutti qualcuno è caduto e gli altri gli son passati sopra no, lo hanno calpestato, non mi ricordo se erano due o tre morti, dovrei andare a vedere un po’ sui libri di quell’epoca, no? Ecco questo era il problema, il problema era molto ansioso che tu lo porti avanti dopo per due o tre anni, perché io l’ho cominciato a perdere quel problema lì, perché dopo qui c’è stata anche, son venuti eeh quelli della federativa, son venuti gli americani, cioè i neozelandesi, che ci hanno liberato eccetera però ti rimane sempre quel groppo in gola, quell’ansia, no? ‘Cosa succederà? Chi sono questi? Cosa faranno?’. E allora ci volevano anni, tanti anni, ormai penso di averlo superato almeno al 50%.
PC: Ti ringrazio Ferdi di questa intervista.
FR: Grazie a voi.
PC: È stata interessantissima e bellissima e buon proseguimento.
FR: Grazie.
Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Interview with Ferdi Righi
Subject
The topic of the resource
World War (1939-1945)
Bombing, Aerial
Description
An account of the resource
Ferdinando Righi recalls his early life in Monfalcone, brought up by his mother while his father served as a submariner. Describes daily life in wartime: how he used to sleep fully clothed, waiting for the air raid siren. His mother would put some food and spare clothing in a case, wrap him in a blanket and rush to the underground shelter. He remembers how he and other children used the unpaved surface of the shelter as a sandbox, while schoolteachers resorted to storytelling to keep them calm. Relates wartime stories: a shell-shocked horse being put-down; dying victims covered in dust being evacuated and panic stricken townsfolk afraid that they would not reach the shelter in time. He comments on how the anxiety lasted for years and has lessened only recently, and describes how wartime memories still haunt him when he walks past bomb-site areas that have never been rebuilt.
Creator
An entity primarily responsible for making the resource
Pietro Commisso
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2016-12-07
Contributor
An entity responsible for making contributions to the resource
Francesca Campani
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
00:09:59 audio recording
Language
A language of the resource
ita
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
ARighiF161207
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
Italy
Italy--Monfalcone
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Type
The nature or genre of the resource
Sound
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Civilian
animal
bombing
childhood in wartime
civil defence
fear
home front
perception of bombing war
shelter
-
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Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Radacich, Maurizio
M Radacich
Description
An account of the resource
11 items. The collection consists of propaganda, civil defence material, documents and correspondence related to the bombing war in the Italian theatre. The collection has been loaned to the IBCC Digital Archive for digitisation by Maurizio Radacich and catalogued by IBCC Digital Archive staff.
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2016-07-14
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. Some items have not been published in order to protect the privacy of third parties, to comply with intellectual property regulations, or have been assessed as medium or low priority according to the IBCC Digital Archive collection policy and will therefore be published at a later stage. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal, https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/collection-policy.
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
Radacich, M
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Dublin Core
The Dublin Core metadata element set is common to all Omeka records, including items, files, and collections. For more information see, http://dublincore.org/documents/dces/.
Title
A name given to the resource
Bombing of Trieste
Subject
The topic of the resource
World War (1939-1945)
Bombing, Aerial
Description
An account of the resource
Account of the 6 July 1944 bombing of Trieste written by a typist of the Servola ironworks. The first part of the document details the effects of the explosions and mentions some of the impact points: the ammunition dump and the oil refinery. The second is a love letter to her boyfriend Italo: she worries about him, hopes he’s safe and looks forward to meeting him later that day at the Fenice cinema.
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
1944-07-06
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
Two page typewritten letter
Language
A language of the resource
ita
Type
The nature or genre of the resource
Text
Text. Correspondence
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
Italy
Italy--Trieste
Temporal Coverage
Temporal characteristics of the resource.
1944-07-06
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
MRadacichM[Ser'#-DoB]-170110-13
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Civilian
Conforms To
An established standard to which the described resource conforms.
Pending text-based transcription. Other languages than English
bombing
civil defence
home front
love and romance
shelter
-
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Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Radacich, Maurizio
M Radacich
Description
An account of the resource
11 items. The collection consists of propaganda, civil defence material, documents and correspondence related to the bombing war in the Italian theatre. The collection has been loaned to the IBCC Digital Archive for digitisation by Maurizio Radacich and catalogued by IBCC Digital Archive staff.
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2016-07-14
Rights
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Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
Radacich, M
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Transcribed document
A resource consisting primarily of words for reading.
Transcription
Text transcribed from audio recording or document
Churchill canta :
[underlined]“Avanti soldati cristiani!”[/underlined]
Roosevelt prega all’inizio dell'invasione:
“Dio onnipotente, i nostri figli, orgoglio della nostra nazione, hanno iniziato in questo giorno una strenua impresa, la lotta per la difesa della nostra Repubblica, della nostra religione, della nostra civiltà e per liberare un'umanità sofferente. Dio onnipotente, essi avranno bisogno della Tua benedizione perché il loro cammino sarà lungo e duro. Il nemico è possente e noi che siamo a casa al di qua dell'oceano possiamo aiutarli solo nel pensiero e con la preghiera, rinnovando rinnovandoTi in quest'ora la nostra fede. Dio onnipotente, sia fatta la Tua volontà”.
Il 6 giugno ebbe inizio la strenuo impresa di cui parlò il presidente degli Stati Uniti
Il 10 giugno anche Trieste, come già tante altre città d'Europa, veniva bombardata alla cieca dagli americani. Case operaie, chiese ed ospedali venivano ridotte [sic] in macerie e in cenere.
Al di là dell’oceano è facile preparare in soffici e comode poltrone, fra un banchetto e l'altro, lontani da ogni pericolo. Questi plutocrati che senza alcuno scrupolo spingono il fior fiore dei loro popoli verso la morte, sono come i farisei della Bibbia, giacché dicono: “Signore, io Ti ringrazio di non essere come come gli altri”. Essi danno ordini di bombardare gli abitati e gli uomini pacifici e pregano.
Trucidano donne e bambini innocenti - e pregano.
Ma Dio li punirà e li caccerà dal tempio, ove essi danzano attorno al vitello d'oro.
Vincerà la causa giusta propugnata dalle truppe germaniche.
Non vinceranno certo i pescecani e i parassiti che succhiano il sangue ai popoli oppressi, trasformandolo in grosse speculazioni di borsa. Vinceranno invece i propugnatori di un nuovo ordine di giustizio sociale.
L'ORA DECISIVA È SCOCCATA. ORA OGNUNO DEVE SAPERE DOVE È IL SUO POSTO.
Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Chiesa della B.V. delle Grazie mutilata nel bombardamento anglo-americano del 10-06-44
Subject
The topic of the resource
World War (1939-1945)
Propaganda
Bombing, Aerial
Description
An account of the resource
Following the destruction of a church in Trieste, the leaflet contrasts the horrors of unrestricted bombing warfare with the hypocrisy of Winston Churchill and Franklin D. Roosevelt. They describe themselves as devoutly religious despite ordering the killing of women and children from the safety of their comfortable homes.
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
One leaflet
Language
A language of the resource
ita
Type
The nature or genre of the resource
Text
Photograph
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
Italy
Italy--Trieste
Temporal Coverage
Temporal characteristics of the resource.
1944-06-10
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
MRadacichM[Ser'#-DoB]-170110-10
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Civilian
Royal Air Force
United States Army Air Force
bombing of Trieste (10 June 1944)
Churchill, Winston (1874-1965)
home front
propaganda
Roosevelt, Franklin Delano (1882-1945)
-
https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/files/original/38/268/MRadacichM[Ser -DoB]-170110-19.jpg
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Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Radacich, Maurizio
M Radacich
Description
An account of the resource
11 items. The collection consists of propaganda, civil defence material, documents and correspondence related to the bombing war in the Italian theatre. The collection has been loaned to the IBCC Digital Archive for digitisation by Maurizio Radacich and catalogued by IBCC Digital Archive staff.
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2016-07-14
Rights
Information about rights held in and over the resource
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Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
Radacich, M
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Come proteggersi della nuova offesa nemica: “la piastrina incendiaria”
Subject
The topic of the resource
World War (1939-1945)
Bombing, Aerial
Great Britain. Royal Air Force. Bomber Command
Description
An account of the resource
Instructions how to deal with a new type of small incendiary the Royal Air Force started to use. Advice includes: do not use water; put all the incendiaries in a hole dug in the ground; ask the assistance of the Unione Nazionale Protezione Antiaerea if found in large batches; do not touch them; always use metal containers and tongs; make children aware of the danger.
Creator
An entity primarily responsible for making the resource
Italia. Regia Prefetttura di Udine
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
One leaflet
Language
A language of the resource
ita
Type
The nature or genre of the resource
Text
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
Italy
Italy--Udine
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
MRadacichM[Ser'#-DoB]-170110-19
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Civilian
bombing
civil defence
home front
incendiary device
Unione Nazionale Protezione Antiaerea
-
https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/files/original/38/269/MRadacichM[Ser -DoB]-170110-12.pdf
f0b8aefdbbeedd8ba3383413316388b4
Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Radacich, Maurizio
M Radacich
Description
An account of the resource
11 items. The collection consists of propaganda, civil defence material, documents and correspondence related to the bombing war in the Italian theatre. The collection has been loaned to the IBCC Digital Archive for digitisation by Maurizio Radacich and catalogued by IBCC Digital Archive staff.
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2016-07-14
Rights
Information about rights held in and over the resource
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Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
Radacich, M
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Dublin Core
The Dublin Core metadata element set is common to all Omeka records, including items, files, and collections. For more information see, http://dublincore.org/documents/dces/.
Title
A name given to the resource
Report on a domestic shelter
Subject
The topic of the resource
World War (1939-1945)
Bombing, Aerial
Description
An account of the resource
Report on the condition of a domestic shelter, with notes on the condition of items of clothing that have been stored inside.
Creator
An entity primarily responsible for making the resource
E Vuano
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
1945-03-23
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
Four page typewritten report with a layout drawing
Language
A language of the resource
ita
Type
The nature or genre of the resource
Text
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
MRadacichM[Ser'#-DoB]-170110-12
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
Italy
Italy--San Daniele del Friuli
Temporal Coverage
Temporal characteristics of the resource.
1945-03-23
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Civilian
home front
shelter
-
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Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Radacich, Maurizio
M Radacich
Description
An account of the resource
11 items. The collection consists of propaganda, civil defence material, documents and correspondence related to the bombing war in the Italian theatre. The collection has been loaned to the IBCC Digital Archive for digitisation by Maurizio Radacich and catalogued by IBCC Digital Archive staff.
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2016-07-14
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. Some items have not been published in order to protect the privacy of third parties, to comply with intellectual property regulations, or have been assessed as medium or low priority according to the IBCC Digital Archive collection policy and will therefore be published at a later stage. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal, https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/collection-policy.
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
Radacich, M
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Il gioco della protezione antiaerea
Subject
The topic of the resource
World War (1939-1945)
Bombing, Aerial
Description
An account of the resource
The board game has 78 spaces, numbered from one to 78, and arranged in spiral fashion. Players’ pieces are moved according to throws of one or two dice. Each square contains simple figures and a brief text about anti-aircraft precautions. Players who land on a square with good advice are rewarded with shortcuts, whereas those who land on numbers that show examples of foolish behaviour pay the consequences. On the reverse, information on the Unione Nazionale Protezione Antiaerea and advertising of household products marketed by the Florence-based company H. Roberts & Co.
Creator
An entity primarily responsible for making the resource
Italia. Unione Nazionale Protezione Antiaerea
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
1935-04-04
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
One board game
Language
A language of the resource
ita
Type
The nature or genre of the resource
Physical object
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
MRadacichM[Ser'#-DoB]-170206-04
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
Italy
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Civilian
anti-aircraft fire
bombing
civil defence
entertainment
home front
Unione Nazionale Protezione Antiaerea
-
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Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Radacich, Maurizio
M Radacich
Description
An account of the resource
11 items. The collection consists of propaganda, civil defence material, documents and correspondence related to the bombing war in the Italian theatre. The collection has been loaned to the IBCC Digital Archive for digitisation by Maurizio Radacich and catalogued by IBCC Digital Archive staff.
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2016-07-14
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This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. Some items have not been published in order to protect the privacy of third parties, to comply with intellectual property regulations, or have been assessed as medium or low priority according to the IBCC Digital Archive collection policy and will therefore be published at a later stage. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal, https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/collection-policy.
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
Radacich, M
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Permit to circulate during alarms
Subject
The topic of the resource
World War (1939-1945)
Bombing, Aerial
Description
An account of the resource
The permit entitles Giovanni Granata to circulate freely in Trieste during alarms, at his own risk.
Creator
An entity primarily responsible for making the resource
Italia. Regia Prefetttura di Trieste
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
1941-04-30
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
One handwritten form
Language
A language of the resource
ita
Type
The nature or genre of the resource
Text
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
MRadacichM[Ser'#-DoB]-170110-18
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
Italy--Trieste
Italy
Temporal Coverage
Temporal characteristics of the resource.
1941-04-30
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Civilian
home front
-
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Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Radacich, Maurizio
M Radacich
Description
An account of the resource
11 items. The collection consists of propaganda, civil defence material, documents and correspondence related to the bombing war in the Italian theatre. The collection has been loaned to the IBCC Digital Archive for digitisation by Maurizio Radacich and catalogued by IBCC Digital Archive staff.
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2016-07-14
Rights
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This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. Some items have not been published in order to protect the privacy of third parties, to comply with intellectual property regulations, or have been assessed as medium or low priority according to the IBCC Digital Archive collection policy and will therefore be published at a later stage. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal, https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/collection-policy.
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
Radacich, M
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Toy soldiers
Subject
The topic of the resource
World War (1939-1945)
Description
An account of the resource
Six figures in various poses (marching, standing, playing the bugle) depicting foot soldiers from different periods.
These toys were originally part of a larger set used by Alberto Dini to pass the time while inside a shelter in Trieste.
Additional information about this item has been kindly provided by the donor.
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
Set of six lead soldiers
Type
The nature or genre of the resource
Physical object
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
PRadacichM1601
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Civilian
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
Italy
Italy--Trieste
coping mechanism
home front
shelter
-
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Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Dini, Alberto
Alberto Dini
A Dini
Description
An account of the resource
One oral history interview with Alberto Dini who recollects his wartime experiences in Trieste.
The collection was catalogued by IBCC Digital Archive staff.
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Rights
Information about rights held in and over the resource
The collection was catalogued by IBCC Digital Archive staff.
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
Dini, A
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2017-01-05
Transcribed audio recording
A resource consisting primarily of recorded human voice.
Transcription
Text transcribed from audio recording or document
AP: Bene signor Alberto, grazie allora, vorrei che lei mi raccontasse qual è il ricordo più remoto che riesce a recuperare, potrebbe essere un ricordo familiare, di cosa faceva con la sua famiglia, suoi genitori, aveva fratelli o amici. Qual è il ricordo più antico che riesce a recuperare?
AD: Il ricordo di che tipo?
AP: Qualsiasi.
AD: Eh è un po’ difficile.
AP: Mm, potrebbe essere un ricordo famigliare o il, che cosa faceva prima della guerra, andava a scuola?
AD: Sì certo, è un ricordo che forse è legato, è condizionato dall’argomento di questa intervista: le giornate che si trascorreva allora nel, all’asilo. L’età era quella, quando è scoppiata la guerra era giuso appena, appena, frequentavo l’ultimo anno del, dell’asilo. Eeeh l’aviazione aveva un suo ruolo allora: l’impresa di Italo Balbo, le, tutte le altre vicende legate ai primi, ai primi mesi di guerra dove era l’aviazione coinvolta e attrice di primo piano. E che anche noi bambini si giocava all’aeroplano mettendo uno davanti con le mani aperte e l’altro dietro con le mani sulle spalle e faceva l’aeroplano. Poi la fantasia andava a sbizzarrirsi e facendo, immaginando combattimenti impossibili eh, ecco questo era così come lei mi ha fatto la richiesta, la domanda sul, visto l’argomento poi che si svilupperà sull’aviazione che ho legato, ho ritenuto opportuno legare come presentazione, e come biglietto di presentazione.
AP: Ottimo. Cosa le veniva raccontato a scuola? Lei mi stava parlando dei momenti in cui la guerra è cominciata.
AD: Sì.
AP: Si ricorda quando è scoppiata la guerra? Se per esempio...
AD: Sì, la dichiarazione, il discorso della dichiarazione di guerra fatta da Benito Mussolini.
AP: Mi parli di quel momento, cosa si ricorda? Dov’era?
AD: Ero in cucina con i miei genitori eeeh si stava ascoltando quanto aveva da dire il capo del governo del momento, il Duce, noto come, come tale. Era venuta da noi una vicina che non era in possesso di un apparecchio radio, perché in quella volta l’apparecchio radio era ancora considerato un lusso. Eeeeh, al momento in cui il, il duce è arrivato a pronunciare la parola fatidica della dichiarazione di guerra presentata agli ambasciatori di Francia e Inghilterra (Gran Bretagna mi pare che l’aveva citata come tale) eeeh la signora che era venuta da noi scoppiò a piangere, quasi un presagio che poi appunto successe che il marito morì allo, nello sbarco in Sicilia delle truppe anglo-americane. Ecco quello è un ricordo che sarà sempre presente nei miei ricordi di guerra.
AP: Capisco. Cos’è avvenuto a scuola? Si ricorda cosa le hanno detto le sue insegnanti? La guerra le è stata spiegata in qualche modo?
AD: No. Era un fatto, quasi una necessità per l’Italia di entrare in guerra per avere allora non, non mi rendevo conto di cosa, come, quando, con chi, ehh era uno stato di guerra che presupponevo fosse uno stato di estrema gravità, ma soltanto sensazioni, niente di concreto.
AP: Ricorda cose, manifesti di propaganda, dei discorsi?
AD: Si manifesti ce n’erano, anche proprio che invitavano a tacere ‘Il nemico ti ascolta’ eeeh non mi ricordo altro così che però era significativo perché ‘Taci il nemico ti ascolta’ era l’immagine di un soldato inglese, tipico il profilo con l’elmo della forma particolare che era in dotazione all’esercito inglese che era questo invito alla riservatezza.
AP: Se lei dovesse provare a spiegare qual era l’atmosfera dei primi mesi o dei primi anni di guerra, che cosa, che cosa si ricorda? Paura, indifferenza, senso di attesa?
AD: Bah eeeh, la partenza, l’arruolamento più o meno forzoso di mio fratello per andare a volontario, perché fra me e mio fratello c’era una differenza di quindici anni dunque lui era in pieno, la persona che poteva risolvere [laughs] i problemi della patria andando pure lui a, a far la guerra. Dunque lui, mia sorella che si era sposata e col marito che era in procinto di partire, destinazione Africa settentrionale. Eeeh uno stato così di, ma quasi un intontimento, un almeno quello che provavo io, tutte queste novità, questi imprevisti, queste queste cose che si sviluppavano con un ritmo crescente, i notiziari di guerra, i bombardamenti, le notizie dei primi bombardamenti sulle città italiane o dei bombardamenti dell’aviazione italiana su malta, Tobruch eeeh nomi che erano abituali, usuali a sentire con la frequenza quotidiana di, di fatti di guerra di questo tipo.
AP: Quindi la realtà non era cambiata molto, continuavate a fare la vita di sempre.
AD: No, no, no. Poi c’era anche qualche altro parente che aveva così questo stato di arruolamento, di provvisorietà o di stacco di quello che era l’attività quotidiana per essere trasformata in un’attività legata all’ambiente bellico.
AP: Si ricorda qualcosa di come la vita di queste persone sia stata trasformata dall’inizio della guerra?
AD: Mah più o meno tutti quanti hanno avuto delle delle trasformazioni nelle proprie abitudini, nelle proprie usanze. Eeeeh un parente, uno zio, fratello della mamma che eeeh era stato coinvolto come, a malavoglia perché so che era una persona ormai vicino alla pensione, che era stato forzatamente imbarcato su una nave che al terzo viaggio poi questa nave venne silurata all’uscita da Pola e lui non fece ritorno, non ritornò a casa appunto perché vittima dello stato d’arme. Eeeeh anche indirettamente c’era sempre qualcosa che faceva riferimento alla guerra, tipo appunto il gioco innocente di due, di più ragazzini che facevano un aereo con le proprie, con i propri arti.
AP: Facevate delle esercitazioni, qualcosa del genere, ad esempio a scuola?
AD: No, esercitazioni no. C’era ecco per esempio il, l’incartamento delle finestre per evitare in caso di spostamenti d’aria di essere feriti da, dai vetri che si, avrebbero potuto, si sarebbero potuti rompere per lo spostamento d’aria o per un’esplosione nelle immediate vicinanze.
AP: Lei mi ha parlato fino a questo momento di questa sensazione di attesa, questo senso di sospensione quasi irreale eccetera, quando è terminato? Quando quando si è trovato con la guerra in casa, quando lei ha avuto esperienza diretta?
AD: È il momento in cui i soldati tedeschi sono arrivati a Trieste, dopo l’armistizio, calcolandoci traditori hanno invaso il Veneto e hanno creato uno stato denominato Adriatisches Küstenland che era una provincia agganciata al Reich, praticamente un’appendice di quella che era Austria ma non era più Austria e questo, l’annessione praticamente di trovarci stranieri senza aver varcato alcun confine. Quello è stata una visione palpabile di un qualche cosa di grave che stava incombendo su di noi.
AP: In quel momento come è cambiata la sua vita, si ricorda come?
AD: No, la mia vita non è cambiata, di molto, mmmh ecco la scuola era stata requisita per ospitare soldati tedeschi, e allora io dovevo andare ben più lontano di quello che ero andato fino ad allora, perché eeeh la scuola era proprio vicinissima a casa mia. Essendo stata occupata dalle truppe tedesche eeh ho dovuto spostarmi.
AP: E questo stato va avanti fino.
AD: Fino alla fine che poi è si, finito con un lungo bombardamento, quotidiano, che è durato più giorni, continuo, di cannone del Castello di San Giusto alla villa Geiringer nel piazzale della, dell’università dove tiravano, sparavano questi cannoni, rispondevano altri cannoni che erano sul crinale del Carso, eeeh soprattutto quando c’era prima, quando c’erano gli allarmi aerei che c’erano incursioni o previste o in corso e allora c’era l’artiglieria antiaerea se no i cannoni di normale dotazione alle batterie del castello di San Giusto, che sparavano verso il Carso per evitare l’avvicinamento dell’esercito Jugoslavo. Ecco son stati due o tre giorni praticamente in cui era meglio restare a casa e non uscire, per evidenti pericoli. Sono uscito da casa il pomeriggio del giorno, di un giorno, uno dei primi giorni adesso non ricordo esattamente, quando si è capito, per quelle cose che in tempo di guerra si captano anche se non si sentono, abbiamo captato che la guerra era finita perché il cannone non ha sparato più e allora siamo timidamente, furtivamente ci siamo avventurati in strada, e abbiamo visto quello che era uno spettacolo di combattimento strada, non strada per strada ma insomma un combattimento ravvicinato, vicino a casa mia c’era il tribunale dove c’era la roccaforte dei, dei tedeschi che cercavano di opporsi fino all’ultimo alla conquista del del truppe jugoslave.
AP: E lì ha capito che la Seconda guerra mondiale era arrivata alla fine.
AD: Era arrivata alla fine appunto: da un silenzio irreale, da un fracasso, da un frastuono assordante del del cannone e di altre armi leggere che appunto improvvisamente, come come gran finale o, forse sono irriverente, accostare agli spari io del, dei fuochi d’artificio che finiscono con due gran botti, qui i botti sono finiti quando sono entrati i carri armati neozelandesi che hanno fatto fuoco sul tribunale e ponendo fine con la resa dei tedeschi, ponendo fine alla guerra, perché per me la guerra è finita in quel momento.
AP: Ora però vorrei portarla un po’ più in dietro. Lei ha, mi ha parlato di quando ascoltava la radio, notizie di bombardamenti su altre città italiane.
AD: Sì.
AP: Qual è stato il primo bombardamento di Trieste che lei ricorda.
AD: 10 giugno del ’44. Il primo bombardamento sulla città.
AP: Si ricorda dov’era?
AD: Sì, perfettamente anche più volte così menzionato con amici o. Era una giornata di sole, era il 10 giugno del ’44, una giornata che io ero rimasto a solo a casa per permettere, cioè perché mia mamma era andata ad accudire le quotidianità dell’acquisto dei generi alimentari, quei pochi che si trovavano perché non non c’era molta disponibilità. Poi c’erano le tessere che garantivano un qualche cosa che non riuscivano a garantire, allora ero rimasto solo perché i maschi della casa erano tutti in giro per il mondo: mio fratello in Grecia prigioniero dei tedeschi in Germania, eeeh mio cognato disperso in Africa, mio papà disperso da qualche parte in Italia, ero l’unico uomo di casa a dieci anni, no otto, sempre otto. Eeeeh [pause] è stato così come, anche quello, mi sono immaginato che stava cambiando rapidamente qualcosa, mi sono affacciato alla finestra, che avevo avuto istruzioni di come fare, cosa fare eccetera eccetera, ho avuto la sensazione che qualche guaio stesse incombendo sulla città, di fatti improvvisamente si sono sentiti i rumori dei motori molto forti mentre prima le altre volte passavano altissimi, si vedevano più scie che aerei. In quel giorno, affacciandomi sono riuscito a distinguere l’aereo, dunque erano molto bassi, appena ho, mi sono reso conto di cosa stesse per accadere, sono uscito dall’appartamento, stavo al quarto piano, sono sceso fino al secondo, al primo, a quel punto uno spostamento d’aria m’ha fatto, m’ha buttato su tutta la rampa di scale, non mi sono fatto niente però ho mi sono reso conto che era caduta la bomba molto vicina e di fatti così era avvenuto. Quello è stato l’impatto con la guerra guerreggiata.
AP: E cosa è accaduto dopo? Dopo l’episodio dove è volato.
AD: Eh naturalmente la famiglia si è ricomposta nelle varie emergenze, come arrivava a casa uno o l’altro.
AP: Qual è stata la reazione di sua madre quando è tornata a casa?
AD: Ah di sollievo di trovarmi, di trovarmi in vita praticamente. Perché la casa non era stata colpita però lo spostamento d’aria m’aveva fatto fare la fine di un moscerino davanti a una tempesta.
AP: E da questo momento in poi gli allarmi diventano una cosa.
AD: Una quotidianità, la seccatura era quella quando capitavano di notte verso le due, due e mezza, tre di notte che magari con la bora urlante per strada, e dover balzare dal letto e correre verso una sicurezza piuttosto precaria che offriva la cantina trasformata in ricovero.
AP: Provi a descrivermi con parole sue cosa accadeva o cosa si ricordava, cosa si ricorda lei adesso dal momento in cui lei si svegliava o veniva svegliato, al momento in cui tornava a casa dopo il cessato allarme. Cioè cosa cosa accadeva? Suonava l’allarme, poi insomma doveva svegliarsi.
AD: Correre verso un, un’effimera sicurezza che era rappresentata dal rifugio fatto nelle cantine, sotto la casa praticamente, non si aveva l’impatto con la bora, col freddo, perché essendo all’interno della casa avveniva più o meno abbastanza attutito questo impatto. Però in cantina c’era la fucina delle malattie per tutti i ragazzini, che cominciava uno ad avere una malattia e la passava a tutti gli altri e quando aveva finito l’ultimo cominciava la nuova. Eeeh da ragazzini non si sentiva molto il fatto che la guerra poteva rappresentare un pericolo mortale per noi, era un’interruzione seccante di una dormita che si auspicava durasse molto poco, di fatti tante volte, cioè visto che sono a contare questa cosa qua, sono durati abbastanza, abbastanza poco tempo per non avere conseguenze di altro tipo che non una seccatura, e la voglia di tornare sotto sotto delle lenzuola ormai fredde.
AP: Quando eravate giù in cantina.
AD: In cantina si faceva scambio di giornalini, soldatini, di figurine, questo a livello di ragazzini.
AP: Provi, provi a raccontarmi un po’ di quella atmosfera.
AD: Eravamo.
AP: Era, lei era con altre persone?
AD: Sì perché in casa c’erano tanti tanti giovani, tanti ragazzi, tanti, un po’ di molte età, cioè non che fossimo tanti, c’era il ragazzino di dieci, come quello di cinque, come quello di otto che rappresentavo io la categoria, era e si faceva, se era di giorno si andava, si cercava di uscire sfuggendo all’attenzione del capo fabbricato, che era una persona incaricata da dalle autorità non so di che tipo se comunali, se di partito, ma comunque era qualcuno che doveva stare attendo che nessuno uscisse dalla casa durante l’allarme, i ragazzini sono sempre quelli che riescano a sgattaiolare dappertutto e io mi trovavo tra quelli che andavano a giocare a guardia e ladri invece del giardin pubblico si andava a giocare per le strade attorno alla casa. Oppure traffico commercio di albi di vario tipo, non c’era Topolino quella volta ma c’era altri albi abbastanza adatti all’educazione dei dei giovani.
AP: Quindi scambiavate fumetti?
AD: Fumetti, figurine, figurine di guerra naturalmente, o figurine di di, con scenari di panorami eccetera così, ambientali, ecologicamente oggi qualificati.
AP: Appropriate. Si ricorda di giochi?
AD: Il gioco, il gioco dell’oca, il gioco del tranvai, il gioco di shanghai, eh quelle cose lì, le asticciole che.
AP: Lei mi ha parlato di soldatini prima.
AD: I soldatini.
AP: Ha dei ricordi particolari di quei soldatini?
AD: Eh io sì, perché erano la riproduzione su metallo eeeh di un qualche cosa che lontano, da qualche parte stava succedendo realmente, e allora ci si immaginava un po’ di essere partecipi anche noi attraverso quella figurina di piombo vicino a chi in quel momento stava, stava vivendo in prima persona.
AP: E quindi li scambiavate, ci giocavate.
AD: Sì, ci faceva anche la guerra tirandoci un qualche cosa tipo rappresentato, un, una gomma per cancellare le le tracce della matita come proiettile per, una volta colpito il soldatino questo cascava era morto.
AP: Eccellente. I gli adulti, i suoi genitori che cosa facevano in quegli stessi momenti? Cercavano.
AD: Chiacchieravano, chiacchieravano da qualche parte in questo angolo di di sicurezza, chiacchieravano chiacchieravano dei problemi del momento, della difficoltà di trovare generi alimentari, del delle poche ore che gli erogavano l’acqua o la luce, perché mancava tutto a determinate fasce, non c’era niente.
AP: Mi racconti, mi racconti di più di queste privazioni e mancanze.
AD: Le privazioni sono cominciate col primo bombardamento, le privazioni dovute dai danni che erano, che le bombe avevano provocato sulla città o in determinati punti strategici della città dove c’erano queste queste installazioni: il gasometro, uno dei degli obiettivi che indirettamente erano stati colpiti e perciò l’erogazione del gas era un pericolo oltre che non aver la potenza di erogare su tutta la città. Poi a seconda dei bombardamenti la mancanza di acqua, perché era stato preso l’acquedotto, perché era stato lesionato, la corrente elettrica perché perché la corrente elettrica, non perché avessero danneggiato, ma perché era un bene molto prezioso che andava centellinato e allora fino a una certa ora della sera non c’era corrente elettrica, cominciava per fortuna verso verso l’ora di cena ammesso che ci fosse qualcosa da cenare eeeh e allora erano di moda le lampade a petrolio con lo specchio per avere doppia, doppia luminosità eeeh erano tutte queste così eeeh.
AP: Lei mi ha parlato della radio a casa, la radio commentava questi avvenimenti, parlava del bombardamento su Trieste?
AD: Parlava, sì, ma come puro fatto di cronaca, non con commenti. I commenti erano sul numero di delle vittime magari ma non sulle cause o come andare ad analizzare o trovare motivi per cui, niente era un un elenco di cose di danni dove erano stati colpiti, case o obiettivi militari. Militari niente neanche uno quando [laughs] abbiamo constatato però c’erano obiettivi su cose che potevano andare, le scuole per esempio, in qualche parte sono, oppure sui sui sul trasporti, era stato distrutto tutta la parte della ACEGAT cioè quella società che garantiva i trasporti urbani che era stata praticamente distrutta perché era sul porto, il porto aveva i suoi danni ma, ma erano ininfluenti sul sul funzionamento della vita quotidiana della città. Aveva fatto danni aveva affondato navi, aveva fatto i guai per una categoria che non riguardava la popolazione, cioè le necessità quotidiane della popolazione, e da quel tipo di bombardamento non non veniva coinvolto ecco.
AP: Erano un po’ danni collaterali.
AD: Ecco sì, anche se forse più, che erano più danni più sostanzialmente più dannosi quei bombardamenti su quelle strutture che non sulla casa del normale cittadino, quello lì era un danno di carattere affettivo o morale.
AP: Lei ha detto danno di carattere affettivo, morale eccetera.
AD: Sì quando uno non trova più la sua casa.
AP: Lei ha avuto un’esperienza di questo genere o ha conosciuto qualcuno che.
AD: No per fortuna no, non ho avuto la conoscenza diretta.
AP: Però riusciva a ad immedesimarsi nel.
AD: Beh oddio sì, perché quando si andava in giro. La prima cosa dopo il bombardamento con mia madre siamo andati a cercare se la nonna, la mamma di mia mamma, era era riuscita indenne o meno se avesse avuto danni dal bombardamento. Constatato che era in buona salute, però siamo passati per la zona che tratti di strada erano scomparsi sotto il macello delle bombe.
AP: Qual è stata la sua impressione nel vedere la città?
AD: Eh di meraviglia perché era una presa di contatto tangibile, di vedere da vicino perché poi in una zona verso Sant’Andrea dove c’erano delle rotaie del tram che erano volate sopra gli alberi. Eh e quello era anche un altro modo per valutare la gravità e la serietà di un qualche cosa che se fino allora non era stato visto, da quel momento diventava una cosa reale.
AP: Quindi per la prima volta lei si è trovato coinvolto.
AD: Sono entrato in contatto con una realtà tragica.
AP: In quella circostanza, com’è stata la sensazione di essere un bersaglio, cioè la consapevolezza che qualcuno.
AD: Non reputavo, non mi reputavo un bersaglio. Avevo una strana sensazione ‘A me queste cose non possono succedere’
AP: Me ne parli.
AD: E tante volte mi domando ‘Ma perché io ho avuto questa sensazione’, forse questa sensazione mi ha aiutato a superare dei tempi, del dei fatti o delle cose che eeeh altrimenti non lo so quanto avrei potuto sopportare.
AP: Quindi lei ha avuto.
AD: Perché i disagi che le dicevo prima, la mancanza di servizi, la mancanza di vitto, la mancanza di sicurezza dell’incolumità, la mancanza di tutto, delle materie prime per una vita appena accettabile.
AP: Quindi lei si è trovato in questa situazione di grande disagio materiale e morale ma allo stesso tempo si sentiva quasi protetto.
AD: Perché proprio a me doveva succedere?
AP: A me non capiterà?
AD: Un discorso presuntuoso?
AP: Mah sì.
AD: Però non lo so, mi è venuto che a distanza di tempo pensando e ripensando su quegli episodi là eeeh non non so dare una spiegazione.
AP: Quindi a distanza di tempo le colpisce questo, le colpisce questo stacco.
AD: In occasioni come queste di questa intervista che la mente è andata su un qualche cosa che mi ero dimenticato, lei me l’ha fatta riportare alla memoria.
AP: Certo.
AD: E così anche tanti altri per esempio le ore trascorse a far la fila per andare a prendere l’acqua quando mancava l’acqua.
AP: Mi parli di questo: dove prendevate l’acqua?
AD: Da da un fondo, un deposito di ferro vecchio si chiamava appunto ferro, un deposito di ferri inutilizzabili pronti per andare in fonderia e lì c’era un tubo con un rubinetto in cui si poteva pazientemente uno alla volta a soddisfare una, una discreta, un discreto numero di utenti attingendo le acque in secchi, bottiglie, damigianette eccetera eccetera, ognuno andava via col suo carico di acqua perché non c’era acqua.
AP: Che poi lei portava a casa con.
AD: E si portava a casa, ognuno la sua razione di acqua per le necessità anche di bere o di preparare da mangiare
AP: Certo.
AD: Era un po’ meno consigliabile adoperarla per pulizie personali.
AP: Prima di cominciare l’intervista lei mi ha accennato brevemente all’incontro con un aviatore tedesco, vuole parlarmene?
AD: Mah è stato un incontro così, camminando per strada si aveva l’occasione di incontrare gruppi di soldati tedeschi, ma, faceva parte della Luftwaffe, con la loro divisa azzurrina eccetera. Eeeeh la cosa che che a posteriore mi stupisce ancora, come un, ormai un esercito allo sbando, o vicino allo sbando come era l’esercito tedesco che potesse avere fra i suoi componenti ancora tanto fanatismo. Quando si incontravano il saluto non era un ‘Ciao’ come si sarebbe potuto supporre tra commilitoni, ma con il, la la classica frase ‘Sieg Heil’ cioè un saluto al loro Führer. Eeeh per cui anche andando in questo negozio dove c’è stato l’incontro fra mia mamma e il tedesco e molto marginalmente io come, forse come attore perché io avrei dovuto a dieci anni forse diventare membro della Luftwaffe e quello aveva dato un po’ di così sgomento a mia madre perché immaginava che il soldato tedesco avesse potuto avere queste doti di creare un soldato da un ragazzino di dieci anni, otto, anzi.
AP: E lei come si è sentito? Spaventato, lusingato?
AD: Lusingato!
AP: Sì?
AD: Ho detto veh guarda questo qui che io guardavo da sotto in su, perché la mia statura di allora e l’altezza del del tedesco, acuivano, aumentavano la disparità di dimensioni.
AP: Capisco.
AD: Ecco eeeeh così, si vivevano sensazioni strane cose che oggi sono inimmaginabili.
AP: Lei m’ha parlato proprio di sensazioni strane che oggi sarebbero inimmaginabili, se dovesse spiegarmi qual è la cosa.
AD: La stranezza?
AP: Qual è, provi a a spiegarmi la la stranezza.
AD: Il fatto di andare la sera quando non c’era più, cioè quando c’era, non c’era luce, e la luce, il fatto dell’assenza della luce favorevole, favoriva il fatto di andare al Boschetto armati di una sega fatiscente per buttare giù un alberetto per andare, per portarlo a casa per avere la possibilità di scaldarsi perché altrimenti niente scalda, riscaldamento. Questo, ben sapendo che se i tedeschi stessi o la Guardia Nazionale Repubblicana che era l’alter ego fascista dei dei carabinieri eeh sparavano. E allora bisognava essere velocissimi buttarsi a terra per evitare le pallottole che a volte fischiavano vicino alle orecchie e poi si raggiungeva casa cercando di evitare le pattuglie che controllavano l’osservanza del coprifuoco perché a una certa ora della sera, verso le 10, 11, scattava il coprifuoco chi veniva pescato fuori veniva arrestato e poi qualche volta a seconda della ripetizione del caso c’era anche la deportazione in Germania o almeno in Risiera.
AP: Mmmm e come vedevate questo fatto del coprifuoco, cioè è una cosa che avevate voglia di sfidare, che.
AD: No la necessità di provare, trovare del legname per fare fuoco.
AP: Quindi semplicemente una cosa che di necessità, occorreva sfidare.
AD: Però abbiamo trovato io e mio fratello, abbiamo trovato modo di fare l’albero di Natale. L’abete costava uno sproposito rispetto allora, dei prezzi di allora, del costo delle, se non si trovava del pane non si aveva di sicuro da spendere per un abete su cui fare poi l’addobbo natalizio. Abbiamo fatto l’abete facendo cosa? Un manico di scopa, con un punteruolo fare i buchi, prendere i rametti dello scarto delle delle ramaglie dove c’erano questi, questi alberi si prendevano senza timore di rappresaglie, si faceva, si appuntiva il rametto e si infilava dentro, poi con i soliti addobbi che si tramandavano di di di anno in anno eeeh eeh poteva sembrare un albero vero. E quello era il nostro albero di Natale per il natale del ’43 e il natale del ’44.
AP: Lei mi ha parlato di Natale questo mi porta con una certa facilità a riti celebrazioni religiose eccetera: lei si ricorda qualcosa detta da figure religiose, parroci? Cioè la guerra entrava in un sermone, una predica, qualcosa cosa del genere?
AD: C’era nel mese di maggio e presso qualche chiesa, lo so perché questo, dovevo seguire la mamma in via Rossetti alla chiesa delle Grazie dove c’era un prete che sfidava gli occupanti di allora, gli occupatori di allora per, con discorsi di attualità di conforto, ma nello stesso tempo di conforto per le famiglie che avevano senz’altro dei componenti della famiglia in guerra o zone di guerra o addirittura già scomparsi. E allora mi trovavo ad andare il mese di maggio, era, avveniva questa, questa appuntamento con questo prete eeeh in maggio, in giugno la chiesa venne distrutta in pieno da una bomba. Eeeh per il resto sì, si faceva il giro delle chiese a vedere i presepi come più o meno avviene ancora oggi. Ehm altri ricordi di di legati al mondo della chiesa o della fede non ce n’ho.
AP: Non si ricorda se per esempio qualcuno dava una giustificazione o tentava di spiegarlo in un modo piuttosto che in un altro.
AD: No no, a meno che io me ne sia accorto no.
AP: Lei prima mi ha parlato del primo grande bombardamento, ne ricorda degli altri?
AD: Sì, allora per combinazione il primo era il 10 giugno del ’43, il secondo al 10 giugno, ehm 10 settembre dello scorso, dello stesso anno, e poi ben più robusti in febbraio del ’45, il 5 febbraio, il 10 febbraio sono, case che hanno, le fiamme le hanno divorate per più giorni in piazza, in piazza Carlo Alberto, via Ghirlandaio, sono zone che, urbane non parlo dei danni sul sul porto, parlo delle delle abitazioni coinvolte ecco questa era, i ricordi che ho queste quattro date che probabilmente saranno state anche altre. Per esempio qualche volta venivano di notte e bombardavano lo scalo ferroviario di Opicina, Villa Opicina, o, o il deposito di petroli verso Muggia, eeh ecco quelli erano dei momenti insomma che [pause] che componevano le varie diversificazioni nel corso della giornata, nel corso della guerra che avevano tutte queste queste escalation di intensità di bombardamento, di ampliamento di zone coinvolte nei bombardamenti ecco.
AP: Quindi la cosa è andata peggiorando nel corso.
AD: Peggiorando senz’altro.
AP: E quindi mi parlava di questo scenario di case devastate eccetera.
AD: Era sempre sì.
AP: Quindi anche ehm i suoni, gli odori erano diversi.
AD: Io non, non ho avuto nessuna conseguenza da, però c’era un, un misto di polvere, di cose che che sono in fase di, si forse per una carenza di pulizie per difficoltà di approvvigionamento dell’acqua era così, anche quello una componente del, dell’aria che si respirava allora.
AP: E nel frattempo lei continuava ad andare a scuola, nel frattempo continuava ad andare a scuola.
AD: Sì, si continuavo, andavo a scuola, il mio anno scolastico nel 1944 l’ultimo di guerra perché dopo [unclear] è stata è finita la guerra eeeh sulla pagella che da qualche parte devo avere ancora, son segnati mi pare diciotto giorni di scuola in un anno scolastico, però avevamo la fortuna di avere una maestra che sapeva fare il suo mestiere e che nella valutazione di fine anno ha saputo dare una descrizione della diligenza dello scolaro attraverso quello che conosceva. Era degli anni precedenti, perché si era una specie di famiglia allargata, e allora queste cose, non richiedevano una compassata interrogazione.
AP: Venivano capite.
AD: Sì.
AP: Tra i suoi compagni di classe.
AD: Sì.
AP: Lei ricorda vittime di bombardamenti?
AD: No.
AP: Qualcuno ad esempio che è arrivato ferito o che poi non si è.
AD: No no, nessuno per fortuna.
AP: Per fortuna no. C’è un’altra cosa che mi incuriosisce, lei ha parlato di ricoveri privati, quindi cantine.
AD: Sì.
AP: Ha avuto esperienza di ricoveri pubblici?
AD: Sì.
AP: Cosa cambiava?
AD: Sì, vicino a casa mia c’era una galleria scavata appositamente per servire da ricovero in caso di bombardamenti, un ricovero antiaereo come denominato allora. Eeeh: l’odore dell’umanità.
AP: Mi spieghi.
AD: Un’umanità un po’ sporca, fatta da odore di disinfettanti, di melissa [emphasis] che era l’odore imperante allora, era il toccasana per tanti guai piccoli guai, dove l’umido era una cosa normale, le pareti gocciolavano e lì bisognava trascorrere gran parte delle ore aspettando che suonasse il cessato allarme e si potesse tornare a casa. La decisione di andare nel rifugio anti aereo era derivato dal fatto che mio fratello in una peripezia durante la sua prigionia aveva portato a passare per Norimberga in Germania e lì lui [coughs] era rimasto scioccato di vedere l’entità di danni dei bombardamenti degli americani su quella città e allora una volta arrivato a Trieste ci aveva imposto come l’uomo che si sostituiva alle mie, alle mie facoltà di capofamiglia, di uomo del di famiglia, aveva consigliato più che imposto, aveva consigliato, ma fermamente di andare in questi ricoveri per, per paura che si verificasse, si ripetesse la stessa cosa a a Trieste, ecco allora come si. Per il resto anche lì si tentava, come gli altri ragazzi, di inventare qualcosa che non era più lo scambio di figurine o di soldatini eccetera ma erano giochi dati non so, fatti coi sassi con, o di saltare, atleticamente preparatori verso un qualche cosa.
AP: E gli adulti facevano più o meno la stessa cosa?
AD: Chiacchieravano, commentavano, che forse la guerra sta finendo che ancora un po’ ci si, ci si ritroverà a vivere una vita civile e non più quella vita da sinistrato che si stava vivendo.
AP: Si fumava all’interno del ricovero?
AD: Si fumava? Sì, c’era chi fumava ma in quei ricoveri là veniva consigliato più o meno delicatamente o educatamente di non fumare perché l’aria già viziata di per sé stessa che andare ad ammorbare con odori di tabacchi non certo di prima scelta e allora il fumo il fumo era pressoché bandito.
AP: Capisco. C’era qualcuno che commentava sugli equipaggi degli aerei?
AD: Su su che cosa?
AP: Sull’equipaggio degli aerei cioè.
AD: No, veniva calcolato un mezzo per venire a fare più danni possibili verso un occupatore, non ho mai sentito l’aviatore come un nemico della mia patria, cioè come a me come italiano. Quello che veniva a bombardare era per bombardare i tedeschi che ci occupavano.
AP: Quindi lei non ha avuto la sensazione di.
AD: Non ho visto il nemico proprio, sì una persona pericolosa, un attraverso un mezzo forse più pericoloso, ecco ma non.
AP: Non ha avuto questa sensazione di essere in un certo senso odiato?
AD: Non ho mai sentito il pilota, i piloti come nemici.
AP: E nemmeno le altre persone, cioè non c’era nessuno che lanciava improperi o cose di questo genere.
AD: No no no, non non li ho mai sentiti. Imprecavano il fatto di essere stati svegliati di notte per correre al rifugio ma non verso qualcuno, una protesta così in senso lato.
AP: Impersonale.
AD: Impersonale.
AP: Capisco. C’è una cosa che mi incuriosisce anche relativa al dopoguerra, e quando è finita la guerra negli anni successivi lei è ritornato su questi fatti, magari con persone che erano suoi coetanei all’epoca o ha preferito dimenticarsene?
AD: No, no son tutte cose che son rimaste con me.
AP: Fino a?
AD: Pochissime volte sono state riesumate non so, nel corso di qualche, qualche chiacchiera fatta fra amici eccetera, eeeh si può dire la prima volta che, in questo momento era che io sto tirando fuori delle cose che via via che sto parlando mi accorgo di, che nella mia memoria.
AP: Sono rimaste.
AD: C’è un angolino di queste cose qua, altrimenti è una cosa che ho lasciato perdere ma non perché deciso di lasciar perdere, perché è stato spontaneo, come quella sensazioni di prima ‘A me non può succedere’ non non mi interessa, il fatto della guerra che io quello che ho avuto ho subito, ho vissuto sulla mia pelle, forse mi ritengo fortunato di averle vissute, mi hanno forgiato per il proseguo della mia vita, nella mia carriera lavorativa eccetera eccetera.
AP: Quindi ritiene che in un certo senso la sua vita sia stata trasformata da quegli eventi?
AD: Condizionata, senz’altro.
AP: In che modo?
AD: Appunto di sapermi adattarmi alle difficoltà della vita, perché quelle che ho vissuto durante la guerra sono difficoltà, di altro tipo, però le difficoltà sono sempre alla fine, bisogna interpretarle nella maniera favorevole, non sfavorevole. Se io ho patito la fame allora eee se un giorno mi dice, sono costretto a saltare un pasto non faccio un dramma, anche due, è una cosa che ricordo di allora e che si può vivere si più sopravvivere senza luce, senza gas, senza acqua, senza la pace.
AP: Capisco. Direi che è stata una bellissima intervista
AD: Spero
AP: Ho raccolto un sacco di materiale particolarmente interessante, le viene in mente qualcosa d’altro? Vuole aggiungere qualcosa?
AD: Dovremmo stare qui ancora un bel po’ perché chissà da dove, da che parte, anche di qualche angolo della mia memoria può venire fuori qualcosa.
AP: C’è qualcosa di, magari ho toccato qualche argomento prima, vuole aggiungere, le è venuto in mente qualche altro dettaglio?
AD: Frequentavo una congregazione di preti dove mia mamma mi mandava per stare in pace un po’ lei perché ero abbastanza vivace, ne combinavo di tutti i colori, una specie di Pierino oggi si direbbe, e allora, beata l’ora che aveva trovato questo sfogo mi mandava anche abbastanza vicino a casa e c’era un prete di origine boema che sapeva fare coi ragazzi, mi interessava, era sempre pronto per fare, partecipare lui stesso ai nostri giochi, ai giochi di squadra di ragazzi, all’interno della congregazione c’era anche un teatrino dove, si giocava e basta. Con la fine della guerra il giorno stesso in cui sono cominciati i bombardamenti, questo prete, posso fare anche il nome eventualmente, padre Placek [?] essendo boemo è un cognome di quelli, non l’ho più visto, e non sono mai riuscito a sapere che fine avesse fatto, forse quelli che erano i frequentatori della della congregazione più vecchi di me forse loro eeeh possono sapere che fine abbia fatto questa questa persona, io non l’ho mai voluto approfondire, forse per non ricevere qualcosa di sgradevole nel nel scoprire qualche cosa che avesse determinato la sua scomparsa.
AP: Un destino funesto. Capisco.
AD: Ma vede ci sono cose che.
AP: Se, se, se. Bene, direi che se non le viene in mente nient’altro potremmo, potremmo chiudere qui.
AD: No, almeno mi sembra di no poi magari in seguito. Dovrò dovrò pentirmi di aver interrotto questa conversazione.
AP: Allora in questo momento spengo il registratore.
AD: Nell’ultimo anno di guerra, nei cieli di Trieste si era presentata o meglio era stata notata la presenza di un pilota, di un aereo, forse una cicogna. Questo pilota era un po’ mattacchione, buttava bombe dove vedeva luci e spesso faceva anche qualche danno più serio ma erano bombe di piccolo calibro che venivano sganciate, la fantasia popolare l’aveva definito, l’aveva chiamato Pippo, a dire Pippo nel 1944, qualsiasi persona della mia età sa a che cosa si può riferire.
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Title
A name given to the resource
Interview with Alberto Dini
Subject
The topic of the resource
World War (1939-1945)
Bombing, Aerial
Creator
An entity primarily responsible for making the resource
Alessandro Pesaro
Publisher
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IBCC Digital Archive
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2017-01-05
Contributor
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Francesca Campani
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Format
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00:52:49 audio recording
Language
A language of the resource
ita
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
ADiniA170105
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
Italy--Trieste
Italy
Temporal Coverage
Temporal characteristics of the resource.
1944-06-10
Type
The nature or genre of the resource
Sound
Description
An account of the resource
Alberto Dini reminisces his wartime life in Trieste starting from the declaration of war until the end of the conflict. Describes life under the bombs, stressing disruption of utilities, devastated streets and chequered schooling history. Describes the bombing on the 10 June 1944, mentioning the sense of impending doom he felt immediately before being hit by a blow. Highlights the belief that nothing bad could happen to him and stresses the importance of his positive attitude as a coping strategy.
Mentions childrens pastimes such as mimicking aircraft dogfights, playing Mikado or cops and robbers, trading toy soldiers, cards and comics. Recounts wartime anecdotes: assembling a makeshift Christmas tree, wood-pilfering after curfew and the encounter with a Luftwaffe serviceman who foretold how he would have a career as a pilot.
Mentions how he tried to escape the vigilance of the warden to play hide-and-seek outside and reminisces on life in large underground public shelters: dripping walls, fetid sweat, damp air, and smell of rot. Remembers the omnipresent scent of Melissa (Melissa officinalis) then widely used as a cure for all. Narrates how his elder brother came home after he had witnessed the bombing of Nuremberg and urged his relatives to never use domestic shelters. Mentions Father Placek, a Bohemian priest who disappeared during the war and another member of the clergy who defied the authorities. Describes "Pippo" dropping small bombs, identifying the aircraft as a Storch (Fi 156). Maintains people had a non-judgemental view on bombing and saw the Allies as liberators. He never heard civilians cursing aircrew. Describes how he tried to forget the war until recently. In hindsight, he considers himself a lucky man because wartime hardships gave him a greater resilience that helped him later in life.
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Civilian
bombing
bombing of Trieste (10 June 1944)
childhood in wartime
civil defence
home front
perception of bombing war
Pippo
shelter
-
https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/files/original/21/315/Memoro 2232.2.mp3
fdc8ddbb5a85aed3b5dad73bd4b97102
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Title
A name given to the resource
Memoro. Die Bank der Erinnerungen
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18 items. The collection consists of interviews with German bombing survivors originally videotaped by Memoro, an international non-profit project and open archive of audio or video interviews of people born before 1950. The IBCC Digital Archive would like to express its gratitude to Nikolai Schulz (Memoro - Die Bank der Erinnerungen e.V) for granting permission to reproduce and transcribe the testimonies. To see them in their original video form please visit www.memoro.org/de-de/.
The collection was catalogued by IBCC staff
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Memoro. Die Bank der Erinnerungen
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GK: [part missing in the original file] dann fange ich an mit unser Evakuierung in das Altmühltal zur Schwester meiner Mutter.
Unknown interviewer: Im Jahre?
GK: Im Jahre, ich war drei Jahre alt, dann war das 1942. Da gingen hier die Luftangriffe so stark an eben und des war nicht mehr erträglich vor allem mit kleinen Kindern. Ja gut, dann kamen wir zu der Tante, die wohnte eben in dieser [unclear] Beamtensiedlung und wir haben da zwei kleine Zimmer bekommen mit’m Kanonenofen und [pauses] und hatten aber nur die wichtigsten Sachen dabei den wir sind da eben mit dem Metzgerwagen hinten drauf gefahren und haben nur Bettzeug warscheinlich mitgenommen. Das war natürlich alles sehr beengend nach der Wohnung in München und es ging dann los mit Essenskargheit und meine Mutter war also, da hat sich entwickelt zu einer Organisatorin das war toll den man musste ja da, es gab ja Lebensmittelmarkt übrigens da wurden ja so kleine Abschnitte weggeschnitten und da gabs Zuteilungen, eben Mehl oder Zucker oder was grade vorhanden war. Und es gab einen Kanal mit Apfelbaümen die haben irgend wen dort gehört das weiss ich nicht und wenn Gewitter war da sind wir dann nachts hin und haben die Äpfel hochgehoben, eingesammelt und dann wurde Apfelkompott oder Apfelstrudel gemacht..
UI: Also nur das Fallobst oder auch gepflückt?
GK: Nein das Fallobst. Es wurde dann schon immer schlimmer, den das wurde immer mehr eingeschränkt, die Milch war zugeteilt für Kinder, wie viel wenig und sie war Magermilch hieß das damals. Wir gingen dann fast jeden Tag in den Wald, meine Tante, meine kleine Kusine und ich, und meine Mutter und wir haben Milchkannen mitgenommen, da wurden Beeren reingepflückt, Erdbeeren, Blaubeeren, dann wurden Pilze gesucht und nebenbei musste man die ganzen Tannenzapfen aufheben, die nicht so wie heute sondern die waren sehr rar weil alle Leute Tannenzapfen gesucht haben und so kleine Holzstückchen, und da kamen wir so gegen Mittag nach Hause so mit einen kleinen Rucksack mit Tannenzapfen, Milchkannen mit Beeren, und dann noch Körbchen mit Pilzen und das wurde dann gekocht und die Beeren mit Magermilch angerührt und vermischt und es war eine köstliches Essen. Und dann am Brennholz hat’s auch gemangelt und da wurde meine Mutter immer rabiat, die ist dann tagsüber in den Wald gegangen, hat sich die Baüme angeschaut, hat die nachts umgehackt und wenn’s sehr dunkel war dann ist sie mit meinem Bruder der neun Jahre älter eben war in den Wald und dann haben die die Baüme heimgezogen heimlich und das war natürlich alles verboten aber es blieb nichts anderes übrig. Nur in meiner Erinnerung weil ich ja so klein war alles, es war wunderbar, das Essen hat köstlich geschmeckt, die Ideen die sie hatte, heute verwendet man Fett da hat sie Magermilch verwendet ich weiss gar nicht wie das alles ging aber es war köstlich und mich gewundert dass ich so schöne Erinnerungen habe..
UI: Die Tannenzapfen als Brennholz.
GK: Als Brennholz, ach so die haben wir nicht gegessen.
UI: [unclear]
GK: Ja, dann hat mich gewundert wie das in der Luft lag daß es immer in Munchen viel schöner ist aber es hat mich doch immer ein Bisschen beeinträchtigt weil ich so dazwischen war, ich wusste ich gehörte dort nicht richtig hin und München kannte ich ja eigentlich gar nicht mehr und dann kam die Schulzeit und da habe ich auch gemerkt, ich bin irgendwie so außerhalb, das war nicht direct aber es war doch zu spüren und..
UI: [unclear] ein bisschen.
GK: Genau, die [unclear] ja. Und das war die Zeit noch mit strengen Unterricht, das waren Nonnen, die uns unterrichtet haben, Schwester Theobalda und die Schwester Gerbine und der Herr Benefiziat und der Herr Kaplan und die waren alle sehr eifrig im Strafen verordnen und des hiess Tatzen austeilen mit einem richtigen Weidenstock der so schon biegsam und ich war sehr brav, also ich war da verschont und eben, da gab es eben zwei Mädchen die etwas außerhalb der Norm waren und die waren sehr frech und ich glaub die haben sogar darauf angelegt die Lehrer zu ärgern und die mussten dann immer vortreten und die Hand hinhalten und die normalen Kinder die haben die Hand natürlich zurückgezogen aber diese Mädchen haben ihre Hand ausgestreckt, stolz, haben sich ihre Tatzen abgeholt und sind dann eben zurück, haben ihre Schultasche genommen und sind nach hause und sind tagelang nicht mehr aufgetaucht, denen war es völlig Wurst und den Eltern die wussten das warscheinlich gar nicht und ich hab die bewundert und wie gesagt ich hab dieses ehemalige Mädchen jetzt bei einem Klassentreffen wieder getroffen und die ist einfach toll, die war mutig und ist heute noch, hat ihr Leben gemeistert oder meistert’s immer noch, das find ich sehr schoön, den mutige Menschen sind was wunderbares.
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Title
A name given to the resource
Interview with Gerlinde Keller
Description
An account of the resource
Gerlinde Keller (b. 1939) was evacuated in 1942 from Munich to the Altmühltal, where she lived with her aunt in a purpose-built settlement. Explains how the intensifying bombings had made the city unsafe for children and how they managed to cope with wartime hardships: gathering mushrooms, wild berries and pine cones to be used as firewood; collecting fallen apples from a nearby orchard to make compote and strudel. Describes how her mother and her older brother went covertly into the forest to cut down trees at night. Emphasises her mother’s creative efforts in coping with the difficult situation and how she enjoyed the food available, for example berries with skimmed milk. Mentions the strange feeling of not belonging to anywhere and remembers the strict atmosphere of a school run by nuns, where pupils were subjected to corporal punishments. Remembers the defiant attitude of two girls, who provoked the teachers and showed a sense of pride in being punished.
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
00:06:41 audio recording
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
Memoro#2232
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
Germany
Germany--Munich
Temporal Coverage
Temporal characteristics of the resource.
1942
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content has been originally published on Memoro – Die Bank der Erinnerungen, which has kindly granted the International Bomber Command Centre Digital Archive a royalty-free permission to publish it as an audio track. To see it in its original video form and read the terms and conditions of use, please visit www.memoro.org and then click on the link to the German section. Please note that it was recorded by a third-party organisation which used technical specifications and operational protocols that may differ from those used by International Bomber Command Centre Digital Archive. It has been published here ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre.
Contributor
An entity responsible for making contributions to the resource
Peter Schulze
Language
A language of the resource
deu
Subject
The topic of the resource
World War (1939-1945)
Bombing, Aerial
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Memoro. Die Bank der Erinnerungen
Type
The nature or genre of the resource
Sound
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Civilian
License
A legal document giving official permission to do something with the resource.
Royalty-free permission to publish
bombing
childhood in wartime
evacuation
home front
perception of bombing war
-
https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/files/original/21/316/Memoro 14586.1.mp3
ad4056524d8abf6a4e1b2d27975396f8
Dublin Core
The Dublin Core metadata element set is common to all Omeka records, including items, files, and collections. For more information see, http://dublincore.org/documents/dces/.
Title
A name given to the resource
Memoro. Die Bank der Erinnerungen
Description
An account of the resource
18 items. The collection consists of interviews with German bombing survivors originally videotaped by Memoro, an international non-profit project and open archive of audio or video interviews of people born before 1950. The IBCC Digital Archive would like to express its gratitude to Nikolai Schulz (Memoro - Die Bank der Erinnerungen e.V) for granting permission to reproduce and transcribe the testimonies. To see them in their original video form please visit www.memoro.org/de-de/.
The collection was catalogued by IBCC staff
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Memoro. Die Bank der Erinnerungen
Transcribed audio recording
A resource consisting primarily of recorded human voice.
Transcription
Text transcribed from audio recording or document
GS: Na ja, und dann war ich halt bei meiner Tante in Eberbach, bin dort in die Schule gegangen, in Ferien natürlich wieder gern zurück zu meiner Mutter und da habe ich halt immer des Pech gehabt das ich alle grosse Luftangriffe mitgemacht hab, ja. Und da kam noch dazu während des Krieges konnte man ab der dritten Klasse schon praktisch also damals in die höhere Schule gehen. Da hat meine Mutter des packst du also gehst gleich von der dritte Klasse ab.
NCCS: Gleich übersprungen.
GS: Sagte da hast’n Jahr gewonnen. Ich muss sagen, ich war so’n Nachkömmling und hatte sehr alte Eltern. Und des ging dann alles schön und gut aber meine, ich war Jahrgang ’29 und meine Klasse war ’27-’28 Jahrgang und die mußten arbeiten dann in den Ferien, drei Wochen beim Bauer und so, na ich musste dann halt auch. Dann wurde man eingeteilt, dan bin ich von Eberbach drei Kilometer zu nächste Dorf gelaufe, hab dann dort beim Bauer gearbeitet aber jetzt als Stadtkind [pauses] sollte man Kartoffel hacken oder Rüben hacken auf’m Feld, man hatte keine Ahnung.
NCCS: Und es war körperlich anstrengend.
GS: Ja, es war körperlich anstrengend aber man hat versucht und dann wurde man verschimpt wenn man ‘ne Rübe ang’hackt hat. Und dann einmal mußten wir auch Heu machen, war ich dabei, hatte keine Ahnung von Heu, man hat’s alles in der Wochenschau g’sehn wenn die mit’n Wagen so gefahren sind, die saßen oben drauf haben gesungen und so. Und Von Heumachen ich hatte keine Ahnung und hatte, es war Hochsommer, nur ein Sporthemd an und eine Sporthose. Und hatte dann einen Sonnenbrand ganz dicke Blasen auf de Schulter überall. Dann kam ich nach Hause zu meiner Tante, kam meine Kusine die war ein bisschen älter wie ich hat “oh des sitzt so schon” hat mir auf die Blase draufgedrückt, da ist die aufg’sprunge, es war grauenhaft, ich lag dann mit Schüttelfrost im Bett und, man hat das alles überstanden da aber das war schon schlimm.
NCCS: Harte Zeit.
GS: Ja. Na ja und dann war der Krieg vorbei und dann ging’s halt weiter mit der Schule und ich muss sagen wir waren dann alle die dann weitergemacht haben bis zum Abitur waren dann ja in Eberbach es war eine wunderschöne Schulzeit. Wir haben uns dann sehr gut verstanden und haben uns gegenseitig geholfen, wir hatten ja keine Bücher, kaum Papier, nix. Also wir haben dann auch gemeinsam gearbeitet, es war eine wunderschone Schulzeit dann bis zum Abi und wir treffen uns heut noch, die letzten.
NCCS: Ein schöner Gemeinschaftsgeist.
GS: Ja ja.
NCCS: Kein Egoismus.
GS: Nein nein nein. Weil ja wo eben jeder ein Buch oder was gehabt hat, von älteren Brüdern, das wurde dann von allen benutzt oder gemeinsam benutzt das wir alle zusammen eben gearbeitet haben. Und des is, treffen wir uns heute noch, der Rest der noch da ist, der kleine kleine Rest. Aber ich muss sagen auch die ganzen Klassenkameraden dann die waren alle mutterteil als Soldaten im Krieg, die haben fürchterliches erlebt aber es wurde alles verdrängt, es wurde nie drüber gesprochen. [unclear] haben wir’s gesagt wir müssen des verdrängen oder wir haben des verdrängt sonst könnten wir gar net weitermachen.
NCCS: Ganz grosses Thema diese Verdrängung weil man dann ja nicht aufarbeitet.
GS: Man kann’s net aufarbeiten. Man muss es verdrängen [pauses] den wenn’s dann sehn wenn die Leute dann umkommen durch die Bomben und sie sehen die Toten und alles des muss man verdränge, des geht net anders. Wenn ma weitermachen will. Es gab ja auch keine wie heut wenn irgend was is heut sind die Psychologen da die des alles aufarbeiten. Da hatte ja mit jedem arbeiten praktisch müssen, alt und jung, des gab’s halt net. Es wurde verdrängt. Anders, anders anders ging’s gar net. Es waren die schlechten Zeiten aber dann später nach dem Krieg ging’s halt aufwärts, da hatt man dann auch viel schönes dann, man war mit wenig zufrieden und hatt dann auch viel Schönes erlebt, es war halt dann schon eine Gemeinschaft da und..
NCCS: Der Optimismus kam zurück.
GS: Bitte?
NCCS: Die Menschen waren optimistisch.
GS: Ja ja ja.
NCCS: Wir haben dann teilweise die Jugend nachgeholt.
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Title
A name given to the resource
Interview with Gisela Schäfer
Description
An account of the resource
Gisela Schäfer (b. 1929) remembers her youth in Eberbach as schoolgirl. Stressed how unlucky she was, having experienced all major bombings in the area. Remembers spending her school holidays as farmhand and emphasises how it was physically strenuous for a city girl who also had no clue of the various tasks. Emphasises the happy time she spent at school after the war, and the long lasting friendships she built with her classmates. Stresses how wartime memories have been repressed because of the impossibility to deal with them.
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
00:06:04 audio recording
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
Memoro#14586
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
Germany
Germany--Eberbach
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This content has been originally published on Memoro – Die Bank der Erinnerungen, which has kindly granted the International Bomber Command Centre Digital Archive a royalty-free permission to publish it as an audio track. To see it in its original video form and read the terms and conditions of use, please visit www.memoro.org and then click on the link to the German section. Please note that it was recorded by a third-party organisation which used technical specifications and operational protocols that may differ from those used by International Bomber Command Centre Digital Archive. It has been published here ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre.
Contributor
An entity responsible for making contributions to the resource
Peter Schulze
Language
A language of the resource
deu
Subject
The topic of the resource
World War (1939-1945)
Bombing, Aerial
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Memoro. Die Bank der Erinnerungen
Type
The nature or genre of the resource
Sound
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Civilian
Creator
An entity primarily responsible for making the resource
Nikolai C C Schulz
License
A legal document giving official permission to do something with the resource.
Royalty-free permission to publish
bombing
childhood in wartime
home front
perception of bombing war
-
https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/files/original/21/317/Memoro 15219.2.mp3
8b0fe57cc3deab657293f361dd45dcc4
Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Memoro. Die Bank der Erinnerungen
Description
An account of the resource
18 items. The collection consists of interviews with German bombing survivors originally videotaped by Memoro, an international non-profit project and open archive of audio or video interviews of people born before 1950. The IBCC Digital Archive would like to express its gratitude to Nikolai Schulz (Memoro - Die Bank der Erinnerungen e.V) for granting permission to reproduce and transcribe the testimonies. To see them in their original video form please visit www.memoro.org/de-de/.
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An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Memoro. Die Bank der Erinnerungen
Transcribed audio recording
A resource consisting primarily of recorded human voice.
Transcription
Text transcribed from audio recording or document
GL: Mein Name ist Günter Lucks, ich bin geborener Hamburger, hab zuerst in St. Georg gewohnt, dann in Eilbek, [unclear], Hammerbrook, wo viele dann auch ausgebombt wurden. Ich hatte eine sehr schwere Kindheit insofern als meine Eltern sich irgendwann, als ich vier Jahre alt war, geschieden haben und ich komme aus einem kommunistisch geprägten Haushalt. Meine Familie waren alles mehr oder weniger Kommunisten, Rotfrontkämpfer, und ich wurde, weil ja dann auch die Nazizeit began, Hitlerjunge werden und da gab es natürlich schwere Diskrepanzen innerhalb der Familie. Als dann der Krieg begann 1939 war ja die Mitgliedschaft in der Hilterjugend auch Pflicht so das mein Vater mich hat anmelden müssen und ich war dann eben Hitlerjunge. Es begann, wie gesagt, der Kriech schon mit Bombardierungen in Hamburg, jahrelang vorher allerdings nicht ganz so heftig wie es dann schließlich 1943 im Juli war als die Operation Gomorrah, so nannten die Briten das über Hamburg hereinbrach, sieben Nächten waren jeweils sieben bis achthundert [unclear] Flugzeuge über Hamburg und haben den ganzen Osten Hamburgs [unclear] bombardiert. Ich war auch sehr betroffen davon denn meine Eltern waren nicht in Hamburg, sie sind evakuiert worden vorher schon weil mein Vater als Flugzeugkonstrukteur nach Tschechien ein neues Flugzeugwerk aufbauen musste, aber ich und mein etwas älterer Bruder wir waren schon in [unclear] nicht mitgefahren, unsere Tante in der Nähe wohnte, die hatte einen Gemüseladen, musste uns verpflegen, uns beaufsichtigen und desshalb waren wir beide alleine am [unclear] als am 27 Juli 1943 das Wort Feuersturm geboren wurde. Zum ersten Mal überhaupt ist ein derart heftiger Feuersturm durch die Strassen gefecht, es war auch teilweise bisschen etwas wetterbedingt so dass man kaum laufen konnte und ich sah auch als ich rausschaute aus dem Fenster wie die Leute sich klump [?] zu Boden fielen und verbrannten. Dann schlug es bei uns ein und wir, einige ältere Männer, mein Bruder und ich, wir liefen nach oben zum Dachboden, versuchten zu löschen was zu löschen war aber da war alles mit Holz verkleidet [unclear] auf den Dachböden Kohle und [unclear] so dass das Feuer gleich Nahrung hatte und wir, das war aussichtslos, wir konnten mit unseren Wassereimern [unclear] Feuerklatschen überhaupt nichts machen. Dann sind wir runtergelaufen wieder zwischen Eingangstür und Tür zum Treppenhaus war eine Zwischentreppe in der haben wir uns aufgehalten und hörten wie Treppengelände und Wohnungseinrichtungen [?] von oben runterfielen und polterten so dass die Gefahr bestand unser Haus jetzt zusammenbrechen würde. Aber inzwischen waren auch immer wieder neue Bomberwellen gekommen und haben ihre Ladung abgeschmissen, meisstens handelt es sich um [unclear] 50-cm lange Stabbrandbomben, seckskantih, die ihren Phosphor [unclear] und alles in Brand steckten. Hin und wieder auch mal einen sogennanten Block-Buster, wir nannten das damals Luftminen, die ganze Haüserblocks weggerissen. Dann sagte mein Bruder Hermann zu mir, ‘Du bleibst jetzt hier liegen, ich guck mal was mit Tante Olga is, ob sie Hilfe braucht’. Er lief raus und der Feuersog erfasste ihn, er wurde verbrannt. Und Ich habe nur noch eine Weile da gelegen aber es schien doch so dass ich raus musste, das Haus war schon am zusammenbrechen. Links und rechts stürtzten auch Haüser ein so dass ich auf die Strasse lief und mich sofort hinwarf den ein Feuersturm brannte über uns hinweg und eine alte Frau und ich wir konnten nur noch Luft bekommen in dem wir auf der Erde lagen, zwischen den Pflastersteinen etwas Luft einatmen konnten. Rochelnd und laufend sind wir dann zur [unclear]strasse gekommen, da war eine Schule die war intakt, vollbelegt mit bombengeschädigten, halb bekleidet, mit schweren Wunden, waren viele Familien dort und wir haben dann in einen Klassenzimmer die restliche Nacht verbracht und sahen über Ost-Hamburg das Flammenmeer, wie die Haüser alle zusammenstürzten. Am nächsten Tah hab ich, bin ich rausgelaufen um meinen Bruder zu suchen, teilweise fielen noch Mauerreste runter, es war schon brandgefällig da zu laufen über Trümmergeröll, und Steine und Leichen, überall wo man hingesehen hat und männlichaussehende Leichen habe ich umgedreht mit meinen Händen um zu schauen ob er dabei wäre aber er war nicht auffindbar. Dann kam ein Offizier von der Wehrmacht mit einen Bergungstrupp und forderte mich auf, er sagte zu mir er müsste mich eigentlich erschiessen was ich hier mache ist Leichenfutterung [?] und dann habe ich gesagt ‘machen sie dass doch, erschiessen sie mich doch, ich habe so wie so keine Lust mehr’. Und dann sagt er ‘nein, mein Jung hilf mir die Leichen zu bergen, wir haben ja ein Trupp’ und da habe ich, ‘nein dass kann ich nicht machen’, ich hatte, ich war schockiert und bin weggelaufen. Die restlichen Bomben [unclear] habe ich in Ruinenkellern gelebt und [unclear] hab Brot gebettelt und [unclear] und bin dann zur Universität nach Hamburg gegangen, dort hat man mir erzählt, die war intakt noch, gibt es Scheine und Bescheinigungen und auch Verpflegungen für Ausgebombte, und das hat man mir auch gegeben und man hatt mir eine Fahrkarte nach Tschechien gegeben mit einen Durchschein, den Tschechien war damals von Deutschland besetzt und da musste man einen Durchschein haben, den bekam ich, und eine [unclear]karte für sieben Tage mit Polnischer Verpflegung, was ich sonst lange nicht mehr gesehen hatte, Bohnen, Kaffee, Schockolade und was nicht alles drauf war, aber auch ein bisschen Fahrgeld und dann eine Fahrkarte, mit diesen Unterlagen bin ich dann nach Tschechien über Umwege. Es passierte [unclear] war sehr viel aber dass würde zu weit führen das alles zu schildern. Ich kam dann bei meinen Eltern an, sieh Vater, Mutter, und die frahten natürlich gleich nach meinem Bruder Hermann aber ich konnte keine Auskunft geben. Meine Mutter wollte dann nach Hamburh um Nachforschungen anzustellen aber sie musste auch noch wochenlang warten bis es ihr genemigt wurde. Sie fuhr dann nach Hamburh aber auch sie hatte nichts erreicht. Sie hatten ihr nur ein, noch ein Bezugsschein gegeben worauf dann bestätigt wurde dass ich total ausgebombt war mit einigen Bermerkungen das ich eine Wolldecke, ein Paar Strümpfe, Wäsche und das Notwendigste hier auf diesen Bezugsschein beziehen konnte.
Dublin Core
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Description
An account of the resource
Günter Lucks (b. 1925) describes how he was forced to join the Hitler Youth in 1939, an event that caused a great deal of disturbance in a family of strong communist background. When his parents moved out because of his father’s job as aircraft engineer, he and his brother stayed with his aunt in Hamburg. There he was caught in the 27 July 1943 bombing, when ‘the term Firestorm was born’. Describes high capacity bombs and mentions incendiaries loaded with sticky substances and phosphorus; mentions the desperate but futile attempts to extinguish the flames in the attic of their house and recounts how his brother went off to search for their aunt, only to meet his death in the firestorm. Explains how he fled from the burning building and describes the time he spent in derelict air shelters, begging for bread; his search for his brother among the dead bodies and the encounter with a Wehrmacht search and rescue team which accused him of looting corpses. Narrates how he reached the university, where he received some food and a ticket to Czechoslovakia, where he eventually reunited with his parents. Mentions his mother’s trip back to Hamburg searching for his brother.
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
1943-07-27
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
Memoro#15219
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
Germany
Germany--Hamburg
Czech Republic
Slovakia
Temporal Coverage
Temporal characteristics of the resource.
1943-07-27
Title
A name given to the resource
Interview with Günter Lucks
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
00:08:23 audio recording
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content has been originally published on Memoro – Die Bank der Erinnerungen, which has kindly granted the International Bomber Command Centre Digital Archive a royalty-free permission to publish it as an audio track. To see it in its original video form and read the terms and conditions of use, please visit www.memoro.org and then click on the link to the German section. Please note that it was recorded by a third-party organisation which used technical specifications and operational protocols that may differ from those used by International Bomber Command Centre Digital Archive. It has been published here ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre.
Contributor
An entity responsible for making contributions to the resource
Peter Schulze
Language
A language of the resource
deu
Subject
The topic of the resource
World War (1939-1945)
Bombing, Aerial
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Memoro. Die Bank der Erinnerungen
Type
The nature or genre of the resource
Sound
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Civilian
License
A legal document giving official permission to do something with the resource.
Royalty-free permission to publish
bombing
bombing of Hamburg (24-31 July 1943)
civil defence
evacuation
home front
incendiary device
shelter
-
https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/files/original/21/318/Memoro 15299.1.mp3
a3d7e0e8ce8a84c32b431bc99473fbce
Dublin Core
The Dublin Core metadata element set is common to all Omeka records, including items, files, and collections. For more information see, http://dublincore.org/documents/dces/.
Title
A name given to the resource
Memoro. Die Bank der Erinnerungen
Description
An account of the resource
18 items. The collection consists of interviews with German bombing survivors originally videotaped by Memoro, an international non-profit project and open archive of audio or video interviews of people born before 1950. The IBCC Digital Archive would like to express its gratitude to Nikolai Schulz (Memoro - Die Bank der Erinnerungen e.V) for granting permission to reproduce and transcribe the testimonies. To see them in their original video form please visit www.memoro.org/de-de/.
The collection was catalogued by IBCC staff
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Memoro. Die Bank der Erinnerungen
Transcribed audio recording
A resource consisting primarily of recorded human voice.
Transcription
Text transcribed from audio recording or document
IS: Mein Name ist Irmgard Schulz, früher hieß ich mal Niemeyer, bin in Hamburh geboren, in Hamburh aufgewachsen. 1943 während der schweren Angriffe wurde meine Mutter mit uns Kindern evakuiert aus Hamburh raus kurz vor der ganz grossen Katastrophe hier. Wir kamen zunächst in die Niederlausitz, es war ja Sommer, war für uns Kinder sehr schön. Wir wurden auf’n Leiterwagen abgeholt am Bahnhof, fuhren durch Felder, das war für ein Stadtkind also ein Erlebnis, war sehr schön. Dann gewohnt haben wir dort auf einem Zimmer, mit meiner Mutter, drei Kinder, bei einem Pastoren im Haus. Meine Mutter war schwanger, ich weiss nicht ob das jetzt so gut ist [laughs] das zu erzählen, und im Garten wucksen Tomaten, das vergess ich nie als Kind, ein grosses Bet Tomaten, meine Mutter hatte so ein Apetit darauf und ist einmal runtergeschlichen und hat sich ein, zwei Tomaten geholt, ich weiss es nicht mehr. Es gab eine Riesentheater mit dem Pastor.
NCCS: Die waren also abgezählt sozusagen, oder?
IS: [unclear] Es gab da ein Klohaüschen auch in diesen Garten und wir Kinder gingen an die, da waren so rankende Weintrauben am Haus, wilde Weintrauben, die hatten wir gleich noch essen können, weil die Folgen waren nicht so gut. Ja, aber für Stadtkinder es war naturlich was. Von dort nach einem Vierteljahr sind wir dann nachdem wir hörten meine Großeltern waren ausgebombt inzwischen, Schwester meiner Mutter mit ihrem Mann auch, die waren in die Altmark hatte es die verschlagen, in ein Dorf namens Milchau [?]. Dann sind wir da, wie wir dahingekommen sind erinnere ich mich nicht, sind wir dorthin gefahren, meine Mutter mit uns Kindern, wir wohnten dann da in einem kleinen Tagelöhnerhaüschen, nannte sich das, mit meinen Grosseltern zusammen, kleines Haüschen mit kleinen Zimmern und meine Tante und Onkel wohnten bei einem anderen Bauern. Das war für uns Kindern soweit ganz schön, ungewohnt, mit Gänsen die hinter uns her liefen, und Teiche mit Entengrüzze in die man dann auch mal rein rutschte aber es war also… Es gab eine Wiese mit Himmelschlüsselchen, das ist bis heute noch meine Lieblingsblume, die ist ja als Blume des Jahres gewahlt worden, noch [unclear] für Loki Schmidt. Und ja, als dann die Amerikaner kamen mit ihren Panzern, hat mein Grossvater [unclear] Angst gehabt hinter’m Haüschen, wir hatten auch einen Garten dabei, mit’n Apfelbaum und mit Blumen, war sehr schön, und Misthaufen und wir hatten dann ein Paar Hühner, ein Schaaf, was mein Vater irgendwann im Urlaub auf’n Fahrrad mitbrachte, junges Schaaf hinten im Kasten, also es war so’n bisschen ländlich alles war sehr schön. Und als die Amerikaner kamen grub mein Grossvater, hinter dem Haüschen war ein kleiner Wald, ein ganz tiefes Loch im Erdboden im Wald und da haben wir uns erstmal alle versteckt als die Panzer dann reinfuhren in dieses Dorf. Na ja, dann kamen vorsichtig wieder raus aus diesem Loch, das das nicht zusammengebrochen war, überhaupt nicht abgestützt war, soweit ich das erinnere. Und die Amerikaner, es wohnten welche in einem, das Haus hatten die glaub ich beschlagnahmt, oberen Stockwerk und wir Kinder sind dann im grossen Bogen naturlich irgendwann, wir waren ja neugierig, da mal rum und sahen also das erste mal ‘n Farbigen Soldaten, die haben uns dann Bonbons runtergeworfen und so, aber wir durften, es wurde uns gesagt nichts annehmen, nichts aufsammeln, das ist uns in hier in Hamburh ja schon erzählt worden wahrend des Krieges weil wenn die [unclear] Tannenbaüme da runterraschelten und was. Ach so, dazu muss ich vielleicht sagen, wir wohnten im Angesicht der Speicherstadt, also mit Blick auf den Hafen, neben der Katherinenkirche. Und dieser Hafen wurde ja bevorzugt bombardiert und da kam also diese Tannenbaüme runter, ich meine die sollten das Radar abdecken [?] oder was so und da war uns schon erzählt worden nichts aufsammeln, alles ist giftig. Wir machten also auch um diese Bonbons ‘n grossen Bogen, zunächst jedenfalls, ich weiss nicht ob wir sie später aufgesammelt haben.
Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Interview with Irmgard Schulz
Description
An account of the resource
Irmgard Schulz (b. 1935) describes how the harbour of Hamburg was a recurring target during the war. Mentions the use of target indicators and radar countermeasures. Explains how she was been told not to pick up anything, for fear it could be poisoned. Recollects the evacuation to Lower Lusatia and then to the Altmark. Describes life in the countryside and remembers hiding in a deep hole dug by her grandfather when the Americans entered the town with their tanks. Mentions black soldiers giving them sweets, which they had been told not to accept.
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
00:05:09 audio recording
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
Memoro#15299
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
Germany
Germany--Hamburg
Temporal Coverage
Temporal characteristics of the resource.
1943
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content has been originally published on Memoro – Die Bank der Erinnerungen, which has kindly granted the International Bomber Command Centre Digital Archive a royalty-free permission to publish it as an audio track. To see it in its original video form and read the terms and conditions of use, please visit www.memoro.org and then click on the link to the German section. Please note that it was recorded by a third-party organisation which used technical specifications and operational protocols that may differ from those used by International Bomber Command Centre Digital Archive. It has been published here ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre.
Contributor
An entity responsible for making contributions to the resource
Peter Schulze
Language
A language of the resource
deu
Subject
The topic of the resource
World War (1939-1945)
Bombing, Aerial
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Civilian
Civilian
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Memoro. Die Bank der Erinnerungen
Type
The nature or genre of the resource
Sound
Creator
An entity primarily responsible for making the resource
Nikolai C C Schulz
License
A legal document giving official permission to do something with the resource.
Royalty-free permission to publish
African heritage
bombing
childhood in wartime
evacuation
fear
home front
radar
target indicator
-
https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/files/original/43/330/APonteL160901.1.mp3
5e47022f1e6e918b61fc5ca3e3069b19
Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Ponte, Livio
Description
An account of the resource
One oral history interview with Livio Ponte who recollects his wartime experiences in Monfalcone.
The collection was catalogued by IBCC Digital Archive staff.
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
Ponte, L
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2016-09-01
Transcribed audio recording
A resource consisting primarily of recorded human voice.
Transcription
Text transcribed from audio recording or document
PC: Livio mi racconti eeeh quello che è il suo primo ricordo, la prima cosa che le viene in mente se le parlo dei bombardamenti aerei.
LP: Allora la prima cosa mi ricordo il rifugio di Monfalcone che era diciamo dov’è la piazza adesso e finiva attraverso la Monte circa mezzo chilometro, non è vero? Era come dire, una grande, come una galleria che era, che era tutta in cemento armato e lì durante gli allarmi delle, delle sirene quando c’è venivano gli apparecchi o anche passavano che comunque avvisavano, no? E si andava tutti in rifugio. Oppure ero ragazzino e anche che correvo bene, e andavo sulla Monte, sulla Monte, nella Monte che poi l’avevo già esplorata prima ancora, no? Perché la conoscevo come le mie tasche, si aveva trovato lavoro [?], una caverna, bella e l’abbiamo addobbata, se così si può dire, come rifugio, e ogni volta che veniva questi allarmi io andavo con mio fratello o qualcun altro in queste grotte, no? e magari i miei genitori andavano nel rifugio, no? Che poi era vicino ma in genere si passava per il sottopassaggio che c’è ancora però dopo c’era, mi ricordo, avevano scavato una grande fossa, non è vero? E poi avevano fatto una strada che portava appunto all’uscita o all’entrata come che si vuole, di questo rifugio, che si congiungeva con questa parte qui. E praticamente io mi ricordo che ero a San Michele che giocavo e quando venivano gli allarmi anche di giorno, con la paura si andava veloci come gazzelle, non è vero? In questi rifugi, no? Già d’accordo con i miei genitori che loro pensavano a loro e io pensavo a me, non è vero? E così diverse volte, anche d’inverno, anche di notte alle volte ho voluto portare anche i miei genitori perché avevamo messo a posto la caverna, era bella anche e siccome alle volte durava, durava parecchio tempo l’allarme, si portava via qualcosa chi di leggere, se c’era una torcia oppure si parlava, si discuteva così. E poi quando era terminato freddo caldo che sia la stagione, si tornava a casa, ricordo che c’erano momenti di grande trepidazione, di grande paura perché io sono per natura sensibile e, e sono pigro e dormo molto, dormo molto, succede che suonava l’allarme in piena notte, mia moglie, mia mamma mi chiamava e io nella confusione non sapevo neanche quello, e correvo come una gazzella, la, perché mi diceva mia madre ‘Vai avanti intanto tu’ perché mia madre aveva anche una bambina piccola che doveva accudire no? E così si passava il tempo, quando andavo nella galleria guardavo, la galleria era bella eh, anche illuminata, grande, capiente e aveva dei, stanze, noi dicevamo come dei bunker no? Che vedevamo militari specie tedeschi e noi si, si stava attenti come si doveva parlare che con quelli là non si scherzava tanto, no? E lì si era accucciati alle pareti, no chi aveva qualche scanietto, secondo il momento l’ora così, e così tutti in questi anni abbiamo fatto appunto queste, queste, queste cose, no? Io ho visto alle volte ci son stati dei bombardamenti a ore abbastanza chiare e, e correvo su per il monte e dall’alto vedevo le fortezze volanti che buttavano giù delle bombe no? Però in genere qualche bomba, non so se per fatalità è caduta proprio sulla bocca, dov’è la piazza adesso no? E meno male perché il rifugio era fatto anche con intelligenza, aveva cemento armato, grande così poi spesso, non è vero? E, ed era lungo un quattro metri più o meno o cinque cioè con tutta la bocca, la bocca del rifugio, però poi aveva un secondo, secondo come dire muro di cemento armato che quello era importante perché attenuava il colpo d’aria no, e insomma eeeh o se si sentiva i, le bombe i colpi [coughs] e quand’era finito, e quand’era finito non è vero? Si venivan le sirene e si lasciava andare. Io ricordo che quando è stato quel bombardamento, il peggiore loro tendeva, tendevano a bombardare cantiere, perché in cantiere costruivano cose anche di guerra, no insomma guerra, guerra è guerra, grazie.
LP: Ecco, e dunque io ero come chierichetto non è vero? E mi chiamavano, io e anche altri ragazzini, a portare la croce la parola, non è vero? E se ci hanno portato all’albergo degli operai ed erano distrutti, quello che ha colpito che poi un po’ si rideva anche, c’era un uomo particolare che lo chiamavano adesso non so un nome un po’ spregiativo no? Eeeh che lui ubriaco fradicio non aveva bevuto niente mente i suoi compagni che erano là vicino sono quasi morti tutti perché sono stati mi pare un ventitré ventiquattro o ventinove decessi, morti, no? E dopo ci sono stati ancora non tanti bombardamenti no, però venivano spesso a, probabilmente a fotografare erano, e lo chiamavano il Pippo, Pippo non è vero? E e quando che veniva, veniva lo stesso messo l’allarme e tutti nel rifugio e io secondo i tempi, andavo sulla rocca, anche di sera perché con mio fratello, perché eravamo, conoscevamo la rocca come le nostre mani, tasche, no? Eeeh cosa devo dire molto? Poi quando quando ne [?] veniva il ricordo, c’erano i soldati che si stava attenti di evitarli possibilmente perché si aveva paura praticamente, perché c’erano i tedeschi praticamente e, e tutti e le, e questi erano severi e ricordo che quando, quando marciavano o erano in fila o erano in diverse squadre si aveva proprio un po’ di paura almeno noi ragazzini in particolare ma so che tutta la gente cercava di evitare. Praticamente si viveva un po’ con la paura e si viveva come si poteva a quei tempi. Nel frattempo anche in certi periodo specie d’estate quando avevamo le vacanze della scuola, della scuola andavo dai miei nonni perché in Friuli per essere più tranquillo ma anche là le cose non erano tanto esatte perché a Udine avevano, anche là, era un punto di osservazione, no? E, e mi ricordo che mia madre aveva affittato un appartamentino in un paesetto accanto, siccome i miei nonni erano, avevano, erano pieni di generi, cioè il figlio si sposava e portavano in casa la moglie, nascevano i figli insomma erano in tanti, erano in venti, venticinque, no? E non c’era spazio e allora aveva affittato un appartamentino e là veniva, veniva ogni tanto, non so mia madre aveva fatto conoscenza, no? Paesetto piccolo, no? Con un soldato tedesco, no? Che gentilmente ci portava qualche aiuto economico, no? Perché il mangiare era piuttosto, un po’ ridotto, no? E, e ricordo che mentre a volte parlavano mia madre si faceva delle domande a questo a questo tedesco e lui le diceva ‘Che resti fra di noi signora perché se va fuori vengo fucilato, ma Hitler non è vero? Eeeh sta rovinando la Germania’ insomma era contrario, no? Mi ricordo di questi casi qua, e poi anche là ci sono state, arrivati i tedeschi erano un po’ dappertutto erano, erano, erano anche molto attenti così, poi anche sono stato sfollato anche qui vicino a.
CB: A Muraro.
LP: Dove?
CB: Muraro.
LP: A Muraro sì. Che è vicino Gradisca, Sagrado, no Gradisca, no? E lì mi ricordo che c’erano anche lì gli allarmi e una volta hanno abbattuto l’antiaerea un apparecchio e tutti andavano a vedere dove, son andato anche io che ero ragazzino, no? E l’apparecchio, è morto il pilota, e l’apparecchio che aveva divelto dei dei dei fili dell’alta tensione, e un uomo mi ha dato un colpo in testa che mi fa ancora male e mi ha detto ‘Va via di qua, no te vedi che se te lo tocchi te resti fulminà!’. Mi ricordo, era, l’ho ringraziato e dopo via dritto, non è vero? E così man mano che dopo si avvicinava il tempo di di tornare a scuola, si tornava a scuola però in questo frattempo, no? Se eravamo a scuola o non a scuola si doveva andare il sabato fascista a fare la ginnastica, era un po’ seccante però penso che abbia fatto del bene, ecco l’unica roba. Poi si faceva gli esami della ginnastica tutti insieme in certe giornate, tutte le classi nella nella, dove si gioca a calcio, no?
PC: Ho una domanda a farle, prima mi parlava eeeh del bombardamento quello che c’è stato a Panzano che ha colpito l’albergo operai e mi parlava della croce e della processione.
LP: Si.
PC: Cosa è successo quel giorno se posso chiederle?
LP: Sì, beh piano [?], era una confusione, perché era un sacco di gente, un sacco di personalità, no? E ricordo che erano dei camion e mettevano le bare sul camion e dopo le portavano al cimitero e e qui, lì erano un andare e vieni delle autorità che guardavano il fabbricato e parlavano eh ma più di tanto, di questo, eravamo un po’ a, a, io portavo la croce, no? Mi dicevano ‘Stai fermo qua’ e io dovevo eeeh sì e poi quando c’era il funerale e allora si andava, no? E così, mi ricordo che era una valanga di gente e, ed era tutta sì un trambusto, una confusione, mi ricorda un po’ il terremoto, il terremoto, non è vero? Perché c’erano feriti, c’erano come dicevo morti, no? E anche c’era tutti questi operai anche scioccati e insomma non è che sia poco. Poi sono stati altri bombardamenti per buttare giù le gru anche, perché insomma per evitare, ci sono stati mi pare un tre, tre bombardamenti, no? Però quello che ha fatto più disastro è stato quello là, no? Dopo il resto hanno qualche bomba è caduta in periferia e come dicevo una bomba se loro dicono per sbaglio, no? È caduta lì vicino che ha fatto un un bel tiro però ha retto il muro di di difesa, no? Perché lì erano tutte villette fra cui c’era Bratina, Bratina che è morto mi ricordo da non molto, Franco, i miei amici, Valentino, no? E dopo i suoi genitori aveva una sorella e avevano una oreficeria che ce l’hanno ancora, mi pare che la gestisca la figlia, no’
PC: Avrei ancora un’ultimissima domanda proprio, eeeh sempre proprio riguardante la galleria rifugio, perché lei mi ha raccontato quando andavate nella galleria che avevate scavato voi, avevate trovato il rifugio sul Carso.
LP: Era a gomito, a gomito.
PC: Quando andavate.
LP: Io vedevo dentro portavano anche bombe, e bombe, cioè bombe, le accatastavano là, insomma si era anche un po’ preoccupati, si diceva, no? Almeno, allora dopo in seguito si vede che hanno fatto lamentela, hanno fatto, l’hanno messo in una specie di stanza così perché insomma, bombe fuori, bombe dentro, no? Non è che sia l’ideale, ecco e c’erano i tedeschi c’erano le, anche le nostre guardie però di chi sia aveva più paura e oppure si era molto attenti era per tenersi perché noi eravamo ben visti, sì, e so che puntavano a buttar giù le le quelle navi che stavano costruendo ma anche costruivano sommergibili e anche apparecchi per guerra, eeeh, eeeh.
PC: D’accordo.
LP: Eeeh altro no perché il resto si svolgeva la vita, si stava più alla larga possibile da queste cose no? Però quando capitava dovevi eri dentro, in particolare eravamo spesso disturbati dagli allarmi magari passavano, passavano sopra se li vedeva erano alti dico dicevano dieci mila metri le fortezze volanti e allora si diceva ‘Beh meno male che vanno oltre’ no? Perché e questi di giorno no? Però quando suonava l’allarme tutti si correva noi, io andavo spesso sulla rocca perché dall’alto vedevo vedevo anche il cantiere.
PC: D’accordo io la ringrazio per l’intervista.
LP: Prego, eh di cosa.
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Description
An account of the resource
Livio Ponte remembers his wartime life in Monfalcone. He describes the frightening moments when the alarm sounded, usually at night and people rushed to the shelters for safety. He mentions different attitudes: his parents going to a shelter whereas he and his brother preferred to go to the castle, where a natural cave had been adapted. He mentions pastimes and daily life under the bombs, how "Pippo" used to fly over Monfalcone and recollects people in constant fear of the Germans. He mentions a German soldier who said Hitler was a national disgrace for Germany. He describes how he used to spend school holidays at his grandparents place at Aris, a village in rural Friuli, because it was supposed to be a safer place. He describes a shot-down aircraft.
Creator
An entity primarily responsible for making the resource
Pietro Commisso
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2016-09-01
Contributor
An entity responsible for making contributions to the resource
Francesca Campani
Rights
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This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
00:24:34 audio recording
Language
A language of the resource
ita
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
APonteL160901
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
Italy
Italy--Rivignano
Italy--Monfalcone
Title
A name given to the resource
Interview with Livio Ponte
Subject
The topic of the resource
World War (1939-1945)
Bombing, Aerial
Type
The nature or genre of the resource
Sound
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Civilian
bombing
childhood in wartime
civil defence
evacuation
fear
home front
Pippo
shelter
shot down
-
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526a9704997cea89cc223ec5fe395823
Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Barfoot, William
William Barfoot
W Barfoot
W E Barfoot
William E Barfoot
Description
An account of the resource
56 items. An oral history interview with William Ernest Barfoot (915770, 141457 Royal Air Force), and photographs of him school in India, during training and on operations with 296 Squadron. They include images of Albemarle and Halifax glider tugs, Horsa gliders, landing zones, and his wedding photographs.
The collection has been donated to the IBCC Digital Archive for digitisation by Nigel Barfoot and catalogued by Terry Hancock.
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2015-12-08
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
Barfoot, W
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
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Title
A name given to the resource
Station commander and staff at RAF Shawbury
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
PBarfootW1608
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
One b/w photograph
Subject
The topic of the resource
World War (1939-1945)
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Royal Air Force
Civilian
Publisher
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IBCC Digital Archive
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Type
The nature or genre of the resource
Photograph
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
Great Britain
England--Shropshire
Description
An account of the resource
Group portrait of 21 officers in three rows outside a building; the front row are sitting, with a wing commander in the centre, the other two rows are standing and all are wearing battledress or dress uniforms, plus various combinations of pilot and non-pilot brevets. There’s a man in civilian clothing on the right of the middle row.
The description of this item is partially based on information provided by the donor. This item was sent to the IBCC Digital Archive already in digital form: no better quality copies are available.
aircrew
pilot
RAF Shawbury
-
https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/files/original/44/349/PBarfootW1609.2.jpg
a5b3228ff0ef6e480e73d13a784524b9
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Title
A name given to the resource
Barfoot, William
William Barfoot
W Barfoot
W E Barfoot
William E Barfoot
Description
An account of the resource
56 items. An oral history interview with William Ernest Barfoot (915770, 141457 Royal Air Force), and photographs of him school in India, during training and on operations with 296 Squadron. They include images of Albemarle and Halifax glider tugs, Horsa gliders, landing zones, and his wedding photographs.
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Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2015-12-08
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
Barfoot, W
Publisher
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IBCC Digital Archive
Rights
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Title
A name given to the resource
William Barfoot with his wife at Brandon
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
PBarfootW1609
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
Great Britain
England--Brandon
England--Suffolk
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
One b/w photograph
Subject
The topic of the resource
World War (1939-1945)
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Royal Air Force
Civilian
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Rights
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Type
The nature or genre of the resource
Photograph
Description
An account of the resource
Leading aircraftsman William Barfoot standing arm-in-arm with his wife in civilian clothes, outside a house at Brandon.
The description of this item is partially based on information provided by the donor This item was sent to the IBCC Digital Archive already in digital form: no better quality copies are available.
ground personnel
love and romance
-
https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/files/original/44/354/PBarfootW1614.2.jpg
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Title
A name given to the resource
Barfoot, William
William Barfoot
W Barfoot
W E Barfoot
William E Barfoot
Description
An account of the resource
56 items. An oral history interview with William Ernest Barfoot (915770, 141457 Royal Air Force), and photographs of him school in India, during training and on operations with 296 Squadron. They include images of Albemarle and Halifax glider tugs, Horsa gliders, landing zones, and his wedding photographs.
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Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2015-12-08
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An unambiguous reference to the resource within a given context
Barfoot, W
Publisher
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IBCC Digital Archive
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Title
A name given to the resource
William Barfoot’s wedding
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
PBarfootW1614
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
Great Britain
England--Brandon
England--Suffolk
Temporal Coverage
Temporal characteristics of the resource.
1943-05-27
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
One b/w photograph
Subject
The topic of the resource
World War (1939-1945)
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Royal Air Force
Civilian
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Type
The nature or genre of the resource
Photograph
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
1943-05-27
Description
An account of the resource
A wedding group is standing in front of a wall at Brandon; a man on the left wears civilian clothes, William Barfoot stands arm-in-arm with his wife and a bridesmaid. Both ladies are wearing wedding dresses with hats and holding bouquets.
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love and romance
-
https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/files/original/44/355/PBarfootW1615.1.jpg
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Title
A name given to the resource
Barfoot, William
William Barfoot
W Barfoot
W E Barfoot
William E Barfoot
Description
An account of the resource
56 items. An oral history interview with William Ernest Barfoot (915770, 141457 Royal Air Force), and photographs of him school in India, during training and on operations with 296 Squadron. They include images of Albemarle and Halifax glider tugs, Horsa gliders, landing zones, and his wedding photographs.
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Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2015-12-08
Identifier
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Barfoot, W
Publisher
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A name given to the resource
Mrs Barfoot in her wedding dress
Identifier
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PBarfootW1615
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
Great Britain
England--Brandon
England--Suffolk
Temporal Coverage
Temporal characteristics of the resource.
1943-05-27
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
One b/w photograph
Subject
The topic of the resource
World War (1939-1945)
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Civilian
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The nature or genre of the resource
Photograph
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
1943-05-27
Description
An account of the resource
Mrs Barfoot in her wedding dress is standing in front of a building at Brandon, holding a bouquet.
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love and romance
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fd88c48ec80384fc5cec4dc01e553d09
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Title
A name given to the resource
Barfoot, William
William Barfoot
W Barfoot
W E Barfoot
William E Barfoot
Description
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56 items. An oral history interview with William Ernest Barfoot (915770, 141457 Royal Air Force), and photographs of him school in India, during training and on operations with 296 Squadron. They include images of Albemarle and Halifax glider tugs, Horsa gliders, landing zones, and his wedding photographs.
The collection has been donated to the IBCC Digital Archive for digitisation by Nigel Barfoot and catalogued by Terry Hancock.
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2015-12-08
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
Barfoot, W
Publisher
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Title
A name given to the resource
William Barfoot’s wedding
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
PBarfootW1616
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
Great Britain
England--Brandon
England--Suffolk
Temporal Coverage
Temporal characteristics of the resource.
1943-05-27
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
One b/w photograph
Subject
The topic of the resource
World War (1939-1945)
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Royal Air Force
Civilian
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Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Type
The nature or genre of the resource
Photograph
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
1943-05-27
Description
An account of the resource
William Barfoot in dress uniform with observer brevet standing arm-in-arm with his wife in wedding dress in front of a brick wall.
The description of this item is partially based on information provided by the donor. This item was sent to the IBCC Digital Archive already in digital form: no better quality copies are available.
aircrew
love and romance
observer
-
https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/files/original/44/357/PBarfootW1617.1.jpg
d40f1ab41dfa98d0e13dc36e2f2a46a2
Dublin Core
The Dublin Core metadata element set is common to all Omeka records, including items, files, and collections. For more information see, http://dublincore.org/documents/dces/.
Title
A name given to the resource
Barfoot, William
William Barfoot
W Barfoot
W E Barfoot
William E Barfoot
Description
An account of the resource
56 items. An oral history interview with William Ernest Barfoot (915770, 141457 Royal Air Force), and photographs of him school in India, during training and on operations with 296 Squadron. They include images of Albemarle and Halifax glider tugs, Horsa gliders, landing zones, and his wedding photographs.
The collection has been donated to the IBCC Digital Archive for digitisation by Nigel Barfoot and catalogued by Terry Hancock.
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2015-12-08
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
Barfoot, W
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
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Title
A name given to the resource
William Barfoot’s wedding
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
PBarfootW1617
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
Great Britain
England--Brandon
England--Suffolk
Temporal Coverage
Temporal characteristics of the resource.
1943-05-27
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
One b/w photograph
Subject
The topic of the resource
World War (1939-1945)
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Royal Air Force
Civilian
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Rights
Information about rights held in and over the resource
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Type
The nature or genre of the resource
Photograph
Description
An account of the resource
Wedding group photograph of eight people standing in front of a wall. William Barfoot, is in dress uniform with observer brevet, is standing in the middle hand in hand with his new wife who is wearing her wedding dress. A bridesmaid, a man in a suit, an older man in uniform and two women in civilian clothes are also visible.
The description of this item is partially based on information provided by the donor. This item was sent to the IBCC Digital Archive already in digital form: no better quality copies are available.
aircrew
love and romance
observer
-
https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/files/original/44/359/PBarfootW1618.1.jpg
6fb7547eda6fae3e0fe52d504c2eebab
Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Barfoot, William
William Barfoot
W Barfoot
W E Barfoot
William E Barfoot
Description
An account of the resource
56 items. An oral history interview with William Ernest Barfoot (915770, 141457 Royal Air Force), and photographs of him school in India, during training and on operations with 296 Squadron. They include images of Albemarle and Halifax glider tugs, Horsa gliders, landing zones, and his wedding photographs.
The collection has been donated to the IBCC Digital Archive for digitisation by Nigel Barfoot and catalogued by Terry Hancock.
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2015-12-08
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
Barfoot, W
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Rights
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This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
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Title
A name given to the resource
William Barfoot and his wife at Whitley Bay
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
PBarfootW1618
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
Great Britain
England--Whitley Bay
England--Northumberland
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
One b/w photograph
Subject
The topic of the resource
World War (1939-1945)
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Royal Air Force
Civilian
Publisher
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Type
The nature or genre of the resource
Photograph
Description
An account of the resource
Flight Lieutenant William Barfoot, in dress uniform with side cap and observer brevet, is standing with his arm round his wife in civilian clothes in front of a hedge.
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aircrew
love and romance
observer
-
https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/files/original/44/389/PBarfootW1649.1.jpg
f8a0d7d43408b9fdb02e02faad0b83d7
Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Barfoot, William
William Barfoot
W Barfoot
W E Barfoot
William E Barfoot
Description
An account of the resource
56 items. An oral history interview with William Ernest Barfoot (915770, 141457 Royal Air Force), and photographs of him school in India, during training and on operations with 296 Squadron. They include images of Albemarle and Halifax glider tugs, Horsa gliders, landing zones, and his wedding photographs.
The collection has been donated to the IBCC Digital Archive for digitisation by Nigel Barfoot and catalogued by Terry Hancock.
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2015-12-08
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
Barfoot, W
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Dublin Core
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Title
A name given to the resource
William Barfoot winning the quarter mile race
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
One b/w photograph
One newspaper clipping
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
India
Temporal Coverage
Temporal characteristics of the resource.
1935
Language
A language of the resource
eng
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
PBarfootW1649
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Rights
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Type
The nature or genre of the resource
Photograph
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Civilian
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
1935
Description
An account of the resource
William Barfoot wearing singlet and shorts crosses the finish line. Captioned 'School sports at Lovedale: P.W.Barfoot winning the quarter mile race. He set up a new record for the Lawrence Memorial School', '(1935)'. This item was sent to the IBCC Digital Archive already in digital form: no better quality copies are available.
sport
-
https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/files/original/44/393/PBarfootW1653.2.jpg
93a8a14d98b45d3a0988c705f951ae12
Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Barfoot, William
William Barfoot
W Barfoot
W E Barfoot
William E Barfoot
Description
An account of the resource
56 items. An oral history interview with William Ernest Barfoot (915770, 141457 Royal Air Force), and photographs of him school in India, during training and on operations with 296 Squadron. They include images of Albemarle and Halifax glider tugs, Horsa gliders, landing zones, and his wedding photographs.
The collection has been donated to the IBCC Digital Archive for digitisation by Nigel Barfoot and catalogued by Terry Hancock.
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2015-12-08
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
Barfoot, W
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Dublin Core
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Title
A name given to the resource
William Barfoot’s parents with members of another family
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
PBarfootW1653
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
One b/w photograph
Subject
The topic of the resource
World War (1939-1945)
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Civilian
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Type
The nature or genre of the resource
Photograph
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
Great Britain
Description
An account of the resource
A man, two women (one holding a baby) and a very young girl, all in civilian clothes, sit in front of a house with sunshades above the windows. Behind the group is the front of an Austin Six car with the number '1651'.
The description of this item is partially based on information provided by the donor. This item was sent to the IBCC Digital Archive already in digital form: no better quality copies are available.
-
https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/files/original/45/398/PColombiE1701.1.jpg
4acae98ec41c841d30c02b3bbc4a0fca
https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/files/original/45/398/AColombiE170228.1.mp3
82a281051325fb3e9e52db023d8e3d43
Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Colombi, Efrem
E Colombi
Description
An account of the resource
One oral history interview with Efrem Colombi (b. 1933) who recollects wartime experiences in Milan.
The collection was catalogued by IBCC Digital Archive staff.
Publisher
An entity responsible for making the resource available
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2017-02-28
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
Colombi, E
Transcribed audio recording
A resource consisting primarily of recorded human voice.
Transcription
Text transcribed from audio recording or document
ZG: E' partito?
EP: Aspetta.
ZG: L’intervista è condotta per l’ International Bomber Command Centre. L’intervistatore è Zeno Gaiaschi, l’intervistato è Efrem Colombi, e nella stanza è presente Erica Picco come assistente di Zeno Gaiaschi. L’intervista è in [omitted] a Milano ed è il 28 febbraio 2017. Va bene possiamo cominciare. Allora innanzitutto le faccio, qual è il ricordo più più remoto che ha?
EC: Il più remoto ricordo che ho della guerra è l’unica volta che ho visto mio padre in divisa eeeh dell’esercito italiano in Africa, con il cappello rigido e il capello rigido che mi portava sulle spalle in giro per Gorla no? A fare, perché erano stati mandati in licenza, no? E quello è il ricordo più, più vecchio che ho, della guerra intendiamoci. Eeeh da lì poi dopo mio padre praticamente è scomparso dalla mia vita, perché ha fatto tutto il periodo di guerra, dall’ dall’, è iniziata nel ’29 no la guerra no? ’29 è rientrato che era il ’48, ’48 – ’49, non me lo ricordo perfettamente, eeeh ed è deceduto nel ’53, quello son sicuro perché. Quello è il ricordo più vecchio che ho del periodo di guerra.
ZG: E invece il ricordo più vecchio che ha prima della guerra?
EC: Ah prima della guerra i ricordi più belli sono quando mi trasferivo eeeh a Caravaggio, paese d’origine di mia madre, no? E vivevo in campagna con gli altri bambini, no? E non so, andavo con mio zio a raccogliere il fieno, a raccogliere il grano quando tagliavano il grano perché era una grande cascina no? Eeeh mi ricordo che la mattina la prima cosa che facevo mettevo la testa nel bidone del latte, bevevo il latte fresco appena munto, e cose del genere, queste cose che fanno i bambini piccoli no? Poi c’era una piccola roggia vicino alla cascina dove abitavamo, andavamo sempre d’estate a fare il bagno e via discorrendo. Mentre un’altra cosa che ricordo perfettamente, questo invece a Milano no? In piazza, eeeh si chiamava piazza della Repubblica, la piazza dei piccoli alberi, eeeh dei Piccoli Martiri no? E c’era una fontanella, una vedova, noi la chiamavamo vedova, no? Che d’inverno faceva ghiaccio perché acqua usciva l’acqua no? E noi ci divertivamo prima di andare a scuola a far la scarnighetta diseven, dicevano a Milano no? A fare la scivolatina e qualche volta andavamo in classe col col, col sedere bagnato [laughs] cose del genere, insomma le uniche cose che che si potevano fare. Poi il nostro gioco preferito era, io lo posso dire in milanese ‘el giug de la rela’ cioè c’era un, un pezzo di legno fatto a oliva smussata, no? E con un bastone la dovevi battere, una specie di di, lo sport americano, il baseball, no? Solo che non era una palla che veniva lanciata, eravamo noi che la facevamo saltare, e la colpivi, colpivi il legno, legno con legno e volate, gli altri dovevano stare attenti perché se lo beccavano in faccia erano, beh giochi fatti da noi no? E quindi quelli lì son ricordi che non puoi non, non puoi dimenticare insomma perché la la l’infanzia è stato il più bel periodo della mia vita sino a, alla quarta elementare, quando mia mamma dalla storia dei bombardamenti così mi ha mandato in collegio, e lì è stata la mia rovina. Perché erano collegi clericali e io son tutt’altra parte adesso [laughs], son di tutt’altra parte, ma tutt’altra, tutt’altra proprio perché ho vissuto, io c’ho un carattere molto forte, so sono un ribelle, sono in quei casi lì molto ribelle no? E ho fatto tre fughe dal collegio, collegio era a Treviglio e venivo a Milano a piedi, da Treviglio a Milano un bambino di quarta, quinta elementare ve lo immaginate voi a fare quaranta chilometri a piedi poi venire a casa, mia mamma mi menava e mi riportava indietro no? Mi picchiava e mi portava indietro. E quindi sono proprio eeeh storie di vita che non te le puoi dimenticare, perché sono cose che veramente mi hanno segnato la vita. Io ritengo di essere una persona molto fortunata perché mi sono salvato dal bombardamento di Milano di via, di via Curtatone al numero 11, l’unica casa che han colpito era la casa dove abitavamo noi. Che noi, i bambini, io e mio fratello maggiore che è morto purtroppo, no? Eravamo a Lignano Sabbiadoro perché mia mamma ci aveva mandato via col suo secondo marito no? Eravamo a Lignano Sabbiadoro e indovina dov’è caduta la bomba? Nella nostra camera da letto, è scesa come quella della scuola fino in fondo e ha bruciato il negozio di mia madre, quindi se eravamo poveri in canna proprio, non avevamo più niente. E siamo ritornati a vivere a, in via Luigi Bertelli dove viveva mia nonna e mio zio e quindi per tutta la casa siamo andati lì poi mia madre ha fatto tutte le sue cose e ci siamo trasferiti in via Livraghi che è qua la vedete qui di fronte, ed è da lì che io ho visto il, i cento e rotti aerei che passavano per andare a bombardare, e la prima bomba è caduta a centocinquanta metri da noi, tanto è vero che io ho urlato a mio padre ‘Spostati!’ perché il, lo spostamento d’aria aveva gonfiato la cler del negozio di mia madre no? Sembrava una un palazzo incinta, no la glag [?], per lo spostamento d’aria no? E mio fratello minore che purtroppo anche lui è morto, era in fasce in quel periodo no? E si è salvato perché mio padre spostandosi così ha gonfiato la cler ma lui no invece lui si è salvato. Perché noi eravamo tutti sdraiati per terra in un fossetto che c’era lì, lì c’erano tutte campagne no? C’era la Brera di là, la Pirelli di là, qui c’era la ferrovia che venivano a mitragliare le locomotive ma poi in giro c’erano tutti prati. L’unico prato un po’ usato era lì all’angolo di via Fortezza che c’erano due mitragliere tedesche antiaeree, qui passavano a diecimila metri, e una mitragliera eeeh o due italiane no che comunque non han mai, non han mai fatto disastri, non han mai colpito nessuno perché quelli passavano se ne andavano, bombardavano e andavano, questo è.
ZG: Eeeh faccio un passo indietro e torniamo un attimo ancora prima della guerra, allora innanzitutto una precisazione: piazza dei Piccoli Martiri prima si chiamava piazza della Repubblica?
EC: Della Repubblica, sì.
ZG: Ah non lo sapevo, eh i suoi genitori quindi che lavoro facevano? Suo padre che cosa faceva prima di partire per il fronte?
EC: Allora mio padre, quando ho saputo io, penso che abbia, faceva il muratore almeno lui si è dichiarato muratore, perché dopo le racconto anche perché so che si è dichiarato muratore. Mia madre lavorava alla Pirelli, nel reparto, so anche il reparto: reparto impermeabili.
ZG: Ehm però ha detto che poi sua madre aveva un negozio giusto?
EC: Sì poi mia madre eeeh si è licenziata, si è liquidata, no? E ha aperto un negozio di, di una posteria in via Livraghi al numero 6. Poi eeeh questa dopo il bombardamento del ’43, perché prima avevano un negozio in via Curtatone al numero 11. Dopo da lì la guerra ha bombardato, mia madre è riuscita a ristabilire la sua finanza credo perché una volta con cento euro, centomila lire compravi una casa, intendiamoci. Quindi lei era molto brava nel suo lavoro, poi qui c’era vede dove qui, tutto qua era tutto distrutto. Qui c’era una fabbrica, la Mezzena e quella là era la famosa Jucker non so se avete sentito parlare di Jucker, no eh? Eeeh questa qua l’han demolita per fare una abitazione e poi son falliti. Eeeh tutti gli operai alla mattina non c’erano le mense, passavano da mia madre a prendere il panino, la il gorgonzola, la e la bologna e mangiavano quello no? Magari si portavano la mezza bottiglietta di vino roba del genere e durante l’intervallo, ecco perché mia madre ha sempre lavorato molto, perché qua c’erano un sacco di attività, c’erano i, stabilimenti questi qua che lavoravano l’acciaio era già un’azienda molto importante no? La Jucker era una un’azienda di elettrotermica non so eeeh, poi c’era la, c’era anche l’Antoni che costruiva frigoriferi che adesso diventata una potenza a livello mondiale in fatto di refrigerazione industriale no? Eeeh ed erano ragazzi che giocavano con me in via Livraghi, i figli no? Quindi eeeh era un periodo molto attivo, poi dopo io mi sono perso tante, tanti passaggi, perché appunto alla la quarta elementare mi, ero a Bisuschio Viggiù da lì non potevo fuggire perché ero praticamente in montagna in, non voglio dire in fondo al mondo, io dicevo un’altra parola no? Eeeh e da lì sono riuscito a venire via perché un fratello di mia madre che è quello che vede là, in quella fotografia là, che era un uomo di due metri, una persona d’oro, no? È venuto su a trovarmi eeeh qua stava a visita eeeh domenicale era vicino Varese no? Arrivavano col treno no? E mi ha visto molto amareggiato mi ha detto ‘Ma cosa c’hai nini?’ ‘Eh io guarda qua non sto bene poi quel prete lì, quel quel prete lì mi ha picchiato’. Non glielo avessi mai detto, non glielo avessi mai detto. Dice ‘Ma perché ti ha picchiato?’ gli ho detto ‘Guarda eravamo fuori a fare la passeggiata con gli altri bambini no?’ perché ogni tanto si esce dal, e dovevi stare in fila, non potevi uscire dalla fila no? Era estate, era caldo, io avevo una sete de, boia, ho visto una fontanella, un bambino cosa fa? Vede una fontanella e va là a bere no? No, io non potevo uscire dalla fila, mi han dato una pedata nel sedere che se non mi ha spaccato a metà era proprio. Beh mio zio l’ha preso e l’ha attaccato al muro, gli ha detto ‘Mio figlio, mio nipote viene via da qua ma io a te’ non so cosa gli avrebbe fatto perché l’aveva attaccato al muro così eh, era un uomo di una forza terrificante, veniva da una famiglia contadina, non ce n’è di balle. E quindi siamo venuti a Milano, mia madre disperata mi ha portato a Treviglio dai Salesiani. Salesiani, un’altra categoria, dal padre Beccaro dov’ero, no? Era un’altra categoria ma lì era anche lì, con un carattere come il mio non puoi adattarti a fare quello che dicono loro, cioè io cantavo e praticamente eeeh ero sempre impegnato ai canti di Chiesa, no? Quindi io so tutte le litanie, so tutte, mia moglie ogni tanto si incazza perché magari ti vengono i ritornelli no? E maga alla mattina sono allegro in doccia eeh, mi metto a cantare e mi dice ‘Ma no!’ [laughs]. Insomma sono cose, sono cose che succedono a noi a noi, a noi esseri umani noi cristiani, a noi esseri umani. Eh va beh e da lì eeeh non stiamo parlando della guerra, stiamo parlando della mia vita, allora lì io praticamente andavo sempre a giocare con i liceali. Ero in, in quinta elementare, dovevo fare l’esame d’ammissione per la prima media, no? Eeeh io con gli altri bambini non riuscivo a giocare perché erano tutti dei bigotti e fai, perché quello lì era non un collegio normale, era un, aspetta mi deve venire il nome, non quello che dico io, dove formano i preti, io lo chiamo pretificio lo chiamavo [laughs] eh non so come si chiama, sì so il nome ma adesso non mi viene spontaneo dirlo no? E quindi io non non riuscivo a parlare, a giocare con i miei coetanei no? E giocavo con quelli leggermente più grandi o di terza media o di liceo, addirittura liceo no? E mi ricordo che si giocava a ‘Palla a avvelenata’ no? Una palla, una specie di palla da tennis e tu devi scegliere uno e colpirlo da lontano no? E quindi erano botte tremende perché quelli là erano più grandi ma io ero più svelto da scappare no? Ed ero io che fregavo loro, no per dire no? E quindi mi divertivo da morire no? Eeeh però in classe eeeh praticamente io sono uscito dai collegi non voglio dire semi analfabeta ma quasi, perché io ero solo e sempre in, in sala cante, eeeh cantorum a cantare appunto, ho cantato in duomo, anche mio fratello minore, cantato, cantavamo in duomo, abbiamo cantato in tutte le chiese di Milano quando ero in collegio qua a Milano e quindi vi lascio immaginare, no? Poi un carattere come il mio che appena gli dai un po’ di libertà cominciava ad andare dove, dove poteva andare, dove voleva andare, ho finito le scuole alla sera a Milano, quando sono andato in, in libertà definitiva, eeeh e da lì, no? Sono scappato tre volte, due volte mi han tenuto, la terza volta a mia madre gli han detto ‘No guardi suo figlio non va bene per noi, se lo porti da un’altra parte’ no? E mi ricordo, lo sai cosa gli ho detto? Non so se si può dire. Siccome questo qua era è monsignor, no non era monsignor Bicchierai era un altro. Beh era un prete di quelli che contavano no? Perché i salesiani sono sempre che contavano no? E gli ho detto ‘Perché suo figlio diventerà una persona molto cattiva e un bestemmiatore’ un bestemmiatore mi ha detto. Allora io l’ho guardato in faccia e ci ho detto, eeeh non chiamavo i preti ‘padre’ io, massimo ‘reverendo’ no? ‘Reverendo si ricordi che i primi a essere presi a pedate, a pedate nel culo (perché a me mi davano le pedate nel culo) quando andrete su sarete voi, non noi, voi!’. Poi dopo io non credevo però mia madre, mia madre se poteva si sarebbe dileguata no? Allora eeeh questi qua mi han dato l’immaginetta no? E mi han portato via. Mi han portato via e sono andato nel, al san Gaetano di via Mac Mahon, c’è ancora, anche quello lì, va beh lasciamo perdere. Eeeh però li ho finito le commerciali perché dalle medie mi hanno portato, che ho perso l’anno, mi hanno portato da un altro collegio, che non c’erano le medie, c’erano le commerciali no? E quindi ho finito lì i tre anni di commerciali pur avendo perso un anno.
ZG: Eeeh senta invece, lei si ricorda di quando è scoppiata la guerra?
EC: Io ho sentito il discorso di Mussolini ‘Italiani! L’ora delle’ le parole non me le ricordo perché io non sono fascista, sono di tutt’altro stampo. Però hai visto che ero vestito da figlio della lupa no? Quello era un, un obbligo che avevi, poi avevo il padre che era militare, era le, le uniche cose che facevano il partito fascista, era quello di tirare i giovani verso di loro no? E quindi ti facevano fare le marce, ti portavano a fare le gite, no? Io non ho fatto in tempo a fare tutte quelle cose lì però alcune cose all’inizio, tipo premilitare, no? Ti dicevano come era il moschetto, com’era il fucile eeeh ma più di tanto non potevi, insomma sette anni, sei anni sei sette anni, otto anni, dopo invece quando cominci a essere più grande lì già la famiglia di mia madre, di mia nonna erano tutti socialisti tanto è vero che son dovuti eeeh andare via dal paese perché avevano avuto problemi con, con i fascisti dell’epoca no? E siccome questi qua erano uomini belli robusti, no? Questi menavano non c’è niente da fare no, e allora ha dovuto andare via se no magari, non dico che facevano la fine dei fratelli Cervi però erano dunque, nove, sette maschi e due femmine, sette maschi due metri lui è stato campione d’Italia di sci, era era un vero atleta no mio zio, no? Poi facevano canottaggio, ecco lì c’è il mio secondo padre anche no, poi c’è stato mio zio paterno che è stato addirittura campione europeo di canottaggio. Quindi lì c’era gente che faceva ginnastica perché c’era questa famosa Canottieri no, questa, e dove veniva, era un dopolavoro della Magneti Marelli adesso qua è in disarmo qui era il dopolavoro della Magneti Marelli, questi qui erano pieni di barche e se tu vedi le fotografie no? Vedi che vanno in barca no, eeeh quindi ripeto, la vita finché l’ho fatta in questo borgo, è stata la più bella cosa che potevo fare io, per il resto.
ZG: Il discorso di Mussolini come lo aveva sentito, via radio?
EC: No l’ho sentito, credo di averlo sentito in piazza del duomo, forse eh non son sicuro, però noi noi la radio, sì l’avevamo, l’avevamo già noi la radio no? Perché dopo mi ricordo sentivo radio Londra, su perché io abitavo in via Livraghi al 6 era al secondo piano su in alto no lì? Era una strada in terra battuta non è che passasse molta gente, no? Passavano i i fascisti, a quelli lì tipo metronotte loro, no? A far spegnere le luci per i bombardamenti e quindi non me lo ricordo perfettamente, ma poi l’ho visto tante volte sul computer, ti dirò, so quello no? Sulle scene che faceva lui lo sapevo eeeh, ‘Libro e moschetto’ me lo ricordo che l’ho visto, ma il discorso poi sai alla nostra età di bambino, me ne fregava di quello che diceva lui. Però le raccolte oceaniche c’erano eh, io le ho viste perché oltretutto facevano uscire gli operai dagli stabilimenti quando potevano, dopo quando gli operai han capito com’era l’antifona non andavano più, ma mio ricordo che il mio secondo padre Vascon [?] diceva che alla Pirelli, il capo eh li mandavano a chiamare e li mettevano e andavano con la tuta, l’abito da lavoro.
ZG: E quando era scoppiata la guerra suo papà era già, era già partito?
EC: Sì, sì, sì, sì.
ZG: Sua madre, quindi lei è rimasto solo con sua madre.
EC: Sì io mia madre, la nonna, noi abitavamo in questa, in questa casa che ti ho fatto vedere, no? In fondo, era l’ultima casa in via Lugi Bertelli al 12, no? Quindi noi avevamo l’orto, il grande orto, la pianta di noci, l’uva, l’uva americana, quella eeeh, quindi, avevamo la pompa, non l’acqua corrente, avevamo la pompa no? Sai cosa facevo io la mattina quando andavo a scuola no? Allora eh quando ero piccolo fino alla terza elementare così, uscivo e mia nonna piantava i cipollotti, io prendevo una cipolla, di quelle lì bianche no? Andavo alla pompa la lavavo e andavo a scuola mangiando la cipolla [laughs].
ZG: E fratelli o sorelle ne aveva?
EC: Eh sì. Adesso mi è rimasta solo una sorella minore però un fratello, avevo un fratello maggiore Colombi anche lui, Domenico del ’29, nato nel ’29, poi sono venuto io nel ’33 poi è venuto mio fratello Giorgio, undici anni dopo dal secondo padre Vascon e poi una sorella minore, Milena a quattro anni in meno, quindici anni di diversità da me e vive e vegeta, vive in Brianza nella sua villetta.
ZG: Quando lei abitava in via Luigi Bertelli la guerra era già scoppiata? Si ricorda?
EC: Eh sì, nel ’39, io sono, questa fotografia qua è del ’39, quella lì, vestito da da ‘figlio della lupa’, no? Qui il ‘figlio della lupa’ quanti anni avevo, quello che è ’33, sì sei sette anni, ’39. Questa è del ’39 sia questa che questa di mia nonna. Le mie donne, le donne della mia vita, una.
ZG: Però dopo via Bertelli si è trasferito, giusto?
EC: Allora da via Luigi Bertelli siamo andati in via ehm, Curtatone. È durato poco perché nel ’43 ce l’han tirata via. Poi io ero in collegio, mia mamma ha cominciato a fare i suoi movimenti quando sono venuto a Milano lì in fuga no? Sono andato da mio zio che abitava a Gorla ancora, no? Anzi anzi Villanuova si chiamava, fra Precotto e Gorla c’era una frazione che si chiamava Villanuova. E andavo da lui poi lui mi accompagnava a casa così mia mamma non mi menava no? [laughs] Eeeh e quindi da lì siamo andati, siamo venuti in via Livraghi numero 6. Poi lì la guerra è finita e ci siamo trasferiti in un’altra casa, perché io son stato sempre un po’ un nomade, no? Eeeh, vuoi sapere anche quella via lì? No, beh abbiamo cambiato lì siamo andati, eeeh poi da lì siamo andati in via Amadeo al 46 poi da via Amadeo al 46 a viale Forlanini 50/4 eeeh poi fortunatamente mi sono sposato, mi sono fermato [laughs]. Abbiam cambiato due volte noi, da via Casoretto siamo andati in via Vipacco e poi fortunatamente siamo riusciti a comprare casa, dopo una vita di lavoro.
ZG: L’episodio del ’43 è stato il primo bombardamento che lei ha vissuto?
EC: No, perché ero a Lignano Sabbiadoro io. Io il primo bombardamento che ho vissuto vero [emphasis] è stato quello del ’44 perché ero in via Livraghi che stavo giocando con i miei amici no? A mattina presto noi giocavamo no? Perché io ero in transito dovevo entrare in un altro collegio, questo qua a Milano, il Don Guanella no? E allora cosa succede, quella mattina lì erano le undici, undici meno cinque, undici e dieci non lo so: le undici no? A un certo punto fai 103 aerei li senti no? Senti il wrooom perché li senti da lontano no? Io alzo la testa e vedo il cielo coperto, una giornata di sole, di una, di una pulizia a Milano che vedevi la Grigna eeeh da da qua eh? La vedevi da via Livraghi vedevi la Grigna, perché non c’erano tutte le case che ci sono adesso no? Eeeh e da qua vedevi il monte Rosa, guardando di là perché non c’è, c’era solo la ferrovia no? E non c’erano i palazzi che ci sono adesso, c’era la Pirelli ma la Pirelli era bassa no? E quindi vedevi sino al monte Rosa, quando era, quella era una giornata che io non lo so com’è venuta fuori a ottobre no? A Milano era sempre bello comunque non c’era come adesso la, lo smog, l’aria circolava, no? Io alzo la testa e vedo questa roba qua e mentre sto guardando [pause] hanno sganciato le prime bombe e sai dove sono cadute? La prima bomba è caduta in via Pelitti, la casa è stata diroccata sino a un sette, otto anni fa dopo l’hanno l’hanno riattata no? Ma è ancora lì eh? È iniziato lì, li bombardamento no che io ha detto a mio padre ‘Spostati’ eeeh e mi ricordo la scena della trave di quella casa di campagna lì no? Perché era un cortile da contadini, qua c’era il frumento eh? Io a maggio quando andavo ad aspettare le ragazzine che uscivano dalla chiesa, che dovevano attraversavano da Precotto per venire in via Livraghi, no? C’erano i covoni a maggio, c’erano i covoni tagliati del del frumento ci nascondevamo per per saltargli addosso, giocare, eravamo bambini no? Ecco per dirti no? E quindi mi ricordo questa trave, hai presente il rallentatore no? C’era questa trave che saliva così in alto, mentre bruciava no? Saliva eh poi a un certo punto wrrrrom è andata giù. Non so, ci sono stati fra qua e Gorla quasi 600 morti compresi i bambini naturalmente. Allora cosa succede? Che le donne tutte spaventatissime no? qua e là, mia madre che non sapeva più dove andare eeeh ‘I bambini dove sono?’ no? Poi noi c’eravamo tutti no? E gli altri anche, questi qua non hanno colpito eeeh Villa San Giovanni, hanno colpito Precotto, è partito da Precotto no? Allora noi la cosa bella che abbiamo fatto noi bambini quei tre o quattro squilibrati come me no? Ci siamo messi a correre, ci siamo messi a correre verso il bombardamento, perché il bombardamento andando di là, ma poi gli aerei sono andati via e si è fermato tutto no? E allora io ho visto tutta la scena. Allora ho visto la scuola, l’asilo di Precotto bombardato e c’erano già due o tre operai fra i quali mio zio Cesare, fratello maggiore di quello lì che era il, non il capomastro me era quello che curava la manutenzione del del Paolo Pini no? Eh perché Paolo Pini era per per per non per le, i traumi, era per i malati di polmoni così, era una specie di sanatorio eh una specie no? E lì eeeh siccome le bombe hanno iniziato lì no? Hanno colpito la Fibra, che era uno stabilimento che lavorava la fibra no? La terra, la la fibra, lo l’asilo, poi ha attraversato ha preso il viale Monza che c’era il tram praticamente rovesciato in mezzo al prato perché di là c’era prato no? E anche lì ci sono stati un sacco di morti poi mi ricordo arriviamo davanti al Finzi, al, al Finzi c’era un cavallo, morto, indovina come era trafitto? Da un palo della luce, una morte deve a ver fatto quel cavallo lì no? E noi incoscienti sempre avanti no? Perché dopo mentre corravamo no? Le mamme, le nonne ti fermavano le donne ti dicevano ‘Dove andate, aaah!’ E una uno qualcuno deve aver detto che avevano colpito la scuola di Gorla, la mia scuola, allora sono andato là, e sono andato là e ho visto che praticamente c’era rimasto in piedi solo la parte eh dunque sud-est, la parte sud-est è rimasta in piedi perché ha colpito, colpendo la scala, ha portato via tutta la parte sud – ovest no? Ed è rimasta esposta e in alto c’era la classe dove io andavo, andavo a scuola e lì si vede nelle fotografie no? E poi c’erano già arrivati i, i pompieri perché c’è i pompieri erano in via no Benedetto Marcello, sì, c’avevano da fare mezzo, mezzo corso Buenos Aires, non c’era neanche una macchina in giro a quell’epoca lì, c’erano i pompieri poi c’erano quelli della UNPA lì, i militari che che non erano militari eran eeeh, che stavano scavando, poi non ti dico cosa c’era lì, mamme che urlavano eeeh perché cominciavano a tirare fuori i primi, i primi cadaveri no? Quindi ti lascio immaginare. Voi le avete mai viste quelle scene lì? Ah le avete viste: le cartelle appoggiate al comune, ah, eh.
ZG: E lei diede una mano a scavare?
EC: Eh?
ZG: Lei diede una mano a scavare?
EC: Eh io ero lì che scavavo con, perché dopo è arrivato mio zio Pino, lo zio Cesare che da lì è venuto lì, c’erano tanti, tante, tante persone che poi dopo i bambini li han cacciati, mio zio poi mi ha mandato via perché quando cominciavano a vedersi gli altri bambini morti ci hanno mandati via. Io devo averne visti uno o due, i primi uno o due non di più. Poi [coughs] la moglie di mio marito, io mio zio eh mi ha portato via, sono andato [coughs] in via Luigi Bertelli, e la casa è rimasta intatta, chi è stato danneggiato è questa qua [coughs] questa, è la Canottieri della parte di là, [coughs] di qui invece non aveva fatto nessun danno, perché era una bomba uno due bombe sole lì no [coughs], sono state sfortunati.
ZG: Vuole prendere un bicchiere d’acqua?
EC: Sì no fermati un attimo che vado a bere.
ZG: Riprendiamo l’intervista dopo la pausa.
EC: Eh. Allora, eeeh per rammentare che cosa succedeva in Italia a Milano no? L’8 settembre del ’43, mia madre viene a prendermi in collegio e mi porta a casa, e mi ricordo la scena guarda ‘na roba incredibile. In collegio avevo la divisa, no? Mio fratello maggiore era nello stesso collegio però a Varese e lui faceva il tamburino, quindi tu figurati un bambino con la divisa, era era, era la gioia più immensa che potevano avere i bambini in quell’epoca lì, no? il fascismo dava quello no? E io mi ricordo che mia madre no? Arriva in collegio, prende la mia, questo la la, questo vestitino lì da da Balilla, ‘figlio della lupa’ lo avvolge e dove lo mette? Nella buca della spazzatura. Guardi, non è una storiella: vedo mia madre che butta quella cosa e io sono sempre uno che ragionava no? Non dico niente, vengo a casa, l’8 settembre, mia madre comincia a dirmi ‘Tuo padre non c’è più, eeeh abbiamo ricevuto un telegramma no? Che è disperso e non si trova’ e io dentro di me dicevo ‘Eh mio padre, io non l’ho mai visto’ in casa mia girava sempre un sacco di giovani uomini no? Che erano amici di mio zio Pino che tremavano quelli, tipo quelli della Moto Guzzi, quattro senza, e quindi questa gente qua mi mi compensava della mancanza di mio padre no? Va beh comunque eeeh a ottobre, non so se ottobre non mi ricordo, va in secca il naviglio Martesana no? E noi ragazzini no? Furbi, andavamo dentro con la forchetta a prendere le anguille, no? Mentre invece in quel periodo lì non andavamo ad anguille, andavamo a raccogliere quello che i militari avevano buttato via no? Quindi ti trovavi il moschetto, ti trovavi la baionetta, trovavi le le, perché i soldati scappavano si facevano dare dalle donne i vestiti borghesi no? E buttavano via tutto no? Allora io davanti a questa qua, no qua non si vede, c’è un leone, dopo ve la farò vedere com’è no? C’è un leone, nell’acqua che c’è ancora, che adesso io vogli a tutti i costi andare a rompere i maroni a, al sindaco perché voglio che lo rimettano dov’era, no? Eeeh cosa succede che mio fratello maggiore che era più grande era in acqua sotto, tanto così d’acqua, tiravano su i cosi e li buttavano non so, trovavano eeeh un moschetto lo buttavano su noi poi andavamo dallo straccere, straccivendolo a darlo no? E ci dava qualche, qualche soldo no? [coughs] La mia fortuna è che avevamo fatto un corso premilitare tedesco, eeeh, mio mio fratello maggiore che era un po’ un tontolone, no? Bravissimo ma un tontolone raccoglie una bomba a mano una SRCM dopo io so come si chiama perché ho fatto il il militare. Questa bomba qua io la conoscevo perché si chiamava ‘Balilla’ però era una SRCM no? E questa bomba a mano tutta d’alluminio era rossa con un guscio di alluminio che serviva da sicura no? Quando tu staccavi questo, la lanciavi, questo si staccava e innescava la miccia no? Io sapevo che durava la, l’innesto durava non lo so quanti secondi, tre o quattro secondi, roba del genere, come mi è arrivata nelle mani, io l’ho lanciata dall’altra parte del naviglio ed è scoppiata pensa te. La Canottieri era occupata dalla Decima Mas. Cosa succede, che vengono fuori due vestiti da militare no? Che saranno stati alti uno e cinquanta con i pantaloni che toccavano terra, ragazzini proprio no? Io avevo fatto un attentato, mi prendono e mi portano dai carabinieri, mi portano dai carabinieri e i carabinieri mi conoscevano perché eran di lì, sai i carabinieri non è che sta un giorno in un posto sai ‘Cosa t’è fat nini?’ ‘Mah io niente’ e loro disen ‘No questo ha fatto un attentato alla Decima Mas’ e gli han detto ‘Ma voi siete matti!’. Purtroppo dopo l’8 settembre in, con i carabinieri c’erano anche due della SS. Cercate di immaginare cosa può essere successo in quella stanza lì. Allora io ero uno che aveva tirato una bomba a mano contro il muro che c’è qua no? Poi vi faccio vedere dove, proprio davanti alla porta di casa mia no? Scoppia la bomba questi escono mi prendono mi portano là dicendo che ho fatto un attentato. Era palese che noi non stavamo facendo così. Eeeh questi qua fanno dei eeeeh, ti fanno dire nome e cognome e io mi chiamo Efrem ed Efrem è un nome ebreo. Il tedesco che parlava italiano ha detto ‘Ma tu ebreo?’ ‘Come ebreo? Io non sono ebreo’ ‘ Tu ebreo, no ebreo’ questo qua, gli ha detto ‘No, questo lo tenete qua, fermo no?’ Arriva a casa mio zio quello che dicevo prima che mi ha salvato la vita due volte no? Che lavorava, deportato in Germania perché lui lavorava alla Caproni, al reparto aerei, l’avevano deportato in Germania a lavorare no? Ed era una persona che si faceva volere bene, soprattutto dalle donne no? Perché era un bellissimo uomo no? Eeeh questa è una storia che è venuta fuori poi non so se era tutta vera no? Sembra che lui sia riuscito a venire in licenza perché si era el la la la figlia del padrone di questo, di questa ditta, azienda s’era innamorata di lui no? E allora gli ha chiesto questo eh gli ha fatto venire, mio zio arrivava col tram a Gorla, scende, mette giù la valigia di cartone, no? Davanti c’è il tabaccaio dove loro andavano a giocare a carte così no e dicono ‘Peppino, Peppoun guarda che il tu neut el nini a l’è andè dai carabiner’ ‘ Cus’è?’ ‘E l’han purtà via’. Allora mio zio cosa fa, prende, va dai carabinieri, i carabinieri lo conoscono ‘Uei Cerrotti cosa c’è?’ ‘Dov’è il me neut?’ e io lì seduto dentro ‘Eh ma perché l’è lì? Perché va no a ca, sa l’ha fat’. Allora lui gli spiega cosa ha fatto no? Ma non aveva visto lui i tedeschi dietro, mio zio no? Eeeh a un certo punto ha detto ‘Eeeh maresciallo!’ non so se era maresciallo o ‘No no il me neut al port via’ [unclear] no perché i tedesch, quali tedesch?’ Si gira e vede questi due qua. Allora gli ha detto due o tre parole in tedesco perché lui lavorando in Germania ha detto no? ‘Io adesso porto via mio nipote’ e glieli traduce no ‘E voi state zitti perché mio nipote non è un ebreo’ ‘Voi siete tedeschi, noi siamo italiani ma lui non è ebreo, volete vedere che non è ebreo?’ mi tira giù le braghette, gli fa vedere il pistolino ‘Vedete che non è circonciso?’ Poi questi qua han detto ‘Se questo qua mi mette una mano addosso mi ammazza no?’ allora mi ha preso e mi ha portato via. Questa è una scena che io non dimenticherò mai per tutta la mia vita. Quindi tenete presente cosa cosa cosa vuol dire la famiglia. Io oggi come oggi no? Sto bene solo quando vedo i miei figli vedo, i miei nipoti e poi vedo anche tutto il resto della famiglia, a me manca non dico il patriarcato, il matriarcato, mi manca il il, la società che c’era in via Luigi Bertelli all’8, al 6, perché tu entravi nel cortile, no? Io non andavo mai a casa subito, perché mia madre non c’era perché andava a lavorare, entravo l’8, all’8 era una casa di ringhiera con il balcone lungo tutta la strada che vedi lì no? La strada che vedi non è di qui, di qui c’era solo finestre e di là c’era tutta una balconata, e c’erano tutte le mamme e io avevo dieci zie, venti nonne perché tu alla sera mia madre veniva a casa, andava dentro sapeva tutto quello che avevo fatto no? Quindi era proprio un nucleo che a Milano uno dice ‘Boh strano’ e invece lì era proprio un paese legato a una grande città, perché noi per arrivare in città dovevamo andare a Loreto per dire no? Eh ma era una cosa che, ecco perché a me mancava tanto quando ero in, collegio per me era come essere in riformatorio una roba del genere perché è una prigione non puoi muoverti, non puoi andare di qui non puoi fare. Qui uscivi da casa e andavi dove volevi, saltavi dentro nel naviglio a nuotare, andavi alla bocciofila a vedere i nonni che giocavano bocce, tutte quelle cose lì no? Te le godi, te le vivi no? Io mi ricordo mia nonna, non c’era tanti soldi no? Mi diceva ‘Nini, va da la sciura Pina a tor el rosoli’ andavo col bicchierino, sai quei bicchierini piccoli no? E mi dava il coso da portare a mia nonna perché non è che c’era la bottiglia in casa dovevi andare all’osteria, l’osteria era nell’angolo di via eeeh di via lì via Bertelli con via Dolomiti, proprio lì, c’era l’osteria poi iniziava l’8, il 10 e il 12, tre tre numeri c’erano lì no? Guarda una roba, eh insomma cosa fare, peccato non poter tornare indietro.
ZG: Senta invece eeeh se le va torniamo un attimo al discorso del.
EC: Non ho capito.
ZG: Se le va torniamo un attimo al discorso dei bombardamenti.
EC: Sì, allora eeeh i bombardamenti, finito quel bombardamento lì no giusto, eeeh mia madre ha preso, mi ha impacchettato un’altra volta e mia ha mandato a Treviglio e lì è iniziata la mia seconda vita tribolata no? Eeeh quindi io di bombardamenti sentivo i bombardamenti intorno a Treviglio, che c’erano i campi di aviazione eeeh come si chiama quel paese lì, si han bombardato anche fuori fuori Milano, no? Sentivamo i caccia, roba del genere ma lì figurati c’erano colonne di marmo grandi così. E va beh niente lì ho fatto dunque, quando son venuto via io? Era, l’ultimo bombardamento che ho sentito io era quello lì del ’44, poi del ’45 ce ne sono stati ancora ma noi eravamo sfollati, eravamo [uclear] eravamo a Caravaggio [counghs].
ZG: Quindi, a lei quindi non è mai capitato di dover correre in un rifugio?
EC: No, mai.
ZG: Ehm, senta invece, eeeh tornando alla sua famiglia, sua madre quindi nel ’43, è convinta, si è convinta che suo marito, suo padre fosse morto.
EC: Sì, sì.
ZG: Anche se invece poi è tornato a casa.
EC: Sì.
ZG: Eeeh quando è che poi si è risposata?
EC: Ah non lo so, so che si è sposata che io ero ancora piccolo. Penso si sarà sposata nel ’44 roba del genere no? So che io mi sono rifiutato di entrare in comune al matrimonio di mia madre perché io non lo condividevo e mi ricordo, ero seduto fuori sul marciapiede e mio zio Luigi ‘Dai nini vieni dentro è la tua mamma’. ‘No no, io di papà ne ho uno solo’ sai i bambini, e non non ho né assistito né ho voluto assistere. E di fatti non, non è che io abbia avuto un buon rapporto con questo uomo ma mai avuto problemi però non, non so forse dentro di me sentivo che mio padre c’era ancora, per dire no eh, non ho avuto un buon rapporto anzi poi mia madre ha avuto altri due figli di questo qua no? E mio padre è arrivato dopo che mia madre ha avuto altri due figli, per dire no? Ma mi ricordo che comunque eh la, il mio cruccio era che io sui documenti mi chiamavo Colombi ma ero figlio di N. N.. Io mi dicevo, quando io ho cominciato a capire qualcosa ‘Come faccio a essere figlio di N. N. se mi chiamo Colombi no?’ Sai all’epoca, a proposito, mia mamma è riuscita a sposarsi sai perché? Perché lei risultava nubile, perché lei si è sposata a Caravaggio, quando eeeh Mussolini ha fatto l’accordo con la chiesa il, il come si chiama lì, non il concordato una roba del genere no? Con la chiesa i preti dovevano mandare al comune di residenza le la notizia che questa qua si era, mia madre si era sposata regolarmente in chiesa a Caravaggio, questi non hanno trasferito niente a Milano, mia madre non è che si è sposata perché aveva voglia di sposarsi no? Risultava nubile no? Perché quelli non avevano trasferito allora non gli hanno negato si sposarla in comune no? Si è sposata in comune basta tutto lì. Poi è venuto fuori il papier che sul giornale siamo finiti che ‘Reduce torna trova la moglie con altri dei figli’ beh era una, era una stupidaggine perché mia madre non ne aveva di responsabilità no? Mia madre le han dato il marito disperso, il marito non ritorna non c’è e quindi non c’è no? Quanta gente è data per dispersa e invece è morta in Africa, è morta in Russia, e via discorrendo, no? Queste cose qua succedevano in tempo di guerra no? Mia made da buona ex-contadina anche lei con, non so se è arrivata alla quinta elementare o roba del genere no? Eh eh si è risposata e ha avuto altri due figli ha fatto una vita pseudo normale anche lei perché sai noi abbiamo avuto dei problemi quindi, tutto lì.
ZG: Senta invece il suo rapporto con la religione invece è cambiato con le spedizioni ai collegi?
EC: Sì, io non sono un credente perché sono stato battezzato cresimato, tutto quello che vuole no? Ma io mi chiedo dio in cielo in ogni luogo non so ti racconto eeeh, e dico ma e quando cade una bomba con la sfiga che hanno avuto quei duecento lì perché io vorrei vedere io Gesù Cristo dietro un a duecento bare di legno bianco fare il cavalcavia di Greco per andare al cimitero di Greco, io c’ero li ho viste eh? E quei bambini del Vietnam che bruciavano con con il napalm quelli lì cosa fanno quelli lì? Quelli che muoiono adesso i, non dico i cristiani giù perché adesso fra tra di loro, ma i musulmani che van dentro tagliano le gole di qui di là, se c’è questo dio così potente perché permette queste cose qua? Eh me lo devono spiegare loro. Di fatti quando io parlo con, parlavo con un prete vincevo sempre io, vincevo sempre io. Perché quando uno ti dice ‘Io so come sono nato, va bene? tu mi devi spiegare come la Madonna può essere vergine se ha avuto un bambino, spiegamelo [emphasis]!’ ‘Eh ma lì è stato lo spirito santo’. A Milano cosa dicono? Ma va a cagà! Capito? Eh ma questi sono i segreti della, il no, come li chiamano no i segreti, i, non i vengono neanche le parole, i dogmi, quelle robe, va beh i misteri della chiesa. Si va bene è sceso dal cielo e io gli ho detto ‘Va bene allora siccome io sono cattivo se è così potente che io lo insulto, che non lo insulto io, se vuole mi può fulminare anche adesso qua davanti a voi se vuole così, dio in cielo e in terra in ogni luogo faccia pure, no? Mi dia uno schiaffo vediamo. Quindi io la religione so che c’è rispetto tutti, allora, sa chi è il mio dio? Tu che sei davanti a me, lei è la mia madonna perché è davanti a me perché io rispetto gli altri e voglio essere rispettato io sono una carogna, non toccarmi la famiglia perché io l’ho dichiarato che se qualcuno tocca qualcuno della mia famiglia o gli fa del male io lo accoppo, tranquillo eh? Perché ho la capacità di fare anche quello, però siccome sono un essere umano, non faccio del male a nessuno, non ho mai fatto del male a nessuno, nessuno si è azzardato a fare del male alla mia famiglia perché io rispetto tutti, perché non dovrebbero rispettarmi no? Questo, ecco perché ti dico no? Che non sono religioso, non ho un credo, mia moglie c’ha il Budda, fa yoga siamo, ma io rispetto anche loro, e rispetto tutti gli altri, non rispetto i mussulmani che ammazzano. Io c’ho un amico qua che è pachistano e ha due figli, questo qua è venuto qua a fare, è maestro e qui fa il facchino andare ai mercatini quella roba lì no? Qua è venuto libero un appartamento, e lui aveva bisogno di un appartamento. Io ho convinto le due proprietarie perché erano le figlie di un professore, di un maestro che c’era qua no? Eeeh a dargli la casa a questo qua, un giardino più in là di lì, la scala di mezzo no? Questo qua i musulmani i figli, a un certo, a la moglie a una certa ora devono guardare la televisione loro no? E fanno i loro riti religiosi no? E io li rispetto, per l’amor di dio, però io gli ho fatto avere la casa, hai capito? E questo non lo devi scrivere però, ti faccio vedere una cosa. Ti dico come ho conosciuto mia moglie e vedrai che ti metti a ridere.
ZG: Riprendiamo di nuovo allora. Senta allora io le faccio le ultime due domande, allora, lei sapeva chi è che le aveva bombardato la casa nel ’43 – ’44?
EC: Io credo che siano bombardieri americani guidati da inglesi, che non si sono mai pentiti e io li odio perché erano dei ragazzini, hanno messo dei ragazzini sugli aerei. Io avevo dei documenti poi non so che fine hanno fatto no? Questi sono ventiquattro venticinque anni no? [coughs] che quelli gli han detto ‘Guardate che avete sbagliato avete fatto la vostra bella scemata no?’ Stavo dicendo un’altra parola no? Questi qua no no come se avessero non so tirato giù un pollaio di galline, non so, una roba del genere no? Ma io sono sicuro perché non, è difficile che io prenda prenda eeeh, se se non sono convinto, sono convinto che son stati i piloti inglesi, eeeh dei giovani, molto giovani no? Che gli danno in mano il B-24 che non sanno neanche manovrare [unclear] lì sotto un circuito, no lì han sbagliato, a schiciar al butun, ve lo dico io. Quindi eeeh poi è venuto l’americano lì alla, alla piazza Piccoli Martiri, all’anniversario del, di quando c’era Pisapia, che anche lì io non vado mai, sai perché? Vado dopo, perché io vado solo a trovare, o a salutare la mia maestra e i bambini, praticamente io li conoscevo tutti meno quelli della prima elementare. Tutti. Quindi io su 184 ne conoscevo più di 150 diciamo, le maestre le conoscevo tutte, una era addirittura la sorella dell’architetto eeeh aspetta eh, che è quello che mi ha fatto lo svolgimento di questa casa che abitava in via Dolomiti e l’è morta niente anca lì. Ma, quindi vi lascio immaginare, io tutti gli anni, quando c’è il, eh mia mamma è morta il 25 dicembre, a Natale, quindi io Natale figurati se festeggio il Natale, è morta mia madre no? Il 20 ottobre c’ho questi qui, il 2 di agosto han bombardato eeeh Bologna e io mi sono sposato il 2 di agosto. Quindi la mia, le mie, le mie, i miei riferimenti sono tutti falsati da, da guerre, manifestazioni. Veramente è terribile se tu ci pensi bene, no? Io quando andavo a Bologna che mio figlio studiava a Bologna no? Andavo a Bologna, arrivavo all’università, alla stazione, dicevo pensa che potevo esserci anch’io qua dentro no? Perché non è possibile far morire 60, 70 persone così perché tu sei, sei un fascista, ma dai! E poi son fuori tutti, non so, almeno non dico di impiccarli in piazza ma mettili pignin [?] la, la cella e butta via la chiave e gli dai da mangiare se vuoi, mi sono spiegato? Non puoi, non può succedere che un mondo va avanti così, adesso c’è gente in galera che dovrebbe stare fuori perché magari ha fumato uno spinello o magari vendeva la la maria fra di loro perché poveretti questi qua non sanno cosa fare no? Noi non possiamo, io e mia moglie non possiamo più andare in piazza del Duomo in giro così no? Perché non siamo capaci di non dare niente, no? E però vieni aggredito addirittura adesso, perché questi qua cosa deve fare? Andate a vedere che cosa fanno in Argentina o in, sì, in Brasile, i ragazzini 13, 14 anni aggrediscono in pieno giorno la gente per strada. Noi vogliamo arrivare a quel livello lì?
ZG: Ehm, si ricorda invece di quando la guerra è finita?
EC: Sì, c’ho c’ho un ricordo molto particolare, quando è finita la guerra io ho fatto l’ultimo tratto di, della Padana seduto sulla sovra cingolo di un carrarmato, perché ero scappato dal collegio. Allora io scappo dal collegio, arrivo alla, all’uscita del, di Treviglio no? E c’erano le pattuglie già dei partigiani. ‘Oh dove vuoi andare?’ ‘ Vado a casa’ ‘No, non puoi andare perché c’è ancora la guerra di là’. E vai e non vai e vai e non vai io riesco a sgattaiolare boh fuori dal posto di blocco, erano quattro scalmanati no? E c’era un furgone fermo un Citroen, mi ricordo perfettamente, pieno di coperte, questo qua dev’essere andato in qualche caserma o ha comprato o ha fregato. E allora gli dico ‘Dove va?’ ‘Eh vado a Milano’ ‘Mi dà un passaggio?’ ‘Eh oh non c’è posto’ ‘Eh ma io vado anche sopra’ e sono andato sopra. Arriviamo a Cernusco sul Naviglio vengono giù due caccia a mitragliare, il camioncino sbanda dentro, una volta sulla padana una volta non c’era come adesso il guardrail, no, c’era il fossetto no? Vado dentro nel fossetto, per fortuna ero nelle, sopra le coperte e sono andato giù colle coperte. Da lì io non potevo fare niente questo qua si è messo a, incazzato parolacce così, no? Contro gli americani gli sparavano e sono, sono arrivato a Vimodrone, sì Vimodrone, e passano dei cingolati americani che stavano venendo qui a Milano, no? Stavano venendo a Milano e io sai noi i bambini, no? Vanno lì mi hanno dato, mi ricordo, un pezzetto di cioccolato o una stecchetta di cioccolata, poi io gli ho fatto segno, volevo venir su no? Allora questo qua mi ha preso e mi ha tirato su, io son piccolino poi ero bambino no mi ha fatto salire su lì sono arrivato alla Gobba e son saltato giù, sono andato a prendere il naviglio e son venuto a casa, no? Perché le strade io le conosco, io da Treviglio venivo a Milano lungo il Naviglio a piedi, è sempre stata la la, quindi io non mi perdevo mai quando venivo anche da da Caravaggio, Treviglio così no?
ZG: Ehm senta, perché si è convinto che nel bombardamento del ‘44 a pilotare fossero gli inglesi?
EC: Perché io ho letto delle [coughs], letti al computer adesso non ce l’ho più [coughs], ho visto tutte le fotografie aeree fatte dalla, dalla RAF no? Che spiegavano, questa è la Breda, questa è la Pirelli. Allora io dico, eeeh lì per me è stato uno dei tanti, dei molti bombardamenti di rappresaglia ordinati dal Churchill, perché Churchill voleva mettere in condizioni eeeh la popolazione di reagire nei confronti dei tedeschi, no? Perché ormai l’esercito italiano non c’erano, e quindi questo qua ha fatto lo stesso sistema che ha usato al suo paese in Inghilterra, per non far colpire la parte importante, lì castello della regina qua e là metteva sotto sotto V2 la periferia di Londra, questo l’han detto anche loro, no? Quindi questo qua non gliene fregava niente dei civili, questo qua voleva che questi qui eeeh, e comunque per me, per me, erano inglesi, perché io ho letto che questi qua non hanno mai, eeeh non si sono mai dichiarati pentiti perché era era una azione di guerra e loro la dovevano fare.
ZG: Senta e adesso invece il suo giudizio è cambiato, adesso il suo giudizio è cambiato su, su chi ha fatto quei bombardamenti?
EC: Beh giudizio, eeeh un ragazzo di 25 anni che va a bombardare una città, non sa neanche lui quello che sta facendo, secondo me. A meno che uno non sia un estremista come quelli lì che hanno infilato i grattaceli di di New York, no? Ma cosa gli vuoi dire a quelli lì? I manicomi non ci sono più, questi qua son gente malata, questi qua invece erano ragazzini che dovevano, dovevano eeeh esprimere tutto il loro, il loro potenziale fisico e mentale, per combattere la guerra che per loro giustamente era giusta perché chi ha sbagliato, per fortuna che è andata così, noi ci abbiamo, i russi quanto ci hanno lasciato? 60 milioni di morti? Oh, no ma ti rendi conto, mi sono spiegato? Quello là, quello sì che era matto no? Hitler, e quindi cosa vuoi combattere contro questa gente qua, poi gli americani gli facevano un aereo al giorno, cosa vuoi, cosa vai contro a questa gente qua, che ha, questo qua adesso vuole, il matto qua di adesso, vuole mettere 54 miliardi di, in più di dollari per l’armamento, perché deve espandere l’armamento atomico. Oggi ho sentito che la Cina gli ha subito risposto 150 milioni, la Cina, in più, l’esercito più potente del modo la Cina eh, gli americani devono stare attenti perché quelli lì li tagliano a fettine eh. Perché beh, non so, ma vi rendete conto di cosa è un cinese militare o un giapponese? Han trovato uno dopo cinquant’anni nella giungla che era convinto ancora di essere in guerra ohi questo qua, eh non so, non so se mi sono spiegato. E quello lì vive male ancora adesso eh perché lo so, io l’ho visto quando l’hanno trovato [laughs] poveretto, e lui l’imperatore, l’imperatore ma l’imperatore. Noi per fortuna avevamo un imperatore, un po’ più, meno alto di me, eh la mia, la mia maestra era alta come la regina, la la moglie del del, era una persona veramente, guarda io non riesco mai a dimenticarlo, è troppo importante, sì io lo so dove abita, e non, dove abitava no? Ma non, non riesco a capacitarmi come mai certa gente deve morire in quella maniera lì, questa qua era una donna che, che poteva, va beh mia nonna è morta perché aveva preso una brutta malattia, no? Mia madre anche mia moglie purtroppo siamo tutti e due in cura in via Veneziani, lei per un melanoma e io per la mia gamba, però io sono arrivato a 84 anni grazie alla, a mia madre, a mia moglie che è una donna, io augurerei a tutti di trovare una moglie come mia mia moglie, eccezionale. Eeeh quelle lì sono scelte, per esempio lì la scelta l’ho fatta io perché mia moglie era minorenne quando io l’ho conosciuta, no? Allora una sera sono al bar e io non sono, non andavo mai al bar volentieri perché però gli amici la sera andavano al bar, e allora vado al bar e c’era lì questo mio carissimo amico che si chiama Serio eeeh Toni no? Eeeh il telefono del giro femminile era al bar no? Allora la Giovanna mi chiama mi dice ‘Ehi Efrem c’è una telefonata per te’ ‘Va bene’ vado lì ‘Ciao sono Mirella, dai vieni i miei genitori sono andati in montagna, vieni’ dice, ‘Eh guarda’ e il mio amico mi dice ‘Dai digli se c’ha un’amica che andiamo insieme no?’ Gli dico ‘Dai non posso venire perché sono qua con gli amici qui e là’ ‘No ma io, c’ho una mia vicina di casa, glielo dico, aspetta un attimo’ va di là, questa qua ‘Sì sì vengo’, solo io potevo fare quei bidoni lì. Allora va beh a piedi, filobus, dovevamo andare in piazzale Lodi, piazzale Lodi eh in via al, come si chiama credo al, va beh alla, un quartiere che adesso è abbastanza decaduto, no? Dopo piazzale Cuoco c’è quel cavalcavia scendi vai dalla parte di là, come si chiama quel, maledetta l’età, non c’è niente da fare. Va beh allora prendiamo il filobus e andiamo, il filobus una volta passava sotto, adesso invece l’hanno rimesso sopra no? Avevano fatto un cavalcavia, un sottopasso che si riempiva sempre d’acqua si capisce che un bel giorno han detto, mettiamolo a posto, no? Eh va beh andiamo e nel passare faceva la via del palazzo del ghiaccio, che non mi, non mi ricordo il nome, via via mah, e vedo i Platters a Milano io ero appassionato dei Platters e dico ‘Eh Toni, io non vado, andiamo giù a vedere i Platters’. No, sì, no, sì, no, sì, no insomma totale lo convinco e andiamo, scendiamo, e io vado dentro nel palazzo proprio dove fanno il ghiaccio, non dove facevano gli spettacoli e pattinaggio no? Perché lì dentro anche lì avevo, alla mia età avevo 25 anni avevo una ragazzina che mi, mi vede ‘Oh ciao Efrem cosa fai’ ‘Guarda, son venuto eeeh a chiedere se tuo padre mi fa passare perché voglio andare a vedere i Platters’ ‘Sì, sì’ fa ‘Ti porto io’. Insomma eravamo in prima fila, io e questo qua seduti a vedere questo spettacolo. A un certo punto fanno l’intermezzo no? E cosa fanno i ragazzini, specialmente quelli balordi come me, no? Si guardano in giro, no? E io vedo una ragazzina che per me era un sogno, no? Ed era con un cappottino rosso, perché faceva freddo tra l’altro lì dentro, no? L’ 11 di [pause] 11 maggio, so che lei, lei lo segna, va beh. La vedo e dico ‘Ah che bella, tusa lì’ ‘Ah ma io quella lì la conosco’ ‘Come la conosci?’ ‘È L’ex fidanzata di un mio amico, e così, così, se vuoi te la presento’. ‘Va bene’ andiamo là me la presenta ‘Adriana’ ‘Efrem’. Lei sentendo il mio nome ha ricollegato a una storia che avevo io a Lecco dove abitava una sua collega di lavoro che questa qua gli raccontava no? Che alla domenica noi andavamo su con la macchina in quattro o cinque facevamo un giro a Lecco e io filavo con la figlia del pasticcere lì di Lecco così no. ‘Eh ma Efrem Efrem lo conosco’ Quando ha sentito Efrem, lei un cervello della madonna c’ha quella lì, è la memoria storica, no? Eeeh ha collegato immediatamente il discorso di Lecco, no? Allora i ragazzini, perché eran tutti ragazzini, no? Io 25 anni, lei ne aveva, eeeh c’abbiamo nove anni di differenza fai conto no? Gli altri ragazzini come han visto che ero interessato e mi guardavo in giro, erano tutti del cortile di casa loro no, in via Casali, in via Canaletto no? Tutti ragazzi del della stessa casa diciamo no? Si dileguano, vanno il, la accompagno e le ho detto ‘Andiamo a mangiare una pizza’ Quella no, niente, l’accompagno davanti a casa e le ho detto, mi son fatto dare l’appuntamento per il giorno dopo no? Il giorno dopo va bene qua e là, eeeh io sono uno che non molla mai l’osso, no? Insomma in totale dopo dopo cinque o sei giorni le ho detto ‘Io a te ti sposo, vuoi diventare, voglio che tu diventi mia moglie no?’ e lei mi ha detto di sì. Aspetta non è finita. Io a quell’epoca venendo da una famiglia di panettieri così, no? Lavoravo alla Motta, ai, ed ero ai forni, quelli grandi dove si facevano i panettoni, quelli grossi no? E facevo 12 ore di notte di lavoro, dico 12 ore di notte con un quarto d’ora di intervallo, e alla sera c’era una ragazza che mi veniva a portare il caffè perché noi a un certo punto facevamo un quarto d’ora di riposo per mangiare, ma poi durante il lavoro nei forni quando il forno sta cuocendo sai il tempo di calcolo e allora andavamo dietro, potevamo prendere il caffè, quella roba lì col capo reparto, no? Questa veniva a portarci il caffè, la Carlina, eh va beh [uncleiar] questa qua e aveva qualche anno lei più di me, io ne avevo 26, 25 e lei ne aveva 35, però mi faceva un filo spietato, no? Va beh ‘E allora dai perché non ci sposiamo’ e io le ho detto ‘Carla la prima persona che saprà quando io mi sposo sarai tu e ti presenterò la mia sposa’. Sai cosa ho fatto io un giorno? Gli dico all’Adriana ‘Mi vieni accompagnare eh in al lavoro’, che veniva sempre ad accompagnarmi, no? Ci fermiamo un attimo al bar che ti presento una persona. Seduta al bar c’era la carlina che mi aspettava no? Adriana è arrivata lì chiediglielo se non è vero, e gli dico ‘Carla vedi questa signorina qua? Questa diventerà mia moglie’. Vedi che te, e quindi quindi mia moglie ha fatto il diciassettesimo anno, siamo andati in ferie per la prima volta quell’anno lì, no? E sono andato al paese di suo padre che io adoravo suo padre e mi ha preso subito a ben volere, e lui era chef sul Settebello, il treno che faceva il servizio dei ministri no? Era un fenomeno il Fornara, e mentre invece mia suocera dopo un po’ non mi poteva più vedere, e io invece l’ho affrontata in casa con suoi figli maggiori che l’Adriana aveva due figli maschi maggiori e una figlia femmina maggiore di lei no eravamo eeeh. E io mi sono portato come testimone, guarda che ci vuol tutta eh, mio fratello minore, Giorgio no? Sono entrato in casa e gli ho detto, lei può fare, che non c’era il padre no, perché il padre era in viaggio no, lui lo sapeva no andavo a prenderlo no in ufficio, al, in stazione, così no, ‘Lei può fare tutto quello che vuole ma io e sua figlia ci sposiamo, chiaro? E qui c’è anche un testimone, mio fratello’. Quegli altri due no? Che erano il fratello maggiore di mia sorella di, mia moglie e il il marito della sorella maggiore di mia moglie che poi è sparito dalla circolazione, ha piantato lì tutta a famiglia, no? Eh ve beh eeeh non si sono azzardati nemmeno a dire beh, mi sono alzato, l’Adriana è venuta fuori, ci siamo baciati e dal giorno, io dal maggio 2000 e quello che è del 2000 ’68, sì, ’68, io ho mancato di vedere mia moglie la settimana che sono andato in barca e quando andavo in, a Bologna in servizio per la compagnia di assicurazione dove lavoravo no? Io ho finito gli studi, sono andato a lavorare per una compagnia di assicurazione e andavo in trasferta perché ero di, ero il collegamento di tutti i periti di assicurazione quelli delle automobili no, perché eeeh, se no noi siamo sempre stati insieme, andiamo sempre fuori insieme, non ho mai mancato, tutti gli altri sono, tutti quelli del giro che conosciamo noi, solo suo fratello in mezzo è ancora sposato, gli altri tutti divisi, tutti [emphasis], e non è che noi stiamo insieme perché c’abbiamo voglia, stiamo insieme perché stiamo bene insieme, perché noi, io, l’ho sempre detto, io non ho avuto una famiglia praticamente, sono stato in mezzo ai preti quella roba lì, no? Guai guai a chi tocca la mia famiglia, perché io per me la famiglia è la mia Chiesa il mio, quello che vuoi, le cose belle son queste, no? Tu devi vedere adesso forse tra un po’ arriverà mia nipote, devi vedere mia nipote quando vede me, la gente del cortile si meraviglia perché lei passa sotto con la carrozzina sotto mi vede alla cosa, fa dei numeri dice ‘Nonno’ non parla ancora con due mani, poi mi manda, è una roba, l’altra invece che è più grande la prima nipote che ho che adesso è su in montagna a fare lezione di snowboard, no perché loro vivono a Bressanone no? Eeeh quindi lì le montagne ci sono, e oggi mia mia nuora è su con le le due i due, il il primo maschio di sua sorella e sua figlia a lezione di snowboard no? Eeeh tu la devi vedere questa qua, è una signorina già fatta perché oramai ha dieci, undici anni ma però questa qua eh ragazzi eh insomma se tu pensi che come compagni ha tutti i i, gli studenti di mio figlio, no? Le studentesse di mio figlio, no? Una le insegna pattinaggio, l’altra la porta in bicicletta, stravedono, ah dovreste conoscerlo mio figlio voi.
ZG: Sì, io la ringrazio e l’intervista la concluderei qui.
EC: Sì, sì guarda io.
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Title
A name given to the resource
Interview with Efrem Colombi
Subject
The topic of the resource
World War (1939-1945)
Bombing, Aerial
Description
An account of the resource
Efrem Colombi recalls his care-free childhood, initially in the Bergamo countryside and then in Milan. Emphasises his life-long radical anti-Clericalism and recounts how he ran away several times from Catholic boarding schools because of his rebellious attitude. Mentions some bombings from which he escaped unharmed and recalls the 20 October 1944 Milan bombing, describing its effects on the Gorla and Precotto neighbourhoods. Recollects aircraft suddenly appearing on a surprisingly crisp day; his primary school was destroyed; he and his friends arriving out of curiosity among scenes of devastation, the appalling sight of a body being pulled out from debris, and hundreds of white coffins at the funeral. Recalls anecdotes of the Milan working class in the 1940s and describes wartime episodes: a hand grenade found in the Martesana canal that exploded close to barracks; his Jewish name prompting anti-Semitism; life at a holiday summer camp and as an evacuee; his mother throwing away his junior fascist uniform after the collapse of the regime; daily life in a ‘Casa di ringhiera’ (tenement with communal balconies); coming back home on an American tank at the end the war. Stresses the importance of family; gives an account of how his mother remarried when his father was declared missing in action, only to reappear after the end of the war; recounts anecdotes about friends and relatives. Curses allied air forces because they never apologised, but sympathises with aircrew, being too young to be aware of the consequences of their action. Links his strong atheist stance with the sight of young, innocent victims.
Creator
An entity primarily responsible for making the resource
Zeno Gaiaschi
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2017-02-28
Contributor
An entity responsible for making contributions to the resource
Francesca Campani
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
01:17:45 audio recording
Language
A language of the resource
ita
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
AColombiE170228
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
Italy--Po River Valley
Italy--Milan
Italy
Temporal Coverage
Temporal characteristics of the resource.
1944-10-20
1943-09-08
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Lapsus. Laboratorio di analisi storica del mondo contemporaneo
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Type
The nature or genre of the resource
Sound
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Civilian
animal
anti-Semitism
bombing
bombing of Milan (20 October 1944)
childhood in wartime
civil defence
evacuation
faith
fear
home front
love and romance
perception of bombing war
Unione Nazionale Protezione Antiaerea
Waffen-SS
-
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0fd58164789c1667fe2ee2f1c970a722
Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Commisso, Mario
Mario Commisso
M Commisso
Description
An account of the resource
One oral history interview with Mario Commisso who recollects his wartime experiences in the Codroipo area.
The collection was catalogued by IBCC Digital Archive staff.
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
Commisso, M
Transcribed audio recording
A resource consisting primarily of recorded human voice.
Transcription
Text transcribed from audio recording or document
PC: Sono Pietro Comisso e sto per intervistare Mario Comisso. Siamo a Monfalcone, è il 28 ottobre 2016. Grazie Mario per aver permesso questa intervista. La sua intervista registrata diventerà parte dell’archivio digitale dell’International Bomber Command Centre, gestito dall’Università di Lincoln e finanziato dall’Heritage Lottery Fund. Prima di cominciare, la prego di rispondere alle seguenti domande, in modo da essere certi che questa intervista venga registrata secondo i suoi desideri nonché in accordo con le condizioni poste dai nostri finanziatori. È d’accordo che la sua intervista sia conservata in perpetuo come documento liberamente accessibile al pubblico da usarsi per mostre, attività di ricerca, istruzione, nonché come risorsa online?
MC: Sì.
PC: Sia resa possibile, sia resa disponibile al pubblico mediante una licenza Creative Commons attribuzione non commerciale, indicata come CC-BY-NC il che significa che non potrà essere usata a scopi commerciali?
MC: Sì.
PC: Sia attribuita a lei?
MC: Sì.
PC: Acconsente a concedere all’università il copyright del suo contributo per l’impiego sotto qualsiasi forma ed è consapevole che ciò non preclude il suo diritto morale ad essere identificato come esecutrice ai sensi del copyright, design and patents act del 1988?
MC: Va, va bene.
PC: Acconsente di essere fotografata per il Bomber Command Digital Archive?
MC: No.
PC: Bene, possiamo cominciare. Mario, se ti parlo dei bombardamenti aerei della seconda guerra mondiale, qual è il primo ricordo che ti viene in mente?
MC: Il primo ricordo è quello della notte del 28 febbraio 1900 e 41, la notte in cui mio fratello è nato e il gran bombardamento alleato; l’antiaerea tedesca si batteva contro, contro gli aerei, sì, loro passavano, passavano andando forse in Germania e no, noi eravamo lì e la contraerea tedesca stavo, stava difendendosi come poteva; poi, poi altre, altri bombardamenti erano sempre quelli, che gli aerei alleati passavano sopra di noi e che andavano sempre in Germania, ed era i grandi combattimenti della Luftwaffe di Messerschmitt contro gli aerei da bombardamento alleati. Ricordo che piovevano schegge, pezzi di ferro, bossoli, robe, eccetera eccetera; poi la notte venivano bombardare la ferrovia di Codroipo, la stazione di Codroipo, la ferrovia da Codroipo a Udine; durante la notte, poi, gli operai andavano a riparare tutte queste robe; poi la notte era il famoso “Pippo”, che veniva per ricognizioni o qualche volta sganciava qualche bomba; la resistenza italiana li segnalava con i razzi: qualche volta sbagliavano il tiro e Pippo lasciava qualche bomba sul campanile o sulla chiesa della Madonna di Rivolto; poi altri bombardamenti sulla pista creata dalla Lu, dalla, dalla i tedeschi, dove ora ha sede la pattuglia acrobatica italiana. Su tutta la pista, circonvallazione della pista centrale, avevano, ‘vevano costruito i box per nascondere gli aerei, dunque: i bombardamenti a tappeto con spezzoni, attaccati a due tubi, che si trovavano poi, eccetera eccetera; durante tutto il resto della guerra son stati bombardamenti nel vicinato, aerei che non potevano, sì, aerei caccia, i caccia Spit, Spitfire, che qualche volta non potevano sganciar la bomba sulla stazione, allora cercavon da fare il loro possibile per non sganciarla sulla popolazione, ma nei campi, onde facevano buchi tremendi. Poi, gli alleati arrivarono e i tedeschi se ne sono ‘ndati, e hanno lasciato molte munizioni sulle piste, nei, nei canali, eccetera, eccetera; son stati da, noi si andava a recuperare questi, queste munizioni di, di ferro e di ottone, e poi si vendeva, era’amo bambini, gente, gente che al dopoguerra avevamo un po’ bisogno, poi, poi gli allea, gli inglesi specialmente facevan scoppiare tutte questi resti di bombe, poi pallottole mitragliatrici, pallo, pallottole da cannone, e dopo noi si andava ancora a recuperare per venderle per guadagnare qualche soldo, no. Durante tutto questo periodo noi ragazzini si dis, si doveva disimpegnare per, per raccattare un po’ di soldi per vivere insomma. Questi periodi della guerra piuttosto duri e tristi stanno rivivendo in noi ancora, se questo può fare del bene alla società e alla storia siam ben felici.
PC: Una domanda Mario.
MC: Sì.
PC: Tu praticamente vivevi.
MC: Eh.
PC: Eri un ragazzino, avevi.
PC: Undici, dodici anni.
MC: Io allora, allora avevo da, avevo dieci, undici e dodici anni, dieci, undici e dodici anni.
PC: E vivevi vicino a un grande aeroporto militare.
MC: Gran, grande aeroporto, come già detto, ora siede la Pattuglia Acrobatica Italiana, la PAM [PAN], e dunque lì i bombardamenti e le battaglie, sia alleate sia della resistenza partigiana, eccetera eccetera erano quotidiane, no, si viveva quei giorni lì così anche senza tanta paura perché eravamo troppo giovani per aver paura, no.
PC: Ma gli allarmi erano frequenti?
MC: Ehh [emphasis] gli allarmi erano specialmente la notte, sì, e poi il giorno si vedeva passare le pattuglie di, di aerei da bombardamento ‘lleati, che andavano sempre in Germania, ma insommanon bombardavano da noi, solo passavano per andare verso la Germania , no; ‘peta, sì, tutto lì, a parte i bombardamenti qualche aereo, qualche aereo, ma poca roba, che cadeva, no, sotto i colpi delle mitragliatrici dei Messerschmitt tedeschi. Dopo, poi, è stato il momento dell’armistizio, ché l’Italia ha chiesto l’armistizio. Gli alleati, allora la, i tedeschi ci hanno reso un po’ la vita difficile, lì dopo la disfatta dell’esercito italiano si trovamo munizioni dappertutto, come ripeto, e poi sono state anche casi di feriti e morti, ragazzi di dieci dodici anni, perché andavano a prendere queste munizione e poi le trattavano poco bene, insomma cercavano di smontarle, e succedevano che sono stati morti insomma, tre [emphasis], che io conosca. Altri bombardamenti: sì, hanno bombardato la stazione di Codroipo quella volta che erano, qualche, qualche ca, qualche vagone munizione, polvere eccetera, eccetera ed è stata dura, ed ha molt, ha molt, ci ha fatto molto paura perché l’esplosione erano molto dure, molto alte, molto fuoco, eccetera; e pezzi di, pezzi di ferro della stazione cadevano anche a un chilometro lontano della stazione, no, tutto questo, tutto questo ehhh, questa storia [emphasis] insomma ci rendeva un po’ la vita difficile. Poi liberazione, il mese di settembre, gli alleati sono arrivati e abbiamo avuto un po’ di pace; si cercava di disimpegnarsi guadagnando un po’ la vita col resto delle armi che avevan lasciato i tedeschi.
PC: Tu mi hai parlato della nascita di tuo fratello il giorno di un bombardamento.
MC: La notte di un grande bombardamento, sì!
PC: Cosa ricordi di quella sera?
MC: Molte, molti tuoni, molto fuoco, molt, molta paura perché era il primo, e insomma rimane come ricordo quello della nascita di mio fratello, quello dei primi bombardamenti e della contraerea tedesca, che non era distante poi, era a cinquecento metri dalla nostra abitazione, no, dunque in famiglia la paura era abbastanza grossa, ehm.
PC: Faccio ancora una domanda: sempre parlando di tutti questo grande quantitativo di materiale che si trovavano in giro, questi spezzoni che cadevano, questi.
MC: Sì, eh. Poi, poi anche munizioni che avevano lasciato l’esercito italiano, quando è stato chiesto l’armistizio tutti i soldati lasciavano le armi eccetera, no, nei campi, nelle robe, nei corsi d’acqua e anche sulla famosa pista, non la pista di lancio ma la pista di circonvallazione dove erano stati costruiti i box de, per i rifugi degli aerei tedeschi, dunque poi alla disfatta hanno lasciato tutto; anzi, avevan anche cominciato, la pista di lancio era stata minata, avevan fatto dei buchi e messo delle mine dentro, che hanno cominciato a far saltare il momento della Liberazione, quando i partigiani poi avevan preso quei quattro tedeschi che rimanevano per evitare insomma disagi alla gente, poi, abbiam anche trovato dei carri, dei carri che avevano abbandonato verso Passariano, Sede dei Do, dei Dogi, che anche lì i carristi della caserma di Codroipo li avevan lasciati e noi si andava a smontare pezzi, robe, eccetera, le bie, le sfere per giocare, eccetera eccetera, no, e poi le ruote e poi i grandi, invece loro, smontavano pezzi più grandi, più grossi, no; noi eravamo lì per prendere qualche coperta, magari qualche cappotto militare per i giovani eccetera. Si sbarcava il lunario in questa maniera, no. Tutti i ricordi della nostra gioventù.
PC: Bene Mario, io ti ringrazio moltissimo per l’intervista! Questo qui è un pezzo di storia che verrà conservato.
MC:E io, mi ha fatto molto piacere. Pietro Comisso è un caro ragazzo che merita gli elogi.
PC: Grazie.
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Title
A name given to the resource
Interview with Mario Commisso
Subject
The topic of the resource
World War (1939-1945)
Bombing, Aerial
Description
An account of the resource
Mario Commisso remembers his early years when he lived in the Codroipo area, close to the Rivolto air base. Describes his brother being born on 28 February 1941 during a severe bombing raid during which the bombers were attacked by anti-aircraft fire and German fighters. Describes how "Pippo" was guided with the help of ground signals lit by the partisans, sometimes with tragic results. Describes how civilians salvaged scrap metal and mentions acquaintances who died when mishandling live ammunition. Recalls a big explosion at the Codroipo railway station and Spitfires dropping bombs on open fields, trying not to hit civilian buildings. Recalls stories about the end of the war: how the Rivolto air base had been prepared for demolition and abandoned tanks at Passariano being disassembled by adults while youngsters were salvaging clothing, blankets and ball bearings.
Creator
An entity primarily responsible for making the resource
Pietro Commisso
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2016-10-28
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
00:12:59 audio recording
Language
A language of the resource
ita
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
Italy--Codroipo
Italy
Temporal Coverage
Temporal characteristics of the resource.
1941-02-28
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Contributor
An entity responsible for making contributions to the resource
Marco Dalla Bona
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
ACommissoM161028
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Type
The nature or genre of the resource
Sound
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Civilian
anti-aircraft fire
bombing
childhood in wartime
home front
Pippo
Resistance
Spitfire