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Dublin Core
The Dublin Core metadata element set is common to all Omeka records, including items, files, and collections. For more information see, http://dublincore.org/documents/dces/.
Title
A name given to the resource
A survivor of the Karigador bombing
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
An00659
Description
An account of the resource
One oral history interview with an informant who recollects his wartime experiences in the Verteneglio Brtonigla area.
The collection was catalogued by IBCC Digital Archive staff.
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2016-08-08
Transcribed audio recording
A resource consisting primarily of recorded human voice.
Transcription
Text transcribed from audio recording or document
Pietro Commisso: Sono Pietro Comisso e sto per intervistare [omitted] per l’archivio dell’International Bomber Command Centre. Siamo a Monfalcone, è il 08 08 2016. Grazie [omitted] per aver permesso questa intervista. Sono presenti Pietro Commisso e [omitted]. Prima di cominciare, vorrei farle alcune domande per essere sicuro che questa intervista venga registrata come desidera. È d’accordo che la sua intervista venga conservata presso l’Università di Lincoln, esclusivamente per scopi non commerciali, che l’università di Lincoln ne abbia il copyright e infine essere liberamente accessibile in qualsiasi formato per mostre, attività di ricerca, istruzione, e come risorsa online?
Bombing survivor: Sì
PC: È d’accordo che il suo nome venga pubblicamente associato all’intervista?
BS: No
PC: È d’accordo di essere fotografato per l’archivio digitale dell’International Bomber Command Centre?
BS: No, no, no.
PC: Ehm, mi dica qual è il suo ricordo più vecchio riguardante i bombardamenti aerei della seconda guerra mondiale.
BS: Dunque, sé una mattina, ‘desso non me ricordo proprio il giorno naturalmente, sarà stà aprile, penso così, circa no, eh [pause] mio zio coso mi ha detto che giù, in Carigador si chiama il posto, ghe sé una nave tedesca che sé piena di de robe dentro, de mangiare, de letti, tavole, e materas, di tutte le cose immaginabili, era dento di tutto insomma. Poi, sono ‘ndato giù in strada, era un mio cugino, li ho detto se mi porta giù con la bicicleta, perché io non, per forza non avevo la bicicleta [laughs], me ga portà giù, se vemo trovado là, eh, via le scarpe, i pantal, le braghe insomma, i pantaloni, semo ‘ndati a portar fora la roba di, tutte le robe, però era un pericolo [emphasis] naturalmente che venivi i apparecchi, esatto. Abbiamo messo due mie cugine di, come se disi, se le vedi magari i apparechi che vien lì: tut un momento le comincia a ziga’: ‘Aiuto, apparechi, apparechi!’. Scampa fori naturalmente de coso che era l’omo là per portar fora le cose, no, dunque, vignindo fora me son messo un bel ciodo sul, sul coso che era una tavola, che era una tavola, dà un scosson, e siamo ‘ndat, era un mio amico, ‘desso non me ricordo gnanca il nome, e siamo ‘ndati una siepe, semo nascosti là; passa il primo, era quatro, quatro caccia naturalmente, l’ha comincià a bombardar, bombardar e mitragliar, naturalmente no; te digo come te disevo prima anche, a non so, due, tre metri via de noi, era ste bombe che, che passava, iera, i fazeva dei solchi veramente, guarda, de veder, sì sì iera pericoloso veramente. Bon, finito il tutto [pause], siamo ‘ndati a per portar via non so, mi pare le scarpe, i pantaloni, le bombe sono cascate non sulla bar, sulla nave, sul, sul, come si disi?
PC: Bagnasciuga.
BS: Sul bagnasciuga no, pantaloni, no sé scarpe, no sé niente, tutto perso [laughs], e dopo siamo ‘ndati via naturalmente, che sé vegnudi, poco via che iera, che iera i frati ‘ndai da là, di Carigador, sé vignudi là a veder se sé qualcuno ferìo, morti naturalmente per, nissuno, tutto a posto, e te digo, el primo, el primo coso, bombardier, gà comincià: ‘Booom!’, bombe, te schizzava, te vedevi tutto, e mitragliava naturalmente; il secondo pure, il terzo uguale, il quarto uguale. Il quarto, i sé ‘ndadi via, basta, finito tutto. Dopo cossa volessi dir ‘ncora?
PC: Quale potrebbe essere la sua esperienza in quanto bambino, ragazzo?
BS: Sì bambino, tredici anni, cosa vuoi.
PC: La sua, la sua esperienza, anche con i suoi coetanei, lei mi diceva che, c’era la vedetta, c’era, riguardo i bombardamenti c’è anche altri ricordi? Come l’ha, come l’ha vissuta, la, la, questo pericolo dei bombardamenti?
BS: L’ho vissuta male, guarda veramente male, perché era il periodo che era, de note iera [pause], come se ciama?
PC: I partigiani.
BS: I partigiani, naturalmente, e di giorno i tedeschi e coso, ma gavemo passà guarda [sigh]. Ho pasado male, veramente, iera stai bruti quei anni là, ma molto bruti, molto molto, eh sì [pause]. Cosa dovessi dir ancora?
PC: Durante gli allarmi cosa succedeva?
BS: Dunque, guarda, come allarmi là da noi no esisteva perché iera il paese piccolo che si chiama Fiorini, che son nato in Fiorini io, allarmi no i ‘iera. Iera altri, me ricordo bene anche un altro coso, che poco via da ‘ndo che son nato mi, anche i ga butà giù i tedeschi un apparechio, inglese naturalmente, semo ‘ndati là a veder se era bulloni de coso, a veder, iera morto il pilota che iera, coso [unclear], un periodo molto brutto, eh!
PC: Fasso un’ultima domanda: dopo tutti questi anni che sé passadi, come la se pone nei confronti de, questi fatti insomma, questo pericolo che veniva dal cielo? Nel fatto de esser l’obbiettivo, esser stado l’obbiettivo de un, de un attacco aereo proprio.
BS: [sigh] Cossa devo dir?
PC: Come che la sé, cossa che la pensa de questo fatto?
BS: Bah, il fatto iera che iera molto brutto quei anni là, molto brutti, perché de giorno, ripeto, iera i tedeschi, il periodo ’40, ’41, ’42, ’43, coso, de noto, e de note i, i partigiani.
PC: Go capìo.
BS: Che i sé vignudi anche a casa mia, se pol dir, posso dir questo?
PC: Sì.
BS: Alora, spetta, sé una sera, ‘na note, sé vignudi i partigiani naturalmente, a casa mia. Batti la porta, ‘Chi sé?’, ‘Partigiani’, mia mama sé ‘ndada a aprir naturalmente, perché se no, ehi. Dise ‘Qua sé gente, dove sé i omeni?’, ‘ E perché?’ la ghe dise, ‘Perché i deve vignir con noi.’, ‘Mah, guardi, i omeni no i sé parché de giorno i sé i tedeschi che i ga fatto restrell, restrellamento, i se ga sconto; eh, no savemo n’altri dove che i sé’; perché mio papà, mio zio e un altro signor iera sconti in un, fa conto una parete così, da l’altra parte g’era l’altra familia, iera fatto un coso, così un, come se disi, come, grande come l’assensor dentro…
PC: Un nascondiglio.
BS: Esatto, un nascondiglio, te capissi però ‘l nascondiglio iera basso no, e iera mess un casson di farina, paria che roba; alora, sé vignui dentro, me ricordo benissimo, sé vignudi in camera mia, che mi dormivo con mio nono, sé vignudi, bon, butar via le coperte naturalmente visto che son fioi, mio nono vecchio naturalmente, sé andai in un’altra camera, ‘Dove i sé i omeni?’, ‘No i sé’ ghe ga dito mia moglie, ga dito, cioè la prima camera iera un mio zio, ghe ha dito ‘No sé meio che no ‘ndedi dentro perché ‘l sé un pochetin matto, sé meio’, che no iera vero niente, fortuna che no i sé ‘ndadi dentro, bon: ga visità dapertuto, i sé ‘ndadi , in soffitta coso, una casa grande de tre piani, ga visità de tuto, i sé ‘ndai in soffitta e dentro i ga trovà giacchettoni, roba, i ga portà via tutto, giacche, camice, tut i ga portado via. Quei iera, Madonna! Eh sì!
PC: D’accordo, io la ringrazio e, per la testimonianza.
BS: Quei tempi de coso, te digo mi, guarda che iera, iera molto brutti! Cos’ che me ga tocà a mi. Quasi meio che me ne stago zito, no digo niente.
PC: La ringrazio.
BS: Sì.
PC: La ringrazio per l’intervista.
Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Interview with a survivor of the Karigador bombing
Subject
The topic of the resource
World War (1939-1945)
Bombing, Aerial
Description
An account of the resource
The informant recalls the day when he and his cousin plundered a ship with a cargo of furniture, clothing and foodstuffs, which was moored at Karigador. He describes how the harbour was suddenly bombed and strafed. Remembers how they hid behind a hedge and realised that the bombs didn’t hit the ship but the shoreline, leaving a large hole in the sand. Mentions nuns from a nearby convent looking for wounded or dead people.
Mentions a group of partisans showing up at his home, asking aggressively for men ready to join the resistance movement. Describes how his father, his uncle and a friend remained hidden, while the partisans ransacked the house for items of clothing.
Creator
An entity primarily responsible for making the resource
Pietro Commisso
Contributor
An entity responsible for making contributions to the resource
Marco Dalla Bona
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
00:09:53 audio recording
Language
A language of the resource
ita
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
Croatia
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
AAn00659-160808
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2016-08-08
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Type
The nature or genre of the resource
Sound
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Civilian
bombing
childhood in wartime
home front
Resistance
strafing
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https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/files/original/51/403/ARapozziF-MG161019.1.mp3
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Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Rapozzi, Francesco and Maria Gigliola
Francesco and Maria Gigliola Rapozzi
F and M G Rapozzi
Description
An account of the resource
One oral history interview with Francesco and Maria Gigliola Rapozzi who recollects their wartime experiences in Monfalcone and surrounding areas.
The collection was catalogued by IBCC Digital Archive staff.
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Rights
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Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
Rapozzi, F-MG
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2016-10-19
Transcribed audio recording
A resource consisting primarily of recorded human voice.
Transcription
Text transcribed from audio recording or document
PC: Sono Pietro Commisso e sto per intervistare Rapozzi Francesco e Rapozzi Maria Gigliola. Siamo a Monfalcone, è il 19 ottobre 2016. Grazie Francesco e Maria Gigliola per aver permesso questa intervista. Sono inoltre presenti all’intervista Gianmaria Bugato. La sua intervista registrata diventerà parte dell’archivio digitale dell’International Bomber Command Centre, gestito dall’Università di Lincoln e finanziato dall’Heritage Lottery Fund. Prima di cominciare, la prego di rispondere alle seguenti domande, in modo da essere certi che questa intervista venga registrata secondo i suoi desideri nonché in accordo con le condizioni poste dai nostri finanziatori. È d’accordo che la sua intervista sia conservata in perpetuo come documento liberamente accessibile al pubblico da usarsi per mostre, attività di ricerca, istruzione, nonché come risorsa online?
FR: D’accordo.
MGR: D’accordo.
PC: Sia resa possibile, sia resa disponibile al pubblico mediante una licenza Creative Commons attribuzione non commerciale, indicata come CC-BY-NC il che significa che non potrà essere usata a scopi commerciali?
FR: Sempre d’accordo.
MGR: Sì.
PC: Sia attribuita a lei?
FR: Sì.
MGR: Sì.
PC: Acconsente a concedere all’università il copyright del suo contributo per l’impiego sotto qualsiasi forma ed è consapevole che ciò non preclude il suo diritto morale ad essere identificato come esecutore ai sensi del copyright, design and patents act del 1988?
FR: Non coscrisco la domanda ma sono d’accordo.
MGR: [laughs] Anch’io.
PC: Acconsente di essere fotografato per il Bomber Command Digital Archive?
FR: Grazie, no.
MGR: No, no, che no I se spaventi [laughs].
PC: Grazie possiamo cominciare. Allora, se vi parlo dei bombardamenti aerei di Monfalcone, qual è il ricordo che vi suscita questa domanda?
FR: La fotografia più importante?
PC: Il primo, il primo ricordo.
FR: Mmh. Dunque, noi abitavamo dentro l’attuale recinto del cantiere, mio padre era medico di fabbrica eccetera, ci siamo spostati prima dei bombardamenti, e la casa in cui abitavamo, una gran, c’erano tre palazzi praticamente, il secondo era il nostro, in frazione del palazzo, è saltato, quindi noi non abbiamo perso assolutamente niente, ci siamo trasferiti più distanti, vicino all’albergo impiegati. Una delle fotografie de tre che mi restano e che è il primo bombardamento, [pause] noi abitavamo a cento metri dal, dall’anticrollo dell’albergo praticamente: sentito l’allarme, alzati, rappezzati eccetera, siamo andati nel, nell’anticrollo; le due femmine, mia madre e la Lilli sono passate, io e mio padre eravamo più indietro e siamo passati attraverso la vetrata dell’albergo che saltava. Quindi l’unico ricordo importante, diciamo, è questo. Quindi, poi, niente, dopo successi, non c’erano rifugi ancora praticamente, dopo avevano fatto quei rifugi a cupola, no, quello in cui andavamo noi era davanti al vecchio cimitero, e in un bombardamento x poi sono arrivati tanti feriti dentro, ecco, e io ero ragazzino, queste cose le ricordi. Questo, terza fotografia, dopo un bombardamento, siamo andati in valle, viale San Marco a vedere [laughs], curiosi, e c’era, avevano colpito il cantiere ovvi, era quello lo scopo chiaramente, e c’erano delle fiamme enormi coi gabbiani che vol, che giravano, no, sono quelle cose che ti restano fotografate, e qui finisce praticamente [laughs].
MGR: A proposito delle fiamme.
FR: [unclear], no.
MGR: No, no, decisamente no.
FR: Mi e mio padre sicuramente sì.
MGR: Sì, ma, mio ricordo che i tedeschi prima di andar via avevano bruciato tutte le o navi, o che avevano in porto.
FR: Motozattere.
MGR: E siamo andati su in terrazza, su, a vedere, e le fiamme che ricordo io sono.
FR: Ecco, Via Bolo, Via Bologna dove abitavamo dopo, sì, vicino all’albergo impiegati, aveva una terrazza in alto, ecco, sì ma non c’entrano i bombardamenti, e io da su ho visto nel, penso sia stato il 1° maggio, comunque il 30 aprile, un treno che andava verso Gorizia e che veniva bombardato dai mortai probabilmente, no, e si è fermato, quindi i tedeschi che andavano via si sono fermati, basta.
MGR: Noi poi siamo.
FR: Ma non c’entra niente coi bombardamenti questo chiaramente.
MGR: No no, ma noi siamo ‘ndati sfollati all’Isola Morosini fino.
FR: [unclear].
MGR: Fino al 1943. L’8 settembre, guerra finita [laughs], torniamo a casa; torniamo a casa e sul ponte di Pieri c’è stato quell’episodio che eravamo noi col carro che faceva un rumore terribile perché c’eran quei san pietrini, soli, è venuto questo aereo così, l’han colpito, io ho visto, lui non ha visto, e i paracadutisti che si son buttati e l’aereo che è cascato nell’Isonzo, che era quasi asciutto; quando siamo arrivati in fondo i tedeschi hanno preso me [ghigno], ‘l carro, e c’hanno messo nella casetta da dove bomb, tiravano, come si chiama? Contraerea, della contraerea, ecco. E quindi dopo siamo arrivati a casa e ci siamo fatti tutti i bombardamenti che han fatto, là non c’era niente [laughs] da Isola Morosini, no, eh.
PC: Francesco, tu, quando abbiamo parlato assieme prima, mi raccontavi del, dei giochi che facevate, del fatto che quasi ti eri divertito durante i.
FR: Sì, sì beh avevo tredici anni, quindi è un’età, ho visto morire un tedesco, faceva la curva davanti l’albergo impiegati in moto, è andato contro il recinto, sì stupidaggini, ecco, no, che non c’entrano niente coi. Ah, un’altra cosa forse, così, che c’entra coi, relativamente coi bombardamenti, da Isola Morosini venivo in bicicletta a Monfalcone, tredici anni, e c’erano quei buchi, quei anti, gli antischegge dei tedeschi, no, due metri circa, profondo uno, largo cinquanta centimetri, passava un aeroplano, mi son messo lì, ed è caduto giù il serbatoio ausiliario, no, che quando cade non sai cosa succe, è caduto a pochi centinaio di metri, ecco, ma quando vedi sta roba che vien giù, sì [laughs].
MGR: [laughs] Si è divertito un poco meno [laughs].
FR: Ho apprezzato il fatto ecco, diciamo così.
MGR: E tu, e lui si ricorda del, del, come si si, sotto così, era sotto una cantina, sotto all’albergo mio.
FR: ‘ndati in cantina, un anticrollo, no.
MGR: Un anticrollo.
FR: [unclear].
PC: Com’era, com’era allestito dentro? Cosa c’era nel rifugio anticrollo?
FR: Niente: una stanza con un, con degli, con dei sostegni per il tetto, qualche panca.
MGR: Ma papà gaveva fat anche a casa, in cantina.
FR: No.
MGR: Aveva messo pali, qualcosa.
FR: No.
MGR: No?
FR: In Via Roman no, sicuram.
MGR: No, no in Via Roman.
FR: Ma dall’altra parte forse, ma in Via Roman no, certamente no, proprio perché avevamo sto, possibilità vicina.
MGR: Sì, sì, vicino.
PC: Ma comunque vi portavate dietro dei.
MGR: Mah.
PC: La coperta, qualcosa?
MGR e FR: No, no.
MGR: E però il papà che non aveva le, le chiavi, c’aveva le chiavi del portone, ma la prima notte, prima notte che l’allarme era sul bar impiegati quindi era come averlo in casa, non trovava, e c’erano i, quelle, come si.
FR: Bengala.
MGR: Bengala, ecco, che venivano giù [laughs] e ti sembrava di essere proprio sotto ai [laughs], co’ ste luci, co’ la pila.
FR: No, ecco, per dire che erano molto attenti , no, perché prima di bombardare illuminavano tutto, quindi, sì, facevano le cose.
MGR: E noi eravamo lì che ci si, almeno io.
FR: Seriamente, seriamente mi sembrava.
MGR: Mi sentivo proprio presa di mezzo perché papà co’ la pila [divertita], che cercava la chiave del portone, e questi ‘ti ti ti ti’, sembrava.
FR: Un po’, un po’ d’emozione nel mezzo sicuramente.
MGR: Sì, sì, ecco.
FR: Chiaro.
MGR: Perché non trovava ‘l, e dopo andavamo dove c’era l’alber, proprio di fronte al cimitero, dove ci son le scuole medie adesso, c’era questo bunker e io ho vissuto parte [laughs] della mia vita lì dentro, perché suonava qualche volta suonava l’allarme, poi c’era il cessato allarme e venivi a casa eccetera, ma comunque d’estate [unclear]
FR: Ah ecco, grato, grato ai tedeschi, eheh tedeschi, agli inglesi, io facevo, dunque nel ’44, facevo le scuole medie non so se, no, sì le medie, no so se la terza o la seconda, è stato un lungo periodo tutta l’estate, sì primavera, in cui andavamo a scuola un giorno a settimana e alle nove di mattina di solito suonava l’allarme.
FR e MGR: [laughs]
FR: Meraviglioso! Ecco, uno dei ricordi felici. [laughs]
MGR: No, io ero in terza elementare e si andava a scuola così, anche a giorni alterni quando capitava, però sì, non ero [laughs] tanto che andavo volentieri, ecco, non facevo, lui era il più grande [laughs].
FR: No, guarda, mi la scuola la sé sempre stada contraria.
MGR: Sì ecco, mi son diventada maestra però [laughs].
FR: Mi go comincià ad odiar le monighe del asilo, quindi te ga voia.
MGR: Sé morta.
FR: Ben fatta! [laughs].
MGR: [laughs] L’Alma Fides sé morta.
PC: Una domanda per Maria, mi raccontava del, del bombardamento di, del mago Delfo.
MGR: Sì, ecco, c’è di domenica, era proprio per i bambini, naturalmente ‘vevo sette anni io, accompagnati, a me aveva accompagnato la ragazza che avevamo, e a un dato momento si è sentito ‘Vuoo vuoo’, che era un rumore che quando ancora passavano quelli aerei che andavano a bombardare in Jugoslavia, [laughs] ti ricorda sto rumore, e son sal, son ‘ndata fuori, son passata tra le gambe e ho cominciato a guardare sti aerei, e loro ‘Uh, caccia, caccia! Uh non c’è pericolo’, e son partita: son arrivata prima in un bunker che era quasi vuoto, dove c’eran due feriti con schegge, tutti sporchi di sangue e non so la, la gravità ma comunque da vedere per me è stata.
FR: Beh ma se i sé arrivai fin in rifugio.
MGR: No ma iera seduti su, distesi su le panchette che iera lì. E dopo ho tagliato da, vicino, perché ‘l , per arrivare verso ‘l pol, ‘l campo sportivo son arrivata nel bunker dove c’era la mamma, papà era dentro in cantiere, e noi andavamo sem, perché c’era una parte sopra e una parte sotto, sopra non c’era più posto e son ‘ndata sotto, sicché mia mama non sapeva che io ero lì, era un po’ in pensiero e ‘l papà anche, ecco. E questo è un ricordo, e l’altro, quello del primo bombardamento, che è caduto proprio di fronte, dove ci sono le scuole “Sauro” adesso, in un campo di patate, e siccome l’entrata del bunker, un corridoio così, poi c’era, andava da fuori a dentro, poi c’era una porta che entravi proprio, venivan tutto lì.
FR: I sé vicini, no, no i sé entrate con.
MGR: Questo faceva ‘l giro d’aria, e dopo veniva dentro, quando siamo usciti nel corridoio, e c’eran tutte patate [emphasis and laugh], perché è cascata la bomba in un campo, tutto patate e terra, mi ricordo. E poi, il papà, uscendo proprio non so in che occasione, e gli è arrivata davanti, così era, che ‘l gaveva sul caminetto, una specie di, pff, mezza bomba, no so.
FR: ‘Na spoletta.
MGR: ‘Na spoletta forsi, che gli è caduta proprio davanti e che l’ha messa [laughs], mi ricordo, lì per dire quel.
FR: Se sé l’ogiva [unclear] la spoletta.
MGR: Sì, ‘se mi cascava in testa’.
FR: No, non sapevo questa.
MGR: No? Ah sì.
FR: Non apprezata.
MGR: La iera, la iera sul cainetto verde, ‘n entrata là.
FR: Quella iera tedesca allora che ‘l tirava su?
MGR: Eh sì, probabile, sì. E poi ‘n’altra cosa che ricordo, che Capodanno bisognava, perché come i tedeschi tiravano verso le finestre, e noi camminavamo sotto così, piccolini, con le luci, sempre con le finestre con la carta blu, e dopo quando sono arrivati gli americani noi ci siamo trovati.
FR: Neozelandesi.
MGR: Neozelandesi primi, sì, e anche indiani.
FR: Sì.
MGR: Perché avevano la cucina da una parte di casa nostra e nel campetto di fronte, dove c’è una scuola, un asilo, la mattina si ci siam svegliati e c’eran tutti questi coi carri. E anche la liberazione dei gli ugo[unclear].
FR: Sì, beh.
MGR: Coi carretti.
FR: Nel campo davanti appunto c’erano tre o quattro quadricanne, no, quelli da venti millimetri tedesche, tiravano da bassi.
MGR: Sì, sì.
FR: Perché non andavano da alti, ‘ndavano da bassi, relativamente bassi.
MGR: Sì, sì.
PC: Avrei ancora una domanda per Maria, sempre riguardo il bombardamento di Delfo: mi parlavi dei tuoi compagni di classe.
MGR: Sì, sono morti due, ecco, e una era proprio amica, abitava di fronte alle case nostre, è morta lei e la mamma, perché la mamma l’aveva accompagnata; dopo siamo andati a scuola un paio di giorni dopo, e abbiamo messo i fioretti sul banco, e sono i primi due morti che ho visto io; sta bambina era vestita col vestito da comunione, presumo, perché , e la mamma aveva un abito lungo celeste che, sono ‘ndata dentro e sono venuti fuori, perché non era proprio uno spettacolo [laughs]. Ma tanti [emphasis] bambini sono morti, sì, arrivavano proprio perché. Questo era nella sede dell’albergo operai, sotto nel salone dell’albergo operai, quindi papà era vicino, eh sì.
PC: Ancora una domanda per Francesco, riguardo, sempre riguardo al rifugio: mi parlavi di giochi che facevate dentro, che scherzavate, ridevate, che, che?
FR: Solite stupidaggini dei bambini, ecco, niente di, la pallina tirarsi addosso, cose del genere, niente di particolare.
PC: Ho capito. D’accordo, avete qualche altra, qualche altro ricordo che.
FR e MGR: No.
FR: Ecco, no. Notizia: che a un certo momento verso l’ultimo, penultimo bombardamento, tanti cantierini sono andati verso la pista, c’era la pista davanti alla vela praticamente, no, e ne sono morti parecchi, ma non visti, sentito dire, ecco.
MGR: Sì, sì perché prima [unclear].
FR: Sbagliata la direzione diciamo.
PC: Ancora una domanda per Maria: mi parlavi dell’aereo caduto nell’Isonzo.
MGR: [together] Quello di. Sì, sì. Io no, l’ho visto ma ci è passato proprio sopra eh, perché sarà cadu, è caduto tra, tra ‘l ponte della strada a quello della ferrovia, quindi in uno spazio relativamente.
FR: Ah fra i due ponti?
MGR: Sì. Relativamente bre. Fatto ‘boom’, il suo solito tiro, e dopo di qua son venuti dalla parte verso il paese, son venuti giù questi due.
FR: [unclear].
MGR: Però no, io non li ho visto, e non so che gli avessero sparato addosso o robe del genere, no. Perché poi quando siamo arrivati in fondo lui è saltato per conto suo, a me mi ha preso, [laughs] ficcato dentro la, non mi ricordo altro. Però lo era, eravamo e c’han detto se siamo matti, perché questo signore, la mamma ha detto ‘Ma cosa fa? Si fermi!’ ‘Ehhh se mi fermo è ancora peggio perché siamo sul ponte, via avanti’ [laughs].
FR: Sì fermarsi in mezzo no iera una bona idea.
MGR: No.
FR: [laughs].
MGR: Sì, perché faceva un rumore, iera, c’eran quei san pietrini e poi avevamo le, io e la mamma eravamo davanti.
FR: Iera probabilmente i carri co’ le rode de ferro.
MGR: Co’ le rode de ferro, sì.
FR: E io co, col.
MGR: Col cerchio, sì, e conigli. Tutti immobili però, perché avevamo masserizie varie [laughs], e siamo arrivati a casa tutti contenti che eravamo ‘rivati a casa [laughs]. E poi mi ricordo un’altra cosa, quando eravamo nella casa dentro al cantiere, che loro sono andati al rifugio, perché iera qualche rifugio vicin el teatro. Sì ecco.
FR: Sì, no me ricordo.
MGR: L’ubicazione, perché eravam piccoli. E io, papà e l’infermier Battilana, che era col papà, siamo andati nella garitta, che c’era proprio attaccata nell’infermeria, e là eravamo in tre [laughs]; loro eran tranquilli.
FR: Dio bon, iera quattro posti nella garitta, non di più.
MGR: Sì, sì, ecco. Coper, con le coperte perché avevo la febbre.
FR: Vista, vista [unclear]co’ ‘e garitte, sé ancora che gira, no?
PC: Una è ancora.
FR: Sì.
PC: In via Bonavia proprio.
MGR: Sì, sì. La, quela di notte, naturalmente di notte perché [laughs].
FR: No, gli inglesi iera sempre vegnui de notte.
MGR: E Pippo poi, e Pippo che c’era, c’era questa ragazza che avevamo, che era friulana, e non sapeva né leggere né scrivere, e dormiva sulla cameretta su, e questo Pippo lo sentiva da su [laughs], che passava, [laughs] correva giù come una matta, perché era sempre presagio brutto quello di vedere, perché venivano, non so se uno ‘veva idee che non so qualcuno ha detto quel signore che c’eran tre, quattro Pippi, non so, ma venivano sempre a dare uno sguardo prima di bombardare, no, e quindi il giorno dopo, due giorni dopo, ci si poteva aspettare le bombe, sì. E proprio lei era qua quando ha fatto quello, quello delle patate, e non sapeva leggere e c’era scritto ‘Gesù mio, Misericordia’ e lei ha detto ‘Oddio’, ha imparato a leggere [laughs], non potevo capire come avesse detto sta roba che era scritta là.
PC: Signori Rapozzi io vi ringrazio per l’intervista, grazie mille.
FR: Bon finito perché i ricordi erano proprio.
PC: No no erano interessantissimi.
FR: Minimi.
PC: Interessantissimi, grazie mille.
MGR: Posso offrirte un caffè? Qualcosa?
PC: Va ben d’accordo.
MGR: Ecco. E ti te bevi caffè?
FR: No, no, non m’interessa grazie.
MGR: Ti te bevi caffè?
Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Interview with Francesco and Maria Gigliola Rapozzi
Subject
The topic of the resource
World War (1939-1945)
Bombing, Aerial
Description
An account of the resource
Francesco and Maria Gigliola Rapozzi remember wartime life in Monfalcone. They recollect the day the shipyard was engulfed in flames after a severe bombing raid and mentions the high number of casualties among civilians. They remember various stories: their life as evacuees, an aircraft hit by anti-aircraft fire, an aircraft falling into the Isonzo river after the crew had bailed out, and the frightening presence of "Pippo". They recall the day when, just as a magician's show was about to commence, a bombing raid started and people dashed to the shelter,Two of the victims of this event were acquaintances. They recall a bombing raid when they couldn’t find the house keys and saw target indicators falling on the town. They remember the Germans retreating at the end of the war, having completely destroyed the shipyard.
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2016-10-19
Contributor
An entity responsible for making contributions to the resource
Marco Dalla Bona
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
00:18:57 audio recording
Language
A language of the resource
ita
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
Italy
Italy--Monfalcone
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
ARapozziF-MG161019
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Creator
An entity primarily responsible for making the resource
Pietro Commisso
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Type
The nature or genre of the resource
Sound
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Civilian
Temporal Coverage
Temporal characteristics of the resource.
1943-09-08
anti-aircraft fire
bale out
bombing
childhood in wartime
civil defence
evacuation
fear
Pippo
shelter
shot down
target indicator
-
https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/files/original/73/735/PDiBlasG1602.1.jpg
f2414e632246c9f7804f01873798dcee
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Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Di Blas, Guido and Bolletti, Ilario
Description
An account of the resource
This collection consists of a dual oral history interview with Guido Di Blas and Ilario Bolletti who recollects their wartime experiences in Monfalcone and surrounding areas.
The collection was catalogued by IBCC Digital Archive staff.
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
Bolletti, I
diBlas, G
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2016-08-26
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Transcribed audio recording
A resource consisting primarily of recorded human voice.
Transcription
Text transcribed from audio recording or document
PC: Sono Pietro Comisso e sto per intervistare Di Blas Guido e Bolletti Ilario, per l’archivio digitale dell’International Bomber Command Center. Siamo a Monfalcone, è il 26 8 2016. Grazie Ilario e Guido per aver permesso questa intervista. Prima di cominciare vorrei farle alcune domande per essere sicuro che questa intervista venga registrata come desidera. Ilario, è d’accordo che la sua intervista venga conservata presso dall’Università di Lincoln, esclusivamente per scopi non commerciali, che l’Università di Lincoln ne abbia il copyright e infine essere liberamente accessibile in qualsiasi formato per mostre, attività di ricerca, istruzione e come risorsa online?
IB: Va bene.
PC: È d’accordo che il suo nome venga pubblicamente associato all’intervista?
IB: Va bene.
PC: È d’accordo ad essere fotografato per l’Archivio Digitale dell’International Bomber Command Center?
IB: Va bene.
PC: E Guido: è d’accordo che la sua intervista venga conservata presso dall’Università di Lincoln?
GDB: Sì, sì.
PC: È d’accordo che il suo nome venga pubblicamente associato all’intervista?
GDB: Sì, sì, sì.
PC: È d’accordo ad essere fotografato?
GDB: Sì, sì.
PC: Bene, possiamo cominciare. Raccontatemi il vostro più vecchio ricordo riguardante i bombardamenti aerei su Monfalcone? Comincia chi vuole, chi preferisce.
IB: Posso parlare?
PC: Prego, prego.
IB: Io ero a vedere di Delfo, non c’ho la data, si era a, ci hanno preso con una, detti di andare a questa festa invece doveva essere un, i fascisti facevano un, sì che era Delfo ma non era solo Delfo, dovevano fare.
GDB: Manifestazione.
IB: Una manifestazione sua, e in quell’epoca è venuto un bombardamento e spessonamento, dove eravamo lì e si scappava dove si poteva e io ho preso un, un legno in testa che sono corso fin a Monfalcone da una zia che aveva una cantina e fin a lì, fin a poi passato il bombardamento, e ho saputo dopo che erano più morti, basta.
PC: Mi diceva di una bambina, mi raccontava.
IB: Sì. Ero con, su un bunker chiuso che non, non era aperto, eravamo lì e era anche un tedesco, e una bambina ferita alla testa con, che dopo ho saputo che è morta [pause] questo tedesco l’ha, è andata a prendere e portarla sotto lì, dopo no ho saputo più niente perché siamo scappati via e così è finita questa cosa qua. Cosa vuoi sapere altro?
PC: Parli pur liberamente di quello che si ricorda, qualsiasi cosa.
IB: Eh. E della guerra che, una volta per esempio i pescatori, mia nonna vendeva pesse in piassa per pre, quando era la mafia del pesse, non poteva venderlo come lo vendi oggi, e veniva spartito mezzo chilo di sardine facendo la fila in mercato, non era come oggi che puoi andar comprare la, il pane con la tessera, tutte quelle cose lì. Ecco, basta. Guido, parla ti!
GDB: Allora, mi ricordo el bombardamento di San Giuseppe nel ’44, quando abitavamo sempre lì su per Borgo San Michele, questa casa popolare con cinquantasei famiglie, io avevo nove anni e mio fratello ne aveva due anni più di me, due anni e mezzo più di me, Mario che adesso è morto, con una gamba poliomelitica, e quando abbiamo sentito tutt’un momento di scoppi tremendi e siamo usciti da casa scappando via, il cielo era illuminato coi bengala come a giorno, un spettacolo che mi è rimasto impresso che no mai dimenticherò, ma una scena apocalittica: le fiamme e i scoppi delle bombe del cantiere, una cosa, una cosa, un bambino di nove anni vede così, mio fratello; allora mia mamma, siamo scappati lungo il canale, l’argine e ‘ndavamo verso il monte verso, verso
IB: ‘Ndo che iera le grotte.
GDB: Dove c’erano le queste nostre grotte, ‘vevamo scavato un paio di grotte lì, per nascondersi; e ‘lora mio fratello e mia madre ‘Forsa Mario corri, corri’, lui non poteva, lui rimaneva dietro e noi, mia mama, ‘na cosa, ‘na cosa tremenda, lui faceva fatica a correre, no, lui aveva undici anni, e insomma siamo arrivati a lì, ma, ma questa scena apocalittica che ho visto io mi rimarà sempre nel, nel mie occhi. Ecco ‘l bombardamento, e poi mi ricordo che era venuto anche mio nono del Friuli di Terzo d’Aquileia, era venuto vedere dopo, l’indomani, anche cos’è succeso, quanti morti, e mi ricordo che siamo ‘ndati in cantiere e nel vecchio teatrino della Marcelliana, io ho sbirciato, mio nonno è andato dentro, era ancora tutte le, i morti messi lungo per terra là erano così, una scena anche da non vedere, ma ho visto dalla porta così, no, e mio nonno è andato a vedere. Ecco, questo è un ricordo brutto. Un altro ricordo è lo scoppio, lo scoppio della galleria, anche quella volta mi sembra fosse stata l’alba, perché abbiamo sentito questo tremendo scoppio, noi abitavamo, ‘vevamo la camera dietro verso la ferrovia, de questo grande caseggiato, case popolare, e io mi sono affacciato alla finestra e ho visto queste fiamme di fuoco che uscivano dalla galleria, no, ma anche di quella scena mi è rimasta una scena tremenda. Un altro [sic] immagine tremenda che mi è rimasta scolpita come, come ragazzo, non a Monfalcone, ma a Terzo d’Aquileia, ‘na stazione dove abitavano i miei nonni materni. A Terzo d’Aquileia io e mio fratello sempre andavamo là per motivi anche di, per mangiare roba non, un po’ di terra così, e avevano lungo la ferrovia da Cervignano a Belvedere, i tedeschi da Cervignano portavano dei vagoni anche, deposito di benzina qualche volta, facevano queste piccole stazioni fuori, no, da Cervignano, ecco, e mi è capitato che io e mio fratello ecco, anche in estate, l’estate del ’44, anche questo fatto qui, sono una squadriglia di caccia inglesi Spitfire, quelli che, veloci.
IB: Mitragliaven, cacciabombardieri.
GDB: Ecco e son capitati io, io, sulla ferrovia che raccoglieva, c’era un piccolo fosso dall’altra lato, tre binari, e io ero in mezzo lì, e un operaio che lavorava nella ferrovia, e son capitati questi caccia in picchiata, e io ho visto il pilota con gli occhiali, no, che venivano giù in picchiata e mitragliava e lanciava queste bombe, 500 libbre mi sembra che erano, o 1000 libbre, e una è rimasta anche inesplosa che l’ho vista, e son cadute nel campo di mio nonno, vicino lì, che ha fatto queste buche. Ecco io mi domando perché, vedere noi, due bambini lì, questi piloti inglesi accanirsi a mitragliare. Ma cosa mitragliavano? Io ho visto il pilota sa’, gli Spitfire e [makes a wooshing sound]
IB: Eh ma la guerra era guerra.
GDB: Tremendo, tremendo! [emphasis] Sono quelle scene che adesso io immagino chi va coi bambini che vedono la guerra, oggigiorno, capisco cosa vuol dire. E prima di questo era successo sempre lì, ‘na notte, il famoso Pippo, ha sentito parlare di Pippo?
IB: Sì, sì.
GDB: Il bimotore che girava.
IB: Iera qua.
GDB: Io dormivo nella camera e ha lanciato sempre sulla stazione un paio, due bombe che sono esplose, che la camera, i vetri son saltati, [emphasis] ma un spavento, un spavento impressionante, ecco. Son quelle cose che non vanno via, che son, colpiscono e ti rendono la vita, capisci ‘desso cosa vuol dire quanta fatica questi bambini per arrivare adulti quante prove che la vita ci provoca, no.
IB: Quel del treno blindato.
GDB: E poi anche a casa mia, non era a casa mia mama.
IB: Sì.
GDB: Subito verso, verso la fine de la guera.
IB: [unclear] La fine de la guera, no, i giorni prima.
GDB: No, è passato un treno blindato, sempre una ferrovia lì, dalla rotta.
IB: I gà sparà verso de noi.
GDB: Ecco, e ha mitragliato anche la nostra casa lì.
IB: Sì, sì!
GDB: Hanno forato il muro.
IB: Mi, mi un scuro caduto giù e lui ha cacciato tutto dentro e ha preso il contatore de l’acqua.
GDB: De l’acqua.
IB: E l’è esploso nell’attacco fuori [unclear].
GDB: Il treno blindato che è passato è andato via fuori da lì, no. Poi altri ricordi, dei flash, le dico solo dei flash della mia, siccome che lì dov’è l’ospedale adesso c’erano sei, otto, batterie antiaeree tedesche erano lì.
IB: Sì, lì che sé l’ospedal.
GDB: E lì, ecco, lì.
IB: Sì. I gà tirà lì quei li, lui iera via, ier ‘ndati i sfolati lori.
GDB: In Friuli, ma ogni tanto venivo giù.
IB: E invece noi siamo stati lì noi, no gavemo né parenti né niente.
GDB: E quegli anni là, quando passavano ma centinaia di aerei, i B-29, formazione che ‘ndavano a bombardare in Germania, erano alti.
IB: I gà tirà giorno e notte.
GDB: E lori tiravano queste nuvolette, [mimics anti-aircraf fire].
IB: I ultimi tempi proprio.
GDB: Cadevano giù le schegge anche là da noi lì.
IB: Iera proprio i [unclear].
GDB: Ma ecco, anche quei lì, quante fortezze volanti che son passate là, e una volta una è stata colpita.
IB: Sì, e i paracadutisti i sé cascadi qua, no i sé ‘rivadi [unclear].
GDB: Un aereo tentava di atterrare là dei partigiani.
IB: [unclear] L’ha cercà ‘ndar là dei partigiani. Invece no i ga arivai, li gà ciapadi i tedeschi e i fassisti.
GDB: I mitragliava, mitragliava.
IB: I fassisti che iera coi tedeschi, no, parché dopo.
GDB: I repubblichini.
IB: Sì, i repu, i repubblicani. E iera un prete che ga ciapà, iera anche un nero, che noi no lo gavemo mai visto un nero, no.
GDB: Ecco quei ricordi, quei ricordi, sì, de, che dopo altre c, altre cose lì, era un misto, sempre [unclear], al paese di mio nonno, sempre verso la fine dela guera, che i tedeschi prima di fuggire son passati di San Martino, no, ‘l paese di San Martino, dopo Terzo lì, e lì son stati attaccati, hanno ‘vuto un attacco, lì qualcosa, gli hanno sparato, e loro per rappresaglia hanno tirato su un, anche ragazzi de sedici anni.
IB: Era un treno blindato lì?
GDB: No no, lì li hanno presi per queste, e li hanno fatto rappresaglia e li hanno portati sul fiume, l’argine, andando a Terzo si vede ancora la lapide, e li hanno uccisi lì, ecco. E io ho visto passare, dopo, l’indomani, su un carro coperto col fieno, e li portavano verso il cimitero queste salme mon, sul carro, ecco. Vedi, quelle scene così.
IB: Sì.
GDB: Ecco. Tutto questo da bambino, da bambino, ecco. Altre cose Ilario?
IB: Ehh no so.
PC: Ho la domanda per Ilario: si ricorda un po’ com’è stato questo spettacolo del mago Delfo? Che ne ho sentito parlare, mi interessa saperlo questo.
IB: Sì, sì sì, semo ‘ndai là ma no go mio rivudo a vedere gnente, parché sé vignuo subito, semo scampadi via mi con me fradel, g’avevo un fradel più piccolo che sé morto [background noise], e semo scampadi via subito parché bombe, roba, de tut no sé stae niente.
GDB: In mezo al bombardamento.
IB: Ierimo ‘ndadi là con quela de veder, e ierimo tutti muli l’è, za dodici, tredici anni, quattordici anni, credemo che sia chissà cossa.
PC: Guido, prima me parlava de, dela galleria-rigufio; la me racconti quello che succedeva dentro la galleria-rifugio.
GDB: Ehh, tutti, tutti quei che abitavamo non la galleria grande, quelle piccole che ‘vemo noi, quelli de l’accasamento cinquantasei famiglie, che ‘raamo lì e ‘ndavamo su queste piccole.
IB: Quando che iera la guera e sonava l’allarme se scappava, sì.
GDB: E allora lì, una aveva vicina, perché un vecchio, un signore che ‘veva fatto la guerra del ’15-’18.
IB: Sì la g’emo scavada noi sotto.
GDB: Ha detto ‘Qui dev’esser una’, e c’era una grande busata sotto lì, e abbiamo, era pulita e ‘nsomma era la più vicina che era lì ‘nsomma, no, era abbastanza lunga come da qua a là, no Ilario, così lunga iera.
IB: Ehhla iera bela e granda, iera due entrate, cussì, no.
GDB: Perché sotto l’Austria, fatte sotto l’Austria quelle lì.
IB: Sì, iera dela guera del ’15-’18, lu ‘l se ga ricordà che iera sotto lì e g’amo scavà, parché lì vicin iera anche la cusìna, se ricorde che iera quel calabusata là, quando che sogaimo lì che iera.
GDB: Sì, sì, sì.
IB: Parché iera in tera.
GDB: E dopo ‘l nostro, dighe come che te faseimo risolver ‘l problema della fame, ‘ndaimo in cerca de pani.
IB: ‘Ndaimo a balini, ‘ndaimo.
GDB: Schegge, balini, su per i monti, purtroppo la nostra infanzia è vissuta in mezzo a tanti pericoli, ecco.
IB: Tanta miseria.
PC: Te me parlavi de questa foto qua che, recuperavisi le muizioni epoi ‘ndavisi a vender.
IB: Sì, sì.
PC: Conteme de questa.
IB: Ah ecco, poi, ‘pena finì la guera qua metevimo, una sotto cussì e meteimo la, la granata di là, qua [unclear] cussì, e qua la vigniva zo coi ditti neri [laugh], parché la granata che iera davanti, no, [unclear].
GDB: [unclear].
IB: Iera da drìo, no, meteva tal canon e i la tirava, no, e meteimo una cussì e la, e la ve dopo andavimo a scola e vendeimo la balistite, ghe disemo ‘Pol impisar al fogo’, invesse i feva.
GDB: Sa cosa facevo lui a Checco, coi vasi del Sidol, c’erano gli spaghetti, i famosi spaghetti là, li metteva dentro e dopo gli dava fuoco co’ la miccia e li lanciava, abbiamo inventato i missili, vai là, li lanciavo [makes whoosing sound], spettacolo, ai ai ai, sempre in pericolo lui, lui scop, dighe co’ te scoppiavi.
IB: No ma quan, no iero mi, poi ga fat lori ma mi no saveo niente, i g’aveva mes un, un tubo, carico de balistite, ma i ga sbaglià, i ga mes fulminante, no, e invece de scoppiar pian.
GDB: Metter la miccia?
IB: L’è soppià subito.
GDB: Ecco.
IB: Mi come che ‘ndavo fora ‘vevo giusto la man fora.
GDB: Ecco.
IB: Un mese de ospedal ho fatto, ma i te tignìa.
GDB: E poi cosa si faceva anche, Iaio ? Quando io ‘ndavo a pescar el pesse sul canal.
IB: Cu l’eletrico, butaimo su che sé l’alta tension, e gaveimo i fili che i tedeschi gaveva lassà.
GDB: Dei rodoli.
IB: Dei telefoni, no, telefonici, e mettemo ‘na ncorretta e tiraimo su oltre, e dopo tiraimo il filo e restava ciapà.
GDB: Sull’alta tension tra l’altro.
IB: Sì ma alta tension, e tal canal cu la voliga.
GDB: Una voliga, poi i pessi.
IB: Poi i pessi, vigniva, poi insomma, l’è restà morteggià, e ne trovo su.
GDB: E lù che ‘l me fa [unclear] [laughs].
IB: No [laughs], che mona, al sé ‘nda par cior el pesse, no, fortuna che ghe go tirà.
GDB: Ciapà ‘na scarica eletrica.
IB: No, ghe go tirà via el filo, al se ga distacà, i la gà risparmiada perché, bagnada e quela corente là, no iera a ven, a duecento.
GDB: Lungo il canale dell’ospedale lì, no, fino a Ponte Bianco, là così, tutta ‘na percorso di fili, alta tensione, e loro, un gruppo di giovani nuotavano su in alto [unclear].
IB: E una volta i tedeschi i se ha ribaltà, parché lì i muli, sa, i ‘ndav co’ sti gommoni no
[background noise]
PC: Tornando sempre al discorso della galleria-rifugio, che me disessi, voi me g’avè dito che sé stadi dentro due o tre volte durante la guerra proprio.
IB: Sì.
GDB: Quando l’era l’allarme, l’allarme.
IB: Sì.
PC: Ve ricordé cosa faseva le persone che iera dentro, proprio fisicamente dentro nella galleria?
IB: Eh i stava lì, i spettava, perché tante volte vigniva il bombardamento, tante volte no, ma l’allarme sonava e dopo sonava el cessato allarme.
GDB: L’alarme e il cessato alarme, sì sonava.
PC: Perché la domanda che mi me fasso, un momento de grande tension comunque perché no te sa se la casa.
IB: No te sa come che sé, cossa che l’è sta fora, o, quando che te sé dentro là, là te spetave.
GDB: Eh l’era un brusio de rumori, così, certa gente che fiadava, e iera eh, immagini del flash della galleria, sì mi quele quatro volte che ‘ndava, che me trovavo vissin Monfalcon ‘ndavo lì, ma se no ‘ndaimo sempre sul nostro, su le nostre piccole grotte che veimo qua, no, verso lì, ecco.
IB: Sì, se se trovave là te dove corer dove che iera, siccome che mi g’avevo la nonna che vendeva pesse in piassa sercavo de ‘ndar a ciapar un do pessi; i sé restadi anca schisadi un due.
PC: Te me racconti de questo fatto?
IB: Parché iera dei, i meteva dele trave, perciò che no posse un andar davanti dei altri, no, e la fila iera cussi’, pien de gente, no, pa’ ‘ndar a cior al pesse, e quel pesse che iera fin a col iera dava un po’ par’omo, e i ne dava fora cussì, iera l’ammasso per il pesse, no, i doveva portarlo tutti là, e dopo i ghe dava quel che ghe lo pagò, come che i ghe lo pagava, ma la gente ‘lmeno magnava.
PC: Perché lei la me ga contado anche che nella galleria-rifugio sé stada gente che se ga schisado durante un’allarme.
IB: Sì, sì, ma no iero là eh, noi staimo qua ma, dopo il gorno, quando che te sa subito, no, che i sé stai morti, par scampar dentro, iera ‘l bombardamento, parché se sé l’allarme ti va dentro pian, ma se sé bombardamento chi pol più, pianse meno, no i se, e par ‘ndar dentro sull’imbocco i se ga copà, che dev’esse’ ‘na brutta roba.
PC: Sì, sì, sì g’avemo trovado.
IB: Ma no so quanti, no me ricordo.
GDB: Dighe, dighe quando che i vigniva i tedeschi a far rastrellamento in casa mia, anche lì.
IB: I vigniva spesso perché iera tanti giovani che.
GDB: Partigiani.
IB: Tutti ‘ndadi coi partigiani, di fatti coi dovea sal, far saltar al ponte là, iera stadi i nostri de qua, del casamento lì, parché iera Renso, Santo; e una volta i sé vignui far rastrellamento e lu ‘l sé corso a casa San, Renso Bevilacqua, dopo i sé.
GDB: Tanti i ‘ndava sotto, sotto sui casamenti, sotto, te ricorditu?
IB: Sì, sotto de un casamento g’avemo,.
GDB: Fondamenta.
IB: Quando che iera rastrellamenti, quei che i era a casa, parché se no i li portava in Germania, i scampava sotto in cantina, ma iera la cantina bassa cussì.
GDB: Iera una portisela.
IB: Iera una portela e i ‘ndava dentro, e i ‘ndava in fondo là, e g’avea fat par fin a, serà che i ‘ndava anca de sora da sotto; per esempio Lino,.
GDB: Sì, sì.
IB: Lino proprio quel che sé morto lo, alla.
PC: A Ornella.
IB: Sì a Ornella, al g’avea fat sotto.
GDB: Una botola, sì.
IB: Sotto, sotto.
GDB: La casa.
IB: La casa, quando iera i rastrellamenti i ‘ndava sotto, gavav ‘l cappello.
GDB: Ecco, tutte robe.
IB: Ehh.
PC: E quindi per finire il discorso della galleria-rifugio, dopo sé stada questa famosa esplosion.
IB: Sì.
PC: Racconteme cosa che sé successo, se conosseve.
IB: Ehh i ‘ndava dentro par cior sti bossoli de otton, e i sé ‘ndadi dentro, i era dentro cu’ le candele, cun roba cussì e sé sta, sfilse, iera batterie, roba cussì, no sarìa sta quel che l’è vignù.
GDB: So che i ‘ndava, i sé’ndai più de ‘na volta dentro là.
IB: Sì.
GDB: Che i ghe ‘ndava [unclear].
IB: Ehh i g’aveva ferai, de nume, de roba, o che se ga rot qualcossa, parché nissun no sa, parché no sé sta, quei che i iera fora no ga rivà.
GDB: Perché ‘l cugin de tuo papà doveva esser responsabile.
IB: Sì, parché ‘l cugin de mio papà iera una guardia comunale, e lu no’l doveva lassa ‘ndar dentro ma, par la pecunia.
GDB: Ecco.
IB: Sé sta cussì, quei anni iera altri anni, de miserie, i g’veva fioi.
PC: E che voi ricordé anca alcuni nomi de queste persone, magari.
GDB: Due mi conossevo: quel lì de Ornella, Lino.
IB: Sì.
GDB: Che abitavimo assieme lì.
IB: E mi quel puntignì (?).
GDB: E quel Bolletti lì, che sé, sé la fìa ancora qua, che l’è infermiera [unclear].
IB: Sì, do casa qua, proprio qua da drìo.
GDB: Ecco.
IB: Una, una sorella sé morta, una sé viva, le iera tre, e quella muta.
GDB: Ecco, però, però, sì, mi no, mi no me lo ricordo quel Bolletti lì, nome lo ricordo.
IB: Ma anca mi.
GDB: [unclear] i ga lassà tutto.
IB: Sì, so moglie, sì che somo sempre, ierimo insieme. Anca quei iera vignui qua, no zera stai caquella volta?
GDB: Dopo, dopo, sì; mi, mi son de origine proprio monfalconesi, e noi, che noi staimo al baracche (?) de [unclear].
IB: Mi go i miei bisnonni tutti morti qua.
GDB: Dopo sé baracche(?) de [unclear], che iera vissin l’ospedal vecio, dove poi.
IB: ‘Pena finia la guera, ussio da me mama (?).
GDB: Dopo che sé tornadi indrìo tutti i profughi, i ha delle baracche fatte, no.
IB: Sì le baracche [unclear] staimo tutti e due.
PC: De là del canal iera?
GDB: Verso Via Buonarrotti.
PC: Mmmm.
IB: La Via Buonarrotti, là che iera l’ospedal vecio, vicin.
GDB: L’Ostaria del Placido, i carboneri iera.
IB: Sì.
GDB: Ecco, e dopo de lì, noi del ’38 semo ‘ndai a abitar.
IB: Lì.
GDB: Su sto palazzo grande ‘ga fatto in memoria del Duce. Mi no go conossuo mio nonno paterno, mio nonno paterno iera Capo della Finanza sotto l’Austria, Giuseppe se ciamava.
IB: E invesse.
GDB:... e iera, i ga dito, i ‘veva le caserme [unclear], però i zera pochi finanzieri, pochi finanzieri, e chi [unclear].
IB: E invece mi.
GDB: La giurisdizione le stada fin a Pieris di Turiacco.
IB: Me bisnonno Facchinetti, no, al iera a caccia con Francesco Giuseppe.
GDB: Ecco.
IB: Parché lori i stava a in Sdobba.
GDB: Ah ecco.
IB: I stava a Grado, i Facchinetti i è de Grado, me nonna iera Facchinetti, e la me contava de so papà mia nonna.
GDB: E mi,e so bepi sul, ‘l beche pescador là ‘l me contava de mio nono, che mi no l’ho conssuo mio nonno, iera in Afghanistan, no.
IB: Sì, sì, ma anca mi quel.
GDB: Alora ‘l passava.
IB: To nono me contava me papà.
GDB: Lungo el canal Valentinis, che era gente che la ‘ndava a pescar o tognar là, e lui ghe diseva ‘No, no se pol star qua, dové ‘ndar lavorar’, perché iera tante fabbrichette a Monfalcon, e i ‘ndava là, ‘ndava a lavo, lavorar, i li mandava a lavorar sotto l’Austria.
IB: So nono ‘l iera de Grado, fin a Duin ‘l g’era.
GDB: Sì, sì, ‘veva un bel.
IB: Tocco de, de vardar insomma.
GDB: E dopo se.
IB: In quei anni, ma era prima dela guera.
GDB: E dopo mi g’vevo dei zii, che no go cono, qualchidun zia no go conossù, e l’era anca [unclear]
IB: Sì, ma to bisnona la iera lì cun ti.
GDB: Le cose che mi ricordo di mia nona, che mi con mia nona, nel ’42, quei anni lì, andaimo, ela no la podeva caminar, ‘ndaimo co’ la carrozza ongi mese a cior la pension de l’Austria in Banca d’Italia, se ‘ndava, quei anni lì; e perché poi mandava ben l’Austria, pagava ben i suoi ex, no.
PC: Mi g’avesse ancora una domanda per lei, Guido, [background noise] come la se sente a esser stado bersaglio de qualchidun?
GDB: Scioccante, sé un trauma che l’è dificile cancelar, perché sé, sé robe, par impossibile che certa gente ga de accanirse magari anche contro dei putei giovani cussì, perché iera una, una stazion così de, de, che fossì sta in piena guera, ma mitragliar, i te vedi sti piloti che i te mitraglia co’ sti, sti.
IB: Ehh iera guera.
GDB: Ma, ma, ma, chi, chi chi.
IB: Lori no i saveva cos’ che iera.
GDB: Eh va ben, ma veder sti piloti co’ sti ociai cussì, che i vignìa zo in picchiata, e queste bocche ‘ tututututu’, e sganciava le bombe lì. Mio nono, che ha fatto un otto, dieci buse perché confinava con la ferrovia, no.
IB: Ma te vedi anche ‘desso.
GDB: Mio nono, co’ la carriola, da solo, i le ga stropade, sa?, mio nono, pian pian, pian pian, pian pian, col badil, sa?, cola pala, ecco, la grande costanza.
IB: Sì ma anca quel sarà [inclear] stropà tut.
GDB: No, no iera le ruspe quel’anno, col tut va a ciapr su che iera, ste bombe, buse de, mi me ricordo, go vue ‘nche, ecco. E i miei nonni quando che s’era in fin i ga dito che, semo rivai casa, che semo toradi de ritorno.
IB: Te sa cos’ che iera.
GDB: I pensava che ierimo tut morti, completamente morti, perché tut quel disastro che iera.
IB: Noi qua a Monfalcon anca semo vissudi un poco rubando il sal alla Solvay, o sui cari, o sui treni, che se saltava sui treni a cior carbon quando che i se fermava qua al semafero, se butava zo carbon o, se iera quei de sal, se ‘ndava su coi sacchetti, se impiniva de sal e dopo te lo vendevi, te ‘ndavi a ciapar pa’ roba, par ciò che i te dai la farina, ai contadini, qua a Monfalcon no iera niente, alora se ‘ndava in Friul, là, cul sal e te vivevi cussì, no.
GDB: Vigniva le navi de sal al porto, e rimaneva sula banchina tanto sal, e i ‘ndeva.
IB: Sì, ma anche, ma noi ‘ndeimo anca de note, de note cu’ me nono, te ghe davi ai fassisti, te ghe davi un do lire,i te lassava ‘ndar dentro, te ‘ndavi in scogliera, te impinivi un sac e te portava un, do, tre sacchi e dopo te li mettea, noi g’eimo i casoni, no, al porto qua, a Porto Rosegai.
GDB: In Friuli ifa bisogno del sal, per copar i maiali.
IB: Sì eh, lori par copar i porchi, una roba o l’altra voleva ‘l sal, iera come l’oro ‘l sal, e lori no i dava roba de magnar.
GDB: Ecco, ora contando ste robe qua, attualmente, anche mi go i nipoti, ne go un de unidici anni, un de sei, ma no ghe interessa niente, no sé più una volta ‘lora disea ‘Fin che quando i noni non raccontano, no, e i giovani non ascoltano.
IB: Cossa seo [unclear].
GDB: Termina tutta la storia, no’, per questo son triste mi anche, vedo mi ormai go quela età che go, no go nessuna ambission de viver, sa? Dopo go anche un fìo disabile che, povero, che ‘l ga cinquantaquatro anni, sa, tanti anni ad accudirlo e a farghe tutto.
IB: Finimo?
GDB: Sì, ‘peta ‘desso che te concludo ‘l mio percorso, Dio, son rivà a questa età qua, che no go nissuna più prospettiva, neanche speranza in un futuro migliore perché vedo che ‘l mondo va, sta andando a rotoli, sa, no sé nissun, nissun, sé ingestibile ‘l mondo ormai, per questo, ecco. E mi ringrazio ‘l signor Pietro Comisso.
PC: Mi ve ringrazio a voi.
GDB: Sì.
PC: Che sé stada una intervista meravigliosa.
GDB: No.
PC: Mi ve ringrazio per la testimonianza e per le tante robe che me g’avé.
GDB: Dei piccoli aneddoti flash, ecco, della vita nostra.
PC: Ve ringrazio infinitamente.
IB: Ti tira fora quel, quel che te par ben.
GDB: Ecco.
Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Interview with Guido Di Blas and Ilario Bolletti
Subject
The topic of the resource
World War (1939-1945)
Projectiles, Aerial
Creator
An entity primarily responsible for making the resource
Pietro Commisso
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2016-08-26
Contributor
An entity responsible for making contributions to the resource
Marco Dalla Bona
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
00:29:08 audio recording
Language
A language of the resource
ita
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
Italy
Italy--Monfalcone
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
ABollettiI-diBlasG160826
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Type
The nature or genre of the resource
Sound
Description
An account of the resource
Guido Di Blas and Ilario Bolletti recount wartime memories associated with the town of Monfalcone and the surrounding area. Describes a severe night of bombing stressing the ominous sight of target indicators and loud explosions; recalls the massive loss of life when local children who were gathered to watch a magician's show, found themselves under attack. Recounts the appalling sight of many corpses placed in improvised morgues. Describes local shelters, some being modified First World War structures. Recollects a bomber being shot down and the stir caused by the sight of a black airman; remembers the strafing of a railway station when the aircraft was so close he could clearly see the pilot. Mentions various wartime stories: conscription dodgers trying to escape roundups, reprisals, the ominous presence of "Pippo", and a German armoured train opening fire. Recollects how people tried to get by and circumvent rationing: electrical supply by tapping overhead power lines, pilfering supplies from goods trains, bribing Fascist officers to make them turn a blind eye, trading stolen salt for flour. Describes post-war hardships when they salvaged shell cases and metal splinters for their scrap value, and mentions improvised pyrotechnic devices made with explosives taken from live ammunition. Recalls people injured or killed by improper handling of live shells. Reflects on the legitimacy of attacking non-military targets and the feeling of hopelessness this created. In the photograph, Guido Di Blas is on the left and Ilario Bolletti is on the right.
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Civilian
bombing
childhood in wartime
fear
home front
perception of bombing war
Pippo
Resistance
round-up
shelter
strafing
target indicator
-
https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/files/original/46/400/ACommissoM161028.2.mp3
0fd58164789c1667fe2ee2f1c970a722
Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Commisso, Mario
Mario Commisso
M Commisso
Description
An account of the resource
One oral history interview with Mario Commisso who recollects his wartime experiences in the Codroipo area.
The collection was catalogued by IBCC Digital Archive staff.
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
Commisso, M
Transcribed audio recording
A resource consisting primarily of recorded human voice.
Transcription
Text transcribed from audio recording or document
PC: Sono Pietro Comisso e sto per intervistare Mario Comisso. Siamo a Monfalcone, è il 28 ottobre 2016. Grazie Mario per aver permesso questa intervista. La sua intervista registrata diventerà parte dell’archivio digitale dell’International Bomber Command Centre, gestito dall’Università di Lincoln e finanziato dall’Heritage Lottery Fund. Prima di cominciare, la prego di rispondere alle seguenti domande, in modo da essere certi che questa intervista venga registrata secondo i suoi desideri nonché in accordo con le condizioni poste dai nostri finanziatori. È d’accordo che la sua intervista sia conservata in perpetuo come documento liberamente accessibile al pubblico da usarsi per mostre, attività di ricerca, istruzione, nonché come risorsa online?
MC: Sì.
PC: Sia resa possibile, sia resa disponibile al pubblico mediante una licenza Creative Commons attribuzione non commerciale, indicata come CC-BY-NC il che significa che non potrà essere usata a scopi commerciali?
MC: Sì.
PC: Sia attribuita a lei?
MC: Sì.
PC: Acconsente a concedere all’università il copyright del suo contributo per l’impiego sotto qualsiasi forma ed è consapevole che ciò non preclude il suo diritto morale ad essere identificato come esecutrice ai sensi del copyright, design and patents act del 1988?
MC: Va, va bene.
PC: Acconsente di essere fotografata per il Bomber Command Digital Archive?
MC: No.
PC: Bene, possiamo cominciare. Mario, se ti parlo dei bombardamenti aerei della seconda guerra mondiale, qual è il primo ricordo che ti viene in mente?
MC: Il primo ricordo è quello della notte del 28 febbraio 1900 e 41, la notte in cui mio fratello è nato e il gran bombardamento alleato; l’antiaerea tedesca si batteva contro, contro gli aerei, sì, loro passavano, passavano andando forse in Germania e no, noi eravamo lì e la contraerea tedesca stavo, stava difendendosi come poteva; poi, poi altre, altri bombardamenti erano sempre quelli, che gli aerei alleati passavano sopra di noi e che andavano sempre in Germania, ed era i grandi combattimenti della Luftwaffe di Messerschmitt contro gli aerei da bombardamento alleati. Ricordo che piovevano schegge, pezzi di ferro, bossoli, robe, eccetera eccetera; poi la notte venivano bombardare la ferrovia di Codroipo, la stazione di Codroipo, la ferrovia da Codroipo a Udine; durante la notte, poi, gli operai andavano a riparare tutte queste robe; poi la notte era il famoso “Pippo”, che veniva per ricognizioni o qualche volta sganciava qualche bomba; la resistenza italiana li segnalava con i razzi: qualche volta sbagliavano il tiro e Pippo lasciava qualche bomba sul campanile o sulla chiesa della Madonna di Rivolto; poi altri bombardamenti sulla pista creata dalla Lu, dalla, dalla i tedeschi, dove ora ha sede la pattuglia acrobatica italiana. Su tutta la pista, circonvallazione della pista centrale, avevano, ‘vevano costruito i box per nascondere gli aerei, dunque: i bombardamenti a tappeto con spezzoni, attaccati a due tubi, che si trovavano poi, eccetera eccetera; durante tutto il resto della guerra son stati bombardamenti nel vicinato, aerei che non potevano, sì, aerei caccia, i caccia Spit, Spitfire, che qualche volta non potevano sganciar la bomba sulla stazione, allora cercavon da fare il loro possibile per non sganciarla sulla popolazione, ma nei campi, onde facevano buchi tremendi. Poi, gli alleati arrivarono e i tedeschi se ne sono ‘ndati, e hanno lasciato molte munizioni sulle piste, nei, nei canali, eccetera, eccetera; son stati da, noi si andava a recuperare questi, queste munizioni di, di ferro e di ottone, e poi si vendeva, era’amo bambini, gente, gente che al dopoguerra avevamo un po’ bisogno, poi, poi gli allea, gli inglesi specialmente facevan scoppiare tutte questi resti di bombe, poi pallottole mitragliatrici, pallo, pallottole da cannone, e dopo noi si andava ancora a recuperare per venderle per guadagnare qualche soldo, no. Durante tutto questo periodo noi ragazzini si dis, si doveva disimpegnare per, per raccattare un po’ di soldi per vivere insomma. Questi periodi della guerra piuttosto duri e tristi stanno rivivendo in noi ancora, se questo può fare del bene alla società e alla storia siam ben felici.
PC: Una domanda Mario.
MC: Sì.
PC: Tu praticamente vivevi.
MC: Eh.
PC: Eri un ragazzino, avevi.
PC: Undici, dodici anni.
MC: Io allora, allora avevo da, avevo dieci, undici e dodici anni, dieci, undici e dodici anni.
PC: E vivevi vicino a un grande aeroporto militare.
MC: Gran, grande aeroporto, come già detto, ora siede la Pattuglia Acrobatica Italiana, la PAM [PAN], e dunque lì i bombardamenti e le battaglie, sia alleate sia della resistenza partigiana, eccetera eccetera erano quotidiane, no, si viveva quei giorni lì così anche senza tanta paura perché eravamo troppo giovani per aver paura, no.
PC: Ma gli allarmi erano frequenti?
MC: Ehh [emphasis] gli allarmi erano specialmente la notte, sì, e poi il giorno si vedeva passare le pattuglie di, di aerei da bombardamento ‘lleati, che andavano sempre in Germania, ma insommanon bombardavano da noi, solo passavano per andare verso la Germania , no; ‘peta, sì, tutto lì, a parte i bombardamenti qualche aereo, qualche aereo, ma poca roba, che cadeva, no, sotto i colpi delle mitragliatrici dei Messerschmitt tedeschi. Dopo, poi, è stato il momento dell’armistizio, ché l’Italia ha chiesto l’armistizio. Gli alleati, allora la, i tedeschi ci hanno reso un po’ la vita difficile, lì dopo la disfatta dell’esercito italiano si trovamo munizioni dappertutto, come ripeto, e poi sono state anche casi di feriti e morti, ragazzi di dieci dodici anni, perché andavano a prendere queste munizione e poi le trattavano poco bene, insomma cercavano di smontarle, e succedevano che sono stati morti insomma, tre [emphasis], che io conosca. Altri bombardamenti: sì, hanno bombardato la stazione di Codroipo quella volta che erano, qualche, qualche ca, qualche vagone munizione, polvere eccetera, eccetera ed è stata dura, ed ha molt, ha molt, ci ha fatto molto paura perché l’esplosione erano molto dure, molto alte, molto fuoco, eccetera; e pezzi di, pezzi di ferro della stazione cadevano anche a un chilometro lontano della stazione, no, tutto questo, tutto questo ehhh, questa storia [emphasis] insomma ci rendeva un po’ la vita difficile. Poi liberazione, il mese di settembre, gli alleati sono arrivati e abbiamo avuto un po’ di pace; si cercava di disimpegnarsi guadagnando un po’ la vita col resto delle armi che avevan lasciato i tedeschi.
PC: Tu mi hai parlato della nascita di tuo fratello il giorno di un bombardamento.
MC: La notte di un grande bombardamento, sì!
PC: Cosa ricordi di quella sera?
MC: Molte, molti tuoni, molto fuoco, molt, molta paura perché era il primo, e insomma rimane come ricordo quello della nascita di mio fratello, quello dei primi bombardamenti e della contraerea tedesca, che non era distante poi, era a cinquecento metri dalla nostra abitazione, no, dunque in famiglia la paura era abbastanza grossa, ehm.
PC: Faccio ancora una domanda: sempre parlando di tutti questo grande quantitativo di materiale che si trovavano in giro, questi spezzoni che cadevano, questi.
MC: Sì, eh. Poi, poi anche munizioni che avevano lasciato l’esercito italiano, quando è stato chiesto l’armistizio tutti i soldati lasciavano le armi eccetera, no, nei campi, nelle robe, nei corsi d’acqua e anche sulla famosa pista, non la pista di lancio ma la pista di circonvallazione dove erano stati costruiti i box de, per i rifugi degli aerei tedeschi, dunque poi alla disfatta hanno lasciato tutto; anzi, avevan anche cominciato, la pista di lancio era stata minata, avevan fatto dei buchi e messo delle mine dentro, che hanno cominciato a far saltare il momento della Liberazione, quando i partigiani poi avevan preso quei quattro tedeschi che rimanevano per evitare insomma disagi alla gente, poi, abbiam anche trovato dei carri, dei carri che avevano abbandonato verso Passariano, Sede dei Do, dei Dogi, che anche lì i carristi della caserma di Codroipo li avevan lasciati e noi si andava a smontare pezzi, robe, eccetera, le bie, le sfere per giocare, eccetera eccetera, no, e poi le ruote e poi i grandi, invece loro, smontavano pezzi più grandi, più grossi, no; noi eravamo lì per prendere qualche coperta, magari qualche cappotto militare per i giovani eccetera. Si sbarcava il lunario in questa maniera, no. Tutti i ricordi della nostra gioventù.
PC: Bene Mario, io ti ringrazio moltissimo per l’intervista! Questo qui è un pezzo di storia che verrà conservato.
MC:E io, mi ha fatto molto piacere. Pietro Comisso è un caro ragazzo che merita gli elogi.
PC: Grazie.
Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Interview with Mario Commisso
Subject
The topic of the resource
World War (1939-1945)
Bombing, Aerial
Description
An account of the resource
Mario Commisso remembers his early years when he lived in the Codroipo area, close to the Rivolto air base. Describes his brother being born on 28 February 1941 during a severe bombing raid during which the bombers were attacked by anti-aircraft fire and German fighters. Describes how "Pippo" was guided with the help of ground signals lit by the partisans, sometimes with tragic results. Describes how civilians salvaged scrap metal and mentions acquaintances who died when mishandling live ammunition. Recalls a big explosion at the Codroipo railway station and Spitfires dropping bombs on open fields, trying not to hit civilian buildings. Recalls stories about the end of the war: how the Rivolto air base had been prepared for demolition and abandoned tanks at Passariano being disassembled by adults while youngsters were salvaging clothing, blankets and ball bearings.
Creator
An entity primarily responsible for making the resource
Pietro Commisso
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2016-10-28
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
00:12:59 audio recording
Language
A language of the resource
ita
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
Italy--Codroipo
Italy
Temporal Coverage
Temporal characteristics of the resource.
1941-02-28
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Contributor
An entity responsible for making contributions to the resource
Marco Dalla Bona
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
ACommissoM161028
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Type
The nature or genre of the resource
Sound
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Civilian
anti-aircraft fire
bombing
childhood in wartime
home front
Pippo
Resistance
Spitfire
-
https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/files/original/54/414/AMiniussiM161010.1.mp3
8c273ab60ea0ab39e6313b4151d4de5c
Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Miniussi, Mario
Mario Miniussi
M Miniussi
Description
An account of the resource
One oral history interview with Mario Miniussi, who reminisces his wartime experiences in the Monfalcone area.
The collection was catalogued by IBCC Digital Archive staff.
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
Miniussi, M
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2016-10-10
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Transcribed audio recording
A resource consisting primarily of recorded human voice.
Transcription
Text transcribed from audio recording or document
PC: Sono Pietro Comisso e sto per intervistare Mario Miniussi. Siamo a Monfalcone. E’ il 10 ottobre 2016. Grazie Mario per aver permesso questa intervista. La sua intervista registrata diventerà parte dall Archivio Digitale dell’International Bomber Command Centre, gestito dall’Università di Lincoln e finanziato dall’Heritage Lottery Fund. Prima di cominciare, la prego di voler rispondere alle seguenti domande, in modo da essere certi che questa intervista venga registrata secondo i suoi desideri nonchè in accordo con le condizioni poste dai nostri finanziatori. È d’accordo che la sua intervista sia conservata in perpetuo come documento liberamente accessibile al pubblico, da usarsi per mostre, attività di ricerca, istruzione nonché come risorsa on-line?
MM: Sì
PC: Sia resa disponibile al pubblico mediante una licenza Creative Commons “Attribuzione - Non commerciale” indicata come CC BY-NC, il che significa che non potrà essere usata a scopi commerciali?
MM: Sì
PC: Sia attribuita a lei?
MM: Sì
PC: Acconsente a concedere all’Università il copyright del suo contributo per l’impiego sotto qualsiasi forma ed è consapevole che ciò non preclude il suo diritto morale ad essere identificato come esecutore ai sensi del Copyright, Design and Patents Act del 1988?
MM: Sì, accetto.
PC: Acconsente di essere fotografata/o per il Bomber Command Digital Archive?
MM: Sì
PC: Grazie, possiamo cominciare! Mario, se le parlo dei bombardamenti aerei della seconda guerra mondiale, qual è la prima cosa, il primo pensiero che le viene in mente?
MM: Primo pensiero è, ho assistito al bombardamento del cantiere del 18 marzo 1941 [pause]. Certo ’41 era?
PC: ’44.
MM: ’44
PC: ’44
MM: Mi correggo, ’44.
PC: Va va benissimo.
MM: Ero giovane, avevo dieci anni quei, in quel tempo, e dopo essere stato dai nonni, perché era il giorno di San Giuseppe, e ho un nonno che si chiamava Giuseppe, sono rientrato da Fiumicello, qui vicino, e abito, abitavo a Monfalcone nei pressi del cantiere navale; sono andato a letto, con tutta la mia famiglia, e verso le dieci, così, nove e mezza, dieci, è suonato l’allarme e abbiamo cominciato a sentire dei gran botti, sono uscito, e da casa mia si vedeva, si vedevano le fiamme perché abito appunto vicino il cantiere, della zona del cantiere dove tenevano forti quantitativi di legno, e quindi c’erano delle fiamme altissime, ha illuminato tutto, tutto il cielo [pause]. Poi non, passato questo momento, siamo andati e abbiamo, finita l’allarme, finiti i botti, finito tutto quanto, siamo andati a dormire. Il giorno dopo, quando siamo, che sono uscito con i miei amici, compagni di scuola, siamo andati a vedere un po’ vicino com’era, com’erano le, le situazioni; abbian trovato, in corrispondenza della linea ferroviaria che passava davanti casa mia, una serie di fóri, perché avevano cercato di bombardare la ferrovia; erano sei, sette grandi buchi nel prato vicino, ma molto distante dai fuochi della notte. Quello, questo era un, un ricordo molto, molto forte perché uno non, non pensa di vedere un bom, di assistere a un bombardamento e vedere le conseguenze visive di un foco notturno [pause]. Poi altre, altre cose che mi ricordo dei bombardamenti, soprattutto dei, dell’allarme: quando suonava l’allarme noi eravamo a scuola, suonava, si, ci si metteva assieme e si andava sulla rocca, si assisteva alla, all, agli eventi da lontano; mi ricordo che da là abbiam visto due, tre bombardamenti, perché le volte precedenti si andava in, in una galleria, scavata sotto la rocca, assieme ai ragazzi e lì cosa facevamo? si giocava perché nove, dieci anni avevamo, quindi in gruppo si andava sempre; magari si aspettava che suonasse l’allarme, e dopo ci si metteva d’accordo, si correva in galleria e scherzosamente ci si pitturava prendendo il gesso dalla lavagna della, della classe, si, si faceva qualche disegnetto sulle, sulle mani, o qualche frasetta, qualcosa così. Andando in galleria quando c’erano delle bambine, scherzando, si dava, si segnava qualcosa sulla mano e si dava una pacca sulla spalla, sulla schiena, grande risate perché c’erano questi, restavano i calchi dei delle frasi, delle stupidaggini che si scriveva in mano. Così, per giocare, per passare il dramma della, dei eventuali bombardamenti e le eventuali difficoltà della guerra.
PC: [sighs] Lei mi, mi parla degli allarmi e della galleria, mentre i bambini giocavano all’interno, quindi c’era questa dimensione quasi inconsapevole di quello che succedeva fuori, ma, gli adulti cosa facevano all’interno della galleria-rifugio?
MM: Eh, gli adulti erano lì che chiaccheravano, il più delle volte tra loro, fra amici, fra. No facevano nessuna attività, non era che giocassero a carte o altre cose, chiacchieravano commentando le difficoltà che c’erano nel vivere, di, per vivere, perché c’era molta carestia, non c’era pane, non c’era [pause] possibilità di avere da mangiare, quindi erano pieni di problemi, mentre noi ragazzi i problemi li superavamo giocando, o facendo scherzi, o correndo, andando sui prati, andando in galleria, oppure sul monte a mangiar more. [pause]
PC: Eh, sempre riguardo ai bombardamenti, mi parlavi del bombardamento che ha subito il deposito legname, cosa ti ricordi di quel, di quel frangente lì? Del cielo? La concitazione dell’allarme. Stavate scappando? Avevate un rifugio vicino a casa?
MM: A noi, tutte le volte che suonava l’alarme che eravamo a casa si andava giù in cantina; in cantina aravamo eravamo abbastanza sicuri; venivano anche delle persone che abitavano vicino a noi, che non avevano la cantina, e quindi si andava giù in cantina soprattutto se c’era di notte, o anche di giorno; di giorno soltanto se si sentiva il rumore degli aerei o qualcosa di più pericoloso si scendeva, e se no si restava fuori. E ricordo un’altra volta che ero, così, primo pomeriggio, assieme ai miei amici, che, ragazzi che si giocava attorno, per, vicino ai prati e siamo andati verso Staranzano, verso la periferia e son venuti gli aerei e han fatto un grandissimo bombardamento: ci passavano sopra, e le batterie antiaeree sparavano alla grande contro questi aerei che passavano; e ho avuto anche un po’ di paura perché quando esplodevano le, le scariche antiaeree, e scoppiavano su in cielo, venivano giù le schegge dei proiettili che esplodevano in corrispondenza dei aerei che passavano, eh [laughs] e mi è venuta giù una scheggia a pochi centimetri, ma bella grossa, a pochi centimetri dalla gamba: ho preso un paura [emphasis], ha fatto rumore di, di, di, il fischio che arrivava, e aver questa pezzo di ferro a pochi centimetri dalla gamba, ho detto: ’Guara, mi è andata bene che se no se mi prendeva la gamba me la rompeva’. Questo è stato il punto più, più forte del pericolo che ho avuto, fisico e psicologico dei tempi dei bombardamenti, delle cose.
PC: Ehm, parlando sempre di cose, di cose psicologiche, come, com’è stato il passaggio, diciamo, da una vita quotidiana abbastanza comunque tranquilla, perché Monfalcone fino a che non ha conosciuto il bombardamento aereo la guerra l’aveva conosciuta sotto forma di razionamento del cibo, cose di questo genere, genere qui; la violenza che si è scatenata, come l’avete affrontata? Come l’hai affrontata tu, i tuoi genitori, anche gli altri bambini che conoscevi, che erano i tuoi compagni di scuole, eccetera, eccetera?
MM: Bah, sul primo momento eravamo assai impressionati, tant’è che i miei genitori mi hanno portato dai nonni, come dicevo prima che eravamo, i nonni abitavano in, lontano da Monfalcone, a San Lorenzo di Fiumicello. Ehm, mi hanno portato là per sicurezza, finché io non, non abbia da soffrire, sia la fame che ‘l pericolo dei bombardamenti, delle atrocità delle cose che venivano in Monfalcone. Eh sono stato via per, un anno, un anno e mezzo, e poi sono ritornato a casa, ma non ho patito perché, non avevo la coscienza del pericolo che c’era. Ero giovane, non avevo paura di niente, e per cui si giocava, come dicevo, quando si andava in galleria [chuckles], non era che si tremava di paura, ma si cercava di scherzare con, con le nostre ragazzine, che erano lì dei nostri anni: si scherzava, si giocava, si faceva, non a, non ho ricordo di aver patito, soltanto la paura de quella volta che ho preso questa scheggia a pochi centimetri dala gamba. Eh, il resto i nostri genitori han fatto sempre di tutto perché, per non far pesare la difficoltà economica e che avevamo tutti quanti.
PC: D’accordo Mario, ti ringrazio per la testimonianza. Grazie molte per quello che hai ricordato, che, l’aspetto giocoso, questo strano aspetto giocoso. Grazie mille per, avevi ancora qualcosa da aggiungere?
MM: No, perché dopo, quando è passato il momento dei bombardamenti, poi è finita anche la guerra e abbiamo, ho tanti ricordi di, dei momenti posteriori ai bombardamenti; quando la guerra è finita è stata forte qua l’invasione dei iugoslavi, e la liberazione delle truppe inglesi, scozzesi, e non so altri; gli americani non son venuti qua subito, son venuti dopo e son ‘ndati a Trieste.
PC: D’accordo. Grazie mille Mario!
End of transcription
Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Interview with Mario Miniussi
Subject
The topic of the resource
World War (1939-1945)
Bombing, Aerial
Creator
An entity primarily responsible for making the resource
Pietro Commisso
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2016-10-10
Contributor
An entity responsible for making contributions to the resource
Marco Dalla Bona
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
00:13:18 audio recording
Language
A language of the resource
ita
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
AMiniussiM161010
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
Italy
Italy--Staranzano
Italy--Monfalcone
Temporal Coverage
Temporal characteristics of the resource.
1944-03-18
Description
An account of the resource
Mario Miniussi recalls the 18 March 1944 Monfalcone night bombing. He was sleeping when the siren sounded; then he saw the bombs falling on the shipyard among explosions and fires. Remembers how he was normally at school during alarms, so he and his schoolmates had to dash to the castle for cover. Mario describes different attitudes of civilians under the bombs: children were cheerful and played games, while adults preferred to talk. Describes the day an aircraft was hit by anti-aircraft fire and some splinters nearly injured him. Mentions how his parents eventually took him and his brother to their grandparents house at Fiumicello, where they spent one year as evacuees.
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Type
The nature or genre of the resource
Sound
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Civilian
anti-aircraft fire
bombing
childhood in wartime
civil defence
evacuation
home front
shelter
shot down
-
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Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Vivoda, Paolo
Pietro Vivoda
P Vivoda
Description
An account of the resource
This collection consists of one oral history interview with Paolo Vivoda who recollects his wartime experiences in Monfalcone.
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2016-08-01
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
Vivoda, P
Transcribed audio recording
A resource consisting primarily of recorded human voice.
Transcription
Text transcribed from audio recording or document
PC: Sono Alessandro Pesaro e sto per intervistare Pietro Vivoda, detto Paolo, per l’archivio digitale dell’International Bomber Command Center. Siamo a Monfalcone, in provincia di Gorizia, è il 1 agosto 2016. Grazie Paolo per aver permesso questa intervista. Sono presenti all’intervista Giulio, Giulia Sanzone, Pietro Comisso, Maurizio Radacich. Prima di cominciare vorrei farle alcune domande per essere sicuro che questa intervista venga registrata come desidera. È d’accordo che la sua intervista venga conservata presso l’Università di Lincoln, esclusivamente per scopi non commerciali, che l’Università di Lincoln ne abbia il copyright e che infine essa sia liberamente accessibile in qualsiasi supporto/formato per mostre, attività di ricerca, istruzione e come risorsa online?
PV: Sì.
AP: È d’accordo che il suo nome venga pubblicamente associato all’intervista?
PV: Sì.
AP: È d’accordo ad essere fotografato per l’Archivio Digitale dell’International Bomber Command Center?
PV: Sì.
AP: Grazie, possiamo cominciare. Dunque Paolo, grazie per questa intervista, per cominciare vorrei chiederle: qual è il più remoto ricordo che riesce a recuperare? Qual è l’evento più distante nel tempo che si ricorda?
PV: Questo de la guera, senz’altro pol esser un avvenimento lontano, lontanissimo, [pause] probabilmente proprio quel giorno, ho una foto de esser su, sulle ginocchia de un soldato tedesco, sul camion dove vengono caricati i feriti; ho soltanto una foto di questo, e probabilmente in quel momento è parché no son mai stado poi, né prima né dopo, in ospedal de conseguenza [pause].
AP: Cos’era successo in quel giorno?
PV: Quel giorno l’è stado un spettacolo teatrale al teatro del cantier di, de Monfalcon, durante le ore de lavoro parché non era, non erano presenti i lavoratori ma i famigliari, spettacolo che, de magia, del, Dolfo, par mi era Dolfo ma gaveva un nome simile, il mago e quel che ricordo, che ricordo, l’è un ricordo forse ‘nche ricostruido, ricostruido da mia mamma perché de lei me ricordo benissimo le ferite, le ferite sulle gambe, sulla schiena, anche ferite con degli, grandi cicatrici, e dopo quando se parlava del quele cicatrici, dello spettacolo, del bombardamento, del, dela fuga, dela fuga nel bunker, via dal teatro nel bunker, non mi ricordo le persone però mia mamma diceva sempre che la nonna Boscal col nipote Paolo, metri, cinque, dieci metri dietro a noi dove son rimasti entrambi, vittime, due persone che abitavan nella casa di fronte, quindi. Una delle tante cose del tempo remoto, perché a Monfalcone, a Panzano cerca, nella parte dei cantieri ne iera tantissime de case rotte, per noi era le case rotte, case distrutte dai bombardamenti, e la mia per fortuna no, quelle vicine no, però a cinquanta, cento metri de via de casa mia ghe n’era tantissime de distrutte. Sotto casa mia c’era un grande bunker, uno dei grandi, duecento persone; mi ricordo che passavo tantissimo tempo nel bunker perché era proprio sotto casa mia, e quando sentivo un rumor de un aereo gridavo ‘Mamma, penchi, penchi’, e via in bunker, ‘ndavo anche solo in bunker, e avevo due anni, tre anni, questo me ricordo! Me ricordo anche che lì vicin era, veniva de guardia un vecchio soldato tedesco, de guardia del posto, che lui avendo un figlio della mia età me portava spesso caramelle, cioccolata, qualcosa da, de conforto a mi: el mio, el mio ‘chicchecco’. Ecco questa sé i ricordi, i primi ricordi che go, i ricordi dela guera, dopo comincia a essere i ricordi dopo la guera. Un altro ricordo che digo sempre, che quando sono nato mio, mio ‘pà è andato in Carnia a prende una capra, e la ga portada a Panzan e mi son cresciudo col late de capra, mi son [laughs] un cornuto dall’inizio [laughs], capre che poi gavemo, ecco quel el me ricordo ben perché le gavemo poi fin al 1950-51, quindi me le ricordo ben. Altri ricordi de quel momento non, non go perché iero troppo piccolo, dopo penso che ze stadi anche, iera ricordi de mio fradel, de mia mamma, de mio papà più che miei, no, quindi.
AP: Cosa, cosa la se ricorda de questi racconti? perché magari dopo la guerra o dopo che sé finida, magari se ricorda qualcosa [unclear].
PV: Sì, me ricordo che la sé finida, me ricordo dopo la guera che iera forse più guera che no prima, per noi no, va ben i bombardamenti iera pesanti, ma me ricordo quando mime son sveado per ‘no scoppio sotto casa nostra, quando che i meteva le bombe perc, per, per impaurir per intim, per farche timora ale persone che dimostrava simpatia per, per la Jugoslavia, per la, per Tito disemo; e g’aveva messo ‘na bomba sotto casa nostra dove che poi, due giorni dopo, la zente che doveva ‘ndar sé ‘ndadi via parché i ‘va capio. Me ricordo, me son sveado perché era tutte le lastre rotte, no iera più’na lastra intiera, e questo succedeva nel ’46.
AP: Quindi dopo la guerra.
PV: [pause] Giusto, nel ’42, nel ’47, sì nel ’46, perché poi ‘l nipote di questa signora nasse nel ’47, a Pola, quindi, giusto nel ’46 , forse era anche il ’45 ‘ncora eh, ‘pena ‘penna finita la guera. So che sé stadi tanti casi a Monfalcon de questo, de bombe, de scoppi, de, ricordo che mio fradel andava a scuola, diseva ‘Ah ma mi, tornavo casa de scola, l’ho visto, ‘l mat in bicicleta, se passà, tirà fora la pistola [mimics gunshot] ghe ha sparado a uno’, pe’ strada eh!, davanti de tutti, quindi ecco questo sé, no sé un ricordo mio ma sé quel che diseva lui, ‘vea cinque anni in più de mi, quindi. Ha visto, ha visto meo de mi quel che era la guera.
AP: Lei me ga parlà de sua mamma con delle cicatrici molto evidenti.
PV: Sì, sì.
AP: Sua mamma cosa g’ala contado de questa , de questo fatto?
PV: Ehh che zera successo in quel, in quela volta che semo ‘ndai a veder el teatro, e che mi ero in braccio de mia mamma, mio fradel era per mano, e prima de entrar nel bunker, stavamo entrando nel bunker, sé stado questo scoppio vicinissimo, dove che ela l’è stada molto ferida, mi me ricordo che ‘veva le cicatrici su una gamba, che da ‘na parte iera entrde delle schegge da l’altra che iera uscide, quindi me ricordo del genocio de mia mamma, e poi della schena de mia mamma, e poi quel ela raccontava che mi ero in braccio de ela, me fradel che iera per man sé rimasto completamente spogliado dallo spostamento d’aria, e poi quel che raccontava che dal cantier vien fora tutti, va in cerca de la gente, mio papà trova mia mamma, torva mio fradel e mi no ’l me trova: ‘l me trova due giorni dopo, no iero né fra i vivi né fra i morti; me trova due giorni dopo tutto, tutto fasciado, probabilmente mi no go dito niente, non, no so quanto che rivavo a cavar o quanto che savevo parlar, e mi no g’avevo niente, ero tuto fassado, ma probabilmente dovudo al sangue de me mama, non mio perché mi no go vudo niente, niente altro che, che questo puntin, penso che poi chi, chito che g’abbi dato importanza a ‘na roba del genere, ma no sé gnanca un graffio, perché no sé un segno esterno, e no sé una roba grossa, perché se g’avevo ‘na roba più grossa probabilmente no ero qua, ehh. Quindi, poi sé tutte ricongiutture che sé restade, mi no go mai dado tant’importanza, serto se fossi viva mia mamma oggi ghe domandassi qualcosa in più, ma perché, perché me sé stado destado un attimo de più interesse su questo, se no, se no.
AP: Certo. Quindi lei no la ga mai parlado con i suoi genitori de queste cose qua ?
PV: Sì, sì se ga parlado perché mi sta roba la so dovù da lori, no.
AP: Certo.
PV: Mio papà ga dita ‘Ciò no trovarte fra i vivi iera longhi, no te go trovà gnanca fra i morti’. E dopo iera vignù fora che quei che era drìo de noi, che mi cono, conossevo, mi no me li ricordo perché no me ricordo quela roba lì, ma la nona e ‘l nipote Paolo sono come mi, lori iera rimasti sotto al bombardamento; e l’è stadi anche più morti quella volta perché chi che era stado fora dal bunker iera spacciado.
AP: Un secondo fa lei la ga parlà de un puntino e la se ga indicà la fronte: de cosa se tratta esattamente?
PV: Una, una stella de metallo, un puntin de metallo. Questo sé venudo fuori dopo quarant’anni quando me sta, me sta diagnosticado due ‘carenze nel visus’ , quindi l’oculista me g’avea diagnosticado de metter su i ociai, e la mia dottoressa la ga voludo che fasso i raggi in testa, che non sia qualcos’altro, e iera vignù fora questo, questo stellina de metallo, questo, che sé in mezzo proprio all’osso, perché leggermente qua a sinistra ‘vemo l’osso spesso sei millimetri circa, in mezzo all’osso sé questa scheggia de metallo, che poi mi, chiedendo, digo come posso cavarmi questa scheggia, e l’unica, l’unica pol esser solo che quel bombardamento perché non, non son mai stado in altri momenti; e poi se te ciapi una qualsiasi roba in testa te resta la cicatrice se te ga un bel taio, ma no te resta dentro niente, questa invece iera proprio un, un niente che sé restado dentro ma che sui raggi se lo vedi, e che me g’aveva molto meraviglià quando sé vignuda fora sta roba, solo che mi g’avevo già ormai quarantacinque anni, sì me g’aveva meravigliado però sé finido là insomma, no, no ghe go dat tanta importanza, no me ga mai dado disturbi e ghe ho dita ‘Questa sé una scheggia americana, domanderò i danni, domanderò la pension ai americani, no’ [laughs], che poi no ho mai fatto niente ovviamente [laughs].
AP: Questo sé un aspetto interessante il, all’epoca, cioè, lei la sé stada una persona che se ga preso una bomba addosso, che cosa la pensava de quei eventi? O come ghe li ga spiegadi? Perché ela la sé stado ferido quando l’era ancora bambino, in genere i bambini da piccoli chiedi ‘Perché?’, chiedi giustificazioni: glila ga chiesto informazioni ai suoi genitori, o i suoi genitori, in qualche maniera, ghe ga spiegado cos’era successo?
PV: Ma se ne ga tanto parlà dela guera, poi la guera no ‘a iera finida nel ’45, ga continuado perché qua da noi ga continuado avanti ancora, gente che spariva, gente che, sé lapidi a Monfalcon del ’47 o ’48 che sé stai copadi qualchidun per motivi politici, per motivi pfff, sì più che altro politici. Monfalcon ga ‘na storia abbastanza, poco, poco conossuda penso, ma sé stado un sacco de gente che ga lassado Monfalcon e che sé ‘ndada nella futura Jugoslavia de Tito, nella democrazia futura, no; sé anche tanti ritornadi, e tanti no sé ritornadi perché no i podeva tornar, ma noi g’avemo g’avudo tantissima gente, quindi quel, la guerra no iera solo la guera de bombardamento, perché qua iera, no iera solo la guera del tedesco; quando mi go visto che sé stado portado via, ecco, mi me ricordo questo, ‘l mio tedesco l’era stado portado via da due neozelandesi, finida la guera, quindi quei giorni là, lui sè stado portado via perché frequentava una signora che era ‘na casa vicin, ma iera ‘na roba normale insomma, l’era ‘na roba, mi son nato nela guerra e quindi par mi la guera doveva esser la roba più normale de ‘st mondo, no; poi finalmente e per fortuna la ga anche finido.
AP: Certo. E adesso a distanza de settant’anni, la pensa ancora che sia una cosa normale? Magari ga cambiado?
PV: Noi no semo più entradi in guerra, però oggi noi gavemo soldati italiani che i sé in venti, venti, venticinque parti nel mondo per le guerre: l’è terribile [emphasis]! Però sé la realtà.
AP: Capisso.
PV: L’Europa no sé più in guera direttamente, forsi, forsi invece la sé, la sé diversa, perché vedemo cos che sé oggi in Europa, eh! [scoffs].Quindi la guera sé sempre. Sé una pochi de anni che digo che l’omo, l’omo sé veramente la, l’animale più bestia, no, le bestie no, sé animali, noi semo bestie, perché se continua a ricoparse come che fossimo, oppure co’ quela ‘Sé notizie?’, ieri sé stado sbarcado milleduecento persone, milleduecento ieri, un giorno l’è sta tremila persone, sbarca la nostra Marina o altre marine anche, in Italia de zente che scampa, ma semo nel 2016, no semo nel ’45.
AP: All’inizio dell’intervista lei la ga usado un’espressione curiosa, “penchi”, ‘penchi, penchi’, che cosa vuol dir? Il suo soldato tedesco.
PV: Eh, ‘l ‘Chechecco’.
AP: Sì.
PV: “Chechecco”. Tedesco par mi iera ‘chechecco”, no, nel mio linguaggioera ‘chechecco” perché co’ ‘na roba che mi gavevo imparado prima de dir altre parole mi g’veo imparado a dir ‘Pà’, questo no melo ricordo mi ma era un racconto de mia mamma che mi andavo dalla signora che abitava sotto de casa mia, che la iera friulana de Campolongo, de, sì me par de Campolongo, e che ‘ndavo a domandarghe ‘Tina, Tina pan’, mi no savevo dir né ‘bongiorno” né niente ma saveo dir ‘Tina pan’ ‘E non lo go ancora fatto, vien dopo’, ‘va ben, va ben, vado de Anna’; andavo de ‘n’altra signora, ‘Anna pan’: mi rivavo aportar casa un tocco de pan che lori i rivava a far e che noi, sì probabilmente iera fatto anche da noi perché mio papà a cio’ ‘l sal a Punta Sdobba co’ la bicicletta e i lo portava in Carnia, pe’ portar casa qualcosa de magnar, come che ha portà casa la capra, faseva anche questo. Però no zera de mia prima persona, sé robe riportade dopo, no, perché mi non le go viste.
AP: Certo.
PV: Eh! [pause] Però sé ricordi de quella volta, ricordi che poi magari mi li go anche lassadi andar, che orami pe’ fortuna no i ga presguido, no, mentre qualchidun, ecco quei ch’era ‘ndati a Pola, dopo anni, quando che sé tornadi, che i me contava, lori i ga continuado ‘na vita così, un poco avventurosa anche dopo, che per noi no la iera insomma.
AP: Bene, ghe vien in mente qualcos’altro?
PV: [pause] No.
AP: Bene Paolo, è stà una bellissima intervista, grazie! Go imparà delle cose che mi, personalmente, no savevo, quindi grazie per ‘verme contà delle cose così interessanti. I miei colleghi all’università sarà contentissime de ‘scoltarla, e quindi se no la ga niente de, d’altro de aggiunger podemo finir qua.
PV: Niente, ringrazio voi e fatene buon uso.
AP: Grazie.
Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Interview with Paolo Vivoda
Subject
The topic of the resource
World War (1939-1945)
Bombing, Aerial
Description
An account of the resource
Paolo Vivoda remembers a bombing attack which started moments before the show of the stage magician Delfo, his mother barely made to the shelter and was injured, others died. Paolo lost contact with his parents, only for them to reappear two days afterwards, alive but covered in bandages. Describes the shelter under his house able to accommodate about 200 people and mentions a friendly German soldier who used to bring sweets and food to the children. Describes the heated political situation in Monfalcone after the war and mentions a recent CT scan which revealed a tiny, painless, metal splinter still embedded in his forehead.
Creator
An entity primarily responsible for making the resource
Alessandro Pesaro
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
00:18:10 audio recording
Language
A language of the resource
ita
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
Italy
Italy--Monfalcone
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2016-08-01
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Contributor
An entity responsible for making contributions to the resource
Marco Dalla Bona
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
AVivodaP160801
Rights
Information about rights held in and over the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Type
The nature or genre of the resource
Sound
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Civilian
bombing
childhood in wartime
entertainment
home front
shelter
-
https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/files/original/75/741/AVischiS160806.2.mp3
f146537cebbc4a26a77c5a7cf3a43149
Dublin Core
The Dublin Core metadata element set is common to all Omeka records, including items, files, and collections. For more information see, http://dublincore.org/documents/dces/.
Title
A name given to the resource
Vischi, Stefania
Description
An account of the resource
One oral history interview with Stefania Vischi who recollects wartime experiences in the Monfalcone area.
The collection was catalogued by IBCC Digital Archive staff.
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2016-08-06
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
This content is available under a CC BY-NC 4.0 International license (Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0). It has been published ‘as is’ and may contain inaccuracies or culturally inappropriate references that do not necessarily reflect the official policy or position of the University of Lincoln or the International Bomber Command Centre. For more information, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ and https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/legal.
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
Vischi, S
Transcribed audio recording
A resource consisting primarily of recorded human voice.
Transcription
Text transcribed from audio recording or document
PC: Sono Pietro Comisso e sto per intervistare Vischi Silvana, per l’archivio digitale dell’International Bomber Command Center. Siamo a Monfalcone, è il 6 agosto 2016. Grazie Silvana per aver permesso questa intervista. Sono presenti all’intervista Pietro Comisso e Andrea Ferlettich. Prima di cominciare vorrei farle alcune domande per essere sicuro che questa intervista venga registrata come desidera. È d’accordo che la sua intervista venga conservata presso dall’Università di Lincoln, esclusivamente per scopi non commerciali, che l’Università di Lincoln ne abbia il copyright e infine essere liberamente accessibile in qualsiasi formato per mostre, attività di ricerca, istruzione e come risorsa online?
SV: Sì.
PC: È d’accordo che il suo nome venga pubblicamente associato all’intervista?
SV: No me ricordo più, no.
PC: No, sì, sì, sì.
SV: Sì.
PC: È d’accordo ad essere fotografato per l’Archivio Digitale dell’International Bomber Command Center?
SV: No.
PC: Bene. Grazie, possiamo cominciare.
SV: Il ricordo che più sento dentro di me è quando passava Pippo: era un aereo piccolo ma quando arrivava faceva un frastuono che tremavano i vetri, le porte, e lì veramente era una paura tremenda, sia mia che dei miei genitori. Poi quando ripartiva, che se lo sentiva passare, era tutto silenzio. È questo proprio che mie è rimasto dentro, questo terrore addirittura, perché era veramente tremendo. Poi, passando i giorni, passando il tempo, continuavano a bombardare e io andavo al rifugio, i, mio padre mi accompagnava al rifugio e per portarmi lì mi preparavano una pentola con qualcosa dentro e io rimanevo tutto il giorno lì al rifugio, da bambina perché avevo sette, otto anni più o meno, e alla sera mio padre veniva a prendermi. Comunque è stata una vita di, di paura, di tremore, non si poteva uscire, e mi ricordo che alla sera, quando ci si chiudeva dentro, bisognava spegner tutte le luci e con una piccola candela avere questa, questo era tutto, il centro di tutto, no. Ti dirò che qualche volta si mangiava qualche volta no, questo non è importante, però mi ricordo di sentire fuori dei passi pesanti, come camminasse, non so, una squadra di persone, quella volta non sapevo cos’erano, dopo l’ho saputo, comunque continuando questo sistema, questo, ho capito che erano, che li chiamavano fascisti. Poi , andando ‘vanti col tempo le cose si sono un po’ calmate, però c’era sempre quest’ansia: non potevi uscire, non potevi, stare attento a tutto, dovei stare attento. Mi ricordo che quando, vicino a casa mia c’era una specie di canale, sai, la fame è una cosa chi l’ha provata che da bambina non è facile, e io attraversavo questo canale coi piedi nell’acqua e di là della rete c’erano dei militari: io penso inglesi, però. Comunque c’era uno, due che mi chiamavano, no, ‘Vieni, vieni bambina’ mi dicevano; io mi ricordo che mi davano la cioccolata e con questa si andava avanti anche due giorni come, come mangiare, no, però mi mandavano a casa, dice ‘Via, via’, ‘Casa, casa’ dicevano, e io ritornavo a casa; sia io, mia mamma e mio papà si può dire che avevamo qualcosa da mangiare, no, anche con due cioccolate: questo non lo dimenticherò mai. Perché vedi, ci sono delle persone che fanno del male ma nel stesso gruppo ci sono anche persone che fanno del bene, e questi erano le persone che mi hanno aiutato. Poi andando avanti nel tempo si erano, eravamo tutti quanti come sottoposti a una pressione di paura e ti dico che veramente queste bombe, [mimics explosions], in continuazione, più di notte, quasi di giorno qualche volta, e questo era veramente tremendo. Quello che ricordo, il mio ricordo sono le persone, le paure, i pianti di bambini, non si può dimenticar queste cose, non è una cosa facile; poi potevi uscire pochissimo. Mi ricordo che per prendere un chilo di polenta andavo a piedi fino a Turriaco, da bambina, mandavano i bambini perché gli adulti se no. Io devo dire grazie al Signore perché non mi è mai successo niente da bambina, camminavo co’ sta roba e si mangiava quei otto, dieci giorni che c’era: non è stato facile. Ci sono tante cose che in questo momento non riesco a ricordare, blocca.
PC: Lei prima mi parlava di Pippo.
SV: Sì, hai bloccato?
PC: Mmmh.
SV: Io parlo, poi ti arrangi. Allora, cosa. Sì, questo aeroplano era, veniva come un, lo sentivi già da lontano perché era forte, era potente, non so spiegarti bene, però quando arrivava lì [mimics loud aircraft noise], sentivi proprio una cosa pazzesca, però sinceramente non ricordo bene chi era, cioè, a parte che quella volta, sette, otto anni non è che vai a leggere l’aereo che cos’è, no, però veramente spaventava tutti; ma era così potente, come te l’ho già detto, che tremavano i vetri della casa veramente forte, e questo portava veramente tanto spavento nelle persone. Però una cosa posso dirla: tra noi c’era tanta comprensione, parlo di noi di gente che incontravi al rifugio, incontravi per strada quando si poteva, c’era più unione. Eh, quello che forse adesso manca.
PC: Lei mi parlava appunto nel, del rifugio…
SV: Sì.
PC: Cosa, cosa succedeva nel rifugio?
SV: Allora, si entrava da un piccolo buco, sai già, e lì eravamo giovani, vecchi, anziani, donne, donne incinte, anzi una mi, ha partorito nel rifugio con l’aiuto di tutti; c’era tanta unità, dividevi le cose anche, no, quello che portavo io, quello che portava l’altro [background noise], però stavamo lì tutto il giorno fino a notte inoltrata, veramente. No no era, c’è il male perché la guerra è male, ma c’era anche quell’unione di bene , di volersi bene, di aiutarsi, di stare assieme; ‘l spavento più grande, te lo dico, è stato veramente i, come si chiamano, i fascisti: quanta paura c’hanno messo addosso, quanta paura! Bussavano le porte, le finestre, non si sa il perché, tiravano fuori gente da casa, io come ti dico, gli urli sentivo, non ho visto personalmente, però gli urli, quelli non li dimentico mai, difatti come sto parlando mi viene un magone, perché piccola ma ricordo queste cose, e poi. Fermiamoci un momento. E così insomma, questa è la storia. Ci sono anche altre cose che forse adesso mi, non mi riaffiorano, debbo vedere qualche foto, qualcosa, non, che non ricordo bene, ma.
PC: Faccio ancora un’ultimissima domanda.
SV: Sì, fame.
PC: Riguarda questi ricordi qua: su quegli anni lì, poi con il passare degli anni, la sua, cos’è rimasto nella sua, nella sua memoria come, quello che è più legato a quegli anni lì proprio?
SV: Sinceramente, proprio sincero: quando mi ma, mi davano la cioccolata e mi mandavano a casa, [background noise] che dovevo correre subito a casa perché non succedesse qualcosa, diciamo, so che, perché se parliamo del male te l’ho già detto sono i fascisti, quello è stato proprio veramente brutto, come bene mi ricordo quello lì e soprattutto le persone, l’amore che c’era tra uno e l’altro, non lo dimenticherò mai: giovani, vecchi, bambini, grandi e piccoli, c’era un’unione perfetta, proprio cercavi il bene, no, cercavi il bene, sì.
PC: Quindi c’era una so, un senso di solidarietà all’interno.
SV: Molto forte, molto forte, sì sì. Specialmente nel rifugio perché stavi lì tutto il giorno, con tanti problemi che c’erano perché sai, un’intera giornata fino a sera nascosta lì sentivi il tremolio anche, sai quanto buttano le bombe [mimics explosions], tremava un po’ il rifugio però reggeva bene perché è stato fatto molto bene, sì. E così, questo per il momento, non mi viene. Poi ti dirò un’altra cosa che forse non, quando verso, no alla fine del, l’ultimo giorno della guera, l’ultimissimo, io avevo, lui lo sa, Geo Gastone, il fratello di mia mamma, era un, era nel, come si dice, quello d’avan, d’assalto, che andavano avanti, come si chiama, o Signore!
PC: Battaglione d’assalto.
SV: Bravo! Grazie. Battaglione d’assalto, lui era sempre in prima fila, sia per la sua caratteristica che era sempre tutto veloce nelle sue cose, finalmente si ritorna a casa , no, come tutti, e stava attraversando la piazza, da un campanile gli hanno sparato in testa, ‘na pallottola dum dum, sai cos’è no?, e lì è morto, ventotto anni. E anche quello mi ha fatto soffrire perché vedevi i miei nonni disperati, piangere. Ehhh, così la vita, no, combatti tanto poi torni a casa e l’ultimo giorno, l’ultimo momento, era questo cecchino che l’ha, sì che forse non c’entra poi vedrai tu come aggiustare, sono affari tuoi. Per il momento è così, non saprei cosa dirti.
PC: Signora io la ringrazio, è stata un’intervista bellissima.
SV: Comunque sincera eh!
PC: La ringrazio.
SV: Tutto quello che ti ho detto è verità pura.
PC: Grazie infinitamente.
SV: Sì.
Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Interview with Stefania Vischi
Subject
The topic of the resource
World War (1939-1945)
Bombing, Aerial
Description
An account of the resource
Stefania Vischi recalls her wartime life in the Monfalcone area. Stresses how she spent long hours alone inside a shelter, frightened by explosions and tremors. Contrasts the horror of being at the receiving end of the bombing war and the strong community spirit among the population. Mentions food shortages, the threatening presence of "Pippo" and the shock of fascists round-ups. Recalls a relative who was killed the last day of war and speaks with gratitude of Allied troops who gave her chocolate, which she shared with her malnourished family.
Creator
An entity primarily responsible for making the resource
Pietro Commisso
Contributor
An entity responsible for making contributions to the resource
Marco Dalla Bona
Format
The file format, physical medium, or dimensions of the resource
00:12:48 audio recording
Language
A language of the resource
ita
Identifier
An unambiguous reference to the resource within a given context
AvischiS160806
Spatial Coverage
Spatial characteristics of the resource.
Italy
Italy--Turriaco
Italy--Monfalcone
Date
A point or period of time associated with an event in the lifecycle of the resource
2016-08-06
Publisher
An entity responsible for making the resource available
IBCC Digital Archive
Rights
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Type
The nature or genre of the resource
Sound
Coverage
The spatial or temporal topic of the resource, the spatial applicability of the resource, or the jurisdiction under which the resource is relevant
Civilian
bombing
childhood in wartime
fear
home front
perception of bombing war
Pippo
round-up
shelter